Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



martedì 15 marzo 2011

LA FUCINA DEL DIAVOLO - Prologo

       La sagoma tozza e tondeggiante si disegnò per un breve momento sul selciato sudicio e maleodorante del vicolo: la luna piena, luminosissima nel cielo terso di gennaio, ne aveva proiettata l’ombra staccandola dall’oscurità informe e protettiva del muro. L’uomo maledisse in cuor suo l’astro notturno e si ritrasse rapido come un ratto, appiattendosi quanto più poteva a ridosso della parete tirata su con blocchi di pietra arenaria a mala pena smussati. C’era mancato poco che la sua presenza non fosse notata dalla ronda, ma per fortuna gli armigeri tirarono innanzi senza accorgersi di nulla. Immobile, i nervi tesi, li udì proseguire con passo malamente cadenzato e reso incerto dai boccali di vino tracannati appena prima di cominciare il giro di ispezione. Ci sarebbe voluto ben altro, pensò lui, per difendersi dai rigori delle notti di gennaio... Con l’eco delle voci e delle risate sguaiate si allontanò anche il tanfo dolciastro diffuso dagli aliti avvinazzati. Ancora più guardinga e circospetta, la figura avvolta nel mantello logoro e scolorito valutò la distanza da coprire fino alla meta: il piccolo edificio fatiscente prospiciente le mura perimetrali di settentrione. Quello adiacente al macello.
       L’uomo era riuscito a penetrare all’interno della cittadella poco prima della chiusura delle porte, allo scoccare della dodicesima ora. Vestito come un mendicante, il cranio pelato nascosto sotto l’ampio cappuccio, era passato sotto lo sguardo degli uomini di guardia al seguito di un mercante di pellami e cuoio e del carro stracolmo di mercanzie. Per maggior precauzione aveva finto di claudicare vistosamente, procedendo con andatura malsicura e appoggiandosi con entrambe le mani al bastone bitorzoluto, costellato di nodi per quasi l’intera lunghezza. Il mercante gli aveva assicurato la propria complicità in cambio di due fiorini d’argento: nel caso ci fossero state noie da parte delle guardie, avrebbe detto che il povero disgraziato al seguito era un aiutante occasionale cui ricorreva quando aveva da trasferire un carico particolarmente ingombrante. Ma anche in quel caso la sorte non si era mostrata avversa: di là di qualche sguardo sprezzante e di un paio di ghigni beffardi, nessuno degli armigeri aveva mostrato interesse più di tanto e, soprattutto, nessuno lo aveva riconosciuto. Superato quel primo ostacolo, aveva atteso la complicità delle ombre della sera, evitando accuratamente i luoghi frequentati. Non aveva dovuto aspettare troppo: d’inverno faceva buio presto.
       L’uomo stette in ascolto ancora per un istante. Rassicurato dal silenzio, si guardò un’ultima volta intorno, senza dimenticare le finestre che davano sul vicolo: le imposte erano tutte serrate e dall’interno non filtrava neppure un barlume di luce. Si fece coraggio e si lanciò di corsa per il budello tenendosi radente al muro. Un attimo dopo la sagoma era scomparsa oltre la svolta, inghiottita dalle tenebre della notte.
      
       I colpi alla porta la sorpresero mentre si accingeva a infilarsi sotto la pesante coltre di lana grezza. Non aveva ancora spento la lampada. Si batté un colpo sulle natiche voluminose e flaccide biascicando oscenità irripetibili all’indirizzo dell’intruso: chi mai poteva essere in un’ora tanto insolita? Che lei ricordasse, non aspettava nessuno. Men che mai immaginava che qualcuno potesse avere bisogno di lei. Diffidenza e timore le suggerirono di stare in guardia. Afferrò la lampada e si diresse verso la porta che dava sulla rampa di accesso allo scantinato. Appoggiò l’orecchio in corrispondenza della fessura tra porta e battente.
       – Chi è? – chiese con voce roca e sgraziata. – Che diavolo volete a quest’ora?
       – Apri – fu la risposta dall’altra parte dell’uscio. – Ho bisogno di parlarti… Non te ne pentirai.
       La donna riconobbe la voce all’istante. No, non poteva essere che fosse proprio lui, si disse incredula. Ci mise un momento per riprendersi dalla sorpresa e, tenendo la lampada sollevata al di sopra del capo, aprì quel tanto da poter sbirciare di traverso.
       – Voi qui? – sussurrò sgranando gli occhi. – Ma non dovevate…
       – Sta’ zitta e lasciami entrare – ribatté l'altro. – Per te ci saranno queste, se avrai la bontà di ascoltarmi.
       Mentre parlava a voce bassa, infilò la mano nella striscia di spazio tra lo stipite e la porta, scuotendo il minuscolo sacchetto rigonfio: ne sortì un tintinnio promettente. L’espressione di avidità sul volto della donna accompagnò il cigolio della porta dischiusa con circospezione, mentre gli occhi esploravano la sommità della scala alla luce fioca e incerta del lucignolo alimentato con sego. Rassicurata, richiuse l’uscio alle spalle dell’uomo che nel frattempo si era intrufolato nel locale squallido e freddo. Il visitatore inatteso fece scivolare via il cappuccio dalla testa e per un momento squadrò con aria sorniona la donna dall’aspetto di megera.
       – Di’ la verità: non ti aspettavi di vedermi, vecchia strega… non è così?
       Lei era senza parole. Reggendo la lampada a mezz’altezza fissò la figura che aveva di fronte con stupore misto a preoccupazione: no, decisamente era l’ultima persona che avrebbe immaginato di vedere.
L’altro non attese risposta. Si avvicinò a quel che restava del tavolo tarlato e vi gettò sopra il sacchetto aperto. Parte del contenuto rotolò per la superficie irregolare, diffondendo nella penombra il suono argentino prodotto dalle monete mentre si urtarvano l’un l’altra prima di arrestarsi del tutto.
       – Questi sono per te. Ma stavolta dovrai servirmi bene. Contali. Sono trenta fiorini d’argento.
       Lo sguardo della donna rimase sospettoso ancora per un istante. Poi l’avidità prese il sopravvento e la vista dell’inopinata dovizia le fece abbandonare ogni diffidenza. Si catapultò verso il tavolo avvicinando al denaro la luce tremolante della lampada.
       – Qualunque cosa dovrò fare, questa volta sarà fatta bene… potete contarci.
       Si piegò in avanti di scatto: le dita afferrarono le monete una dopo l’altra, in rapida successione.
       – Sì, ci conto – ribatté l’uomo alle sue spalle.
       Si mosse veloce come un gatto, a dispetto della corporatura goffa e abbondante. La mano sinistra si posò sulla bocca della donna e, con uno scatto repentino, l’uomo tirò a sé la testa della malcapitata impedendole di urlare. Per un attimo, avvertendo il corpo di lui a stretto contatto con la parte bassa della schiena, la donna pensò a un impeto improvviso di lussuria: che diavolo, si disse, avrebbe potuto chiederglielo in altro modo! Lei sarebbe stata ben contenta di assecondarne le voglie se solo…
       La lama, fredda, inesorabile, le si conficcò all’altezza del cuore. Il gemito soffocato inumidì la mano del carnefice che non abbandonò la presa fino a quando il corpo non si afflosciò senza vita.
       Con la freddezza del sicario incallito, il misterioso individuo ripulì il pugnale e la mano grondanti di sangue strofinandoli più volte sulla veste della vittima. Raccolse dal tavolo le monete, le ripose nel sacchetto e uscì, avendo cura di richiudere la porta alle proprie spalle. Si infilò per la rampa e, una volta all’aperto, si guardò intorno: nessuno. Il puzzo delle frattaglie in putrefazione proveniente dall’interno del macello lo afferrò alle narici. L’uomo si coprì bocca e naso con un lembo del mantello e si portò dalla parte opposta del vicolo. Bene, rifletté tra sé e sé, il cadavere della donna non sarebbe stato scoperto tanto presto: la temperatura gelida del tugurio ne avrebbe rallentato la decomposizione e, in ogni caso, il fetore proveniente dallo scantinato si sarebbe confuso per qualche tempo con quello che ristagnava ogni giorno nei dintorni. Dunque, non vi era motivo di agire con precipitazione e rischiare di commettere qualche imprudenza per la fretta: avrebbe avuto il tempo necessario per lasciare la cittadella in tutta tranquillità.
       La luna illuminò per un istante la faccia dell’uomo: l’espressione, feroce e soddisfatta, era tutta condensata nella piega del ghigno sinistro stampato sul volto.
      
       Il paesaggio attorno a lui gli era del tutto sconosciuto. Per evitare di correre rischi e fare incontri indesiderati aveva preferito tenersi lontano dalle vie di comunicazione frequentate normalmente dai viandanti e si era addentrato nelle contrade del Montefeltro percorrendo sentieri poco battuti. Si guardò in giro alla ricerca di qualche riferimento utile all’orientamento: era trascorso ormai un bel pezzo da che aveva preso a costeggiare il torrente Voltre in direzione di Forlì e dunque doveva essersi spinto per un buon tratto nella Valdinoce. Arrestò il cavallo per poter osservare meglio i dintorni, mentre lo sbruffo dell’animale si condensava in una nuvoletta grigiastra. Nonostante il mezzogiorno non fosse trascorso da molto, considerò con disappunto il cavaliere, faceva decisamente freddo e l’umidità del luogo gli stava penetrando sin dentro le ossa. L’uomo si avvolse ancor più nel mantello e diede sfogo al proprio malumore mormorando un’imprecazione a denti stretti.
       Aveva lasciato la cittadella al tramonto di tre giorni prima. Uscirne era stato meno difficile di quanto temesse: mescolatosi al nugolo di mendicanti costretti ad abbandonare il perimetro delle mura prima che fossero chiuse le porte, aveva potuto oltrepassare il corpo di guardia senza difficoltà, confuso al manipolo sudicio e lamentoso dei derelitti che, come d’abitudine, si riversava ogni mattina nelle vie della cittadella per poi abbandonarle, al termine della questua, all’approssimarsi della dodicesima ora. Liberatosi degli stracci usati per il travestimento, a sera inoltrata e dopo una scarpinata di circa tre ore, aveva raggiunto la locanda presso la quale aveva lasciato in custodia la propria cavalcatura. Con questa, ai primi chiarori del mattino successivo, aveva ripreso la strada alla volta di Bologna.
       Al comando del proprio cavaliere, il baio riprese l’andatura regolare e la tenne per un buon tratto sino a quando, d’improvviso, si impuntò e per poco non fece perdere l’equilibrio a chi gli stava in groppa. Lui, assorto nei propri pensieri, non si aspettava una manovra tanto brusca e riuscì a stento a restare in sella. Insensibile ai colpi di sperone, il cavallo non volle saperne di rimettersi in movimento: le zampe anteriori irrigidite, se ne stava immobile come se avvertisse un pericolo imminente.
       Il comportamento insolito della bestia fu seguito quasi subito da un fatto ancora più insolito: una serie di boati squarciò l’aria in rapida successione. Si sarebbero detti dei tuoni, se non fosse stato che il cielo era completamente terso. Istintivamente l’uomo alzò il capo per guardare in alto e proprio in quel momento la volta celeste parve attraversata da bolidi di un bagliore accecante nonostante fosse pieno giorno. Il cavaliere rimase sbigottito, intimorito per la stranezza dell’evento. Che non si fosse trattato di uno scherzo dell’immaginazione, tradita dalla stanchezza e dalla tensione legata all’omicidio commesso tre notti avanti, lo testimoniavano le misteriose scie biancastre ancora visibili sopra la propria testa.
       Fu assalito da un senso di cupa inquietudine e restò immobile, incerto sul da farsi. Ben presto, l’inquietudine prese la forma di una domanda densa di angoscia: che quel segno prodigioso fosse da interpretare come un presagio sinistro?
       Lo smarrimento che ne seguì durò lo spazio di un istante: ma no, lui non era il tipo di persona da dare corpo a simili superstizioni. E poi non poteva lasciarsi distogliere dalla propria vendetta.
       Quella vendetta che, covata per quasi due anni, aveva avuto finalmente inizio.

86 commenti:

Anonimo ha detto...

Ennio,se dovessi dare un colore al prologo del romanzo "Le pietre volanti"sceglierei il colore dell'arcobaleno,perchè,,la descrizione minuziosa dei particolari e la trama del romanzo mi procurano piacevoli emozioni come il bellissimo fenomeno atmosferico!Spero di poter leggere al più presto il seguito della storia! Un abbraccio a COLORI dalla poetessa del colore Francesca Perina

Ennio Valtergano ha detto...

Un caloroso benvenuto nel blog alla "Poetessa del colore" che so essere stata lettrice de "La Signora del borgo".
Spero quanto prima di poter esaudire il suo desiderio e quello di tutti gli altri che sono interessati al seguito della vicenda.

La poetessa del colore ha detto...

Grazie per il benvenuto ed attendo che il mio desiderio venga esaudito al più presto!

Rosa pepe ha detto...

Ciao Ennio, ho volutamente ignorato il prologo, preferisco sia una sorpresa. Spero rilegherai il libro con una copertina tipo "La signora del borgo". Troppo bella! Buona serata a tutti, non ho ancora acceso la tv nè letto giornali on line, spero che sia terminata questa guerra (non ho capito bene se è una guerra o una missione umanitaria). Mah!

Ennio Valtergano ha detto...

Buona sera Rosa, la copertina la decide l'editore insieme col suo grafico; semmai io potrei contribuire con qualche idea, così come è stato per il primo e, nonostante questo, devo dire che quando l'editore mi inviò in anteprima la copertina de "La Signora del borgo" la sorpresa fu davvero piacevole.
Speriamo che la cosa si ripeta.

bracco23 ha detto...

Devo dire che questo assaggio ha ben adempiuto al suo compito, stimolando la mia fantasia e la mia curiosità riguardo questo secondo libro.

Sulla copertina poi, approvo il commento di rosa pepe, che ho interpretato come riferimento non tanto alla qualità dei disegni, ottimi tra l'altro, ma quanto all'essenza stessa della copertina, del tipo morbido, che anche io preferisco rispetto all'altro tipo più rigido ma a mio parere più fastidioso.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie Bracco23, anche a me non dispiace l'idea della copertina morbida sebbene non ami particolarmente la "brossura", decisamente poco affidabile in quanto a durata e a tenuta dell'attaccatura delle pagine.
Voglio sperare che su questo punto l'editore si mostri sensibile e, considerata l'entità del prezzo di copertina, voglia valutare la possibilità di far rientrare in quello anche il maggior costo che comporta la "cucitura", tenendo conto che il nuovo romanzo avrà più pagine del precedente.

Il Rosso ha detto...

Soldi... prezzi... la gente paga tutto purché sia venduto bene. E' una realtà triste ma pur sempre realtà. E l'arte - vedetta prima che specchio della società - sta degenerando per poi ricomporsi, come sempre, diversamente.

Madame ha detto...

Questa è l’età dell’ansia e c’è ansia perché non si vede futuro. La religione non ha più risposte credibili; la scienza è troppo figlia dell’industria per avere ideali da proporre.
Ma resta il buon senso, se solo si volesse ascoltarlo e dare spazio al silenzio prima che al rumore. Al vuoto prima che al pieno..
All’anima prima che al cervello.

Ennio Valtergano ha detto...

Speriamo che il processo di "ricomposizione" non sia di lunghissima durata, così da consentirci di vederne il risultato, dopo essere stati, nostro malgrado, testimoni della triste fase della degenerazione.

Colgo l'occasione che mi offre l'amico Il Rosso per invitare gli altri frequentatori del blog a postare i loro commenti sotto il post corrente, dato che il precedente ha già raggiunto un numero ragguardevole di interventi.
Buona domenica, nonostante il tempo!

Savio ha detto...

È l’epoca della patata, per questo siamo sotto e non si vede il sole… Ma è buona lo stesso, basta cucinarla bene! Hehehehe…

Ennio Valtergano ha detto...

Madame ha scolpito in sintesi lapidaria ed efficace lo stato attuale del nostro tempo.
Per dare spazio all'anima occorre porsi nella condizione di ascoltarla... e il silenzio diventa allora indispensabile.

Ennio Valtergano ha detto...

Annotazione storica.
All'inizio della sua diffusione in Europa il tubero tanto gradito a Savio era coltivato come alimento per i soli maiali. Soltanto dopo prese a circolare sulle mense umane e da allora ci si ingegnò a cucinarla - e assaporarla - in svariati modi, pur restando, la patata, sempre identica a sé stessa.
Fu forse per distinguersi dai maiali che si avvertì la necessità di non consumarla così come la natura l'offriva?

prof ha detto...

Le patate, importate dal Nuovo Mondo, sono entrate nelle nostre mense solo dopo molto tempo e, come Ennio ci insegna, prima di diventare edili alle nostre mense erano cibo dei maiali.
Il cuore del maiale somiglia molto a quello umano, non a caso la SCROFA fu simbolo della divinità in epoche antiche. E sarebbe un animale pulito se non li si obbligasse a stare nel fango...
Attenzione allora… Sarebbe da chiedersi se fu il consumo della patata cruda a trasformare in maiali gli uomini di Ulisse.
Ma è meglio fermarsi e non dire oltre: le perle non verrebbero apprezzate da chi è rimasto maiale e non sa, ne saprà, distinguerle dalle palline di amido.
Buona giornata del Sole anche se è freddo e nuvoloso anche qui, luogo di origine delle patate.

Savio ha detto...

A Napoli siamo pratici. Le palline di amido sono edili, le perle no.

Ennio Valtergano ha detto...

Apprezzabile la praticità partenopea, nella quale mi riconosco anch'io. Per questo penso sia una fortuna saper distinguere perle e palline di amido, se non altro perché così non ci si sbaglia nel fare le collane.
Lasciamo dunque i mai-ali al loro destino che mai li vedrà volare e torniamo alle pietre, volanti e non, fra le quali è senza dubbio degna di nota quella angolare, diventata talvolta, ahimè, pietra dello scandalo. E difatti anche le pietre delle quali si tratta nel nuovo romanzo rischiano di diventare fomentatrici, se non di scandalo, di presunta eresia... Ma si può dire di più senza anticipare troppo? Non credo e perciò: alla prossima!

Rosa Pepe ha detto...

Oggi tutti scrivono, la qualità è scarsa però. Non mi riferisco chiaramente al padrone di casa. Anche i vincitori del premio Strega non sempre sono i migliori. Spero che la cultura, in un paese che non premia chi merita, nel ricomporsi non assuma una forma troppo lontana da quello che oggettivamente è.
Buon inizio settimana a tutti

Prof ha detto...

Circa sei mesi orsono, dopo due anni dall’individuazione aerea, una collaborazione italo egiziana ha consentito di scoprire in una zona desertica dell’Egitto meridionale, a circa 50 chilometri dal confine libico e poco distante dal Sudan, una zona desertica dove è visibile un cratere meteoritico unico nel suo genere sul nostro pianeta. Ataxite – fu la diagnosi – ricca di nichel. Massa del meteorite: da cinque a dieci tonnellate con una velocità di impatto di circa tre chilometri e mezzo al secondo e traiettoria di entrata con angolo di 45 gradi. Entrando nell’atmosfera i meteoriti cominciano a perdere massa, poi, subita la decelerazione dovuta alla stratosfera, la pressione dell’atmosfera li spacca in più parti: i pezzi cadono alla velocità di svariate centinaia di metri al secondo. Durante questo processo oggi si direbbe vi sia un elicottero in avvicinamento. L’origine celeste della maggior parte dei primi reperti di ferro è stata accertata da tempo e senza ombra di dubbio: a causa del nichel in essi contenuto, i meteoriti fornivano ferro dalle proprietà simili a quelle del moderno acciaio anche se queste sono più propriamente ‘sideriti’.
Si disse che gli uomini di 5000 anni fa non avevano messo in relazione i minerali di ferro e i meteoriti ma in lingua sumera l’appellativo che designava il ferro era ‘metallo del cielo’; in egizio ‘rame nero del cielo’. Di fatto, a Eridu, nell’attuale Iraq, il CNR ha trovato una gran quantità di tavole risalenti al 2700 a.c. con testi storici, letterari, di botanica e mineralogia… Oltre a questo, una pietra angolare, parte del tempio fatto costruire in onore di Sin (o Nanna), dal re Ur-Namma…
A Eridu il dio che fu chiamato Ea dai Babilonesi e Ptah dagli Egizi insegnò la civiltà e infuse l’essenza divina nella terra limacciosa, dando origine a Adapa-Adamo…
Ma questa è un’altra storia.

Ennio Valtergano ha detto...

Prof, del tuo post non è chiaro il riferimento all'elicottero. Intendi dire che il rumore che si sviluppa durante questo processo è simile a quello di un elicottero in avvicinamento?
Al di là di questo, le notizie che ci riporti sono di estremo interesse e, una volta di più, fanno pensare che forse buona parte della storia antica dell'umana civiltà andrebbe letta - e riscritta - alla luce di eventi dei quali è rimasta qualche traccia nelle parole di lingue ormai morte e sepolte sotto la polvere del tempo e in rari reperti documentali.
Uno dei personaggi del nuovo romanzo, quel Cornelio Adinolfi che nel primo appena si intravede, cerca di recuperare i frammenti di Valdinoce e, vero antesignano dei tempi che verranno, se ne vuole servire per dare impulso a un nuovo modo di concepire l'universo.
Ma questo fa gridare all'eresia e...

prof ha detto...

Ovviamente nel senso greco del termine (αἵρεσις, haìresis- eresia) = scelta…
Perché scegliere è discernere e discernere è un atto divino.
Riecco Adamo…

savio ha detto...

Il colmo del Paradiso Terrestre? Vedere Eva in costume adamitico…

Cristina ha detto...

E' quasi incredibile che due tipi come Prof e Savio possano stare sullo stesso blog... Comunque non vedo l'ora di comprare il nuovo libro.

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, al posto di pensare alle nudità di Eva sarebbe più produttivo soffermarsi sull'etimo del nome. Anche questa sarebbe una scelta, serpente permettendo...

Savio ha detto...

Il serpente era un grande… Sapeva già tutto e si è fatto Eva prima ancora di Adamo… Cosa vuoi di più da uno?

Prof ha detto...

Ogni serpente ha una testa e una coda: il serpente diventa davvero grande quando la coda se la mangia… In quanto ad Adamo gli toccò di scoprire dove il serpente aveva la tana per potersi congiungere finalmente a Eva… Ma quest’ultimo passaggio sarebbe bello non fosse interpretato nel solito modo: un po’ di varietà non fa male e imparare a unire anima all’anima è una bella sfida per qualsiasi uomo.

milascolano ha detto...

Il Serpente è l’unica delle circa novanta costellazioni ad essere divisa in due parti: la Testa ad ovest e la Coda ad est.

Ennio Valtergano ha detto...

Cristina, la possibilità rientra nella logica del paradosso e tuttavia la tua osservazione è interessante. Forse il blog, questo blog, possiede un misterioso potere attrattivo, in grado di far coesistere il diavolo e l'acqua santa. Ovviamente, lungi da me l'idea di appioppare ruoli a chicchessia.

Punto ha detto...

Ho letto il prologo: perché ce l'hai tanto con i calvi? Comunque aspetto il libro.

Ennio Valtergano ha detto...

Prof, così ci riporti al simbolo dell'Uroboros, guardando il quale anche la tana si rende manifesta. Per altro, è bello vedere che anche nel firmamento di Milascolano, riflesso macro di quanto avviene nel micro e viceversa, la testa è nell'Occaso e la coda, per inversione di posizione, si trova a Est.

Ennio Valtergano ha detto...

Punto, come potrei avercela con i calvi quando anch'io lo sono in buona parte?

bracco23 ha detto...

Questo blog come pochi altri posti della rete (almeno tra quelli che conosco) è uno dei posti più stimolanti intellettualmente. Ad esempio potrebbe sorgere una riflessione su come la coda della suddetta costellazione sia a oriente, un congiungimento tra fine e inizio, un ciclo ben chiaro che l'ofiuco tenta forse di domare, restandone domato.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie, Bracco23...prossimo 24

Prof ha detto...

Il termine greco è più preciso del latino: Ofiuco non è colui che porta il serpente ma colui che lo tiene.
E guai a restarne domato..! In luogo di muoversi dallo Scorpione al Sagittario, si avrebbe l'involuzione dall'Uomo Arciere al velenoso animale che non riesce a levarsi da terra...

Ennio Valtergano ha detto...

Il potere illusivo delle spire è troppo incantatore perchè se ne resti immuni, basti osservare ciò che accade nel mondo e quanto gli uomini se ne fanno servitori. Eppure, come suggerisce Prof, è necessario imparare a domarlo e non v'è alternativa. Delle due l'una: o lo si doma o si è domati. E come sempre la scelta è nostra (ritorna Adamo o, come suggerisce Fulcanelli, Adamas, fatto di terra rossa?)

Il Rosso ha detto...

Nel 1528 Lucas Cranach il Vecchio fornì un'interpretazione davvero curiosa di Adamo ed Eva, conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Si tratta di un olio su legno in cui Adamo non vede né la mela né il serpente ma solo Eva.Lei, invece, è in grado di dialogare col serpente che le sta a destra e tiene in mano il pomo tanto famoso.
Non c'è dubbio che, dei due, la più sagace appare lei!

Ennio Valtergano ha detto...

Straordinaria immagine quella che ci ha appena descritto Il Rosso e pregna di significato simbolico: l'archetipo femminile che dialoga col serpente - energia cosmica polimorfa - e l'uomo, inconsapevole e monocorde, guarda alle fattezze di lei, non rendendosi così conto di essere già preso dalle spire dell'incanto.

prof ha detto...

Passato il carnevale, dove nulla è come sembra e gli uomini possono travestirsi da donne e le donne da uomini, nel giorno che i pagani consacravano a Mercurio la Chiesa Romana celebra le ceneri… “Pulvis es et in pulverem reverteris”.
È una rinascita, ed è una passione.
“Col sudore della fronte”… : ma il sudore in ebraico non era che acqua e quanto alla fronte l’etimologia antica la vuole più simile a un fremito cigliato.
L’uomo che lavora il pane col sudore torna alla terra.
Inutile cercare lontano. Bisogna sudare… sette camicie.
Poi, forse, l’uccello può volare in paradiso… se è savio davvero.

Ennio Valtergano ha detto...

Oddio, Prof! Hai chiamato in causa Savio...

boiardo ha detto...

Stava “Savio” in su lo aviso scorto;
Non fu sì presto da l'uccel gremito,
Che menò il brando il "professore" ardito...

Ennio Valtergano ha detto...

Boiardo dal verso graffiante... e adesso?

smorfia ha detto...

Un professore (32) col sudore (63) teneva un uccello (15) in paradiso (6)…

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Smorfia, bentornato!
Savio direbbe: beato il professore con l'uccello in paradiso!
Una quaterna azzeccata sarebbe davvero un bel colpo per chi ama giocare al lotto, ma accade che ciascuno i propri numeri se li giochi come più ritiene opportuno e non sempre la ruota effettua il giro giusto, come la decima lama dei Tarocchi insegna.

Cristina ha detto...

Perché i Tarocchi si chiamano Lame?

Ennio Valtergano ha detto...

Non sono in grado di dare una risposta certa alla tua domanda, Cristina, se non basando la stessa su una sorta di ragionamento induttivo e deduttivo.
Quelle rappresentate dai tarocchi sono immagini antiche e i cui simboli racchiudono significati arcaici. Viene dunque da pensare che quelle immagini, anche se verosimilmente quelle rappresentate dai Tarocchi giunti sino a noi non sono l'esatta riproduzione delle raffigurazioni d'origine - sempre che si possa parlare di un'unica origine -, non potendo essere riprodotte su carta, visto che la carta non esisteva, fossero riprodotte su lamine di metallo, da cui il nome.
Ma, per maggiori e più attendibili raggualgi, suggerirei di girare la domanda a Prof o agli altri amici del blog che avessero più precise notizie al riguardo.
Buona serata.

Savio ha detto...

Quando l'uccello sta in paradiso non si vede... non si sente... non si scrive.

Prof ha detto...

Tar-Rosch dall’egiziano è la strada regale, o strada iniziatica che porta alla maestà imperatoria di chi diventa atto a governare le forze naturali riassumibili nei quattro elementi ma disposte lungo specifici gradi di sacerdozio (LAME) che ne costituiscono il cammino. Il sole di Aton ha 22 raggi. Poi… Zoroastro nell’Avesta pose 22 capitoli, l’iniziazione di Pitagora in Egitto si dice durò 22 anni e nell’albero sefirotico della Kabbalah ventidue sono i canali che collegano le dieci Sefirot tra di loro.
22 è numero duale in quanto ha la forma della dualità ma non della trialità: quindi, pur essendo simmetrico non ha un centro di simmetria (2n+1). Nondimeno nel cerchio euclideo questo è il numero dei poligoni regolari (3, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 15, 18, 20, 24, 30, 36, 40, 45, 60, 72, 90, 120, 180, 360) iscrivibili.
Si contano nel capo umano 22 ossa: 8 craniche e 14 facciali.
Gli altri 56 ‘tarocchi’ sono dei… tarocchi. Aggiunti dopo per fare mazzo. O, come si direbbe a Napoli, per fare il mazzo a chi voleva ficcare il naso nelle cose sacre.

porzia ha detto...

Lo comprerò senz'altro. Aspetto questo seguito da un anno e più.
Che sia un libro o un uomo le donne quando amano amano nei fatti. Per gli uomini invece l'amore è quando loro sono appagati. Insomma va tutto al contrario di come poi la natura ci fa fare all'amore: le donne sono lì a dare e gli uomini prendono, prendono, prendono...
Scusate lo sfogo.
Aspetto "Le pietre volanti".

Sciacca ha detto...

Considerando alcuni aspetti anatomici comuni, cara Porzia, sia gli uomini che le donne possono prendersela... sia in bene che in male.
Quanto ad amare nei fatti forse siamo fatti diversi e facciamo fatti diversi.
Anch'io lo comprerò per vedere cosa succede a una donna che impara (come dice Ennio) a riconoscere la propria dignità.
A quanto pare, volano pietre.

cristina ha detto...

Eh no Sciacca, non vale! Troppo comodo scaricare sulle donne quando sono gli uomini a farsi i comodi loro!
Giselle è grande perché lei NON HA BISOGNO DI UN UOMO!

Madame ha detto...

Giselle è grande perché cresce a differenza di molti individui di sesso maschile o femminile che sia.
Giselle è grande perché sa che tutti abbiamo bisogno di tutti e che il bene di tutti è il bene di ognuno.
E viceversa.
Anzitutto viceversa.

Ennio Valtergano ha detto...

Scambio vivace quello di stasera, che purtroppo riesco a leggere solo ora. Noto con piacere il ritorno di Porzia il cui sfogo credo che qualche fondamento lo abbia.
Per crescere, che si sia donna o uomo, come ci ricorda Madame, è indispensabile non temere il cambiamento ed essere pronti a mettersi in gioco, nella consapevolezza che siamo unità appartenenti a una Unità più grande e complessa, dunque non disgiunti da questa e non reciprocamente disgiunti. Siamo cellule di un Organismo immenso che si chiama Natura, il cui bene complessivo non può essere avulso dal bene delle sue parti. E viceversa.
Anzitutto viceversa, come ci ricorda ancora Madame.

Prof ha detto...

Giunta è dunque PASQUA.
L'uovo è magia, non solo perché si schiude in modo regale - in lingua inglese il guscio rotto ha lo stesso appellativo della corona - ma pure per la creatura che ne esce: vivente, completa e pronta a volare.
Si tramanda così una festa del colore che consegue il carnevale: tuttavia, là dove i colori si confondevano, l'uovo di Pasqua riordina, magnetizzando entro il simbolico utero (mag-istero).
Pasqua fu passaggio, e passaggio in virtù di una bacchetta: una verga. Resta da vedere se l'asciutto che comparve sotto i piedi del mitico Mosé avenne per virtù della sua verga o per la saggezza della barba di Aronne. (E che dire poi della sorella Miriam? Un bel terzetto...!)
La magia è presente nella nostra vita - allo stato latente - più di quanto non si immagini o si creda. E' nel mito ed è storia, è reperto archeo-logico e industria chimica.
Non bisogna avere fretta.
Non è mai accaduto che l'uomo abbia scordato l'amore che è Armonia dei mondi. Via via che l'uomo ritorna alla Natura, alla Donna, alla fonte della Vita, ritrova il senso della sua musica, senza il quale senso anche la bacchetta di un bravo direttore nulla può da nessuna orchestra.
E questo senso ha nome di Donna.
Ma a nulla vale la fretta.
Nessun'alba ha fretta.
E quando si affronta una quaresima bisogna sapere che Pasqua è morte prima che resurrezione e - se non si è pronti a morire - inutile pensare alle uova, alle corone, a spiccare il volo.
Ma resta un bell'augurio di Pasqua l'annuncio del libro di Ennio che fa volare le pietre.
Dimostrano, le pietre volanti, che al momento giusto la grazia discende dal Cielo e porta sulla terra il soffio caldo e asciutto di un Sole arcano, mai tocco, inviolabile.
Un Sole per cui vale la pena vivere mille volte mille la speranza e mille volte mille sustanziarla. Poiché non v'è altro destino, altro anelito che valga, per chi ha l'onore di dirsi Uomo.
AUGURI Ennio! AUGURI I TAL IA !!!

Ermellino ha detto...

Ho finito proprio ora di leggere il tuo libro ME-RA-VI-GLIO-SO.
Da tanto un libro non mi faceva piangere e con il tuo libro ho pianto quando ho finito.
Ma ho anche passato dei momenti bellissimi.
Vedo che sta per uscire il seguito. BENE!!!!
Credo proprio che sia nato uno Scrittore con la maiuscola, un Camilleri del Medioevo.
Grazie.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie per gli auguri, Prof. So che si tratta di auguri speciali, come speciale è questo momento che vede il Sole lasciare la costellazione di Ariete per transitare in quella di Toro (per un momento possiamo non considerare la precessione degli equinozi). Passaggio, quello astronomico, dal fuoco alla terra e che ben simboleggia l'altro fuoco che pure alla terra deve tornare affinché l'occulto si renda manifesto.
Ma, come tu suggerisci, senza fretta, così come ogni alba si avvicenda alla notte e nell'attesa che l'altro Sole, quello arcano, ma non per questo meno reale, risplenda finalmente al centro della croce degli elementi.

A Ermellino, nuovo arrivato (ma forse arrivata è più corretto, non è vero?), un caloroso benvenuto e un grazie per quanto dice. Per chi scrive, l'avere testimonianza diretta che il filo invisibile col lettore si è sostanziato nella concretezza dello scambio rappresenta la soddisfazione più bella.
A presto. E al prossimo romanzo...
A proposito, mi sono giunte proprio oggi le prime bozze di stampa da parte dell'editore. E così inizia l'ennesima rilettura di revisione. Ma, come ci ricorda Prof, non bisogna avere fretta.
Buona notte a tutti voi, amici.

Cristina ha detto...

Peccato iniziare le vacanze di Pasqua senza il tuo libro da leggere! Vuol dire che me lo regalerò quando i tempi sarenno... maturi! (Speriamo che il Presidente di Comissione non sia come Prof altrimenti non ce la farò mai!).
Buona Pasqua!

savio ha detto...

A Napoli siamo un poco... superstiziosi, crediamo nei segni, nei numeri eccetera. Oggi un vaso mi è quasi cascato sulla testa. Il quasi ce l'ha messo una pietra, non volante ma nella scarpa, che mi ero fermato a togliere perché mi dava fastidio al piede.
Ho subito pensato al libro che sta per uscire. Ma che vorrà dire? Sarà un buon segno?
Intanto mi sono evitato il vaso in testa e questo va bene.
Buona Pasqua.

Ennio Valtergano ha detto...

Buona Pasqua, Cristina, e Buona Pasqua anche a Savio, preso di mira - per fortuna sbagliata! - dai vasi volanti.
Bisogna ammettere che il sassolino nella scarpa, reale e non metaforico, è stato provvidenziale. L'unico significato che mi verrebbe da attribuire all'episodio, sempre che un significato sia da cercare e al di là dell'evidente circostanza fortunata, sta in un isegnamento spicciolo: togliersi i sassolini dalla scarpa talvolta allunga la vita. Un po' come accadeva per la telefonata in un noto spot televisivo.
Buona Pasqua a tutti voi... io torno alla revisione delle bozze.

sissi ha detto...

Chissà com'è stare con uno scrittore? Deve essere come stare con un commissario di polizia: lui sempre preso dalle sue indagini e lei che viaggia, esce con le amiche, va al cinema senza di lui perchè lui è alle presentazioni, a un party, a una cena di beneficenza...
Il mio ragazzo fa l'impiegato e gli voglio bene ma a volte confesso che vorrei essere come Giselle o come la tua compagna o come la donna di un Montalbano: indipendente e con un sacco di tempo libero.
Il tuo romanzo è bellissimo. Ciao. Sono SISSI.

Il Rosso ha detto...

A Savio dedichiamo Gli spaccapietre di Courbet: l'opera è andata distrutta ma il ricordo resta.
Mille auguri di Buona Pasqua a te e famiglia e a tutto il blog.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta Sissi. Cene di beneficenza e party no, per lo meno non ancora. Presentazioni invece sì, e tante, ma, tutte le volte che è possibile, la mia famiglia è con me. Così è stato per Potenza, Reggio Calabria, Ragusa, Trieste. Certo, alcune volte mi tocca andare da solo ma per fortuna si tratta di rare volte.
Non so come sia la donna di Montalbano, ma so che mia moglie insegna e di tempo libero ne ha davvero poco. Per il resto, tutto scorre normale.
Sono contento che il romanzo ti sia piaciuto; vorrà dire che il prossimo ha una lettrice potenziale in più.
Ciao e tanti auguri di Buona Pasqua, che indirizzo anche all'amico Il Rosso e alla sua famiglia.

milascolano ha detto...

Oggi è stata la giornata della Terra: mette talmente tanta tristezza pensare a queolo che l'uomo le ha fatto che è meglio guardare il cielo...
BUONA PASQUA a Ennio e alla sua famiglia e a tutto il blog.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie, Milascolano, tanti auguri anche a te.
Guardare il cielo può servire a consolarsi, ma è sulla terra che si torna, per ritrovarla nelle condizioni che abbiamo contribuito a determinare o che non siamo riusciti a cambiare.

pepper ha detto...

Buona Pasqua.
Quando esce il tuo secondo lo compro. Sei sempre un poeta.
Ma diversamente da te penso che la vita è un libro che scriviamo noi e noi siamo la copertina.
Consiglio per Ennio e per tutti quelli che stanno con i giovani: GUARDATECI NEGLI OCCHI!
Ciao.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie Pepper, a nome dell'intero blog, e grazie anche per il consiglio, anche se, giovani o non giovani, amo guardare i miei interlocutori negli occhi. Di giovani ne ho incontrati molti, grazie anche alla Signora del borgo e devo dire che non ne sono rimasto deluso. Anzi.

Prof ha detto...

L’uscita del nuovo libro di Ennio coincide con la scoperta della wassonite: vecchio di quattro miliardi e mezzo di anni questo minerale nascosto composto da zolfo e titanio è il primo ad avere un nome insieme al meteorite da cui proviene. Infatti quelli che lo circondano all’interno di Yamato 691 sono ancora tutti sconosciuti e allo studio di un microscopio elettronico in grado di analizzare i miliardesimi di metro.
Dallo spazio, dunque, giunge l’eco di un altro tempo e la certezza che la nostra dimensione è tutta da in-quadrare…

Ennio Valtergano ha detto...

Amici del blog, devo purtroppo abbandonare il titolo annunciato perché soltanto ieri ho scoperto che quello da me proposto (e da alcuni di voi indovinato) era già in circolazione dal 2004 (e pensare che almeno un anno fa avevo effettuato ricerche con google proprio per verificare che il titolo non fosse già esistente e l'esito era stato favorevole).
Ovviamente, nulla cambia dal punto di vista dell'esito del nostro indovinello e chi aveva indovinato il vecchio titolo avrà comunque diritto alla copia in omaggio del nuovo romanzo, qualunque ne sarà il titolo che, a questo punto, è tutto da ripensare.
Vi terrò al corrente e, non appena il nuovo titolo sarà stato ridefinito, anche il post qui a monte ritroverà il proprio.
A tutti una buona giornata (io ho un diavolo per capello e per mia fortuna di capelli ne ho pochi).

Marsilio ha detto...

Alcune proposte... oltre a quelle già fatte.
UN FILO SOTTILE, PRODIGIO PRESAGIO, LA SCIA D'ARGENTO, LA PAROLA AL CIELO, COLPO DI CODA, LANCI LA PRIMA PIETRA..., LITO LITOTE (questo è di mio padre).

Eleonora ha detto...

Io propongo IN NOME DELLA PIETRA.

Ennio Valtergano ha detto...

Se rilanciassi con

LE SCIE DEL DESTINO
PIETRE CELESTI
LA FUCINA DEL DIAVOLO

voi cosa ne pensereste?

Ennio Valtergano ha detto...

Ripensandoci e considerato che il sigillo di Eliside riproduce un sole radiante con una rosa stilizzata all'interno, invece che la Litote proposta da Prof attraverso Marsilio, si potrebbe ricorrere alla sineddoche, prendendo la parte per il tutto, e così il titolo potrebbe essere
LA ROSA NEL SOLE
Che ne dite?

Rosa Pepe ha detto...

io opterei per il numero dodici ..della serie "dodici frammenti per la signora"

Ennio Valtergano ha detto...

Per aumentare la confusione, aggiungo

Il Sole e la Rosa

che nei due termini richiama il sigillo di Eliside e, in più, si fa portatore di un ragguardevole significato simbolico.

E adesso mi fermo; attendo i vostri commenti e poi, se riesco, decido.

IL ROSSO ha detto...

Il Sole e la Rosa è un titolo ottocentesco. Direi "La fucina del diavolo".

savio ha detto...

Premesso che alla Signora è meglio dare il pezzo a frammenti ma conservarlo intero per quando l'appetito diventa fame, io opterei per La fucina del diavolo... che piace sempre.

milascolano ha detto...

Senz'altro Il Sole e la Rosa. Basta guardare i titoli dei romanzi in voga e si vede che la rosa c'è sovente di mezzo...

Sciacca ha detto...

Ennio fermati! Smetti di cercare il titolo e lascia che il titolo cerchi te.

cristina ha detto...

La fucina del diavolo. Mi piace. Ed è un titolo giovane.

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi qui e, come potete vedere dal titolo del post, la decisione è stata presa.
Confesso che il titolo mi ha ispirato sin dal primo momento in cui si è affacciato alla mente e l'incertezza era dovuta alla compresenza di altri titoli possibili, rispondenti a messaggi da veicolare altrettanto diversi l'uno dall'altro.
La fucina del diavolo mi è parsa un'immagine efficace, un luogo non necessariamente infernale, ma pieno di fermento e di attività, indipendentemente dall'idea che una certa iconografia ha voluto trasmettere del suo frequentatore abituale. Nella fucina non si forgiano solo oggetti materiali, ma si forgiano anche idee. Soprattutto idee, specialmente se la fucina è quella del diavolo. Non per nulla il principe dei diavoli è Lucifero, il portatore di Luce.
Del resto, come i lettori avranno modo di vedere, l'evento di Valdinoce, le cui pietre paiono uscite proprio dalla fucina del diavolo, diventa l'elemento catalizzatore di idee nuove, ma anche di modi di pensare e di agire stantii e ammuffiti. Insomma, uno scontro tra due mondi, uno in divenire, quello di Adinolfi Eliside..., e l'altro, quello di personaggi ottusi, potenti e prepotenti, sul punto di collassare definitivamente.
Di più non vi anticipo. Resto con voi in attesa di vedere "La fucina del diavolo" fresco di stampa.
A presto.

Ennio Valtergano ha detto...

Oggi è la Festa della Mamma e mi pare doveroso formulare un augurio a tutte le mamme che si affacciano su questo blog.
'Madre' in latino è 'mater' che ha la stessa radice della parola 'materia', ma anche di 'matrice', a indicare come ogni cosa provenga da quell'Unica Sorgente che è madre di ogni cosa e di ogni forma di vita; la stessa Sorgente alla quale l'essere umano, consapevolmente o inconsapevolmente, tende a ricongiungersi.
L'Amore è vita, ma è anche attrazione; dunque, forza di ricongiungimento.
La madre è espressione della natura generante del Femminino Eterno e l'amore della madre è il riflesso dell'Amore della Fonte Universale (Potnia) per gli esseri tutti che, al di là di ogni divisione contingente e a dispetto dell'illusoria individuazione dell'io, non cesseranno, nella sostanza della loro 'mater-ia', di costituire cellule della medesima Unità.

Prof ha detto...

A Madison Square è giunta una ninfa realizzata in fibra di vetro coperta di marmo. Lì, adagiata nel centro del parco, con tutti i suoi tredici metri di altezza nasce per evocare la mitologica vuole ricordarci la mitologica Eco. Colei che venne condannata a essere solo una parte di ogni discorso detto era stata punita da Era per aver fatto la ruffiana: Era aveva infatti scoperto che il re degli dei aveva mandato la ninfa a distrarre la moglie mentre lui si accompagnava alle varie bellezze muliebri divine o no che fossero.
Ma nel parco di New York la ninfa dorme: né potrebbe essere diversamente in un mondo sempre più votato al dominio maschile fatto di guerre e uccisioni terapeutiche.
L’umanità non è ancora pronta per aprire gli occhi.

Cristina ha detto...

Ennio, sono stata oggi al Salone del libro con mia zia: che nostalgia ripensando all'anno scorso! Forse avrei dovuto presentarmi ma avevo paura di far brutta figura e poi... in fondo sono timida anche se in casa e fuori mi dicono che sono brillante.
Comunque il Salone del Libro senza di te non era la stessa cosa. Domani riparto e quindi non riuscirò a incontrarti: peccato! (Ma dov'era La "nostra" Signora del borgo? se n'era andata anche dal Salone?)
Ciao!

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Prof, condivido: l'umanità non è pronta. Non lo è come specie e perché lo diventi forse saranno necessari millenni. Ciò non toglie che qualcuno, di tanto in tanto e sulla spinta della sua storia personale, gli occhi li apra, per accorgersi di non essere solo fra i "vedenti".
Tuttavia, indipendentemente da questo, resta il valore della testimonianza.

Cristina, al Salone non sono ancora stato; contavo di andarvi domani, ma sono ancora indeciso, stante l'impegno richiesto dalla revisione delle seconde e ultime bozze di stampa del nuovo romanzo.
Considero discutibile la scelta dell'editore di non partecipare a un evento di grande richiamo come lo è il Salone del Libro e questo indipendentemente dalla presenza o meno della "Signora".
Anche a me sarebbe piaciuto incontrarti e spero, nel mio girovagare per l'Italia, di capitare prima o poi anche dalle tue parti, anche se non ho idea di dove siano.

Buona serata a tutti e buon fine settimana (Prof, è bene non svegliare la ninfa: resti pure immobile, così da dare a chi la guardi l'illusione che i guasti prodotti dall'uomo di oggi non abbiano Eco nelle generazioni a venire).

Il Rosso ha detto...

La dimensione del sogno ha sempre affascinato gli artisti e forse è la nostra dimensione più creativa e l'eterno femminino non si può afferrare. Ben venga dunque Eco che dorme a Madison Square!
A differenza della patriarcale America, il nostro Paese ha sempre conosciuto il potere delle donne.(Il rito di passaggio, da noi, è legato all'incontro con la suocera, non con il suocero!)
P.S. Il Salone del Libro di quest'anno (l'ho visto ieri) dice, molto saggiamente, che la memoria è il seme del futuro. Avete mai provato a chiedere a noi uomini di ricordare "quella volta che"?

Ennio Valtergano ha detto...

Purtroppo, amico Il Rosso, impegnato nella revisione delle bozze, non sono riuscito a vedere il Salone del Libro, come mi ero ripromesso.
A proposito, "La Signora del borgo" è in attesa del suo seguito... Di nuovo l'ambivalenza del linguaggio...

Anonimo ha detto...

Ciao sono marilena...Complimenti per come scrivi...italiano corrtee e preciso...Ma io amo di più le cose solari....c'è già tanta cattiveria nel mondo!!! Io amo e prediligo le cose dolci e semplici....e spero che tu ne scriva moltissime.....Ma sei molto espressivo e cruento.....sembra di essere sul posto...mentre si legge....Bravo!!!!!!Ciao

Anonimo ha detto...

Riscrivo: Mi piace il tuo scrivere corretto e preciso in ogni sua sfumatura.....sembra di essere sul posto dello scritto e di immedisimarti....Ma io amo di più gli scritti solari e....che rendono allegri...C'è già tanta cattiveria nel mondo che, se si raccolgono, dai tuoi scritti, pagine colorate e piene di humor....la vita si colorebbe e diverrebbe più leggera...Ciao Marilena