Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



lunedì 24 maggio 2010

Scrivere per vivere o vivere per scrivere?

Tempo fa, quando ancora non avevo raggiunto il pieno della maturità (ero suppergiù intorno alla trentina), fu mio ospite un amico di parecchio più avanti di me negli anni. Il personaggio in questione dipingeva da una vita ed era anche piuttosto affermato; e infatti alcune sue tele già occupavano le sale di musei famosi nel mondo. Orbene, nella mia ingenua spontaneità, commisi l’imprudenza di appellarlo “pittore”. Lui se ne ebbe non poco (tra l’altro era terribilmente permaloso) e non perse un istante a farmi notare quanto il termine fosse inappropriato.
– Sono un artista – osservò piccato – non un pittore. Ma forse tu non conosci la differenza che esiste tra un pittore e un artista. Devi sapere – proseguì con aria da docente forzato dalle circostanze a spiegare una cosa giudicata di universale notorietà – che un pittore dipinge quel che vende, mentre un artista vende quel che dipinge.
A distanza di anni il problema mi si ripropone, sebbene in termini differenti.
Parafrasando il mio lontano ospite, potrei dire che, analogamente, vi è differenza tra un pennaiolo e uno scrittore, nel senso che il pennaiolo scrive i romanzi che vende, mentre uno scrittore vende i romanzi che scrive. Spingendo più in là la differenza, si potrebbe ancora dire che il pennaiolo scrive per vivere e lo scrittore vive per scrivere.
E chi non appartenesse né all’una né all’altra categoria?
Il sottoscritto, ad esempio, non scrive per vivere (per mia fortuna) e neppure vive per scrivere (sempre per mia fortuna, la vita si è consolidata intorno a un asse portante che basta da sé per riempirla di significato). E difatti non amo definirmi scrittore; piuttosto, preferirei parlare di me come di un veicolo di idee e sensazioni che si esprimono attraverso vicende narrate.
Scrivo per dare corpo alle idee e alle sensazioni che mi attraversano quando immagino vicende, personaggi, scene, dialoghi.
Tutto qui.
E voi? Voi che leggete, cosa pensate?

44 commenti:

Sibilla ha detto...

Caro Ennio, penso che la vita non sempre consente di scegliere e che, se da un lato è auspicabile che le proprie passioni coincidano con il lavoro quotidiano, dall’altra non posso non notare che la cosa ha un prezzo di cui sono testimone. Coltivare i propri interessi significa infatti privilegiare l’impulso a conoscere rispetto alla sicurezza di un lavoro stabile (si, ne esistono ancora). Per giunta, significa far rientrare ciò che amiamo nel quadro che la società gli consente, con i ritmi, gli spazi, le pastoie e gli strazi che questo comporta. Scrivere per vivere e vivere per scrivere alla fine diventano entrambe prigioni. Dunque, val meglio narrare: come una tranquilla passeggiata in mezzo ai campi appaga lo sguardo e i polmoni forse più di un’aspra e perigliosa scalata o di una lunga autostrada battuta, per quanto ben servita da numerosi autogrill.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Sibilla, credo che tu abbia centrato il punto: tanto l'una quanto l'altra prospettiva finiscono per ingabbiare l'essere, senza contare che vivere per scrivere alla fine si risolve anch'esso nello scrivere per vivere, nel senso che, in quella condizione, non si troverebbe altra ragione di vita. L'essere deve conservare la propria libertà e vivere le tante fasi dell'esistenza con pienezza, consapevole tuttavia della loro transitorietà. Narrare più che scrivere e, come dici tu, farlo allo stesso modo in cui si può fare una salutare passeggiata fra i campi.

prof ha detto...

Senza il foglio bianco non v'è parola, per questo l'oro sta nel silenzio e la vera scritura nell'ispirazione. Che poi ci si guadagni o meno, quello è un passo successivo... a volte anche alla morte: che è il silenzio della vita individuata.

savio ha detto...

il più grande successo è essere vivi...

Ennio Valtergano ha detto...

Amico mio,l'origine della visione tetra sta forse nella persistente tragedia ecologica che sta mettendo a dura prova le coste atlantiche?
Quanto al guadagno, temo che quello oltre la morte serva a ben poco, mentre anche in vita ritengo abbia un valore relativo. Il vero guadagno della e nella vita individuata sta tutto nel poco o tanto di consapevolezza in più che si riesce a conquistare. Spesso proprio nel silenzio, come tu, opportunamente, inviti a considerare.
Un caro abbraccio.

Ennio Valtergano ha detto...

Amico Savio, ho letto il tuo commento dopo aver postato il mio.
Aggiungo che forse è l'unico successo che conviene mantenere quanto più a lungo possibile.

Il Rosso ha detto...

In Giappone il rispetto del foglio bianco lega in modo profondo la calligrafia e la pittura. Come la pittura, l’arte dello Sho richiede il controllo della forza impressa al pennino, l’accuratezza del tratto, l’essenzialità del gesto e la fluidità del ritmo così che l’opera sia esente da ritocchi. Quindi si richiede anche studio, correzione ed esercizio nella conoscenza dei materiali impiegati, fra cui rientra anche la mano di chi scrive. In ogni tratto c’è tutto l’artista e ogni ideogramma deve esprimere l’armonia della sua forza.
Poi, scrivere sulla carta di riso abitua a considerare l’inchiostro come l’altro aspetto della scrittura: quello che viene in seconda battuta perché, per primo, c’è il foglio bianco.
***
Sono a Latte con la famiglia, ospite di un amico, ma venerdì lui deve rientrare: ti faccio comunque i migliori auguri per il tuo magnifico libro che, del resto, ho fatto comprare anche al mio ospite per farne dono alla fidanzata.
L’arte è sempre legata al sentimento…

Il Rosso ha detto...

«Un pittore è uno che dipinge ciò che vende. Un artista, invece, è uno che vende ciò che dipinge»: amico Ennio, non avrai per caso avuto ospite Picasso? La frase è sua...

Boiardo ha detto...

Provasi appresso per filosofia
(...)quando due contrari sono accosto
a loro natura e la lor gagliardia
più si conosce, che stando discosto.
Intender non potrassi ben, che sia
bianco color, se il nero non gli è opposto,
il foco e l’acqua, i piaceri e le pene;
e per dirlo in un tratto, il male e’l bene(...)

maria ha detto...

Il cielo cambia, il cielo manda; il disco solare è nel cielo, il disco lunare è nel cielo; il cielo benedice e minaccia; il cielo fa da sfondo. Caro Ennio, nel tuo libro (bellissimo!)il cielo ricorre spesso come la pagina bianca di cui state parlando adesso nel blog e come il silenzio di cui parla il post del professore. Sembri essere molto religioso anche se si capisce che non appartieni alla Chiesa romana. Incuriosisci anche per il tuo accento a metà fra il napoletano e il piemontese ("ho provato, neee"): devi essere molto simpatico di persona e magari verrò a sentire qualche tua presentazione se capiti al sud (capiti???)
A quando il seguito?
Mariangela

savio ha detto...

Il Rosso vede Latte, prof vede nero, Mariangela vede il cielo in soleluna e Boiardo vede in bianconero: decisamente questo blog non è a mezze tinte!

smorfia ha detto...

In un silenzio da paura (90) il petrolio (66) invade il mare (1) e si alzano gli occhi al cielo (3). Sul foglio bianco (81) si scrive - per bene (15) - che il periodo più bello è quando si ciucciava il latte (29)!!!!!!!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao a tutti, sono appena rientrato da Padova e non ho potuto resistere alla tentazione di vedere cosa fosse successo nel blog... ma devo tuttavia resistere alla voglia di rispondervi subito. Lo farò domani...solo all'amico Rosso devo dire che l'ospite non era Picasso (purtroppo) e non sapevo che si fosse appropriato di una frase non sua... evidentemente il plagio non riguarda soltanto letterati e musicisti.
Serena notte a tutti.

Ennio Valtergano ha detto...

Per l'amico Il Rosso

Mi par di capire che la prospettiva di incontrarsi a Bordighera sia finita oltre il punto di fuga e me ne rammarico molto, ma di certo non avrei potuto chiederti di trattenere il tuo cortese ospite in ostaggio per qualche giorno. Quanto al foglio bianco, rammento che all'epoca in cui svolgevo in classe il tema di italiano il foglio davanti a me doveva essere rigorosamente bianco e non sopportavo cancellatura e correzioni al testo perché avevano il potere di deconcentrarmi. In quei casi, appallottolavo il tutto e gettavo il foglio accartocciato nel cestino, indipendentemente da quanto avessi già iniziato a scrivere. Solo quando avevo la certezza di poter giungere sino in fondo allo svolgimento prendevo a vergare il foglio intonso.

All'amico Boiardo,
cui la predilezione per il contrasto degli opposti suggerisce versi di inoppugnabile forza, mi unisce identica inclinazione per il valore della contrapposizione dialettica nell'ambito dei processi cognitivi. Il valore di una cosa la si apprezza per il suo contrario e questo, che potrebbe suonare come un aforisma, contiene un insegnamento la cui profonda verità risale alla notte dei tempi.
Grazie ancora una volta per i piacevoli endecasillabi.

Per Mariangela.
Un caloroso benvenuto fra i frequentatori del blog.
Sono religioso nel senso indicato dall'etimologia del termine, avvertendo un profondo legame col Tutto. Dunque non posso riconoscermi in ciò che è separazione, in ciò che è violenza, a qualunque titolo concepita e praticata, in ciò che è dogmatico e non lascia spazio alla libera investigazione dell'umano intelletto, in ciò che in nome di questo o di quel dio si è ammantato ipocritamente di spirito di predicazione per dilagare in comportamenti prevaricatori e distruttori.
Mi riconosco nell'Amore produttivo di Bene, di tolleranza, di comprensione, di integrazione verso la Matrice Unica madre di ogni forma vivente.
Ciò detto, veniamo al resto: forse sono simpatico (ma bisognerebbe chiederlo a chi mi conosce) e incuriosisce anche a me l'accento che mi attribuisci (sentito dove?); per la presentazione potrebbe accadere che ne faccia al sud, se non fosse che con "sud" si intende una regione piuttosto vasta e generica. Potresti essere più precisa? Intanto, se la cosa rientra nel "sud" cui ti riferisci, ne sto progettando una per Potenza. Potrebbe andare bene?
Grazie per i complimenti e fatti risentire.
Ciao

Per Savio
Perché no? Le mezze tinte possono trovarsi nei tentativi di raccordo, ma in questo Il Rosso ha titolo e competenza per dire parecchio, indipendentemente dal fatto che al momento veda Latte (nei pressi di Ventimiglia e dei Balzi Rossi)...

Per Smorfia
Una quaterna seguita da un terno... Caro Smorfia, ma senza ruota vi è poco da girare...

Ennio Valtergano ha detto...

Da otto giorni tutto tace nel blog. Che cosa accade?
Nel frattempo sono stato a Bordighera, ospite della suggestiva ex Chiesa Anglicana messa a disposizione dal Comune. In contemporanea alla presentazione si svolgeva una mostra di pittura... chissà cosa ne avrebbe detto Il Rosso. E così i convenuti si sono trovati presi dalla sollecitazione prodotta da due tipi di immagini: quelle prorompenti dalle tele e le altre, più discrete, evocate dalla lettura di alcuni passi della Signora del borgo. Un'altra cosa ho notato, che stranamente si ripete ormai in quasi tutte le presentazioni: il pubblico è a prevalenza femminile. Vorrà dire qualcosa?
Un saluto a tutti voi, anche ai frequentatori più distratti.

Savio ha detto...

Non so se la cosa riguarda anche l'animo raffinato degli scrittori ma, ENNIO, STANNO PER COMINCIARE I MONDIALI!!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, talvolta capita che anche gli scrittori finiscano nel pallone! Sarà per questo che, invece dei campionati, organizzano i premi letterari?

prof ha detto...

La grande mela è un posto straordinario per chi ha sete di conoscenza e accade che l'uomo si senta trascinato nello spazio profondo con la convinzione che "we can"... Poi la stessa parola nella vecchia Ευρώπη diventa una lattina e si sente la forza della storia e di chissà quante epoche dell'uomo.
Là sono le ali.
Qui, le radici.

savio ha detto...

Attento prof: i radic-ali liberi sono pericolosi...

Smorfia ha detto...

Il professore 32 ha lasciato la grande Mela 2 dell’America 89 per ritornare in continente 74 e venirci a parlare di ali 86 e radici 71. Ma la ruota è sempre di Napoli perché solo Napoli ha la vera SMORFIA!!!

Sciacca ha detto...

IO mi giocherei l'!! : COME I NOSTRI AZZURI!!! W ITALIA!!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornato nella cara e vecchia Ευρώπη, caro Prof. La forza della storia sta tutta nella sua capacità di tenere vivo il ricordo di ciò che fummo e restituirci alla consapevolezza delle nestre radici, senza la quale le ali si dischiuderebbero a voli temerari.
Dunque, ben sintetizza il nostro Savio, seppure nel consueto gioco di parole, la necessità del connubio dell'una e l'altra condizione.

A Smorfia vorrei dire grazie per aver voluto indicare la ruota sulla quale tentare la sorte di ardite codifiche cabalistiche. Tuttavia, in proposito, mi sorge una domanda: con soli novanta numeri è possibile tradurre ognuno degli infiniti casi della vita? E poi, chi ha titolo per aggiornare corrispondenze numeriche con situazioni che per forza di cose sono in continuuo aumento?

Caro Sciacca, ti ritrovo con piacere fra gli amici del blog; è chiaro che non ti sei dimenticato di noi, nonostante l'imperversare del mondiale. Gioca pure l'11, e speriamo che il quadriennale rigurgito di patriottismo porti fortuna... con richiesta, se non dovessi vincere, di indirizzare le tue rimostranze all'amico Smorfia.
Un cordiale ciao a tutti.

il cavaliere ha detto...

Mi accorgo sempre più che mentre suono è la storia che faccio parlare attraverso le note, perché sul pentagramma si sono impresse le emozioni di quel determinato momento di vita di questo o quel compositore: come uno scultore,l'artista ne ha tradotto la forza modellando l'aria. Secondo il mio parere, ogni compositore è stato, nell'attimo della creazione, il punto d'incontro e il trasformatore di una potenza magnetica agente per legge matematica.
Spero che queste sculture di aria in cui ha trovato manifestazione il fuoco dell'uomo, non debbano mai mancare a tutti coloro che, assetati di legami veri con la Natura, si nutrono di Musica.

Il Rosso ha detto...

In parte per omaggio al Cavaliere, che così bene scrive della Musica, in parte per omaggiare il grande Caravaggio in onore del quale a Roma si fa la fila anche di notte (e per l’ultima notte) e nonostante i mondiali: guardate il quadro “I Musici” in cui l’Arte parla dell’Arte in un puro godimento di colori.
E, parafrasando Savio, buonanotte suonatori!

dILETTA ha detto...

FA-VO-LO-SO!!! Questo non è un libro, è un capolavoro! Mi è troppo piaciuto anche perché amo le società segrete e i misteri ed è la prima volta che le trovo fatte da donne. SEI UN GRANDE!!!

Prof ha detto...

Le società segrete hanno radici antiche. Già nella polis della Grecia arcaica i membri (di solito nobili con in comune interessi militari o familiari, come narrato da Omero) si legavano fra loro attraverso un giuramento. Le società segrete nascono a fini politici. Nel 1520 i Comuneros casigliani si ribellano a Carlo V per protestare contro il fiscalismo regio e le politica dell’impero; all’inizio del XIX secolo gli iscritti alla Carboneria aspirano alla libertà politica e auspicano un governo costituzionale mentre in Grecia la Φιλική Εταιρεία persegue l’indipendenza della Grecia ottomana. La società di Diana di cui si ha traccia nella storia e cui allude il nostro Valtergano è la Domina Ludi cui si riferivano nell’Evo Medio congregazioni soprattutto di donne che si riunivamo in segreto certe notti per celebrare rituali e feste che nulla avevano di malefico e che riproponevano retaggi pagani.
La forza del femminile inteso iniziaticamente, nella storia, non è infatti secreto più di quanto non sia in una qualsiasi fanciulla fatta Donna il potere di alimentare e fissare i buoni intendimenti del ragazzo fattosi Uomo…

prof ha detto...

Nel 1520 i castigliani protestavano contro Carlo V non diversamente dagli iscritti alla Carboneria che a inizio XIX secolo si riunivano per perseguire un governo istituzionale o dai greci moderni che all’egida della Φιλική Εταιρεία legavano le loro aspirazioni di indipendenza. Le società segrete nascono sempre a fini politici. La società di Diana cui allude Valtergano invece presiedeva gli ideali di congregazioni prevalentemente femminili rifacendosi a retaggi pagani. D’altra parte le società iniziatiche di tutti i tempi sono sempre state all’egida di un Nume muliebre che porta la fanciulla a essere Donna e il ragazzo a essere Uomo tramandando capacità e intenti iscritti e iscrivibili nella materia vivente, per la memoria - variamente intesa - dell’unico tramite possibile di un femminile profondo e secreto.

Biba ha detto...

Di femminile profondo si parla nella premessa del libro di Clarissa Pinkola Estès “Donne che corrono coi lupi”. Dice l’autrice: “(Le donne) depredate delle eterne risorse del femminile profondo, della spontaneità e della naturalezza, hanno finito con il negare la loro essenza più autentica e la loro relazione con la natura, con le primordiali forze della vita, in cambio del denaro, del potere, dello “status”. È la stessa cosa di cui parla “La Signora del borgo”, anche se in chiave romanzata. E io sono profondamente d’accordo.

savio ha detto...

Dato che non voglio essere mazzolato... Ennio,tu che sei colto, me lo spieghi con parole semplici cos'è il femminile profondo?!? Io ricordo solo i film che si guardava da ragazzi ma credo non sia quello...

savio ha detto...

Ennio... ti sei perso nelle profondità del femminile...

boiardo ha detto...

Profondar l'un l'altro ha opinione...

Ennio Valtergano ha detto...

Non mi sono perso nelle profondità del femminile, solo che, per un motivo al momento ancora incomprensibile, il blog non mi faceva vedere gli ultimi aggiornamenti e vedo solo ora i vostri commenti, tutti molto, troppo densi per essere trattati con risposte frettolose. Domattina rileggerò tutto con attenzione e dirò cosa penso al riguardo, anche se posso - e devo - già anticipare che il mio sentire è in assoluta concordanza con quello di Prof, per ciò che è stato espresso e specialmente per ciò che si intravede. Quel Femminile che, come Biba intuisce, pervade La Signora del borgo e che pretende che l'uomo lo disveli non con gli occhi maliziosi del ragazzo (intendi Savio?), ma con quelli più candidi del fanciullo.

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi a voi con un giorno di ritardo (ieri ero a Bologna per una presentazione).

Inizio da Diletta: potrei, forse, concordare col favoloso (nel senso etimologico del termine), ma proprio non mi sentirei di condividere l'attributo di "capolavoro", benché comprenda l'entusiasmo giovanile di chi scrive (non mi sbaglio, vero?).
La segretezza di talune organizzazioni, quando le stesse non perseguivano finalità criminose o sovversive per l'ordine costituito, è stata quasi sempre imposta dal clima avverso che le circondava. La segretezza, vera o presunta, delle organizzazioni iniziatiche va invece collocata in un contesto differente, riconducibile al carattere di difficile compatibilità - e perciò di difficile coesistenza alla luce del sole - con la cultura dominante, quasi sempre espressione del potere del tempo.
Sotto questo punto di vista, credo che per le organizzazioni iniziatiche la necessità alla segretezza, quando imposta dalle condizioni contingenti, vada vista più come iattura che come motivo di fascino.
Si comprenderà dunque l'inopportunità, dati i tempi, di pubblicizzare quei retaggi pagani dei quali si faceva veicolo la Società di Diana, per altro assolutamente estranei - come opportunamente rileva Prof - a ogni forma di connivenza con forze ritenute malefiche.
Quanto al femminile profondo, cui pure si riferiscono Prof e, più avanti, Biba, io non potrei dire di più e meglio di quanto lo stesso Prof abbia già fatto.
Mi dispiace perciò per Savio, che per altro inviterei a rileggere più volte quel che ne scrive Prof, specialmente quel che scrive nelle ultime righe del suo secondo post sull'argomento e, se il caso, a chiedere lumi a quella parte femminile che è in ciascun essere perché lo metta in contatto con "le forze primordiali" citate da Biba. Se poi il tutto dovesse risultare ancora oscuro, suggerirei di rileggere alcuni dei passi del romanzo e magari di riflettere su quel che Eliside lascia scivolare qua e là.
Di sicuro il "femminile profondo" nulla ha da spartire con "le profondità del femminile" finchè queste sono sbirciate con gli occhi maliziosetti di Savio... Nel qual caso, non ci si deve meravigliare se il "femminile profondo" resterà - sempre parafrasando Prof - un secreto destinato a iscrivere intenti evolutivi nella materia vivente e nella memoria di altri tramiti.
Ma noi amici del blog sappiamo ormai come Savio ami giocare con le parole e perciò, almeno per il momento, niente "mazzolate".

Ennio Valtergano ha detto...

Nel vortice degli interventi e delle risposte mi accorgo di avere trascurato Il Cavaliere, al quale sento di poter vaticinare un possibile futuro da scrittore: quelle "sculture d'aria" rappresentano un'immagine straordinariamente efficace, atta a rendere con compiutezza l'idea dell'impulso creativo del compositore e della materia che vi si assoggetta.
Torna a parlarci di musica: qualche divagazione musicale, così come le evocazioni epiche dell'amico Boiardo, non possono che considerarsi benvenute in un blog che diventa sempre più sfaccettato e, a mio parere, piacevole.

Il Rosso ha detto...

Scultore dell’aria fu Alexander Calder, artista statunitense morto una quarantina di anni fa e sostenitore del fatto che i movimenti sono componibili proprio come le forme o i colori. Affermava che: “i diversi oggetti dell’universo possono essere costanti, ma i loro rapporti reciproci variano sempre. Ci sono ambienti che apparentemente rimangono fissi, mentre piccoli eventi si svolgono a grande velocità sopra di essi (…) Si tratta di armonizzare questi movimenti arrivando così a una nuova possibilità di bellezza”. Egli definiva le sue opere come vettori che rappresentano moti, velocità, accelerazioni, forme e con i suoi mobiles (la definizione è di Duchamp) inventò un’arte non associabile alle altre d’avanguardia.
Proprio come la musica, il mobile è un gesto creativo, sintesi di arte e scienza originata da rapporti di forze in equilibrio. In fondo, spontaneità e naturalezza sono la più alta forma di arte e, anche, di femminile fascino.

Ennio Valtergano ha detto...

Amici del blog, non sono scomparso e chiedo scusa all'amico Il Rosso se non ho dato riscontro al suo ultimo intervento. In effetti, sono stato fuori Torino per alcuni giorni e non ho avuto modo di interagire con voi. Ma adesso eccomi di nuovo e noto con piacere che i contatti hanno superato il numero di 8000, numero davvero inconsueto per un blog che raccoglie i simpatizzanti di un romanzo. O meglio, i simpatizzanti delle buone maniere, del buon gusto e delle belle cose che, forse per caso, si sono ritrovati in questo spazio.
Siete e restate tutti ospiti graditissimi. A presto, dunque.

Anonimo ha detto...

Caro Valtergano, sono alle ultime battute del tuo libro (me l’hanno regalato). È ben scritto, anche se un po’ vintage, ma una curiosità mi rimane: perché scrivere di una ragazza medievale con tutti i problemi che hanno le ragazze moderne? Ciao. Eleonora

prof ha detto...

Buongiorno allo scrittore e anche ai colleghi frequentatori del blog del dottor Valtergano. Se mi è permesso interloquire, noto che c’è un nuovo attributo all’opera del nostro: vintage. Trattasi – in origine - di qualificativo derivante dal latino “vindēmia” e riadattato in francese antico per indicare i vini delle annate migliori e successivamente, per estensione, anche per i legni più pregiati con cui produrre strumenti musicali dalla risonanza preziosa. In questo senso c’è da augurarsi che il lavoro dell’amico Ennio abbia quanta più risonanza possibile perché le tematiche che affronta sono – a uno sguardo non superficiale – decisamente attuali e, anzi, futuristiche. Quando Valtergano parla della carne come “materia che convibra con i ritmi della natura, materia intelligente che si trasforma nell’evolvere costante e progressivo del processo unitario ed eterno della vita” è già oltre la soglia della comprensione della fisica di frontiera. Se la scrittura moderna privilegia l’eterno presente nei tempi verbali, il romanzo di Valtergano è andato alla radice del Verbum, “ragione seminale, principio vivente ed attivo” implicito ad ogni molecola creata dimostrandosi così molto più avanti di quanto il lettore comune possa intendere.
Consiglio a tutti di leggere e rileggere “La Signora del borgo”, perché dice molto molto di più di quanto non sembri, anche se la piacevolezza della trama lo rende adatto perfino alla spiaggia.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta Eleonora.
I problemi delle ragazze moderne non sono, alla radice, troppo dissimili da quelli di una ragazza medioevale: attengono alla questione della donna e del Femminile in generale. I problemi contingenti sono relativi al periodo storico, ma vi è una questione centrale - oserei dire cruciale - del Femminile che va oltre le epoche e dunque ben al di là delle pur importanti esigenze particolari delle ragazze di ogni tempo. A una domanda analoga alla tua rispondevo che la vicenda è il mezzo attraverso il quale fluisce il messaggio e la vicenda, per forza di cose, deve essere temporalmente collocata. La scelta di quel periodo mi è parsa quella più adatta allo sviluppo della trama sulla quale, a loro volta, si intrecciano riflessioni di portata più ampia di quanto la vicenda stessa lasci trasparire a una prima lettura.
Ma su questo credo che l'amico Prof abbia già detto molto, perciò, cosa si potrebbe aggiungere di più?

Caro Prof, parafrasando il Cavaliere, mi verrebbe da osservare che uno stesso tema melodico può eseguirsi su più di un'ottava e in diverse tonalità: il tema resta immutato ma le frequenze con le quali esso si traduce in musica - e con le quali l'ascoltatore si trova a convibrare - sono assai diverse. Quella delle vibrazioni era una questione niente affatto trascurabile e non a caso i costruttori di strumenti selezionavano, fra tutti quelli stagionati a lungo, i legni più pregiati. Dunque, il convibrare diventa un fatto di sintonia e credo che qualcosa di analogo avvenga anche per la lettura, indipendentemente dal luogo ove si legge... La camera d'albergo, la poltrona di casa propria, o anche la spiaggia restano per fortuna (del lettore e dello scrittore) all'esterno della dimensione magica della narrazione.
Un caro abbraccio ai frequentatori del blog.

savio ha detto...

Io credevo che il vintage si riferisse alle borsette di recupero e invece scopro da prof che sono grappoli pieni di semi. Le ragazze di una volta scivolavano sulle bucce di banana, oggi scivolano sulle bucce di UVA: sarà per questo che sono sempre abbronzate…

boiardo ha detto...

A Ennio, non so per quale sortilegio,
“Coppe con zoie di mirabil pregio,
Vin di bon gusto e di suave odore:
Servon (le) dame a lui con molto onore”…

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, amico spensierato e arguto, Prof lo si studia (e se va bene lo si interpreta), non lo si discute. Non di meno, le ragazze di domani, come quelle di oggi e di ieri, continueranno a scivolare sulle bucce di banana lasciate da maschietti poco educati ai modi urbani, per questo, più che abbronzate, mi parrebbero nere...

All'amico Boiardo preciso che non è per sortilegio, bensì "Per l'alta fatica e le mirabil prove" che le dame (mi pare fossero tre) vengono a servire con molto onore.

Il Rosso ha detto...

Caro Ennio, per te e il tuo blog, alcune considerazioni in chicchi d’uva…
Ho in mente un bellissimo cartone d’arazzo del Goya avente per soggetto la vendemmia e, anche se il grande aragonese è a cavallo tra il ‘700 e l’’800 è pur vero che la concezione del cartone e del disegno come nuove tecniche legate alla produzione dell’arazzo prende corpo nel Rinascimento quando si modifica quest’arte antica. Le Fiandre sono state la culla degli arazzi e ve ne sono di bellissimi, una vera festa non solo per le tinte ma anche per il tatto che scorre la lana, la seta e i fili d’oro e d’argento che venivano da Cipro. In Italia, a fine XVII secolo avevamo la seta e il lino e artigiani che impiegavano fino a cinque anni per produrre i loro capolavori…
L’arte figurativa che nell’’800 di Goya segna la decadenza degli arazzi lascia l’umanità orfana di un’arte che era da vivere con tutto il corpo e non solo con lo sguardo. Perché il principio vivente e attivo è, per noi umani, percezione sintetica della sfera sensoriale.

Ennio Valtergano ha detto...

L'ultimo intervento dell'amico Il Rosso ha evocato il ricordo legato a un arazzo particolare. Per saperne di più, invito Il Rosso e gli altri amici a leggere il nuovo post titolato "Un arazzo intrecciato sul filo del mito".
Attendo i vostri interventi a commento del nuovo posto.
A presto, allora.