Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



martedì 21 settembre 2010

Scrive una lettrice

« Oggetto: Il blog

Ciao Ennio,
ci ho provato ieri sera a leggere il blog. Sarò stata stanca ma ... ho fatto una fatica incredibile.
Trovo che sia tu che il prof, e qualcun altro che si affanna a starvi dietro, vi spingiate un po' oltre il comprensibile.
E' bello trovare un po' di cultura in un mondo sciatto, ma la cultura ha un senso quando arriva a tutti o quasi.
Trovo il tuo blog un po' troppo elitario e esclusivo.
Anche io, in troppi momenti, mi sento esclusa perchè mi perdo nel contorcimento dei vostri ragionamenti.
Ineccepibili .. credo. Ma troppo ricchi di citazioni non spiegate la cui comprensione è data per scontata ... per voi eruditi.
Ci trovo quasi un compiacimento di ciò e non riesco a attribuirtelo .. per come ti ho conosciuto e come continuo a conoscerti.
Il libro, sebbene ogni tanto rasenti lo stile soprascritto (lo sfiora senza perdersi in ragionamenti troppo articolati e ricchi di nozioni non propriamente popolari) è invece abbordabile dalla maggior parte della popolazione, è alla portata di molti.
Il blog è molto meno democratico.
Scusa se mi permetto quella che può sembrare una critica, ma è in realtà una supplichevole richiesta di scendere qualche gradino e avvicinare tutti coloro che, come me, hanno gradito il tuo libro.
Un altro "difetto": c'è un intreccio troppo caotico tra i vari post (ne ho letti quasi due: l'arazzo e l'ultimo). Rispondi in un post citando pensieri espressi nell'altro post (o in altri che non ho letto). Ti faccio un esempio pratico. Ad un certo punto rispondi al Prof. Cribbio! Non ero ubriaca! Rileggo perchè mi pareva di non aver trovato messaggi suoi in ciò che avevo già letto e in effetti non ce n'erano. Probabilmente ti riferivi a messaggi postati altrove.
A quel punto ho abbandonato .. frustrata.
Saranno i neuroni affaticati, sarà la mia scarsa capacità di concentrazione ma .. ieri sera ho fatto veramente fatica a seguirvi.
Ti ripeto .. è solo un'accorata richiesta di includere anche noi, lettori medi. Colpevoli, sì, di non aver studiato abbastanza, ma comunque aventi diritto a godere di pensieri che, scritti un po' meno aristocraticamente, potrebbero risultarci molto graditi.
Sogni d'oro, scrittore. Non ti offendere ... sono io che non sono all'altezza.
Ma mi pare carino chiederti di scendere per aiutarmi a salire. »

Mi è parso opportuno trascrivere per intero le considerazioni pervenute da una mia lettrice, oltre che frequentatrice del nostro blog. Credo che quanto espresso dia spunto per delle riflessioni doverose.
La parola a voi, amici. Io non mancherò di dire la mia, anzi, lo faccio subito.

54 commenti:

Ennio Valtergano ha detto...

Cara lettrice "frustrata",
grazie per la tua attenzione e per la sincerità.
Condivido buona parte delle critiche espresse e ammetto che di tanto in tanto alcuni degli interventi (a partire dai miei) veleggino nella stratosfera della ricercatezza espressiva. Può essere che, come tu osservi, vi sia anche un certo compiacimento... Non saprei; forse è una questione di stile personale, o forse è eccessiva attenzione al rigore e alla precisione... oppure è altro. Tuttavia devi convenire che non si tratta di un'abitudine né generalizzata né diffusa nel blog.
Nondimeno non mi sottraggo al dovere di rivolgere a chi si ritenga chiamato in causa (sempre a partire dal sottoscritto) l'invito a fare il necessario perché il blog risulti fruibile da tutti e perché tutti si sentano a casa propria.
Una considerazione ulteriore merita anche la questione circa il "difetto" del blog con relativo "intreccio troppo caotico tra i vari post".
Vero, anche qui l'osservazione è pertinente. Devo dire che in origine l'idea era quella di creare un blog tematico, suddiviso cioè per sezioni ciascuna delle quali accorpasse commenti pertinenti al tema in discussione in quella data sezione. Non è andata così: i lettori (che forse non gradivano dover saltare da un post all'altro col rischio di perdere gli ultimi commenti di una determinata sezione), hanno progressivamente trasformato il blog in un contenitore "cronologico" di commenti, in modo che, al momento di collegarsi, sapevano di trovare i commenti più recenti in coda all'ultimo post pubblicato. A ben vedere, poi, assai raramente i commenti riflettono il contenuto del post sotto cui essi sono stati inseriti: ogni commento segue il filo di pensiero proprio di chi interviene e che lo stimolo sia determinato dal post medesimo o dall'ultimo commento letto o da altro diventa, come avrai notato, irrilevante.
Forse in questo modo l'ordine complessivo del blog si presenta meno razionale, ma è quello voluto dal modo di operare dei suoi frequentatori e io, in una vampata inaspettata di spirito democratico - scherzo - ho lasciato correre, assecondando la tendenza dei miei graditissimi ospiti, senza l'attaccamento dei quali questo stesso blog avrebbe ben poca ragione di esistere.
Che dire, alla fine? Spero che queste mie scarse spiegazioni ti abbiano almeno in parte dato soddisfazione. Se così non fosse, non disperare: vedrai che saranno in tanti a farsi sentire e non escludo che condividano anch'essi quanto da te rilevato, magari approfondendo la questione con ulteriori interventi e contribuendo così al generale miglioramento del blog.
Ciao e fatti viva presto!

Cristina Soraggi ha detto...

Sono io la lettrice frustrata e, visto che hai avuto la bontà di pubblicare il mio messaggio privato, mi dichiaro.
Non amo l'anonimato.
Grazie per la risposta.
Che mi fa molto riflettere su come la concessione democratica della libertà possa generare altri tipi di imposizione.
Insomma .. come fai fai .. non va mai bene.
Povero Ennio!
Un caro saluto a te e a tutti coloro che frequentano questo "aristocratico" blog. ^_^

Cristina

PS: come vedi mi son fatta viva prestissimo!Telefonata dell'amica "che una vita che non la senti" permettendo (ho iniziato a scrivere un'ora fa.

Cristina Soraggi ha detto...

Mi rendo conto che devo spiegare meglio questa mia espressione
"Che mi fa molto riflettere su come la concessione democratica della libertà possa generare altri tipi di imposizione."
Altrimenti ... da che pulpito!!!!!

Intendo che hai voluto essere democratico e hai lasciato esprimere i tuoi lettori liberamente
Ma noi poverelli ... che già facciamo fatica a star dietro ai discorsi difficili ... dobbiamo andare a ricomporre i ragionamenti a mo' di patchwork saltando da un argomento all'altro ... è questa l'imposizione generata dalla vampata democratica.

Mi scuso per la precedente avarizia nell'esprimermi.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina, per fortuna al blog non è collegato alcun "verbometro" (da verbum, parola) e perciò il numero di parole da usare negli interventi non è soggetto a restrizioni. Analogamente si possono, anzi è preferibile, usare tutte le vocali necessarie e anche "ch" seguite da vocale possono rimanere "chi" e "che" senza obbligare alla loro sostituzione con la "k", imperante ormai quasi universalmente. Il costo non cambia.
Detto questo, che non mi pare ti riguardi di persona (e francamente non ricordo se riguardi qualcun altro), sono lieto che tu sia uscita dall'anonimato, che per me non era evidentemente tale (ma pubblicare il tuo post completo di nome senza il tuo preventivo assenso non sarebbe stato corretto), e ti ringrazio per le delucidazioni aggiuntive che spiegano meglio il tuo pensiero.
L'evoluzione (e adesso mi riavvolgo subito in un ragionamento complicato, col che si dimostra che sono più coriaceo di quel che appaio) procede per adattamento e non per imposizione. Perciò, fedele nell'imitazione della più feconda delle leggi di natura, mi sono adattato all'aria che tirava, senza che questo mi costasse nulla. E il blog è diventato quello che è adesso, incluso quel tocco di "aristocratico", come tu dici.
Sono anch'io in attesa di conoscere il parere di tutti gli altri affezionati del blog e anche di quelli che sono meno assidui.
Basta attendere.

Cristina Soraggi ha detto...

Non avevo dubbi sulla tua discrezione.
Sto riflettendo su come tutto ciò è avvenuto.
A vent'anni probabilmente avrei giudicato ipocrita il mio comportamento.
Domanda: Perchè non scrivere direttamente sul blog invece che privatamente?
Risposta della 52enne: Per rispetto!
Mamma mia! So che sto infilandomi in un ginepraio!
Cos'è il rispetto?
Anche solo la pronuncia della parola "rispetto" .. suscita rispetto. Ri-spe-t-to. Viene naturale scandire e enfatizzare.
Quando parliamo di rispetto diamo per scontato che sia positivo e onorifico.
Spesso confondiamo il rispetto con la buona educazione, la gentilezza.
Ho mandato il messaggio privatamente per rispetto o per gentilezza? Ho rispettato o ho voluto comportarmi in modo corretto?
(Come potete ben vedere mi adeguo al disordine cronologicamente ordinato del blog e partendo da questo argomento espando le mie riflessioni a argomenti altrove, ma sempre in questo blog, trattati.)
Ho rispettato? Sono stata corretta e gentile? Sono stata ipocrita?
Rivedo la mia precedente risposta e ora, alla domanda "Perchè non scrivere direttamente sul blog invece che privatamente?", forse risponderei "Mi par poco gentile fare critiche (non richieste) pubbliche".
Ma rimane irrisolto il dilemma sul rispetto.
Chi è meritevole di rispetto?
Io credo tutto. Non rispettereste forse le proprietà fertilizzanti del letame? E riguardo gli uomini? Abbiamo forse il diritto di non rispettare chi ha sbagliato? Per un assassinio può essere prevista una pena, ma noi, possiamo forse ritenerci in diritto di privare del rispetto qualsiasi persona?
Il rispetto si deve?
Non credo. Il rispetto ci deve appartenere.
Essere parte di noi come lo sono le gambe, il fegato, i pensieri.
Ritengo che parlare del rispetto della condizione femminile sia superfluo, così come lo è parlare del rispetto dei diritti dell'uomo.

Ma perchè dovremmo mancare di rispetto?

savio ha detto...

Rispetto rispetto a che…? E il petto è dove batte il cuore o dove batte l’aria? Oppure è un decimo, appena un decimo, di rischi-Lo sai o no? È il ri-spetto in senso etimologico che mi dà il dizionario “guardare di nuovo” e chi guardo allora? Guardo te o guardo me? O guardiamo Ennio tutti e due?
Da uomo, da vero maschio quale sono, dico allora: Cristina Soraggi rispetto alle… come dire… massime turbazioni mentali portiamo rispetto. E godiamoci il blog. O no?

Cristina Soraggi ha detto...

- Rispetto al rispetto! Ovvio! ... Credo!
- Dal petto si diramano gli arti che fendono l'aria, mossi dall'energia del cuore, elemento anarchico che, nel corpo umano, è rumoroso e irrispettoso delle simmetrie.
- Rispetto=Riguardo? No, il riguardo è più ossequioso del rispetto, quasi mafioso, e non si dice "Riguardo per i diritti umani". No no ... il senso etimologico viene sopraffatto dall'evoluzione.
- Tu sei libero di guardare chi vuoi .. anche Ennio. Io sono libera di chiedermi o di non chiedermi cosa vedi.
- Da essere, da vero bruscolino in un infinito infinito quale sono, ti dico: Savio ha detto ..., hai ragione!
Godiamocelo!
Ma perchè? Non ce lo stiamo godendo?
Piacere! Cristina Soraggi.

Ennio Valtergano ha detto...

Savio cosa succede?
Per la prima volta sei criptico ed è difficile, almeno per me, decifrare il tuo pensiero.
Se tu e Cristina (Soraggi) volete guardarmi, fate pure, ma suggerirei di mettervi al riparo dalle "turbazioni mentali" che la mia immagine verdastra potrebbe provocare.
Mia pare poi che anche Cristina si lasci avvolgere dalle spire delle considerazioni, più che astratte, eteree.
Ma forse sono io a non saper leggere come si dovrebbe. O forse, assai più banalmene, sono semplicemente appannato. O no?
Con affetto.

savio ha detto...

sono cosa? con le donne non mi era mai capitato...

Cristina Soraggi ha detto...

A domanda rispondo. Cercando di adattarmi allo stile.
Non era un gioco? Ho giocato!
Savio, ma ti è capitato solo con me? E' un complimento? ^_^
Comunque ... sentite qua:

(da I Catari di Malcom Lambert)
"Il vescovo di Soissons, posto di fronte al fatto di affrontare i contadini di Bucy-le- Long accusati di eresia, nel 1114, si trovò in difficoltà. Per quanto rilevasse alcune devianze, interrogandoli sulle loro convinzioni trovò che avevano risposto in modo perfettamente cristiano. Si risolse a invocare il giudizio del cielo facendo ricorso all'ordalia [n.d.Cristina: sport estremo - spesso imposto - dell'epoca - se sopravvivevi eri innocente] per mezzo dell'acqua; mentre si facevano i preparativi, chiese aiuto a Gilberto di Nogent, cui affidò un ulteriore interrogatorio [n.d.Cristina: trovo scritto "un'ulteriore" - svista?]; ma questi si rivelò a sua volta incapace di comprendere le loro vere convinzioni, e si persuase che lo stessero ingannando. Uno degli accusati non superò l'ordalia e venne dichiarato colpevole; un altro confessò; altri due presunti eretici che erano venuti ad assistere all'ordalia vi vennero a loro volta sottoposti. Ma il vescovo non si sentì ancora in grado di infliggere una pena e insieme a Glberto si recò al sinodo a Beauvais dove si consultò con altri vescovi sul da farsi. In loro assenza, , la folla penetrò in prigione e bruciò i detenuti."

Per certi versi mi sembra di rileggere "La Signora del Borgo" [n.d.Cristina: che è scritto meglio e con le virgole al posto giusto].
Il popolo è il peggior linciatore di sè stesso?
Anche Giselle ha una nemica popolana, anche nel libro ci sono innocentisti e colpevolisti pronti a godersi il rogo.
E mi chiedo perchè, sebbene i millenni scorrano, il filo conduttore sia la sete di punizione e di sangue.
Sebbene i millenni scorrano il filo conduttore è la paura di ciò che ci additano come diverso.
I "vescovi" tentennano, ma il popolo è sempre istigato all'odio e alla violenza. E quali sono le vittime migliori se non i diversi? Quelli che ci strappano dal nostro quotidiano comodo torpore. Quelli che minacciano la sicurezza dei nostri pensieri più che dei nostri corpi.
Mi colpì una domanda fatta in un filmato dei fatti di Rosarno. Un ragazzo nero si scagliava con finta violenza verso una donna che stava sulla soglia di casa. Forse dava un calcio a qualcosa. Il gesto non era importante perchè si capiva che non c'era un malevolo intento. Ma quella domanda urlata ce l'ho ancora nelle orecchie: "E ora? Ti faccio paura?"
I millenni scorrono ma il bestiale che c'è in noi prevale sempre ed è il sangue che vogliamo quando abbiamo paura.

Cristina Soraggi ha detto...

Noto adesso che una piccola parte di testo è stata soppressa, forse perchè era tra parentesi acute, quelle accanto allo "shift", per intenderci.
La riscrivo perchè è una parte importante:

In loro assenza,"temendo che il clero si sarebbe dimostrato troppo mite", la folla penetrò in prigione e bruciò i detenuti.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina, eccoti di nuovo navigatrice inquieta di un blog deserto (o quasi). Sarà stata la tua critica a indurre gli amici a preferire di osservare gli eventi mimetizzati fra le dune sabbiose? Non credo...
Sul significato della parola "cataro" e sulle vicende di coloro che in essa si riconoscevano potrà essere esaustivo il nostro Prof, come sempre, del resto.
Per parte mia non posso che osservare che a far paura è sì la diversità, ma solo quando questa minaccia da vicino le strutture sulle quali si articola il nostro equilibrio quotidiano, o per lo meno quando si ritiene, a torto o a ragione, che tale minaccia sia concreta.
Il problema che tu poni, quello sulla diversità e sulle paure che essa sucita, è sicuramente un argomento che non si presta a soluzioni banali e sarebbe interessante che su questo si confrontassero le opinioni degli amici del blog... Deserto permettendo!

Cristina Soraggi ha detto...

Addentrandomi nell'argomento Catari (e nel libro che sto leggendo si fa una premessa di ciò che sono state le eresie prima del 1000 e come poi siano continuate o cambiate) noto che però il meccanismo è sempre lo stesso: l'emergere di voci che si distaccano dalle dottrine riconosciute anche solo per variabili spesso insignificanti e, immediatamente, dall'altra parte, la demonizzazione, l'associazione delle divergenze a supposte perversioni (orge, bambini sacrificati, bevande a base di sperma, etc etc).
Oggi, nel 2010, accadono le stesse identiche cose. Gli omosessuali vanno "contro-natura". Gli islamici sono tutti integralisti che praticano infibulazione e lapidazione, i Rom rapiscono i bambini e stuprano e avanti così.
Leggevo l'altra sera il commento dell'Ispettorato del Congresso Americano sugli immigrati italiani negli USA del 1912 e mi scappava il sorrisetto tra l'ironico e l'amareggiato.
“Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane ... Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro ...."
Quando un'etnia o una corrente di pensiero tenta di mescolarsi ai "giusti" .. ecco che immediatamente ci si concentra sulla relativa perversione prevalentemente sessuale.
E qui mi chiedo: perchè esiste questo automatico legame tra cultura (diversa) e sesso? Perchè il meccanismo, nei secoli, è sempre lo stesso?

Cambio argomento e aggiungo un particolare emerso dal mio approfondimento sui Catari. Sono state le Dame mogli di certi Signori, le più convinte divulgatrici di tale "eresia".
Mentre leggevo rivivevo "La Signora del Borgo" perchè ritrovavo nelle parole di Malcom Lambert lo stesso tipo di pacata e discreta catechizzazione, passata dolcemente da dama a fanciulla, che ho percepito leggendo delle protagoniste del tuo romanzo, caro Ennio.
E ora smetto .. pregate che finisca presto questo interessante libro .. così non vi assillerò più con le mie storie eretiche.

prof ha detto...

Si teme sempre ciò che non si conosce perché questo ci costringe a integrare informazioni nuove che cambiano l'assetto precedente a volte in modo anche profondo. Da qui l'autodifesa, a volte anche violenta, verso quanto contraddice le certezze in materia di religione, politica, società, tradizione. Il sesso, quale forza travolgente della natura, apre il contatto a una dimensione diversa e quindi alla possibilità di un rimescolamento profondo che accelera i tempi e facilita l'integrazione, nonché il superamento delle paure... Ma le donne, da sempre più aperte interiormente, chiudono le porte a un'esperienza che per loro è anche fisica nel momento in cui il loro ventre diventa ricettacolo di impressioni e - nel caso - di materializzazioni imposte. Da qui lo scontro e, spesso, lo stupro. Sempre e cancora da qui l'istinto animale di difesa della famiglia che cambia con i nuovi accoppiamenti...

IlRosso ha detto...

Messori scrisse alcuni anni orsono un libro per difendere i poveri crociati che massacrarono i Catari i quali, per contro, praticavano la forma più rigorosa di non violenza, astenendosi dall´uccisione sia degli uomini sia degli animali. (Alcuni contadini impiccati a Goslar nel 1051, fra le prime vittime della repressione cattolica, furono accusati di eresia e condannati solo per aver rifiutato di un uccidere un pollo...)
I cattolici non sono mai stati perseguitati da loro: in compenso il 22 luglio 1209 i cattolici li sterminarono perché questi 'eretici' avevano rifiutato di consegnare ai crociati altri duecento sospetti di cui il vescovo Renaud de Montpeyroux aveva provveduto a stilare la lista. I Catari erano fedeli ai propri principi di tolleranza e i cattolici - che a dispetto del nome tolleranti sono stati solo con i loro pedofili - alla illuminata guida del legato pontificio: Arnaldo Amalrico in risposta ai suoi uomini che gli chiedevano che cosa fare della popolazione, in maggioranza cattolica: «Uccideteli tutti - disse - Dio riconoscerà i suoi» (vedi Cesario di Heisterbach, nel suo Dialogus miraculorum scritto fra il 1219 e il 1223). La frase celebre riprende la lettera a Timoteo da parte di San Paolo - II lettera Insieme con Amalrico l´altro legato pontificio Milone scrisse al papa per riferirgli l´accaduto (volume 216 della Patrologia latina): «La città di Béziers fu presa e, poiché i nostri non guardarono a dignità, né a sesso, né a età, quasi ventimila uomini morirono di spada. Fatta così una grandissima strage di uomini, la città fu saccheggiata e bruciata: in questo modo la colpì il mirabile castigo divino».
Al Museo del Prado di Madrid è conservato un dipinto di Pedro Berruguete su San Domenico e gli albigesi... Questo pittore fu al servizio dei Montefelto di Urbino alla fine del XV secolo e contemporaneo della nobile Eliside e della talentuosa Giselle... che Ennio ci ha presentato.

Il Rosso ha detto...

P.S. Spero di non essere stato troppo 'colto' per i lettori del blog...

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi di nuovo, pronto a sdebitarmi dei riscontri arretrati.

Per Savio
Leggo testualmente dal Gabrielli (Grande Dizionario Illustrato della Lingua Italiana: "criptico - in anatomia..., detto di organo che presenta una superficie anfrattuosa con formazione di cripte". A te, caro Savio, il compito di tirare le conclusioni. Per parte mia posso capire perché con le donne non ti era mai capitato... D'altronde, "criptico", oltre al significato di "indecifrabile", possiede anche quello di "nascosto", ergo...

A Prof devo confessare in tutta franchezza che non ho ben compreso l'ultima parte del suo intervento, là dove afferma "...da qui l'istinto animale di difesa della famiglia che cambia con i nuovi accoppiamenti..."
Concordo, ma questo credo sia acquisito, con la capacità attribuita alla forza sessuale di propiziare l'accesso a una dimensione della quale la donna detiene e custodisce serratura e chiave, entrambe non suscettibili di essere carpite con la violenza.

All'amico Il Rosso un grazie per le precisazioni storiche (ne sarà lieta soprattutto la nostra Cristina Soraggi).
Per quanto riguarda il poscritto (divertente e provocatorio), devo dire che, pungolato dalla nostra ipercritica e più recente acquisizione, sono andato a rileggermi post e commenti potenzialmente "incriminabili" e devo ammettere che non mi sono sembrati poi così impossibili anche se, di tanto in tanto, vi si possono cogliere alcune "impennate" liriche, cosa per altro che non disturba affatto l'equilibrio complessivo del blog, ampiamente compensato dai tantissimi interventi "leggeri". Personalmente, ho trovato che quel tanto di "aristocratico" non nuoce al blog e alla sua democrazia, anzi lo caratterizza conferendogli variabilità e diversificazione.
Dunque, trattasi di vistosa retromarcia rispetto al contenuto della mia ultima replica? No, ma di revisione critica di posizione, quella sì. Vale tuttavia l'invito a fare in modo che il blog si mantenga su un livello di fruibilità esteso il più possibile, fatta salva - questo è scontato - la prerogativa di ciascuno di esprimersi secondo la propria natura e il proprio stile.
Se no, che democrazia sarebbe?

prof ha detto...

In origine la cripta era una galleria che riceveva luce da due finestre ed è passata alla storia come grotta ma ciò che trovo più interessante è la criptonite di Superman: lì questi isotopi - in molteplici forme allotropiche - interferiscono col processo fotosintetico dell’eroe, che appare come batteria vivente in grado di assorbire radiazioni elettromagnetiche emesse dalle stelle gialle. Nel ritenere possibile il fatto in un domani post fine del mondo 2012… (e sperando nella benevolenza di Ennio per questa impennata più scientifica che lirica) porgo il più sincero good night con augurio di una fruttuosa settimana di post a tutti i frequentatori del democratico salotto del nostro.

Ennio Valtergano ha detto...

Prof, troppo simpatico!
Questa sera sveliamo un lato insospettabile del nostro amico, in veste fantascientifica più che scientifica. Del suo Superman io ricordo con nostalgia la versione nostrana di Nembo Kid, eroe indistruttibile, salvo che per gli effetti deleteri della kriptonite, appunto.
Mi preoccupa invece l'allusione di Prof alla fine del mondo, perché se ci crede lui v'è da pensare che la previsione non sia poi tanto campata in aria. O no? Io auspicherei che Prof, abbagliato dalla luce gialla come Superman, abbia subito un'allucinazione pseudo profetica ma senza alcun fondamento. Mica per altro: sarei dispiaciuto per l'avvenire del blog e dei suoi frequentatori.
Per il resto, caro amico, la benevolenza mia è scontata.
E quella di altri? O di altre....?
Mi unisco comunque all'augurio di buona settimana a tutti i salottieri, democratici e aspiranti tali.

savio ha detto...

allòtropo [al'lɔtropo]
s.m.

1 sm
{chimica} elemento o composto che può assumere forme diverse e manifestare proprietà fisiche e chimiche diverse

2 sm
{linguistica} parola che ha lo stesso etimo di un'altra, pur avendo forma diversa

Dopo aver trovato il senso nel dizionario online ho deciso che a me le isotope vanno bene allotropiche e che la cripta (organo con superficie anfrattuosa) è sinonimo di isotopa.
All’uomo Vergine impossibile trovare la correlazione. Quanto a me sono criptico (lo dice Ennio il grande)e non sono Vergine.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, mi hai fatto vincere una seconda scommessa, anche questa giocata in famiglia e sul tenore della risposta che avresti dato.
Dunque, salti con inimmaginabile disinvoltura dalla chimica alla linguistica per arrivare dove? Alla "isotopa", variante al femminile (inesistente) del termine "isotopo".
Come dire, dall'atomo al roditore, o meglio alla roditrice in invarianza di configurazione. Né la tua arditezza si ferma qui: ti avventuri nelle insidie anfibologiche(a doppio senso) della specie roditrice - qui la corrispondenza è davvero topica - per scovare sinonimi a te solo possibili nella loro valenza semantica.
Dal canto mio, resterei volentieri alla criptonite delle divagazioni fantascientifiche di Prof, lasciando a te la cripta e la sua forma allotropica equivalente e sinonima (l'isotopa). Per altro, a voler restare nell'ambito di un'etimologia da diporto (onde evitare che le antenne di Prof si arriccino irreparabilmente), il termine "isotope" potrebbe voler indicare "stesse tope", nel senso che forse "una topa vale l'altra".
E' questo il tuo pensiero di criptico proteso verso ogni organo con superficie anfrattuosa?
Facci sapere tu a cui, per essere criptico contaminato e non più intatto, è ancora possibile trovare la correlazione.
Come sempre il tuo " Ennio il grande".

Cristina Soraggi ha detto...

Devo dire che avete un po' ridimensionato l'altissimo livello. Ho capito pure io (!!!) e ve ne ringrazio. Era abbastanza chiaro anche il divagar fantachimicoscientifico del prof , sbrigativo sui Catari, quasi annoiato, ma molto preparato e ipervitale nello scatenamento sull'effetto fotosintetico di Superman.
Io che amo l'action, solo talvolta, nei film e nei telefilm americani, propendo per lo statico Archimede Pitagorico che agisce nella statica Paperopoli. Topolino è già troppo noir e SuperPippo mi dà le vertigini.
Cribbio però come vi siete tutti piccati, ragazzi!
E meno male che poteva essere anche un complimento dichiararvi troppo eruditi per il mio cervello e i suoi vuoti.
Non oso pensare le frecciatine se vi avessi posto la questione in questi termini:
"Caro Ennio,
trovo che le persone di questo blog siano un po' troppo ampollose, sprizzano nostalgia del dolce stil novo da tutti i pori. Si avvolgono nelle calde trame di una forma linguistica arcaica. Calzano soffici pantofole di perifrastiche.
E invece il linguaggio, nel frattempo, tra una russata davanti alla tv accesa e un selvaggio utilizzo del telecomando, ha subito un'evoluzione.
Più scarno, più English, più ciber, più rivolto al melting pot internazionale, globale e quindi più diretto e esplicito, anche più bugiardo.
In parole povere: siamo nel 2010!!!!"
Ecco .. se la mia lettera a Ennio fosse stata questa mi avreste sdegnosamente posta sul rogo in quanto eretica e irriverente?

Comunque pensavo che la permalosità fosse un'isteria femminile .. toh .. vado a ricredermi.
Persino il mite Valtergano, ritrovato il branco, rivede le sue ammissioni di colpa e si fa più baldanzoso.

E ora che vi ho un po' maltrattati son qui che sorrido e vi guardo, tutti, con immensa simpatia ... tendo addirittura all'affetto.

Grazie per le vostre risposte, interessanti e intelligenti.

Sogni d'oro a tutti.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina Soraggi.
Eccoti saltar fuori, puntuale, da dietro al divano dove, acquattata e sorniona, te ne stavi a osservare le permalose reazioni del "branco ritrovato" (specificare a quale specie animale ti riferisci servirebbere a togliere dalla dolorosa situazione di tragica disidentificazione zoo-etnica me stesso - in quanto presunto individuo alfa - e tutti gli altri amici, anch'essi presunti componenti di un raggruppamento (branco?) che fino a poco fa riteneva di frequentare un crogiolo (melting pot?) di idee, riflessioni e confronto; alla peggio un salotto e non un... che cosa? prateria? savana? spelonche e anfratti rocciosi? (Savio, per favore, non intendere male!)
Non hai motivo di ricrederti sull'isteria femminile che tu, per sola pertinenza di genere, hai il privilegio di conoscere, privilegio negato invece per natura all'altro genere che, non per questo, è immune dalla permalosità e, dunque, dagli eventuali maltrattamenti conseguenti.
Ma veniamo al lato serio della faccenda.
Se tu avessi posto la questione per come l'hai in effetti posta (converrai che il "se" ipotetico è un monosillabo che poco si presta a dissimulare l'alibi del non voler dire dicendo), non saresti stata posta sul rogo ove arrostire le eretiche irriverenti anche perché - è mia personale opinione basata sul pochissimo che ti conosco - v'è da presumere che davanti a te le fiamme si sarebbero ritirate timorose. Invece è interessante - e curioso - notare come tu castighi parte del modo di interloquire del blog ricorrendo a un modo che poi non è troppo dissimile: le "calde trame di una forma linguistica arcaica" e le "soffici pantofole di perifrastiche" sono ricercatezze atte a suscitare l'invidia dei più intransigenti alfieri dello stile rococò (sempre per Savio: nulla a che vedere con i "roccocò" della tradizione natalizia partenopea). Perciò, altro che nostalgici del dolce stil novo, non ti pare?
Vedremo nondimeno di restare di alcuni gradini più sotto rispetto all'altissimo livello così severamente incriminato e tuttavia vorrei ancora chiederti: che tu ci guardi "con immensa simpatia" è senz'altro bello, ma è proprio necessario "maltrattarci" per farlo?
Grazie per le tue osservazioni, interessanti e intelligenti e restiamo in attesa di ritrovarti vispa e pimpante al tuo risveglio da sogni altrettanto d'oro.
A presto, allora, e con affetto sincero, mio e credo di tutti.

Cristina Soraggi ha detto...

Son qui che me la rido e ho sorriso e riso per tutta la lettura. Col cuore felice.

La parte che ho maggiormente apprezzato è stata quella delle fiamme impaurite .. ovviamente.

Ah che bello Ennio! Così mi piaci! Guerriero!

E se non maltrattavo veniva fuori questo aspetto vivo e soprattutto vitale, questo cipiglio, questa ironia un po' cattivella ma pur sempre esilarante, questo sfogo che viene direttamente dall'anima, questa scrittura che che ho letto con un compiaciuto brillio negli occhi e un largo sorriso nel cuore?

Cosa non deve fare una donna per godere dei piaceri che un uomo può dare!!!!

Anche la carogna! Perdinci!!!!

Ok .. però vorrei ora spiegarti che non puoi ridurre a atto di "vigliaccheria" quello che invece è stato un processo mentale molto vissuto e pensato. Mi riferisco all'ipotetica usata per dire senza dire.

La lettera a Ennio numero 2 in realtà avrebbe potuto essere la numero 1.

Il punto di partenza.

Sono dell'idea che troppo spesso attacchiamo di getto, o, come è più moderno dire, di pancia e non riflettiamo mai sulle motivazioni altrui che creano altrui attenuanti e giustificazioni.
Attacchiamo e dove cogliamo cogliamo.

Ora, quella famosa sera in cui ho provato quel vasto senso di frustrazione nel leggervi, la prima reazione è stata più stizzita e volgare (ero frustrata!!!). E' brutto non capire.

In quei primi momenti le calde trame di una forma linguistica arcaica era un "Miiiii come se la tirano questi!!!!", le soffici pantofole di perifrastiche erano ... scusa il termine terra terra .. seghe mentali.
Questa è stata la prima reazione ... da frustrata!

Poi ho incominciato il processo di auto-contraddittorio che, di solito, cerco di creare quando tendo a essere troppo "gretta", dissacrante, polemica, antipatica. Quel processo che tende a mitigare le mie frustrazioni e le loro conseguenti impennate di acidità.

La fase di raffreddamento, decantazione, chiamatela come volete.

La seconda versione avrebbe potuto essere la lettera numero 2.

Non nego che sia stata mia, almeno per qualche minuto, e infatti l'ho espressa.
L'hai trovata altrettanto nostalgica del dolce stil novo, tendete al rococò, perchè voleva essere anche un pelino satirica.
Ma non andava ancora bene.

Colpa vostra se io non vi capivo? Democratico pretendere di cambiare lo sile del blog? Equilibrato attaccarvi su un vostro pregio spinta dal risentimento per un mio difetto?

Il processo è andato avanti e, ragionamento dopo ragionamento, valutazione dopo valutazione, ammorbidimento dopo ammorbidimento, quando ormai ero ridotta a qualche livello sopra il "fate di me il vostro zerbino" (che io, che spavento le fiamme, non potrò mai raggiungere), è uscita fuori la lettera numero 1. Sintesi di un insieme di cose non dette perchè elaborate e, a parer mio, migliorate.

Le cose che ho scritto le ho pensate tutte.
Hanno avuto un prima e un dopo, non sono uscite nella loro esatta cronologia.
Nessun non detto per dire. Nessuna vigliaccheria.

Non sarei qui a dibattere con un branco ben coeso quale il vostro. No? ^_^

Quale animale? Facciamo Homo sapiens? Non ci sta a pennello?

Riguardo al "presunto individuo alfa" .. ehm ehm .. in astronomia la stella alfa è la stella più luminosa di una costellazione .. wow .. Ennio!!!! E basta tirartela!!!
Ehehheheh .. su su che non sono così cattiva!
Ma se volete che non provi simpatia e affetto .. bè .. proverò a trattenermi.

Buona notte cari.

Dal divano è tutto.

prof ha detto...

Locke e Condillac partivano dall’idea che ciò che è nell’intelletto una volta era stato nei sensi . Quindi le seghe mentali possono anche avere un bell’effetto se si sceglie come amante una bella idea.
Bella penna la Signora Cristina in visita frequente al salotto del nostro Ennio. Come nel più fluente femminile il mondo suo interiore è la lente da cui guarda all’esistente: lieto quindi di contribuire all’apertura di qualche finestra; grato quindi per l’accoglienza nella sua dimensione oltre la porta che ogni donna rappresenta anche a sua insaputa.
Confesso nondimeno di non apprezzare il branco perché maggiormante attratto dall’idea di una umanità UNA che si fa specie ad ogni pensiero. Consiglio quindi l’elaborazione di pensieri sempre preziosi e facitori di bene. Così che lo stil novo sia dolce e la dolcezza dello stile sia rinnovamento.
Sogni d’oro Europa.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Cristina Soraggi.
Nessuna attribuzione di vigliaccheria, ma un modo per far sì che ti scoprissi (oddio c'è Savio che legge!)per farti venire fuori e integrarti nel "branco". Operazione riuscita solo in parte, con quel distinguo ("branco coeso quale il vostro") che resiste con tenacia.
Questo blog è bello ( opinione mia) proprio per lo stile che lo caratterizza, che non è solo quello del dolce stil novo, ma quello di Cristina (la giovanissima), Sciacca, Milascolano, Savio, Marsilda, Madame e i tanti, tantissimi che vengono, vanno, a volte ritornano. Come "Le nuvole" di De André.
Ciascuno arriva e si esprime per ciò che è e ciò che sente. Io avevo chiesto e chiedo l'osservanza di un'unica regola: non attaccare le persone ma confrontarsi sulle idee e sui problemi. Tutto il resto è ammesso. Mi fu detto, all'inizio del blog, che non potevo pretendere di dettare le regole agli ospiti che venivano a trovarmi. Non ricordo cosa risposi, ma resta un fatto: la porta del blog è aperta a tutti, per entrare e per uscire. Anzi, la porta l'ho tolta del tutto, così da evitare che qualcuno decida di uscire sbattendola.
Tu sei la benvenuta. La benvenuta con la tua sincerità, la tua genuinità, la tua intelligenza e, perché no, le tue provocazioni squisitamente femminili e, proprio per questo, amabilissime.
Buona notte a te, cara.

Ennio Valtergano ha detto...

L'idea è condivisa, Prof. Quando non vi è separazione non vi è più neppure un "branco" e soprattutto non vi è più ragione che ne esista una nel momento in cui la specie intera si fa UNA.

Cristina Soraggi ha detto...

Mi sto integrando alla grande. ^_^

In quanto al branco abbiamo giocato un po' sul luogo comune. Ma non c'è catalogazione vera e propria. Siamo esseri.

Pensierino della notte: qual'è l'opposto di "femminile" ... "maschile"? Possiamo aggiungere "mascolino"?

Arriva anche a voi la percezione dell'uso completamente diverso che si fa di queste parole?

Si dice spesso quanto sia femminile una donna, ma non si dice mai quanto sia maschile un uomo. Si preferisce virile (esiste l'opposto di virile?), macho.

Mentre si usa spesso "mascolino" ma quasi mai "femminino".

Una donna può essere mascolina, ma un uomo generalmente può essere effeminato (non femminino).

Strana questa divergenza di opposti.

Sicuramente le parole hanno un peso specifico. Ma qual'è la variabile di questo particolare caso?

Notte!

Madame ha detto...

Non sono mai stata attratta dall’idea di branco ma apprezzo quella di umanità in senso lato e di specie in senso umano. Confortata da diverse belle presenze femminili come apebottinatrice e cristinasoraggi torno a manifestarmi tra i frequentatori e colgo l’occasione per segnalare che in Piemonte la masca è come la vaina o la borda toscana, donna dotata di poteri soprannaturali. Le masche si trovavano presso i castagneti e facevano opera di maschio (da cui il nome) usando le loro bacchette di cera per incidervi la volontà capace di agire a distanza. Alla loro morte si tramandavano un gomitolo avente funzione di libro del comando. Si dice infatti che potessero leggere nelle cose future come se la sequenza del tempo (solitamente dipanata in filo) nella loro capacità di percezione non fosse che gomitolo in cui convivono passato presente e futuro. Veggenti e capaci di comandare al tempo atmosferico vennero falcidiate dall’Inquisizione che con loro fu meno mite di quanto non fu con la Giselle del nostro ospite. Il 29 settembre del 1472 a Forno Rivara vennero arse tre donne sul rogo, mentre nel 1474 altre due furono bruciate vive a Prà Quazzoglio con l'accusa di aver operato incantesimi e stregonerie. A Rivara, sempre nello stesso periodo, vennero accusate di stregoneria altre cinque donne e a Ciriè altre due vennero accusate per la medesima ragione, sottoposte a torture o esorcizzate.
La parola femmina invece deriva dal greco (produco il latte / PHYO THEMENE) ed evidentemente non può appartenere al genere maschile.
Au revoir.

Ennio Valtergano ha detto...

Qual gradito ritorno, Madame!
Una bella presenza femminile, la tua, che si aggiunge alle altre che di tanto in tanto attraversano il blog come scie luminose di meteore.
Eppure sarebbe auspicabile poter registrare, negli interventi, un'inversione della polarità prevalente e ascoltare con maggior frequenza la voce del femminile.
Ma così non è e resta la sensazione, almeno per quel che mi riguarda, di un femminile non assente ma celato, spesso presente e attento.
Giudicante sempre.
Talvolta atteggiato a un sorriso bonariamente comprensivo, altre volte, forse il più delle volte, compreso in sé stesso, distaccato e disincantato nella severità della valutazione.
Interessante, anzi stimolante, la questione delle masche. Ne sentii parlare decenni fa, appena giunto in Piemonte, alla stregua di leggende popolari di second'ordine. Vedo invece che gli spunti da te offerti aprono a una dimensione rilevante, specialmente per la parte simbolica - e non solo quella - che vi è sottesa.
Di sicuro un argomento da approfondire.
Grazie.

cristina ha detto...

Benvenuta anche all'altra Cristina! Da uno studio della rivista scientifica Proceedings of the Royal Society è emerso che nei Paesi dove le condizioni di salute generale sono migliori, le intervistate dichiarano di preferire volti dai tratti più dolci, femminei. Viceversa, zigomi alti, mascelle marcate e fronte bassa sono tratti che attraggono di più le donne che vivono in comunità dalla salute più precaria. L'uomo dall'aspetto più virile rappresenta la garanzia di un robusto corredo genetico, qualità importante in condizioni di instabilità della vita. Ma quando l'ambiente circostante offre maggiori certezze e stabilità, le cose cambiano. Un uomo dai tratti più dolci e femminili si presenta come potenziale compagno di vita, più sensibile e per questo propenso ad occuparsi dei figli. Insomma l’uomo femmineo (non “effeminato”) sarebbe tipico delle società più evolute.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina, la notizia che porti è di sicuro interesse sotto il profilo antropologico, ma lo è anche da un altro punto di vista che provo a sintetizzare con delle domande.
Posto che le condizioni generali di una collettività sono in grado di determinare i comportamenti dei singoli individui che la compongono (nel caso specifico l'assunzione di questi o quei canoni estetici), se l'essere - individuale o collettivo - si rendesse libero da ogni condizionamento o necessità, come si modificherebbe la sua capacità percettiva e, per conseguenza, il suo modo di rappresentare la realtà? E quali sarebbero le ricadute sul piano del comportamento individuale e collettivo?
Infine, e per restare in linea con la tua ultima asserzione, l'evoluzione è o non è uno stato di emancipazione dalla necessità, qualunque essa sia?
Vi è qualcuno, nel blog, che intende portare qualche contributo aggiuntivo?

prof ha detto...

Questa volta mi devo dichiarare lievemente dissenziente dal nostro Ennio... o magari solo concentrato su un diverso aspetto. L'evoluzione non potrà a mio parere mai essere emancipazione dalla necessità in quanto la necessità - magari a livelli diversi -è il principio femminile che governa l'esistente. Vi è, a parer mio, un'alchimia sottile che fonde confonde e diffonde gli elementi del cosmo e in questa alchimia la necessità è il collante o fattore di aggregazione.
Sono nondimeno convinto che la necessità più grezza sia da superarsi in favore di un sociale senza più schiavitù rispetto alle pulsioni sessuali, omicide, divoratrici e via dicendo. Resta il fatto che da una necessità si passa a un'altra e se l'uomo acculturato ha bisogno di leggere e informarsi, l'uomo spiritualizzato di raccogliersi e meditare, l'uomo del futuro avrà bisogno di intelligere per agire nell'ambito di un ordine più ampio.
Buona domenica.

Ennio Valtergano ha detto...

Intendevo la necessità come condizione di costrizione e di impedimento all'esercizio della libertà di scelta; come condizionamento origine di abitudini e comportamenti, individuali e collettivi; come vincolo allo sviluppo della consapevolezza.
Sono convinto che il superamento dei primi gradini dei bisogni (quelli della scala di Maslow, per intendersi) non sia sufficiente per emanciparsi definitivamente e compiutamente da quanto fa da ostacolo alla crescita dell'essere. La nostra materia - e l'intelligenza attraverso la quale si esprime -è ancora e soprattutto asservita agli stimoli sensoriali esterni e interni ed è ancora di là da venire, per l'umanità come specie, l'alchimia capace di trasformare il piombo greve delle necessità immediate della vita individuata nell'oro della consapevolezza di far parte integrante e integrata di una vita UNA in un Universo UNO.
Condivido perciò pienamente l'idea che, in tale prospettiva, si ponga una necessità che forse non è più tale, ma è Legge, e si possa -anzi, si debba - interagire nell'ambito di un ordine più ampio.
Mi associo volentieri agli auguri di buona domenica dell'amico Prof.

milascolano ha detto...

La notte tra il 25 e il 265 ottobre la Luna sfiorerà le stelle più brillanti delle Pleiadi... Osservare il cielo aiuta a superare l'idea delle nostre necessità e forse ad avvicinarsi alla Legge di cui parla Ennio.
Buona settimana a tutto il blog e, ovviamente, al nostro Scrittore. Auguri per venerdì e sabato!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Milascolano, ci daremo appuntamento per quella notte, col naso all'insù, nuvole permettendo...
Grazie per gli auguri, si farà il nostro meglio.

apebottinatrice ha detto...

Mi ricollego agli ultimi post e in particolare al concetto di “necessità” che credo prof voglia identificare col “principio femminile che governa l’esistente” e, prima che esploda un’altra rivoluzione rosa in questo azzurro blog, mi faccio avanti facendomi precedere dalla bandiera bianca.
Una Sibilla mia amica un giorno mi disse più o meno così:
“La materia che si aggrega nelle infinite molecole della vita dando forma e sostanza a tutto l’esistente, è intelligente e conseguentemente estranea a qualsivoglia stato di necessità: persegue semplicemente il suo fine che è quello di riconoscersi Una, pur riflettendosi in una miriade di forme e di sostanze”.
Concordo perciò sul fatto che sia il femminile a governare l’esistente (se di governo vogliamo parlare), ma sono discorde sull’idea di prof che lo faccia come necessità: lo fa scientemente, perché in fondo l’amore, quale forza coesiva, è sapiente poiché è la scienza della luce.
Da qui la necessità, per l’uomo, del Femminile, una necessità dalla quale (e mi dispiace per Ennio che sia appella alla Legge, chiedendo giustizia) l’essere maschile non potrà mai emanciparsi, nemmeno nella prospettiva di un ordine più ampio.
Meglio guardar le stelle insieme a milascolano!
A presto Ennio, la mia amica Sibilla ti attende nel suo regno incantato.
Buona notte e buon inizio settimana a tutti.

Ennio Valtergano ha detto...

Rileggere Apebottinatrice è un piacere grande, anche quando si presenta con la bandiera bianca, ma annodata sulla canna di un bazooka puntato ad altezza d'uomo, anzi di... maschio. Per fortuna ci si accorge, ma solo dopo, che il colpo esplode una nuvola di petali di rosa...
Mi attrezzo per guardare le stelle, meglio che niente!

savio ha detto...

Tutti che quando stanno con una donna pensano... pensano... pensano...
Meglio pensare a fare.

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, fai pensare...

prof ha detto...

Dopo una giornata di faticoso viaggio, giunto nella nostra bella Europa anche se in quel della Germania vetusta e non di Roma madre, sono di volo anche fra voi per un saluto prima di farmi assorbire dagli impegni germanici. Dice la nostra sapiente Apebottinatrice che l’uomo non potrà mai emanciparsi dalla necessità del femminile e io mi dico convinto che la donna – e con lei tutto il femminile – vi veda l’Amore di cui è capace… LEI. Ho conosciuto, come tanti (non tutti) l’amore di una madre, di una figlia, di una nonna perfino ma, soprattutto, ho conosciuto l’amore di una Donna. Come me molti hanno conosciuto in parte questi amori, in meno TUTTI questi, i quali non sono che sfaccettature di un medesimo sentimento: infatti, l’uomo conosce l’amore della donna, ma la donna conosce l’Amore.
Quindi, per il mio pragmatico sentire, l’EN TO PAN è una necessità di cui il femminile è la porta, la serratura, la chiave e anche la necessità ineluttabile a ogni individuo legato alla propria forma continua quale è l’uomo.
Un caro saluto a tutto il blog e buone presentazioni a Ennio.

Ennio Valtergano ha detto...

Dagli Stati Uniti alla Germania, sempre in movimento il nostro Prof. Capisco perché il buon Savio avrebbe voluto fare da portaborse: con Prof non vi è da annoiarsi impegnato com'è a girare il mondo. Eppure lo ritroviamo attento e puntuale nel chiosare gli interventi che si avvicendano nel blog. Non rispondo per Apebottinatrice, né posso distrarmi dall'osservazione degli astri. Chissà che da loro non arrivi l'ispirazione per un terzo romanzo, dato che la revisione del secondo è in via di ultimazione.
Ringrazio l'amico Prof per gli auguri: Potenza mi attende. E dopo..., dopo si va nelle terre della Vetusta Nursia, in quello che un tempo fu il regno incantato della Sibilla. E chissà che non La incontri per davvero... Chi può mai dire!

Il Rosso ha detto...

In effetti la Germania presenta tanti elementi degni di nota... Ad esempio il Museo Archeologico di Berlino dedicato alla Magna Grecia è sicuramente il primo in Europa ma... anche Ennio potrà togiersi lo sfizio e visitare quello di Reggio Calabria: secondo solo a Berlino, bale la pena di una visita.
Buon weekend allo scrittore!

Ennio Valtergano ha detto...

Sono appena rientrato da Norcia... Vi racconterò poi come è andata sia nella splendida cittadina umbra sia nell'accogliente Potenza.
All'amico Il Rosso posso dire che prevedo una presentazione a Reggio Calabria entro la fine dell'anno (se le cose vanno per il verso giusto) e in quel caso vedrò di non mancare l'appuntamento col museo archeologico di quella città. Purtroppo ho appena intravisto quello di Potenza, ma conto di tornarvi nuovamente entro l'anno oppuro entro l'inizio del prossimo... e magari a cavallo tra la fine dell'uno e l'inizio dell'altro.
A prestissimo

savio ha detto...

Sentite buone. Sono stato a Eivissa nelle Baleari. A parte il salone delle auto ho visitato qualche bel posto ma …lascie tutte a vuje pecchè avite studià.
Ho portato un poco di cultura napoletana all’estero e hanno apprezzato. Pure se non l’hanno capita proprio tutta. Così dedico alle tue lettrici una «Canzone» di Cortese (Napoli 1570 – 1640).
Le figliole che n’hanno Ammore songo nave senza la vela so’ lanterne senza cannela songo cuorpo senza lo core
le figliole che n’hanno Ammore.
Le figliole che n’hanno amante so’ comm’arvole senza frutte so’ terrene sicche ed asciutte, che non fanno sciure ne chiante
le figliole che n’hanno amante.
Le figliole che n’hanno amice, sanno poco che cos’è bene quanno po’la vecchiezza vene s’asciarranno triste e nfelice
le figliole che n’hanno amice.
Zetellucce belle e cianciose mo gostate, che tiempo avite mo che tennere e fresche site
tiempo è cogliere mo le rose
zetellucce belle e cianciose.

prof ha detto...

Anch’io sono tornato alla mia dimora newyorchese dopo il Festival delle Luci e perfino una puntata alla Ballhaus trascinato da un amico. In tedesco la ‘jungfer’ o zitella nasce come produttrice di filo, termine che fin dal XIV secolo accompagna quelle che lavoravano le fibre tessili in casa. Poi, per estensione, jungfer diventa nel XVII secolo anche colei che manda avanti il mulino e intanto si occupa dei genitori anziani o dei bambini.
Oggi lavorano pure fuori ma è dalle donne – sale della terra - che il filo continua a provenire.

boiardo ha detto...

(…) le lor dame lasciavano a casa; né so se lor pensier sian fermi o vani, ché pur sta mal la paglia con la brasa; ma, da altra parte ancora, per amore lo animo cresce e più se fa de core.

biba ha detto...

grazie per essere venuto. Dal vivo hai una faccia ancora più simpatica e sai parlare molto bene.

Ennio Valtergano ha detto...

Savio fa piacere sentire che ti sei sradicato, anche se temporaneamente, dal suolo vesuviano e che sia andato in giro a esportare la cultura napoletana; ma in quanti pensi abbiano capito la tua canzone? Finale a parte, ovviamente, perfettamente in linea col savio-pensiero.

Prof, invece, vuole fare l'americano a oltranza, dopo la parentesi germanica e dopo che neppure il doppio filo delle jungfer è riuscito a trattenerlo più a lungo. Ci dovremo rassegnare a non sentirlo dall'Italia per lungo tempo?

Torna anche Boiardo e il suo Orlando, con i versi dei quali sentivamo la mancanza da un po' di tempo; versi che in parte si raccordano a quelli trascritti da Savio e che lasciano intravedere il rischio dell'eccessiva vicinanza al fuoco.

Biba invece mi sorprende e non poco. Noto che il giochino a rimpiattino persiste, sicché gli amici del blog vengono a smascherare di soppiatto, dimenticando quanto piacere farebbe a me stringere loro la mano... sempre che non lo abbia fatto inconsapevole dell'identità che stava dietro alla mano che stringevo.
Almeno mi puoi dire, Biba, se eri a Potenza o a Norcia?

Saluti cari a tutti voi e a Prof, come sempre, un saluto transoceanico.

Ennio Valtergano ha detto...

Buongiorno cari amici. Accade non di rado che mi trovi a rileggere i commenti che avete postato durante questi mesi, spinto dalla curiosità di comprendere come si dipana il filo delle tante considerazioni espresse e di individuare gli argomenti che in qualche modo fungono da punti di svolta. Così, l'attenzione è stata catturata da una citazione riportata da Biba il 17 giugno scorso e che mi piace riproporre alla riflessione vostra. Sono convinto infatti che in essa sia sintetizzata, come del resto osserva la stessa Biba, l'essenza del problema della donna di oggi, problema incentrato sullo stesso leit motiv che muove La Signora del borgo. Eccola:
“(Le donne) depredate delle eterne risorse del femminile profondo, della spontaneità e della naturalezza, hanno finito con il negare la loro essenza più autentica e la loro relazione con la natura, con le primordiali forze della vita, in cambio del denaro, del potere, dello “status”.
Lascio a voi, e particolarmente alle gentili ospiti, l'approfondimento di un tema così pregnante. Personalmente vi seguirò da presso, mentre vado a raccogliere un po' di spunti utili a caratterizzare il percorso di un anno di blog, argomento, questo, sul quale si articolerà il post di prossima pubblicazione. A proposito, vi siete accorti che abbiamo superato i diecimila contatti?
Buon fine settimana a tutti.

Il Rosso ha detto...

Ho visitato la Civica Raccolta d’Arte a Sassoferato e ammirato le opere di Pietro Paolo Agabiti (che non è da confondersi con il famoso Sassoferrato del classicismo europeo). L’Agabiti aveva lasciato la natia città per un fatto di sangue e… potrebbe essere lo spunto per il tuo prossimo romanzo?

Ennio Valtergano ha detto...

Buona domenica agli amici del blog e un grazie all'amico Il Rosso per l'intrigante segnalazione. Devo dire che la stesura del secondo romanzo è cosa compiuta già da qualche tempo (giusto ieri ne ho terminata l'ennesima revisione). L'idea potrebbe essere raccolta per il terzo o magari un quarto, sempre che la vena non si inaridisca ben prima.
Tra l'altro, devo convenire che il personaggio è interessante e pare anche che il fatto di sangue cui si fa cenno sia avvenuto poco prima della fine del 1400, intorno al 1498, ossia quando il nostro turbolento artista aveva circa 28 anni, dunque coetaneo di Giselle (con la differenza di un paio di anni) e comunque coevo ai personaggi del primo e del secondo romanzo.
Sì, confesso che la faccenda mi intriga non poco...

Rosa Pepe ha detto...

Ciao Ennio, come ben sai io considero il tuo libro un capolavoro, ti ho conosciuto personalmente a Potenza e mi dispiace non aver espresso alcune opinioni a riguardo, un pò per timore e un pò per mancanza di tempo.
Almeno per queste cose le opportunità non mancano e quindi lo faccio adesso.
Volevo dirti che del testo ho apprezzato l'esaltazione del femminino. Non credo che sia la parte femminile che è in te che ha ispirato tanto amore per le donne ma lo spirito di osservazione di un uomo intelligente e aperto.
Se fosse stato scritto da una donna sarebbe stato un libro per donne circoscritte ad un'unica realtà: madri, mogli maltrattate oppure donne sole.
Hai detto che la donna è la porta dell'universo perchè è madre e nel tuo libro non ti sei fermato al parto vero e proprio bensì ad un "essere madre" che va al di là. Ci sono personaggi come Eliside, Giselle, Corinda che rappresentano donne diverse.
La prima madre per vocazione, certo un pò "Dea" ma piano piano anche in lei si intravede l'umanità,in particolare quando manifesta preoccupazione ma lascia Giselle alle sue difficoltà perchè deve avvenire la crescita, poi c'è la stessa Giselle che va contro gli stereotipi del tempo e sceglie una strada diversa da quella che le donne seguivano in quel tempo, infine Corinda che madre lo è per natura e riesce a capire il fascino che un'altra donna può emanare su suo figlio.
Con dignità affronta l'umiliazione di aver sposato un uomo di cui sapeva ben poco, la difficoltà è maggiore per chi come lei porta il peso di un "nome"
Io penso dunque che sia un libro scritto da un uomo che è riuscito a cogliere nella donna un pò tutti gli aspetti.
Gli uomini li hai un pò troppo maltrattati, aspetto quindi con ansia il tuo prossimo romanzo per l'equilibrio.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta nel blog, Rosa.
Sì, ho avuto il piacere di conoscerti di persona a Potenza e di stringerti la mano con amicizia.
Quello che scrivi è perfettamente centrato ed hai colto quello che per una donna dev'essere naturale che colga: la multidimensionalità del femminile. Che per me è stata invece una scoperta progressiva, via via che mi lasciavo attrarre e assorbire da una dimensione senza tempo, eterna come può esserlo l'Amore, quello stesso che sostanzia l'universo e del quale, come tu riaffermi, la Donna è la porta.
Vero, ho un po' maltrattato gli uomini, ma converrai anche tu che è ben poca cosa rispetto a come gli uomini hanno maltrattato loro stessi per millenni - e continuano a farlo - con un comportamento ottuso e tanto scisso quanto insensato.
Tuttavia, come afferma il proverbio, non si può fare di tutta l'erba un fascio e, in ossequio alla saggezza dell'adagio, provvederò quanto prima a ristabilire l'equilibrio.
Ciao, ancora grazie e fatti risentire presto.