Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



sabato 5 novembre 2011

Uomini e Istituzioni

In questo uggioso pomeriggio di pioggia insistente, saltellando qua e là tra il tanto materiale depositato sul mio pc, mi sono ritrovato a ripercorrere i commenti che alimentarono e vivacizzarono il dialogo del blog già al suo debutto in rete. L’attenzione si è soffermata su un commento piuttosto pepato, risalente a due anni fa, e in particolare su una considerazione che ha poi dato spunto alle riflessioni che mi piacerebbe condividere con gli amici che seguono le mie avventure letterarie – e non solo con loro.
La considerazione è la seguente:

“…ma voglio far notare al titolare come ai frequentatori di questo blog […] che i tanti meriti della Chiesa sorpassano - e di molto - gli errori umani compiuti dai suoi appartenenti nel corso della storia.”

Premetto subito che non intendo entrare nel merito dell’osservazione, anche perché sono convinto che sul piano dell’analisi storica abbia assai poco senso verificare che il bilancio in questione si chiuda con una voce preceduta dal segno + invece che dal segno –. Allo storico che voglia studiare con atteggiamento scientifico, con l’intento di analizzare per comprendere e non per giudicare, devono interessare i fatti, le cause che li hanno prodotti, le loro dinamiche e le conseguenze indotte. Dunque, a un simile approccio mal si addicono i giudizi e gli eventuali pregiudizi, positivi o negativi che siano. Ovviamente, trattandosi di fatti attinenti alla storia dell’umanità, concorderete con me che questi stessi fatti vadano ricondotti ai comportamenti umani e alle idee che ne sono state matrice.
Ora, nella frase sopra riportata, sono stato catturato, più che dalla considerazione espressa, da una questione di metodo, per la quale si sarebbe portati a separare nettamente l’istituzione (nella fattispecie la Chiesa) dai propri appartenenti.
Questo tipo di atteggiamento non è sporadico e ricorre ogni qualvolta ci si trova di fronte a qualcosa che non si riesce a metabolizzare, tanto sul piano storico quanto su quello ideologico. In questi casi, la conclusione è sempre la stessa: gli errori sono umani, mentre i meriti sono dell’istituzione che diventa così una sorta di identità avulsa dagli uomini, dalle loro miserie (purtroppo frequenti) e dalle loro grandezze (purtroppo rare). I sociologi direbbero, con una brutta espressione, che si tende a “reificare”, cioè a rendere “cosa” (res) concreta ciò che altrimenti resterebbe astratto e semmai ideale. Non sarebbe più semplice e metodologicamente corretto attribuire invece agli esseri umani tanto gli errori quanto i meriti?
Una istituzione, di qualunque istituzione si tratti, ha in generale un fondamento ideale, quasi sempre trasfuso in essa dal suo o dai suoi fondatori ma poi, nel corso della propria vita, si veste di storia reale, fatta dalle azioni, dalle prese di posizione e spesso dalle responsabilità, contingenti e storiche, di coloro che la attraversano nel tempo. Perciò diventa ingiustificato, oltre che improduttivo, il tentativo di separare l’una dagli altri e viceversa. Le istituzioni non agiscono mai da sole ma sempre attraverso gli uomini che se ne fanno portavoce, sia nel dar luogo ad atti meritori, sia nel perpetrare le più scellerate nefandezze.
Nel caso della Chiesa, citato dalla nostra commentatrice, il tentativo di separare il fondamento ideale dal processo di storicizzazione, quando non è compiuto con intenti mistificatori, trova la sua origine nella visione mistica che vuole l’istituzione come emanazione diretta del volere divino (solo di sfuggita vorrei far notare che di tale volere si sono sempre fatti interpreti e tramiti degli esseri umani, con tutto il loro corredo di vizi e virtù, a seconda dei casi).
A mio modesto avviso, questo modo di vedere, che non esiterei a definire schizoide, trova il suo corrispondente nella scissione operata a suo tempo tra la dimensione umana e la supposta dimensione ultraterrena, soggette rispettivamente all’azione destabilizzante del demonio e a quella imperscrutabile dell’Onnipotente. E così, fra i due principi contrapposti, l’uno personificante il Bene assoluto e l’altro il Male, anch’esso assoluto, l’essere umano si trovò collocato nel bel mezzo dell’eterna dialettica, col proprio libero arbitrio, ma quest’ultimo molto relativo. Relativo ai tempi, alla morale, alla ragion di stato e così via.
Purtroppo, pare proprio che l’abitudine a separare le istituzioni dagli esseri umani non sia stata abbandonata. Lo vediamo ancora oggi in molti degli esempi che cadono quotidianamente sotto i nostri occhi: gli errori sono originati da schegge deviate, ovvero da indegni e corrotti rappresentanti di consessi che altrimenti – e talvolta per definizione – sarebbero avulsi da ogni umana debolezza.
Per indole, non sono portato a cercare altrove, se non nella propria natura e nella propria storia, il seme di ogni aberrazione come di ogni slancio nobile. Forse è anche per questo che i personaggi dei miei romanzi sono in primo piano, mentre le istituzioni fanno appena da sfondo. Ed è anche per questo che non possono fuggire dalla responsabilità conseguente alle scelte che compiono.
Sono esseri umani e non paraventi di artefatti ideologici.

42 commenti:

prof ha detto...

σχίζω in Greco significa “separo” e nella parola “schizofrenia” φρενός racconta la realtà di una mente separata dal corpo. La tradizione antica ricama su questa ‘lilith’ una serie di leggende e di miti entrati a far parte della storia delle religioni: non a caso. Supporre una mente senza corpo significa non già immaginare Dio ma snaturarne l’essenza. La divinità è onnipresente, nello spazio come nel tempo e in ogni forma. Non esiste sostanza senza forma e anche il concetto di vuoto ben presto tornerà nella scienza a quello di etere senza cui non è possibile la formulazione di una solida teoria d’insieme che dia senso ai fenomeni osservabili.
Dunque la storia degli uomini è fatta, fatalmente, dagli uomini. Perfino le sacre scritture della tradizione cristiana romana non possono prescindere dal parlare del Figlio dell’Uomo senza unirlo al Figlio di Dio… anche se comunque tutti, proprio tutti, abbiamo avuto bisogno di una Madre per dar corpo allo Spirito Santo.
Inutile proseguire su questi sentieri…
Parliamo invece di cose concrete.
Ennio, dato che riconosci che la tua fucina ha bisogno delle donne – e non solo per fare coperchi di sale - fa’ che le tue donne prendano voce: nel web, in radio, per inchiostro… Lascia che le donne ti segnalino chi si è comportata da Giselle e perché: dai uno spazio a questa iniziativa sulla rete.
Saranno loro, le donne a far conoscere il messaggio sotteso alla scrittura di Valtergano, perché per loro e da loro è nato… io credo.

Ennio Valtergano ha detto...

...e credi bene, Prof. Vedrò di seguire al meglio il tuo prezioso suggerimento, facendo appello a Madame, Eleonora, Sibilla, Emma09, Cristina, Adriana, Annarita, Biba,Caterina, Casalinga, Cristina Soraggi, Diletta, Donnacomune, Esmeralda, Lella Padovani, Elpidia, Mariagrazia, Marianagela, Marsilda e alle altre, tutte le altre splendide rappresentanti del Femminino Eterno che hanno voluto portare in questo blog la testimonianza del loro esser Donna.

il rosso ha detto...

La Chiesa ha sempre contribuito a dare peso politico all'Italia... Oggi la Chiesa vale il 'voto simbolico di un settimo dell'umanità e conserva all'Italia un enorme patrimonio documentale che altrimenti sarebbe stato spazzato via.
Vedi l'esempio del Museo di Cezanne...a Milano fino a febbraio e - in concorrenza - a Parigi!!

Cristina ha detto...

Ciao Ennio, come stai? è tanto che non ti scrivo ma volevo sapessi che ho letto il tuo romanzo e mi è tanto piaciuto e l'ho anche prestato alle mie amiche. (Alcune mi dicono che è lungo. Ma è possibile che un romanzo si misuri dal numero di pagine? Leggere è proprio solo un lavoro?!?) Per fortuna esistono anche liceali con la voglia di sapere e non solo con quella di arrivare a fine anno. Loro l'hanno apprezzato.
Buon lavoro! (A quando il terzo?)

Ennio Valtergano ha detto...

Si può, storia alla mano, confutare quanto afferma l'amico Il Rosso? Del resto, mi pare di ricordare che anche Cornelio Adinolfi argomenti allo stesso modo del nostro amico, salvo, ovviamente, per il Museo di Cezanne, il che è comprensibilissimo.

A Cristina, che rileggo con molto piacere, dico che sono contento che il romanzo le sia piaciuto, nonostante la lunghezza. Lo so, non è un romanzo che si legge in poche ore perché non è nato per conformarsi all'abitudine dell'usa e getta. Per fortuna, esistono ancora liceali come lei (e come mio figlio, che riesce pefino ad andare in fondo a "Delitto e castigo"), il cui scopo non è quello di arrivare alla fine dell'anno scolastico ma di vivere l'anno scolastico come opportunità di imparare qualcosa di nuovo.
Il terzo è "in lavorazione", per ora senza limiti di tempo.
A presto e buonanotte agli amici del blog.

prof ha detto...

E'un momento particfolare per quanto riguarda la situazione politica e sociale. Stiamo assistendo alla creazione di organismi che si vanno sempre più delineando e confrontando a livello macro: le religioni, le Unioni. In politica ci saranno presto l'Unione Araba o dell'Africa del Nord nonché quella Democratica dell'Africa del Sud mentre in America avremo l'Unione degli Stati del Nord e quella degli Stati del Centro-Sud. Le grandi religioni hanno già recepito la spartizione del territorio e quella cristiana si sta ben organizzando per bilanciare l'egemonia musulmana dell'Africa e dei Paesi Arabi. Insomma il mondo sta cambiando mentre le nuove fonti energetiche trovano finalmente un canale industriale che le accoglie e che è interessato a quella che è l'economia dell'avvenire.
Ai tempi di Eliside e Adinolfi c'era la creazione dell'individuo; oggi c'è la creazione dell'individuo in senso macro. Ma il passaggio non è né meno entusiasmante né meno duro.
Quello che aveva "immaginato" John Lennon nella sua preveggenza poetica presto sarà e noi saremo, tra non molto, tante brotherhood e sisterhood legate ad alcune macro idee... o dee, pitagoricamente intese.

emma09 ha detto...

Caro Prof, spero che tutte queste trasformazioni portino anche a una maggiore inter-ligenza maschile.... Cosa che auspico specie quando leggo (come nell'ultimo numero dio Scienza e Conoscenza) che la donna dovrebbe ritornare a partorire in modo 'naturale' (quindi doloroso e senza anestesie) per una nascita che faccia bene al bambino. Naturalmete scritto da un uomo!!!!

GP ha detto...

Ho trovato il tuo libro alla stazione di roma e lo sto leggendo in treno e posso dirti che ho senmpre cercato un libro così. Ma esiste davvero un Adinolfi?

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao GP, benvenuto e, se sei ancora in treno, buon viaggio.
Cornelio Adinolfi è il tipo dell'Uomo ideale, quello che troveremmo all'apice del percorso evolutivo possibile a ogni essere umano, così come Eliside è il tipo di Donna che incarna tutte le potenzialità del Femminino Eterno, ma per questo devo rinviarti al mio primo romanzo, La Signora del borgo.
In quanto all'esistenza di un Adinolfi, o di una Eliside, personalmente sono convinto che esistano entrambi e che entrambi siano in attesa, in eterna attesa, che noi ci si dia da fare per iniziare o portare avanti il nostro percorso sulla via che converge verso l'Unità Infinita e dunque verso il Bene senza nome e senza aspettative di ritorno

savio ha detto...

Eliside è bella ma se non ci fossero le Boccarosa l'umanità sarebbe meno felice e senza le Claretta non ci sarebbero più figli. Personalmente preferisco loro due e cerco la donna capace di essere tutt'è due.
buona settimana!!!

cristina ha detto...

Posso dirlo? Io vorrei incontrare Roggero... Ha tutto che va bene. Proprio tutto.

Ennio Valtergano ha detto...

Che posso dire? Auguro a Savio di trovare la donna che unisca le qualità (prosperosità e disponibilità estrosa?) di Gelinda e il conformismo di Claretta (con l'augurio per lui di riuscire a raccordare poi due tipologie così diverse) e a Cristina di incontrare il suo Roggero. Il suo, perché credo proprio che quello del romanzo stia facendo un pensierino per qualcun'altra. Questo almeno è quanto mi pare si cominci a intravedere nel terzo romanzo della serie... Ma non posso anticipare quel che ancora non so ancora io stesso.
Buona settimana anche a voi e a tutti gli amici del blog.

milascolano ha detto...

Sabato e domenica prossimi c’è a Milano il salone UN LIBRO A MILANO 2011.
Sarai presente?
Cari saluti.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Milascolano, sabato 26 sarò impegnato in una presentazione in provincia di Torino e non credo di riuscire a fare un salto a Milano il giorno successivo. Non mancherà occasione di incontrarsi, anche perché credo che fra qualche tempo potrei fare un nuovo salto alla libreria "Il mio libro". Ti farò sapere. Ciao.

pepper ha detto...

Caro Ennio non per saltare di palo in frasca e neppure per saltarti addosso ma non so cosa ti sia saltato in mente… Tu scrittore che scolpisci i tuoi romanzi ora nei post salti su con una ripetizione inaspettata… Non ho saltato il pasto serale per questo ma mi chiedo come ti sia saltata in mente! Quasi quasi faccio un salto a Mappano e te lo chiedo(ma dov’è?!?). Scherzi a parte in bocca al lupo per le tue presentazioni, fatto salvo il diritto di recesso dalla bocca visto che il lupo ha diritto di non crepare. Buonanotte!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Pepper, non rigirare il coltello nella piaga. Già mia moglie, cui nulla sfugge, mi ha fatto una terribile reprimenda per lo svarione stilistico che non sono riuscito a notare neppure rileggendo il post al momento di inserirlo. Cosa vuoi, errare è umano...
Mappano è un paese che non riesce a diventare Comune a sé ed è tuttora suddiviso fra tre o quattro comuni limitrofi a ridosso di Torino. E così, facendo colà la presentazione, è come se ne facessi tre o quattro contemporaneamente (perdurante la mancanza del dono dell'ubiquità, è tutto quello che posso concedermi come ingannevole onnipresenza).
Intanto grazie per gli auguri, lupo permettendo. Io vado a infilarmi senza indugio nella fucina del diavolo.
Buonanotte anche a te e agli amici del blog.

cristina ha detto...

Ma tua moglie non scrive mai sul tuo blog? Avevo letto un post de "il figlio di Ennio" ma non ne ricordo uno "la moglie di Ennio"... O scrive sotto pseudonimo?!?
Scusa l'ardire, ma si sa: la curiosità è femmina...

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina, eccomi a soddisfare la tua curiosità tutta femminile: il primo e fino a ora unico post a firma "la moglie di Ennio" risale al lontano 8 novembre 2009, ore 18.25, e mi pare riguardasse la gelosia. Se vuoi te lo riporto per non farti andare a ritroso nei tanti commenti, ma magari sarà la stessa moglie di Ennio, ossia la mia, che vorrà dare un cortese seguito al tuo "ardire". Buona serata, con affetto.

la moglie di Ennio ha detto...

Eccomi eccomi... In effetti "la moglie di Ennio" non ha scritto altri post da allora anche perché, come moglie di scrittore, mi diverto di più a leggere e ascoltare e come ammiratrice temo non sarei troppo credibile...!!!
Ma (te l'assicuro e lo testimonia anche lui)leggo tutto ciò che gli scrivono e tutto ciò che scrive. E aspetto il terzo volume!!! (come tutti voi).
Una buona serata a te e a tutti i frequentatori del blog.

sirio ha detto...

Ennio, sai qual è la cosa inquietante dei tuoi libri? Eliside e Adinolfi sembrano talmente veri che ci si domanda: ma li ha inventati o esistono? Può davvero un autore da solo concepire una prospettiva così complessa come quella che traspare dai tuoi libri?

Cristina ha detto...

Io invece volevo sapere perché Eliside non ha cognome e Cornelio si...

Ennio Valtergano ha detto...

Sirio, Cristina
fra pochi minuti devo uscire per recarmi alla presentazione di Cuorgné e subito dopo volare a un concerto di musica antica, ma al rientro, questa sera stessa, risponderò alle vostre domande. A più tardi.

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi qua, cominciando da Sirio e rispettando l'ordine di arrivo delle domande.

Eliside e Adinolfi sono personaggi inventati e tuttavia non lo sono del tutto, nel senso che rappresentano potenzialità concrete dell'Essere, dell'Essere che abbia percorso in toto, o per buona parte di essa, la traiettoria evolutiva posta alla base e come prospettiva della materia vivente. Sotto questo punto di vista, sono convinto, fermamente convinto, che Donne e Uomini come Eliside e Adinolfi, da qualche parte e in tutti i tempi, vi siano e vi siano sempre stati e che abbiano segnato come fari il cammino dell'umanità. Se un autore, in quanto essere umano, si colloca su questa stessa traiettoria di evoluzione e di consapevolezza, allora non è solo e dunque può ben concepire quella prospettiva così complessa cui accenna Sirio.

Riguardo alla domanda posta da Cristina, devo dire che la figura di Eliside, pur essendo personaggio in carne e ossa, ha soprattutto valenza simbolica, valenza che è tutta racchiusa nel suo nome. Per questo motivo non ha bisogno di cognome: il cognome la individuerebbe troppo, mentre Eliside, rappresentando l'Eterno Femminino, è universale. Per Adinolfi, come per ogni uomo, il discorso è diverso: un uomo, qualunque sia il suo grado di evoluzione, rappresenta comunque una unità individuata. Al più può farsi ponte, da qui forse l'idea di Pontefice, tra la Natura Madre, universale ed eterna, e l'umanità tutta.

prof ha detto...

In questo blog sempre pervaso da un fermento intelligente, trovo oggi una domanda acuta e di enorme importanza, la risposta alla quale comporta – o può comportare – una accelerazione allo sviluppo del senso alla propria vita.
Nel regno vegetale, ogni castagna è unica eppure eguale alle altre. Ciò accade perché il regno vegetale ha conosciuto e integrato la completa evoluzione della materia vegetale. Non altrettanto può dirsi per l’uomo il cui agglomerato di molecole deve arrivare allo stesso punto di qualunque produzione concreta della natura e integrare il progetto legato alla propria specifica materia.
In ogni epoca ci sono stati e ci sono uomini e donne che stanno all’umanità come esempio di luce: e, a seconda delle epoche, li hanno chiamati santi, maghi, guru…
Come nel regno vegetale anche in quello animale gli uomini non sono tutti uguali. Vi è il castagno e vi è il pero, vi è la patata e vi è la rosa. Il progresso comincia dalla conoscenza di sé mediante la quale, denudata la propria intima esigenza, come da un magnete si è attratti dall’organismo cui si appartiene o cui si è strutturati per appartenere. Restituirsi a sé stessi è dunque il primo e unico modo per scoprire l’Adinolfi e la Eliside che muovono la specie umana.
Quanto al cognome-nome, secondo la tradizione latina il primo (prenomen) indicava l’individuo, il secondo (nomen) la casata o gens, il terzo (cum nomen) la famiglia. In questo senso dovremmo imparare a distinguere, nell’ambito del genere umano, ognuno la propria specie… (Non la razza!) Perché in ogni luogo del mondo vi è chi appartiene alla specie dei terapeuti, chi a quella dei pastori… Si pensi alle tre specie presenti ai tempi di Omero laddove la matrice poteva essere Giunone, Minerva o Venere!
Diverso il caso per le donne. Come dice il nostro Ennio esse tutte appartengono all’Eterno femminino quale che sia il loro volto preminente ed esse tutte contengono i tre volti del muliebre. Nelle famiglie latine spettava alla donna mungere le vacche o le capre, non perché vi fosse del dispregio: anzi. Da Lei e per la sua opera quotidiana giungeva il nutrimento della famiglia e da lei era il nume e la matrice. Da lei, e per la sua preponderanza, la tinta che formava la sua gente. Come un Paride l’uomo era scelto e sceglieva, ma una volta scelto il Nume (o dal Nume) il patto era eterno…

sirio ha detto...

C’è qualcuno che può dirmi in pratica COME trovare gli Eliside e/o gli Adinolfi attuali? E tu, Ennio, a chi CONCRETAMENTE ti sei ispirato nel nostro tempo? O nel tempo passato? Chi hai conosciuto?

Ennio Valtergano ha detto...

Come amo ripetere nel corso delle presentazioni, più che a un 'Chi' mi sono ispirato a una Idea la quale, a sua volta, è frutto di una ricerca condotta lungo l'arco di diversi anni, in risposta a un interesse non solo culturale ma soprattutto sospinto da ben più intime e profonde motivazioni. Quanto poi al 'come' trovare oggi una Eliside o un Adinolfi, credo di poter rispondere solo ricorrendo a una metafora floreale, osservando che la Rosa irradia il proprio profumo a 360 gradi e quindi basterebbe seguirne la traccia fragrante per giungere prima o dopo a contatto dei petali.
Infine, per ogni questione che non sia di stretto interesse del blog, nato per essere aperto a tutti e a tutti i punti di vista, resta sempre la possibilità del contatto così come è indicato in alto nella colonna a destra.

porzia ha detto...

Visto che ti piacciono tanto le nostre parti ti segnalo questo premio a cui dovresti partecipare. Hai tempo quindi ti puoi organizzare:
http://franzkafkaitalia.it/premiokafka/bando-ii-edizione-2012/
Arrivederci (forse) a Trieste.

boiardo ha detto...

“…della giostra e del gran concistoro
di quelle nobil gente lì adunate;
e come né città, gemme o tesoro
son premio de virtute, ma si dona
al vincitor di rose una corona”.
Buona fortuna a te, novello vate!!!

punto ha detto...

Se si parla di concorsi c'è prima quello di Cosenza...

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=72&det=8801

Ennio Valtergano ha detto...

Buona sera amici, ho preso nota dei link relativi ai due concorsi dei quali ho già visionato il bando. Credo che parteciperò ad entrambi, con "La Signora del borgo" a Cosenza e con "La fucina del diavolo" a Gorizia. Per questo ringrazio Porzia e Punto per avermeli segnalati. E ringrazio anche Boiardo per i versi augurali...da qualche tempo se ne sentiva la mancanza. Dei versi, non degli auguri, anche se questi non sono mai abbastanza.

A Prof quali parole potrei rivolgere? Forse l'augurio che ciascuno di noi riconosca, fra le umane specie, la propria e, insieme a essa, la propria collocazione nell'armonia dei Mondi.

Ennio Valtergano ha detto...

Il mio blog stasera langue...che siano finiti tutti in discoteca?

Ennio Valtergano ha detto...

Da Vicenza un saluto agli amici del blog.

Ennio Valtergano ha detto...

Con un po' di pazienza, sono riuscito a rendere disponibili nel blog tutti gli otto link dell'ultima presentazione, quella di venerdì scorso a Trieste. Spero di aver fatto cosa gradita agli amici del blog e spero anche che vi troveranno spunti per qualche riflessione comune.

Cristina ha detto...

Che belli i video! Davvero speciali e con una bravissima relatrice! Complimenti davvero!

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie Cristina

Il rosso ha detto...

Oggi, pranzando al solito bar vicino all’Università, ho visto una delle mie studentesse che parlava con un’amica: erano su un altro livello e non potevano vedermi se non alzando gli occhi… Ma nessuno solitamente lo fa. La ragazza sfoggiava mani piccole con lunghe unghie griffate: si tratta di nail art.
La realizzazione di disegni astratti e sfumature da riproporre addosso viene dall’est europeo ma ormai trova seguaci in tutto l’occidente dopo che la Francia l’ha adottata e fatta propria (come molte altre opere d’arte, Leonardo insegna).
La riflessione è questa: l’arte figurativa, da sempre, precede le altre nel testimoniare i cambiamenti di prospettiva sociale e, oggi, l’arte si porta addosso. Sulla punta delle dita.
Non è più tatuaggio indelebile, che riduce l’essere umano a essere schiavo dell’opera creata. Oggi l’arte è effimera, come una danza, eppure solida come un artiglio.
Significa presa di coscienza. Significa ritornare a riappropriarsi di quanto, prima, si dipingeva fuori di sé: dal quadro si è infatti passati alle stoffe da indossare, alla pelle e alle dita in un riappropriarsi della propria creazione che è quasi alchimia.
Caro Ennio, forse la mia studentessa sarebbe piaciuta anche alla tua Eliside…

Ennio Valtergano ha detto...

Con ogni probabilità l'artista, e con lui lo storico dell'arte, è in possesso di chiavi più immediate per decifrare i mutamenti sociali che spesso, prima che in ogni altro modo, si manifestano nelle rappresentazioni figurative, siano esse oggettivate mediante supporti esterni alla persona, come avviene normalmente nell'arte figurativa propriamente detta, siano esse espresse sulla stessa persona (abiti,acconciature) o addirittura sulla sua propria materia, come nel caso del tatuaggio. Diversamente dall'artista e da chi l'arte sa leggere in ogni sua dimensione, il sociologo ha bisogno di un diverso alfabeto per leggere i mutamenti e ha bisogno innanzitutto che tale alfabeto sia completo. Dunque deve attendere che l'elemento innovativo, che inizialmente può anche apparire come una stravaganza, si diffonda fino a diventare moda o usanza condivisa. Solo allora comincia a rivestire oggetto di interesse e quindi di studio da cui trarre eventualmente riflessioni più generali.
Tuttavia, devo ammettere che l'analisi dell'amico Il Rosso è interessante, specie là dove si sofferma sul processo di riappropriazione, in questo caso della propria immagine, da parte della ragazza che ha attirato la sua attenzione di acuto osservatore. Guarda caso, è ancora il femminile a farsi indicatore di una nuova "estetica". Ebbene, credo anch'io che quella ragazza non sarebbe dispiaciuta a Eliside.

savio ha detto...

Ammetto che quando mi trovo sopra una ragazza non le guardo le unghie, al massimo le sento.
Però, nella mia ignoranza estetica posso notare che solo fra noi umani sono le femmine e non i maschi a colorarsi fino alle unghie per sedurre. Voi sociologi cosa ne dite?

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, il "sopra" e il "sotto" sono punti di vista relativi e talvolta capita di trovarsi sottosopra ("sott' e 'ncoppe", detto alla napoletana maniera), specialmente col cervello e indipendentemente dalla presenza o meno di una ragazza. Epperò l'osservazione scaturita dalla tua dichiarata "ignoranza estetica", e acuta a dispetto di essa, può catturare l'interesse dell'antropologo culturale più che quello del sociologo. La propensione a colorarsi le unghie potrebbe a buon titolo entrare nei rituali di corteggiamento, atta forse a risvegliare l'attenzione del maschio che non abbia timore dei graffi, siano essi sulla schiena o sul torace...a seconda del particolare punto di vista adottato.

prof ha detto...

Bisogna sempre interrogarsi su quanto ci differenzia perché spesso, nelle differenze, stanno le chiavi di volta. Forse la specie umana ha nelle Donne i maschi capaci di fecondare il Mondo. Per questo i cavalieri medievali difendevano i colori della loro Dama…

Ennio Valtergano ha detto...

...I colori della Dama. E infatti quella di tingere è sempre stata prerogativa del femminile, così come, del resto, quella di "fecondare il Mondo" o "Mundus", se si preferisce.

Ennio Valtergano ha detto...

Domani, 22 dicembre, è il solstizio d'inverno. L'evento astronomico segna il giorno nel quale il periodo di luce, che si è progressivamente accorciato a vantaggio del periodo di tenebre, riprende il sopravvento e per questo era celebrato dagli antichi come la festa del "Sole Invitto". La celebrazione dell'evento, collegato allegoricamente alla rinascita nella Luce, fu successivamente fagocitata dal cristianesimo e, con lo spostamento di qualche giorno, la si fece coincidere con la nascita del Cristo Solare, privando l'evento astronomico di tutto il suo significato simbolico. Un'altra perdita per la memoria arcaica collegata alla semplicità della Natura il cui Gran Libro, sommerso dal dilagare della nuova fede, fu relegato nelle plaghe tenebrose dell'eresia e da allora è rimasto inaccessibile ai più.