Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



martedì 14 settembre 2010

Maschile e Femminile: universi separati in casa?

Gli ultimi interessanti commenti postati da alcune amiche lettrici – e le repliche che vi hanno fatto seguito – hanno messo l’accento, con toni spesso “vivaci”, sulla dicotomia apparentemente non sanabile tra “femminile” e “maschile”. Problema antico, direte voi, e non nuovo neppure per il blog. In effetti basta percorrere all’indietro alcuni post per trovare sull’argomento interventi anche piuttosto pepati. Tuttavia, a guardar bene, si osserva che già da qualche tempo la questione pareva voler fare un salto di qualità, grazie soprattutto alle considerazioni sviluppate da alcuni fra i più assidui frequentatori di questo spazio virtuale. Ebbene, per quel che si è letto sinora, appare fin troppo evidente che la differenza fra maschile e femminile, così come è stata posta, non consiste solamente in una distinzione di genere ma si estende a due universi propriamente detti, ciascuno comprensivo di più dimensioni: quella biologica, psicologica, culturale e altre ancora…
Ma anche qui si tratta – ne convengo – di aspetti noti e arcinoti sui quali non varrebbe la pena spendere ancora tempo e parole. Se non fosse che, stando agli ultimi recentissimi post, tutti vergati da mano muliebre, l’universo femminile e quello maschile sarebbero condannati a restare separati senza speranza di ricongiungersi (prego qualche lettore usualmente avvezzo alle punzecchiatine sarcastiche di astenersi almeno in questo caso).
Dunque, due universi originati da una Madre comune – la Natura – conviventi nella medesima casa – anch’essa messa a disposizione da Madre natura – ma tra loro inconciliabili nella sostanza di fondo. Il contatto, laddove si pone, è puramente epidermico e si risolve nella tessitura delle relazioni sociali (spesso asimmetriche e di fatto non paritetiche), nei rapporti familiari (con posizione ancora diffusamente subordinata per la donna), nell’assolvimento della funzione riproduttrice (non suscettibile, questa, di essere usurpata) o di partner accessorio. Al di là di questo, la frattura tra i due mondi è e resta netta e incolmabile. Peggio, non vi è neppure modo da parte di uno dei due (quello maschile) di comprendere seppure solo per riflesso l’essenza dell’altro. Inutile, dunque, che l’uomo si affanni in un’impresa vana. Lo attende, inesorabile, l’insuccesso e ogni tentativo si dimostrerà per quello che è: uno slancio velleitario e basta. Questo nel migliore dei casi, quando cioè lo slancio faccia seguito a un impulso genuino a conoscere: a conoscere per amare con consapevolezza. Negli altri casi si tratterebbe di un ulteriore pretesto meschino per perseguire fini prevaricatori nei confronti della donna. Per “sostituirsi [a lei] anche nell’anima”, è stato scritto.

E allora? Allora partiamo dal romanzo.

Lo spirito e l’idea di fondo che animano “La Signora del borgo” non sono, né furono al momento della sua stesura, strumenti presi a prestito con l’intento di mettere a punto in maniera subdola e surrettizia una nuova prevaricazione nei confronti dell’universo femminile. Vi si dovrebbe invece cogliere tutta la genuinità della tensione verso una dimensione atavica e misteriosa, una dimensione guardata quasi con incanto, con pudore e rispetto – sì, rispetto – e come risposta al richiamo ancestrale cui neppure al maschile è dato sottrarsi. E questo sebbene da millenni e per millenni lo stesso maschile abbia fatto di tutto per tradire nel modo più vigliacco, infantile e folle quel richiamo che, in fondo, è il richiamo amorevole della Madre verso il figlio. Perciò, nessuna velleità di possesso. E neppure di un novello stupro, questa volta consumato sul piano e al riparo della libertà letteraria.
L’idea prima che ha gestito e partorito “La Signora del borgo” ha voluto animare sin dall’inizio anche le pagine di questo blog, per ripetere qui un tentativo che non fosse più solitario, circoscritto ai soli vagheggiamenti ideali dell’autore e alla curiosità di qualche improbabile lettore. Si è pensato che la stessa idea e lo stesso spirito potessero farsi qui condivisi e condivisibili, magari alimentando ulteriori riflessioni e proponendo altri punti di vista, primi fra tutti quelli delle auspicabili frequentatrici. In estrema sintesi, l’idea è la seguente: stimolare nel lettore una maggiore consapevolezza sul problema della dignità della donna. Problema purtroppo sempre attuale, come alcuni eventi ci ricordano quasi quotidianamente.
Un’azione, dunque, diretta ad entrambi i generi, senza distinzioni e senza pregiudizi di sorta. Un’azione modesta, senza eccessive pretese ma forte di un’altra consapevolezza, quella della realtà del mondo e della donna di oggi, così come della realtà storica che ha determinato le aberrazioni prospettiche passate e attuali.
Nondimeno, so anche che il mondo reale si trasforma per effetto delle idee, anche se le idee richiedono tempo, molto tempo prima che producano un qualche risultato visibile.
Questo era il programma minimo.
I fatti poi hanno sopravanzato di molto le aspettative e si sono toccati aspetti forse inconsueti del problema. E guarda caso è proprio su quelli che le donne hanno fatto sentire la propria voce.
Personalmente, non mi interessa catalogare il background socio-culturale sul quale si proiettano alcune delle prese di posizione espresse. Credo sia più accattivante il termine vero della questione emersa: il cosmo femminile è davvero precluso all’uomo? Se sì, perché? Se no, in quali termini e a quali condizioni può dischiudersi alla sua comprensione? E con quali conseguenze, se ve ne sono, per l’ulteriore evoluzione di lui e dell’umana specie?
L’antico aforisma secondo il quale l’Uno è in Tutto e Tutto è nell’Uno o è vero oppure non lo è. Ma se è vero, come è possibile che l’Uno sia in Tutto tranne che per una parte, quella maschile?
Lo sdoppiamento dell’incanto deve essersi imposto a un certo punto sul piano della manifestazione per necessità. Purtroppo, immagino che il risultato della divisione primigenia si sia propagato come istinto di separazione proprio nella parte che è venuta dopo, quella maschile, fino a caratterizzarla come tratto antropologico distintivo. Non a caso la rappresentazione collettiva del divino ha assunto nel tempo, in un secondo tempo, morfologia maschile, prima che il divino medesimo venisse separato dal tutto, ossia dalla Natura Naturante, per essere quindi relegato nel metafisico come realtà ontologica a sé stante. Fatto, questo, davvero significativo e che la dice fin troppo lunga.
O no?

26 commenti:

Cristina ha detto...

Maschile, femminile, presto non dovremo più porci il problema. Chilometri quadrati di pesci, granchi, cuccioli di balena nei mari della Luisiana e il governo dice che « non sa ancora se è dovuto al rovesciamento del petrolio nel mare avvenuto quattro mesi fa » e comunque « la situazione è meno grave del previsto ». GRRRRRRR!!!!!!! Ma da dove è sbucata questa generazione di adulti? Resta solo il conforto che come dice mia madre « Ccà sotto pure ce chiove » e anche ai figli loro toccherà di vivere questo schifo di mondo che hanno riempito della loro sozzura. E vediamo se li ringrazieranno...!!! Ma dove sono le Elisidi del nostro pianeta? Perché non si fanno sentire???

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina! Come dire: badiamo al concreto!
Questa generazione di adulti è figlia di quella che l'ha preceduta, con in mano più tecnologia e con qualche pretesa di saperne più di prima ma, in fondo, con insufficiente preparazione a gestire il briciolo di conoscenze acquisite nel corso del secolo appena trascorso. Vorrei anche dire con parecchio egoismo in più ma, mancando la controprova, non posso affermarlo con certezza. Fatto è che quando l'insieme delle conoscenze applicate e la visione etica del mondo e della vita non crescono di pari passo i disastri diventano inevitabili. Purtroppo, l'entità della loro gravità - e quindi dei danni che ne derivano - è direttamente proporzionale al grado di influenza e di penetrazione nell'ambiente dei sistemi che quei danni determinano.
Tu ti chiedi dove sono le Elisidi del nostro pianeta e perché non fanno sentire la loro voce.
Che forse una Eliside qualunque verrebbe ascoltata? Non è forse sotto gli occhi di tutti l'incapacità dell'umana specie di ascoltare l'urlo di un pianeta che grida ai quattro punti cardinali la precarietà del proprio stato di salute e invoca a gran voce una presa di coscienza globale che ne arresti il degrado?

Il Rosso ha detto...

Caro Ennio, pensavo di trovarti alla Festa del Libro fra i tanti autori che ci sono a Pordenone in questi giorni: certo il tuo sarebbe stato eccellente in mezzo a tante… diciamo… proposte (alcune comunque notevoli).
Dopo aver mancato questo appuntamento della cultura verso di te, se vuoi potrai rifarti non mancando a quello tuo verso l’arte all’inaugurazione di lunedì di Palazzo Barberini: progettato dal Maderno e dal Borromini presenta una fra le più belle scale elicoidali che abbiamo senza contare tutte opere dei nostri maestri come il grande Caravaggio ma anche il Guercino, il Bronzino, El Greco, Bellini, Reni, Tiziano, Tintoretto eccetera eccetera…: da non perdere.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro amico, non ero a conoscenza dell'evento di Pordenone così come non lo sono dei tanti consimili che forse costellano qua e là l'universo della promozione libraria. Confesso di non nutrire particolare interesse per tali iniziative, occupando gli intenti commerciali legati al romanzo una posizione assolutamente marginale fra le priorità associate alla diffusione dello stesso.
Mi spiace invece di non poter andare incontro all'appuntamento con l'arte da te così cortesemente sollecitato: un viaggio nella Città Eterna non rientra fra i movimenti pianificati nel breve termine e non sempre si è nella condizione di soddisfare esigenze che giustamente pretenderebbero ben più ampia disponibilità e attenzione di quelle fruibili al momento.
Nondimeno, conto assieme agli amici del blog di condividere con te, se avrai il privilegio di partecipare all'inaugurazione di Palazzo Barberini, le impressioni che trarrai dall'ammirare i capolavori dei grandi maestri da te citati.
A presto.

Ennio Valtergano ha detto...

AVVISO AI NAVIGANTI
Evidentemente, l'argomento che ha prodotto gli ultimi interventi in coda al post precedente non è da ritenersi esaurito e pertanto non escludo che altri se ne aggiungano ai due appena postati (inclusa la mia risposta). Invito dunque nocchieri, marinai di coperta e semplici mozzi a dare di tanto in tanto uno sguardo a poppa e osservare la scia di coda del post precedente.
Per il resto, felice navigazione!

apebottinatrice ha detto...

Le sagge parole spese da Aperegina nel suo ultimo intervento al precedente post mi suonano di “conforto” durante il mio girovagare nel virtuale universo del web, e mi spiace che, al contrario, la sua dichiarata diffidenza rattristi l’amico Ennio. Per quel poco che conosco della psicologia femminile altrui, mi risulta che ogni diffidenza dichiarata, è da ritenersi superata, diversamente accadrebbe che le donne non potrebbero mostrare più i fianchi a nessuno e, con essi, tutti gli altri tesori di cui madre natura le ha dotate… Anche l’occhio vuole la sua parte… e la bellezza, specie femminile (ma pure maschile), occupa a pieno diritto una buona porzione del campo visivo.
Perché allora non soffermarsi ad osservarla, ciascuno dalla propria visuale, e a scambiarcene le opinioni? Anche questa potrebbe essere una modalità praticabile per sotterrare l’ascia di guerra e dialogare serenamente.
Altro interessante spunto che forse suo malgrado la sciamante regina ci ha suggerito, potrebbe essere quello di rivisitare i miti e le storie che narrano dei “rapimenti” di dee e ninfe da parte di divinità o umanità maschili, dal ratto di Proserpina, di Europa … a quello delle Sabine… fino alle “fuitine”, con conseguente matrimonio riparatore, in alcuni luoghi ancora praticate.
Ma non posso dilungarmi oltre, per mancanza di tempo. Ciao a tutti e a presto.

Ennio Valtergano ha detto...

Giro l'invito agli amici del blog, nella certezza che non sarà lasciato disatteso. Nel contempo ringrazio la nostra infaticabile e generosa Apebottinatrice la quale, pur trafficando fra alveare e corolle e districandosi con navigata perizia tra fuchi e regine svolazzanti, trova tempo e modo per "impollinare", sebbene in dose omeopatica, il dibattito del blog.
Dunque, parafrasando la conclusione di Aperegina, non mi resta che dire: "sotto a chi tocca".

biba ha detto...

Al liceo ci hanno insegnato che Platone non amava l’arte perché la considerava arbitraria. Chiedo quindi a tutto il clan degli studiosi e dei professori capitanato dal nostro Ennio in tavola rotonda: se l’intelligenza è arbitraria e l’arte arbitraria, loro che sono uomini eruditi possono spendersi ed esporsi a indicare il riferimento Unico per non essere arbitrari?!?

milascolano ha detto...

Pur dichiarandomi molto…arrabbiato con il tempo perché stasera non mi farà vedere Giove e Urano questa volta voglio tentare anch’io una risposta a quanto detto da Cristina (sono giorni che ci penso): non si possono forzare certi processi. Ognuno cresce con i suoi tempi imparando dai suoi errori ma non si può far diventare ottantenne un ragazzo di venticinque, neanche spiegandogli tutto perché NON è LA SUA ESPERIENZA. E anche l’umanità è così. Lo sa di andare incontro alla catastrofe ma non riesce a fermarsi perché non conosce un’altra vita. Come mio nonno che ha capito che le donne sono come lui e forse meglio di lui ma si fa servire da mia nonna, si mette a capotavola e deve fare il capofamiglia a ogni costo. O come mio padre che non ci trova niente di strano a pretendere l’ultima parola sulle mie scelte anche se mia madre mi appoggia: lei è un po’ meno genitore di lui perché lui è il padre.
Non si cambia da un giorn oall’altro.
Natura non facit saltus.

diletta ha detto...

Non sono d’accordo. Non si può parlare della Natura pretendendo di conoscerla quando neppure il più piccolo terremoto riesce a venire anticipato dalla nostra scienza: questa è pura presunzione. La Natura non fa i salti ma nessuno la vede quando sta per partire e nessuno vede quando sta per atterrare. Gli uomini, vecchi e giovani, non possono continuare a fare gli s… solo perché è difficile cambiare di colpo né le donne a stare zitte aspettando altri millenni. Si cambia e basta: poi ognuno se la vede con la sua velocità e chi non si adatta (in Natura va così) si estingue.
Punto.

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Biba, che piacere ritrovarti!
L'idea di una tavola rotonda reale e non virtuale con gli amici più assidui del blog è davvero fantastica e mi chiedo cosa salterebbe fuori da una miscela così eterogenea per interessi personali e personali attitudini caratteriali. Sarebbe tutta da vedere...
Quanto poi al "riferimento Unico per non essere arbitrari", ho qualche dubbio che possa venire indicato senza correre il rischio di ...essere arbitrari a propria volta. Forse ha ragione Savio quando si pone il quesito su dove vada a finire l'Uomo totale quando si incontra una bella donna: la natura, ancora forte nella manifestazione delle pulsioni più ataviche pretende la sua parte, così come fa l'occhio (come ci ricorda Apebottinatrice). E di sicuro anche Milascolano non è lontano dal vero quando osserva che non si può cambiare da un giorno all'altro (nonostante una più ampia presa di coscienza), perché natura non facit saltus.
Prof addita dunque una condizione ideale come possibilità insita nel gioco variabilissimo e indecifrabile del divenire evolutivo. Condizione da attualizzare e sperimentare nei limiti del suo possibile, sempre che sia appunto inscritta nella matrice della specie. Perciò, prendiamolo non come un postulato ma come un teorema da dimostrare, benché la dimostrazione si presenti quanto mai ardua!
Vi è qualcuno, nel blog o altrove, che si sente abbastanza forte nella sublime matematica della Natura per cimentarsi nell'impresa?
A lui (o forse a lei?), da parte nostra e dell'umanità tutta, l'auspicio di un luminoso successo!

boiardo ha detto...

“Donna, io non serìa morto né vivo:
Se lei non m'insegnasse o desse ardire,
Cominciar non saprebbi io né finire”.

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Diletta, non si fa a tempo a rispondere a un paio di interventi che ecco arrivarne un altro a reclamare attenzione. E il tuo è arrivato mentre articolavo e postavo la risposta.
Che dire? Il "si cambia e basta", tanto più se l'imperativo è seguito dal punto, è difficile da metabolizzare. L'essere non è fatto solo di mente ma anche di materia e se bastasse un atto di volontà per rendere la materia ubbidiente forse molte cose sarebberò già cambiate da millenni. Dunque, evidentemente non è così. Si cambia progressivamente nella materia, la quale è plasmabile dalla volontà seguita dalle azioni (come tu dici), ma le azioni devono essere graduali e progressive. E poi è necessario il tempo perché consapevolezza nuova e nuova condizione sperimentata nella materia del proprio essere diventino patrimonio della specie, ossia registrate e codificate nel DNA della materia vivente.
Per lo meno questo è ciò che io penso...

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Boiardo, vale quanto ho detto a Diletta a a proposito del tempismo.
Versi eloquenti e pertinenti come mai e che non richiedono chiosa.

sciacca ha detto...

I fimmini quarchi vota dìciunu u veru, ma non lu dìciunu interu.
Qui in spiaggia c'è ancora caldo da soffocare pure col vento.
Le donne vogliono sempre parlare e parlare ma se le stai a sentire perdi di vista quello che fanno. E ti fanno loro...

smorfia ha detto...

E giochiamoci la donna: 78 a bella figliola, 21 a femmina annura, 43 onna pereta fore o barcone, 16 o culo, 52 a Mamma, 63 a sposa.
Stasera è una follia! Giocate, giocate e chiedete alla Madonna di aiutarvi.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Sciacca, non ho altro rimedio da suggerirti se non quello che adottò Odisseo per resistere alle sirene che volevano incantarlo a tutti i costi: tappati gli orecchi con cera ...d'api (naturalmente), ma bada a non chiudere gli occhi!

Smorfia come sempre viene a dare i numeri, che ciascuno è libero di gettare al vaglio della sorte. Io, per parte mia, non posso fare a meno di notare che, fra i significati associati, solamente la "Mamma" e la "Madonna" il nostro Sciacca fa iniziare con la maiuscola: che sia l'atavico timore a spingerlo a tenere una delle due fuori dai bussolotti della tombola e dare all'altra gli onori dell'ortografia?

il cavaliere ha detto...

Ieri sera sono andato a sentire un concerto composto per lo più da voci. Queste ultime parevano diventare strumenti e gli strumenti voci. Inizio a pensare che l'apparato vocale sia nato per cantare e non per parlare. D'altronde, il cinese, lingua che è molto più antica anche del latino, conserva ancora la differenza di significato a seconda dell'altezza del suono.
Ho trovato che che la totale fusione di armonie parlasse anche senza bisogno delle parole, misere lettere scritte su qualcosa d'immenso. Chiudendo gli occhi mi è per un momento sembrato di poter arrivare a toccare gli astri e di riuscire a trovare un equilibrio che si sta perdendo sempre più, seguendo come formiche l'obbiettivo sempre uguale di una giornata grigia e cupa. Proprio come questa. In questo blog si trova un rifugio solare, dove tutti ritrovano la voce o per cantare spensierati o per esprimere tonalità più gravi. Per fortuna c'è il direttore che dietro le quinte coordina la grande orchestra di voci che oggi come altre volte si ritrova qui.

Ennio Valtergano ha detto...

Voci per cantare melodie e voci per in-cantare con le parole. Voci grezze, che cantano - o che pretendono di farlo - isolate e voci e-ducate a cantare in coro, accordate su una comune armonia. Come Il Cavaliere ben sa, un coro è altra cosa rispetto a un insieme separato di voci, per quanto ciascuna possa essere intonata in rapporto a sé medesima, nel senso che ogni voce può individualmente rispettare i rapporti fra le note o intervalli, ma non è affatto scontato che le voci siano tutte accordate fra loro, ossia raccolte nella medesima tonalità. E allora il risultato sarà un aggregato stonato e disarmonico.
Così accade in natura, quando l'individualità egoica prevale, per istinto di separazione, sulla necessità di un agire unitario e accordato su una finalità comune. Il problema, sempre che sia un problema, sta nel fatto che si ritiene indispensabile la presenza di un direttore d'orchestra che assegni le parti e batta il tempo mentre, se si fosse in grado di leggere ciascuno lo spartito scritto dalla natura, basterebbe forse accordarsi ai suoi ritmi e ai suoi tempi per intonare una sinfonia armoniosa nelle idee e negli atti.
Sarebbe bello se questo blog, rasentando la sperimentazione dell'Utopia, vedesse gradualmente l'adattamento spontaneo delle singole voci a uno spartito tutto da scrivere, prima ancora che da leggere e interpretare, dove non vi fosse alcun direttore a coordinare dietro le quinte... e neppure dietro le seste o le settime, per concludere alla Savio-maniera.

Ennio Valtergano ha detto...

Un saluto a Prof nelle lontane lande d'oltremare e vagante tra la Pampa e la Terra del Fuoco.

prof ha detto...

A New York niente terre sconfinate e del fuoco anche se fa caldo. Solo skyscrapers e buildings a letto di fachiro. Quanto al vagare, dopo il tornado di qualche giorno fa, non è così salutare.

Ennio Valtergano ha detto...

L'erronea attribuzione di luogo è dovuta a un'evidente malfunzione del tool che segnala la provenienza geografica dei contatti col blog. Avevo indicazioni di contatti recentissimi dall'Argentina e non dagli USA. In tutta evidenza, non sempre si può fare affidamento sulla tecnologia ed è dovuta a questo la convinzione che nel frattempo ti fossi spostato. In realtà lo speravo anche: saperti lontano dalla zona del tornado, del quale ero informato, era tranquillizzante.
Un caro saluto.

prof ha detto...

Ho una chiavetta italiana...

Ennio Valtergano ha detto...

Arcano svelato...

Un leone mancato ha detto...

Ciao. Ho letto il tuo libro in biblioteca e mi è piaciuto. Mi piace anche che rispondi tu sul blog. Però i maschi non ci fanno una bella figura e un pò mi dispiace anche se mio padre dice sempre che devo essere più uomo e che mi comporto da femmina. Io ho mi ritrovo nel padre di Cecco e mio padre invece è un pò Cecco, anche a lui gli va sempre bene. Io sono adottato e vorrei che mia madre, quella vera, fosse come Eliside ma invece è come la madre di Giselle.
Ciao. Forse tornerò a trovarti.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Leone mancato e benvenuto in questo blog.
Innanzi tutto non esistono leoni mancati e ciascuno segue l'inclinazione dettata dalla propria natura sulla quale, finché non si agisce causando il male altrui, nessuno ha diritto di sindacare. Io neppure sono un leone e, francamente, non ci ho mai tenuto ad esserlo. Ho avuto come idea guida un solo obiettivo: essere me stesso. Perciò, sii te stesso. Lascia che gli altri si comportino secondo la loro natura e accettali per come sono, anche se tua madre non è Eliside e tuo padre è come è: forse un po' Cecco e un po' Ugo Tolomei...
Vieni a trovarmi quando vuoi, sarò sempre lieto di risponderti.