Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



venerdì 19 febbraio 2010

Osservando le meteore

Quanti nomi! Lella Padovani, Cianciotta, Futurolettore, Brufolo, Greta, Giulia... e tanti, tanti altri. Quanti nomi passati come meteore per lo spazio di questo blog! E quante idee, quanti percorsi e quante esperienze dietro a questi nomi; storie di vita che avrebbero potuto incontrare altre storie, percorsi che avrebbero potuto incrociare altri percorsi...
Di quando in quando mi capita di rifare a ritroso il cammino del blog e ritrovare le orme di chi vi si è affacciato anche solo per una volta. Ogni traccia, soprattutto quelle che non si sono attestate in successione più o meno rapida e più o meno estesa, ma comunque bastevole per sostanziarsi in un tratto di strada percorso insieme, rappresenta la testimonianza di quello che avrebbe potuto essere e che invece non è stato. Dialoghi che si sono spenti sul nascere, talvolta sull'onda di una contrapposizione che avrebbe voluto essere solo dialettica e comunque mai straripante oltre i confini del confronto delle idee. Confronto vivace anche, ma mai, almeno per chi scrive, concepito in termini di contrapposizione personale. Anche quando si è posta la necessità di puntualizzare con rigore un punto di vista, o arginare comportamenti che avrebbero potuto risultare lesivi dell'altrui sensibilità, si è cercato di restare entri i limiti di una civile presa di posizione. Chissà, forse l'esigua capacità espressiva offerta dalla comunicazione virtuale non ha consentito, in tutte le occasioni, la scelta della chiave di lettura idonea. Non si può sapere. E neppure è dato di sapere se i tanti che si sono manifestati  nell'intervallo di un lampo - come meteore, appunto - appena il tempo di postare il proprio intervento o al massimo un paio abbiano o meno continuato a seguirci lungo la via, anche se in silenzio. La dimensione nella quale si colloca un blog è fatta così: non offre modo di avvertire la presenza di chi non decida di transitare, anche solo con un segnale e per un solo istante, dal virtuale al reale. Resta tuttavia  il ricordo dell'incontro e anche un pizzico di nostalgia, come talvolta accade in stazione o all'aeroporto, dopo che, in attesa della coincidenza o del volo, si è avuta l'opportunità di scambiare due parole con qualcuno che con ogni probabilità non si rivedrà più.
In ogni caso, bisogna dire che anche le meteore hanno un proprio fascino e non è detto che la magia del loro istantaneo apparire si spenga insieme alla scia del loro passaggio.

162 commenti:

Il Rosso ha detto...

La riscoperta dell'opera di Caravaggio e dei suoi studi sulla luce ci dice che non solo la prospettiva influenza la nostra percezione ma anche e soprattutto la luce. La pittura è sempre stata in anticipo sulla letteratura perché più immediata nel cogliere i suggerimenti del mondo contemporaneo. Tu, Ennio, hai scritto un romanzo della luce dove per trovare le parole giuste hai dovuto dipingere il quadro senza il quale le parole non potevano spiegarsi. Hai mescolato vari stili ma soprattutto hai dato vita a un romanzo a olio, con tuta la cura che richiede questa tecnica che non consente sbavature e obbliga a non esagerare. L'effetto è molto bello e si presta ad un'idea cinematografica. Bravo.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie amico mio. Aprire il tuo commento con il richiamo all'opera di Michelangelo Merisi, più noto come Caravaggio, rappresenta senza dubbio un'attestazione di stima della quale ti sono grato. Ancor più mi prendono la definizione originale di "romanzo a olio" e l'accostamento a una tecnica pittorica che ebbi modo di sperimentare - ovviamente da dilettante - diversi anni or sono e per qualche tempo. L'accostamento che proponi non pare azzardato, anche perché - e sono certo che tu di questo sei ben consapevole - così come un dipinto richiede la giusta contrapposizione tra luce e ombra e il sapiente raccordo delle tonalità cromatiche, altrettanta accortezza richiede l'arte della narrazione quando pretende di rendere visive le descrizioni ed emotivamente catturanti situazioni e stati d'animo.
Attendevo il tuo commento; lo attendevo con apertura e, non ti nascondo, con interesse. E il commento è arrivato: sintetico, rapido e con tocco deciso. Come il colpo di spatola di chi sa come imprimere il colore sulla tela.
Ancora grazie e a risentirti.
Tuo Ennio

Anonimo ha detto...

Accidenti dopo aver letto tutta la sfilza di lauree,cattedre ,libri scritti ,saggi e chi più ne ha più ne metta ,mi trovo in défaillance,misera me m'inchino davanti a cotanto sapere,sono curiosa,anzi direi ansiosa di leggere il libro,che già sò riempirà le mie notti Adry

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Adry, niente male come entrata, devo ammetterlo! Un bel modo per dire all'ospite, appena dopo aver messo piede in casa o nell'atto di farlo, che farebbe bene a non darsi tante arie. Il tutto enfatizzato dal plateale - e poco credibile - atto di umiltà seguito da un'ancor più plateale - e ancor meno credibile - dichiarazione di presunta inadeguatezza. E, come a voler stemperare subito dopo l'effetto della stoccata, ecco la confessione di non vedere l'ora di leggere il mio romanzo...
Sei un personaggio interessante, non v'è che dire; frizzante come una pastiglia effervescente alla vitamina C mentre danza vispa e baldanzosa nelle poche dita d'acqua che la circondano.
Benvenuta nel blog, dunque, e spero che benché il tuo ingresso sia avvenuto sotto il segno delle meteore, la tua permanenza possa mostrarsi invece lunga e partecipativa.
Un ciao cordiale, Ennio.

savio ha detto...

La domanda del mese di febbraio (in anticipo su aprile): chi dorme non piglia pesci o si possono pigliare pesci anche mentre si dorme? Risposta: si possono. Ma sono come meteore…

Ennio Valtergano ha detto...

Certo Savio, sono i pesci...cadenti.

savio ha detto...

Ecco cos’era la scia…!!!

Anonimo ha detto...

Scusate, ma quando si dice che la luna cade in un segno cosa vuol dire?

savio ha detto...

Che non se ne intende di pesci…

Ennio Valtergano ha detto...

Scusi, anonimo, ma la domanda è seria o tendenziosa? Nell'ipotesi che fosse seria, se la luna cade nel segno dei pesci - tanto per restare in tema - vuol dire che in quel determinato periodo la sua proiezione sull'eclittica cade nella costellazione dei pesci. Ma era davvero questo il senso della domanda?

Anonimo ha detto...

Sono una anonima e poi non è neanche vero ma non so come si firma e non so perché ci sono i pesci con la luna cosa c’entrano. Comunque ho comprato il libro oggi anzi ieri e lo sto leggendo. L’indirizzo del blog l’ho preso di lì. Sono Mariagrazia.

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, ricominci a fare il pesce in barile; ma devo constatare che anche a quest'ora non perdi smalto.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Mariagrazia e benvenuta. Per la firma devi cliccare a lato della finestra indicata con "Commenta come", che trovi subito sotto l'ultimo commento. Poi devi selezionare Nome/URL e quindi indicare il tuo nome dove richiesto. Dopo di che puoi cliccare su "Posta commento". Spero di essere stato chiaro. Mi dici solo da quale regione scrivi?
Un caro saluto, Ennio.

Anonimo ha detto...

Ennio ,Ennio!!!!!!!!!!!!!Dunque giudizio.....??'Bugiarda incallita...sputa sentenze....eheheh!!!!Umilissima???Bella la vitamina C,mi hanno dato della strega,della maga,ma mai della vitamina!!!!!Dunque che dire,primo leggere mi affascina,leggo anche gli opuscoli pubblicitari,figurati un libro,specialmente questo,visto che la sorte mi ha resa eletta ,nel farmi conoscere il suo creatore....sono entrata nelle meteore,perchè è il primo che ho trovato,ora vado alla prossima...Adry

Ennio Valtergano ha detto...

Nessun giudizio, Adry, e resta pure qui fra le meteore, se ti fa piacere. Anzi, chiederei a tutti di non spostarsi altrove, così da rendere più agevole l'avvicendarsi degli interventi.
Un caro saluto.

Adriana ha detto...

Non lo reputavo un giudizio,poi scusa ma ho scordato una virgola dopo vado,intendevo vado via,chi mal scrive non può essere inteso,anche le virgole hanno il loro peso..comunque il mio voleva essere un commento benevolo,mi diverto molto a dare a volte un'immagine distorta di me stessa... ogniuno si mette una maschera in modo diverso .Un caro saluto(detta tra noi come espressione la trovo troppo formale e non espressiva) a te Adry

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi a te, Adriana.
In effetti avevo appunto inteso "vado da un'altra parte del blog", da qui il mio invito a restare in questa sezione. In ogni caso, il fatto che tu sia la benvenuta non si sposta di una...virgola. Colgo anche - e raccolgo - l'invito ad abbandonare il "caro saluto" che, come tu rilevi, suona troppo formale.
Ciao e a presto (va meglio?... immagino che Prof stia sogghignando sotto i baffi che per altro non so neppure se li ha o meno).
Ennio

Adriana ha detto...

Scusa chi è Prof?
Sì in effetti, ciao a presto, è un po' meglio,visto il tono del discorso,che reputo confidenziale(posso osare?),allora ,dunque sebbene ,comunque....sai quando uno non sa che dire....qui il tempo è così così,sì sto bene grazie e tu? abbiamo risolto la prima fase d'approccio(che poi, in realtà.di come stai non importa ad alcuno...),ora ,sto scendendo a fare commissioni e passo in libreria,spero di nn dovermi svenare,me meschina..........Adry

Ennio Valtergano ha detto...

Prof è uno degli amici più cari di questo blog e anche uno dei primi e più assidui frequentatori che, spero, imparerai a conoscere presto, assieme a tutti gli altri. In ogni caso, se hai la pazienza di leggere i commenti, i suoi come quelli degli altri frequentatori, ti farai un'idea meno vaga degli amici che amano ritrovarsi nel blog.
Di nuovo ciao.

prof ha detto...

Sia lode alla virgola. Come ebbe a dire Alain Finkielkraut: "essere umanista significa avere coscienza che l'umanità è una nostra responsabilità e che noi ne siamo i custodi"; la posizione non contrasta affatto con quella di un nuovo ecologismo che veda inquadrarsi tale responsabilità nell'ordine di un disegno più vasto e non necessariamente di matrice umana (che sarebbe fuor d'ogni logica non potendo il contenuto esser matrice del contenente). Ebbene, trovo che l'idea portante de "La signora del borgo" postuli un'altra e diversa signoria dove la responsabilità di ciò che significa esser uomini si coniuga alla consapevolezza del proprio ruolo nel panorama di un divenire unitario e quindi inscindibile nelle sue parti componenti. Se dunque l'uomo si fa consapevole di essere una virgola e non un punto nel Verbo incessante, anche la prospettiva della luce della coscienza non ha più il peso grave della caduta ma la leggera prospettiva di una sosta virtuale per riprendere fiato: una virgola, appunto. Benemerito chi ovunque dà spazio alla punteggiatura - comunque intesa - e a Ennio un caro saluto - di carne inteso -

Adriana ha detto...

Buongiorno Prof,vengo in pace.......un quesito,da levare il sonno,mi turba non poco:lei ha i baffi o no???Almeno anche Ennio,penso,sarà soddisfatto!!!!Scusi l'ardire,buona serata.

savio ha detto...

Ah, le donne! Cercano il baffo che conquista e sono sempre lì a guardare il pelo: tanto sullo stomaco, nessuno sulla lingua e sono attratte da quello che copre le labbra: valle a capire!!!

milascolano ha detto...

Già che Adry ha il sonno levato se guarda il cielo di queste notti pulite (ancora per poco perchè è in arrivo la neve) vedrà le Pleiadi a poca distanza dalla luna calante, proprio là dove l'altra sera sorgeva accanto al brillante Saturno. Le costellazioni invernali declinano verso sud-ovest: Sirio ci abbandona e Arturo sorge, mentre all'orizzonte Venere è luminosissima specie a sera dopo il tramonto. Marte alto nel cielo è uno spettacolo e fa sempre sognare e per quello vale la pena turbarsi: o no?

Ennio Valtergano ha detto...

L'ultimo intervento di Prof ha toccato corde profonde e come non mai mi sono sentito in sintonia con lui. Non per nulla il "caro saluto - di carne inteso" ha fissato in un istante il senso pieno di un'affinità che, posso ben dirlo, va oltre la condivisione di meri punti di vista. Prof ha indubbiamente catturato l'impulso vero che ha originato "La Signora del borgo", l'impulso che, come ben dice, si è articolato nella "idea portante" che lui stesso ha esplicitato poi con precisione impressionante.
Rammento che già in uno dei primissimi interventi di Prof ebbi modo di annotare la sua prerogativa di saper leggere oltre lo scritto, ma questa volta il nostro amico ha fatto di più: è andato al di là del pensiero espresso, percorrendone il filo fino alla radice non visibile, quella ancora abbarbicata nella terra della matrice dove le idee stesse prendono forma.
Un caro saluto, Prof, nel senso latino dell'aggettivo che, almeno per questa volta, si fa 'sostantivo'.

Ennio Valtergano ha detto...

L'ultimo, simpatico intervento di Adriana mi ha fatto pensare che Savio non avrebbe mancato l'aggancio... e il fatto si è puntualmente verificato. Intendiamoci, la cosa non dispiace affatto; anzi vi è da pensare che con loro due insieme il tono del blog ne guadagnerà decisamente in spumeggiante vivacità... Tuttavia resta aperta la questione dei baffi..., sempre che a Prof gliene importi un baffo.

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornato a Milascolano, il nostro astronomo o astrofilo... Certo che se Marte è alto nel cielo e Venere è luminosissima i motivi di turbamento sono più che comprensibili, tanto più se Ares decide improvvisamente di trasformarsi in Eros.

boiardo ha detto...

A dire il vero a prof preferisco il poeta innamorato, specie quando dice “Così mostrava aperto senza fallo / Le poppe e il petto e ogni minimo pelo / Come de intorno avesse un sotil velo”.

savio ha detto...

Certo che mostrare aperto e senza fallo è un vero peccato...

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, Savio...

prof ha detto...

Quanto disquisire per Adry che ci mette un baffo! D’altra parte BAPHEUS in latino è colui che tinge ed immerge e quindi in pratica chi ci mette lo zampino... Se poi si considera che meto, metis, messi, messum, metēre in latino non è mettere ma cogliere alla fine chi lo mette e chi lo coglie diventano meri punti di vista.

Ennio Valtergano ha detto...

Non vorrei insistere più di tanto sulla villosa questione del baffo, anche perché a sentir Boiardo, ma più ancora dopo la sconsolata osservazione di Savio, parrebbe proprio che da mettere o da togliere – pur nel relativismo dei punti di vista – non vi sia davvero nulla. Non è dunque per cercare il pelo nell’uovo – e né altrove – che resto sull’argomento, ma piuttosto perché non posso non annotare la sottile maestria del nostro Prof il quale, saltando con disinvoltura apparente di palo in frasca (o di pelo in frasca?), separa – distanziandole nella innocente divagazione sui rispettivi significati – le due componenti di un unico termine. E sì, perché di ‘tintura’ e di ‘raccolta’ qui non è il caso di argomentare se non per erigere un artificioso paravento al di là del quale si intravede niente meno che l’emblema rappresentativo dei Cavalieri del Tempio. Già, perché ‘Bapheus’ e ‘meto’, se ricondotti all’unità d’origine, danno luogo alla parola ‘Bafometo’, il presunto idolo oggetto di adorazioni blasfeme – o strumentalmente giudicate tali – da parte di Jacques de Molay e dei suoi confratelli. La valenza simbolica e semantica del Bafomet, nella cruda espressività della forza capronica e generativa, sta in effetti a indicare la congiunzione della duplice potestà della natura, che è quella di ‘tingere’ prima – ossia fecondare per immersione – e nutrire e sviluppare poi – cui fa seguito la mietitura. La stessa duplice potestà che parrebbe esser propria di Eliside, la misteriosa Signora del borgo, il cui influsso non viene meno anche quando la stessa non si rende più visibile.

marsilda ha detto...

Sto sentendo spesso la tua pubblicità su Radio Goccioline, segno che il romanzo si diffonde nel nostro bel paese: non so cosa c'entri Bafometto con le donne ma trovo significativo che sia un uomo colui che meglio capisce cosa hai voluto dire delle donne!!! Comunque auguri per le tue interviste: ci sarò.

madame ha detto...

È diverso, ma chère: gli uomini capiscono, le donne condividono.

savio ha detto...

No...: afferrano solo in modi diversi...

Ennio Valtergano ha detto...

Vedi, Marsilda, Bafometto con le donne non c'entra di per sé, se non per il fatto che vuole indicare la duplice polarità della natura che nella donna dovrebbe immaginarsi compiuta se non altro in potenza e che in Eliside, appunto, lo è in atto.
Per quanto riguarda Prof (perché è a lui che in tutta evidenza ti riferisci), gli riconosco il merito di avere sviscerato con compiutezza ciò che non era immediatamente palese. In generale, mi trovo per altro a condividere senza riserve il pensiero di Madame, sempre che questa condivisione non mi esponga poi al rischio di essere frainteso o, peggio, equivocato da chi ama giocare con le parole (ogni riferimento a Savio è forse casuale).

Il Rosso ha detto...

il diavolo non è sempre brutto come lo si dipinge...

il cavaliere ha detto...

La sonata a tre per violino, cornetto e violone di Cima è una musica che trovo rispecchi abbastanza bene la struttura della Signora del borgo. L'inizio è di carattere lento ma gradevolmente colloquiale grazie ai canoni fra le tre voci. In quella che schematicamente si può definire "seconda parte" la musica si apre in un periodo vivace e brillante, tuttavia non sono assenti momenti di ansia che si alternano a intervalli di trionfo e di gioia. In seguito Cima decide di ridare un po' di pace sia ai suonatori sia al pubblico, riprendendo con pacatezza in tonalità maggiore. Il brano è costruto secondo questo schema,dando così l'impressione di seguire una vita piena di colpi di scena e ricca di sentimenti contrastanti: come quella della protagonista dell'incalzante romanzo di Ennio. Tiene in sospeso fino all'ultima pagina e quando la lettura è terminata resta il desiderio che vi sia a seguire un altro libro con gli stessi personaggi. Il compositore rinascimentale trasmette, a mio parere, le stesse emozioni, tenendo in sospeso... fino all'ultima battuta.

il russante ha detto...

Tu devi essere un po’ mago: avevi detto che i desideri si realizzano sempre e il mio si è realizzato: ho vinto una borsa di studio e andrò in America. A New York… e pure con la mia ragazza (che l’ha vinta anche lei per un’altra università). Giselle ci ha portato fortuna!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Sì, l'amico Il Rosso ha ragione e aggiungo che spesso il diavolo lo si dipinge brutto nel tentativo infantile e dunque irresponsabile di esorcizzare nell'immagine quelle brutture che hanno invece ben altra sede che non la tela o un pezzo di marmo modellato.
Ma vedo che queste nostre considerazioni non toccano il mondo ovattato e soffuso del nostro Cavaliere, che veleggia trasportato non da un alato quadrupede ma piuttosto da un'armonia di note che evocano altre suggestioni e altri sentimenti. Potenza della musica e dell'arte in genere!

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Russante, sai com'è... chi pratica lo zoppo...
Sono felicissimo per la borsa di studio vinta da te e dalla tua ragazza. Mi raccomando, non dimenticarti degli amici del blog quando sarai negli States... Ti auguro un'esperienza ricchissima e produttiva di mille cose belle.
Un abbraccio forte, Ennio.

prof ha detto...

Si, Efesto è contagioso…

Il Rosso ha detto...

Dato l’interesse di questi giorni che ricollega il Borgo della Signora ai simboli antichi, consiglio a Ennio e alla sua famiglia - come pure ai frequentatori del blog con interessi artistico-simbolici - una gita domenicale da farsi in Piemonte nell’imminente bella stagione… Uscendo a Millesimo dall’autostrada che da Savona va verso Torino (o viceversa), sperduto nella Val Bormida c’è Saliceto in cui sussistono molteplici tracce esoteriche delle antiche corporazioni di mestiere. In particolare, sul portale della chiesa di San Lorenzo un putto alato sormonta un calice; più in là, un pellicano, come pure l’immancabile aquila, sono collocati sulla medesima facciata dove posano Ermete Trismegisto e Bafometto.
Contemporaneo di Leonardo da Vinci fu probabilmente il cardinale e marchese Carlo Domenico del Carretto a voler indicare la sua idea di vita commissionando il lavoro ai maestri dell’arte… Per gli intenditori e gli appassionati del genere, nel transetto posto sopra la porta d’accesso al campanile vi sono poi affreschi e una tela… più tardi ma non meno allegorici.
Da visitare insomma.

prof ha detto...

Conosco bene Saliceto e la chiesa di san Lorenzo, come pure Giorgio Amico che cura il blog “Vento Largo” dove sono riportate molte notizie sulla scoperta di questa chiesa. Però, se ben ricordo, sulla pietra è incisa una data di fine XVI secolo. In più, non trovo strano che nel ’400 vi fossero uomini di Chiesa dediti a pratiche esoteriche. Si pensi a Martino V che coniò le medaglie “quid volo nisi ut accendatur” (con chiaro riferimento all’araba fenice) o al di poco successivo Innocenzo VIII, morto nel 1492 due mesi avanti la scoperta delle Americhe, che lasciò scritto sulla sua tomba: "Novi orbis suo aevo inventi gloria”. Il nuovo mondo scoperto sicuramente si riferiva a Colombo ma forse per altri aspetti.
Concordo comunque sul valore della visita e auguro la migliore serata a Ennio, ai suoi cari e a tutto il blog.

Sciacca ha detto...

Enioooooo!!! Bravo, fai prendere aria a questo blog che qui stiamo ENTRANDO NELLE ENCICLOPEDIEEEEE!!!! Comunque è sempre bello quando si trovano queste due o tre ore per leggerlo. Con calma. Ciao.

savio ha detto...

Allora Ennio, io eprimo il desiderio di vincere alla lotteria: vedi se puoi fare qualcosa per far vincere pure a me la possibilità di andare a visitare le chiese in giro per l'Italia... Fosse mai che stavolta ho azzeccato il blog giusto!!!

Mariagrazia ha detto...

BEL-LIS-SI-MO il tuo libro. Non mi staccavo più. Alla fine resta solo la nostalgia e la voglia di ricominciare. Come vorrei essere Giselle anch’io!

savio ha detto...

Senti Mariagrazia, se mi travesto da Giselle e ti porto due tre vasetti di erbe, mi prendi come blog? Non sarebbe male una donna che non si stacca più e vuole solo ricominciare!
Ennio, dove sei?!?!? dacci qualcuno dei tuoi preziosi consigli...

Ennio Valtergano ha detto...

Amici, sono in una camera d'albergo e mi appresto ad andare a dormire. Sono sveglio da stamattina alle 4.30 e non vedo l'ora di piombare in un magnifico sonno, sempre che non sia perseguitato dalle immagini di Savio che rincorre donzelle per tutto il blog travestito da blog... che incubo!
Prof, Rosso, Sciacca, Mariagrazia e anche Savio (per la parte semi-seria)vorrei articolare una risposta ma non sono nelle condizioni di lucidità necessaria. Ma non al punto da non poter esprimere almeno un grazie sentito a Mariagrazia, che spero proprio non abbia bisogno di vasetti con le erbe.
Buonanotte a tutti e a presto.

Ennio Valtergano ha detto...

Si vede che sono poco lucido: volevo dire Savio travestito da Giselle. Ma a questo punto non so quale immagine sia peggiore...
Di nuovo buona notte.

Adriana ha detto...

Oggi ho letto il blog,erano due giorni che omettevo di farlo,nel farlo ascolto A volte il cuore ...........a volte il cor s'inerpica... carissimo Savio , il baffo (io non ho detto di esserne attratta)era un riferimento ad un discorso passato,poi i peli sulla lingua ,meglio se non ci sono ....sai depilarli!!!! Caro milascolano non mi turbo facilmente,men che meno per un baffo,e le stelle mi affascinano,ma non pensi di essere un po' retorico????Ciao Ennio bel blog,molto coinvolgente,dovrò affilarmi la lingua........

Adry ha detto...

Allora se leggo tutto il libro e lo strofino 3 volte ,diventa come la lampada di Aladino!!!!Ma chi esce nelle vesti di genio???Oppure potrei farne una miniatura e appenderlo al collo come un talismano...... tu che consigli???

Biba ha detto...

Sto leggendo grazie a IBS il libro di cui si parla. C'è una cosa che non ho capito.Su una cosa che dici con la voce di Giselle non sono troppo d'accordo: «la vita è un dono e gli esseri umani ne sono i beneficiari, non gli artefici»: se così fosse, come potrebbe una donna diventare Eliside di sé stessa e tessitrice del proprio destino?
Con simpatia. Biba

Emma09 ha detto...

Domenica uggiosa che più uggiosa non si può. Ho ripreso a leggere La Signora del Borgo dall'inizio su un tavolo - il mio - che ha solo tre sedie anche se è sotto la finestra e vicino alla porta di ingresso come quello di Eliside. Certe volte vorrei essere vissuta al tempo di Giselle, quando tutti sapevano cosa fare e come farlo!!! Pazienza. Siamo qui e tanto vale rituffarsi in un libro per sognare di star bene! Ciao Ennio. Buona domenica!

Ennio Valtergano ha detto...

Bentrovati, amici! Sono di nuovo a casa, dopo diverse ore di guida alle quali - e per fortuna - il tempo ha generosamente risparmiato di aggiungere le difficoltà connesse con le annunciate precipitazioni nevose.
Dunque, vedo di avere in arretrato diverse risposte.
Comincio da Prof e Il Rosso: ho preso nota dell'invito di una visita a Saliceto e alla chiesa di San Lorenzo. Quanto alla diffusione degli interessi esoterici fra personaggi insospettati, nel Quattrocento come pure nei secoli precedenti e in quelli immediatamente successivi, vi sarebbe molto da dire e non è escluso che non lo faccia in uno dei prossimi post...
Nell'attesa, chissà che Prof non decida di sottoporci il quesito storico sociologico da lui annunciato non troppo tempo fa.
A Sciacca chiedo un po' di pazienza, oltre a quella che già dimostra per il fatto di seguire il blog con lodevole caparbietà nonostante l'oggettiva difficoltà di alcuni interventi che non sono di immediata lettura. A lui è perciò opportuno che mi rivolga direttamente, e per questo gli dico:
Mio giovane amico, tieni conto che nelle biblioteche si entra per leggere quello che si è andati a cercare o che si spera di trovare e non si è obbligati a leggere tutto. Tuttavia, considera che quanto ti viene offerto da amici come Prof, Il Rosso, Boiardo e tanti fra gli altri può rappresentare un'opportunità per ficcanasare in argomenti che forse non avresti occasione di incontrare.
Dunque, apri pure tutte le finestre che vuoi (mi viene in mente simpaticamente l'odore di muffa cui accennava Cristina tempo fa); meglio ancora se sei tu stesso a portare una bella ventata di aria fresca.
A Mariagrazia ho già espresso il compiacimento indotto dalle sue parole, ma ho una domanda: di quale regione sei, Mariagrazia? Sempre che tu trovi opportuno rispondere, s'intende...
Ad Adry rammento che affilare la lingua è un suo diritto, sempre che intenda renderla tagliente per stimolare e mai per ferire... ma questo lo dò per scontato, anche perché la nostra amica ha già dato prova di saper intervenire con vivacità ma anche con la prudenza di chi si è preliminarmente guardata intorno per capire dove avesso messo piede. Dunque Adry o Adriana, vai pure tranquilla... A proposito, se strofini il libro 3 volte non so se ti esce qualcuno in veste di genio (forse Savio, vista la predilezione che dichiara per i travestimenti); di sicuro renderai la copertina più pulita.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta Biba. Intendo la vita - quando ne parlo per bocca di Giselle nel passo da te riportato - non come il periodo che intercorre tra la nascita e la morte con tutti i contenuti annessi, bensì come evento biologico prodotto dalla fattività della natura e del quale l'essere vivente è beneficiario e non fattore. Ciò, tuttavia, non esclude che l'essere stesso possa poi determinare direzione e senso dell'esistenza in virtù del grado di consapevolezza che gli riesce di acquisire, ossia diventare, come tu ricordi, "tessitrice del proprio destino".
Ciao e ritorna presto.

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Emma09, vedo che Mariagrazia ti ha trasmesso nostalgia e voglia di ricominciare a leggere e, puntuale, tu vi stai dando corso... Cosa vuoi che ti dica: buona rilettura.

Adriana ha detto...

Giorno.............entro in punta di piedi,sssst,silenzio che se i miei critici personali ,mi sentono,sono finita...Ennio ,volevo far diventare il tuo libro come la lampada di Aladino,per seguire il discorso di Savio,che ha espresso un desiderio,seguendo il commento del russante,visto che a lui si sono avverati i desideri.........vedi mai, se te ne avanzano un paio....!!!!Qui è tutto un seguirsi,pensa che ridere,se il primo perde la strada..ah ma che stupida!!!non ho calcolato che abbiamo milascolano,conoscitore di stelle,che ci riporta tutti a casa,baci a tutti...prof,chiedo scusa per il mio colloquiare,poco consono,a volte,ma scrivo come penso....o penso come scrivo?????e voilà un altro dilemma ,help me sorry

Casalinga ha detto...

"Non c’è da meravigliarsi che spesso, pur di mantenere inalterata l’immagine della propria po¬tenza, l’uomo tenti di esorcizzare le paure, le contraddizioni e le miserie proprie riflettendo sulla donna la parte peggiore di sé stesso". E' vero Ennio. Proprio vero. Basta che l'uomo si senta protetto dalle pareti domestiche e diventa così.E anche leggere un romanzo è oggetto di discussione...

savio ha detto...

Tu…tu…tu… se quando suoniamo troviamo OCCUPATO la potenza va a farsi benedire insieme ai Bruzi della Basilicata…Tu…tu…tu…

milascolano ha detto...

Per Adriana – Anche Peter Pan conosceva le stelle, ma alle fate isteriche preferiva la calma casalinga di Wendy: alla fine sono queste le donne che ci attraggono. Che ne pensi Ennio, tu che la moglie ce l’hai già?

Adriana ha detto...

Non ho ben capito caro miscolano se mi hai dato della fata isterica,devo arguire che tu sia un veggente o che per Natale ti abbiamo regalato un palla di vetro,visto che regali giudizi,non conscendo personalmente il bersaglio.Poi vedi carissimo ,non ti è stata proposta una scelta................resta comunque inteso,tanto per renderti partecipe che io non sono un fata ma una strega,pure cattiva....

partenopeo ha detto...

Caro Valtergano in futura intervista su FB…Lo sai quando l’uomo sta bene? Sta veramente bene? Quando ha una brava moglie che cucina, tiene in ordine, sa stirare, cresce i figli e capisce l’uomo se vuol fare il comodo suo. E una cara amica, che non vuole famiglia, si tiene bene, apprezza il sesso ed è anarchica quel tanto che basta per sparire a Pasqua, Natale e alle feste dei figli di lui. Ecco, questa è la felicità dell’uomo. Tutte le storie che l’uomo racconta e si racconta sull’evoluzione della donna eccetera eccetera, vanno bene per l’amica. La moglie va bene di quelle che le fai contente quando le porti a cena fuori dicendo che «come cucina lei non cucina nessuno». E magari, ogni tanto, ti fanno fare le cose con calma nel letto di casa tua e senza farti la doccia prima: questa è la realtà dell’uomo. Non contiamoci balle…

Ennio Valtergano ha detto...

Dunque, da dove cominciamo? Andiamo per ordine di entrata...
Adriana, per il fatto di essere una new-entry di recente acquisizione, dimostra qualche difficoltà di orientamento in un blog che strada facendo si è strutturato secondo una complessità di percorso che non è solo topografica ma anche sintonica. Perciò mi pare naturale che si guardi intorno alla ricerca di riferimenti, ma lo fa utilizzando gli strumenti che ha in mano, ossia l'ironia, e saggiando la reattività di chi appare più navigato. Un modo come un altro per prendere le misure, soprattutto a sé stessa... non è vero Adriana?

Per Casalinga
Benvenuta a te e grazie per la citazione: le parole di Eliside sono crude ma vere, nonostante il tentativo estremo di Savio di ricondurle in un alveo scherzoso (sarà anche quello un tentativo di esorcizzare una verità che appartiene un po' a tutto l'universo maschile?)

Milascolano, non credo che ad attrarre un uomo ci sia un particolare tipo di donna.
Si direbbe che tu non abbia ancora letto il romanzo, altrimenti sapresti che uno dei motivi di divergenza tra Giselle e l'amica Claretta sta proprio nella opposta visione della donna della quale ciascuna si fa portatrice. Claretta ama la vita adagiata sulla sicurezza e sulla quiete domestica, al contrario di Giselle, che invece vuole uscire a tutti i costi dal ruolo che per lei, come per le altre donne del tempo, è stato ritagliato dalla cultura dominante.
Il fatto è che non essendo preparati a gestire il nuovo, l'idea di una donna che esca dagli schemi consueti ci spaventa e, per non affrontare ciò ce non abbiamo la certezza di saper controllare, preferiamo, dopo esserci riparati dietro un giudizio di valore, ripiegare su quanto ci è abituale. Tu sei giovane, corri incontro al nuovo senza timore, lasciati travolgere dal nuovo e sarà la stessa sua forza a riportarti a galla.

savio ha detto...

UEUE… vacci piano partenopeo, che noi le donne le teniamo come regine perché nessuno come loro sa vedere quanto siamo belli pure quando siamo scarafoni… comme a te. Vedi un poco se tua madre era come l’amica che descrivi o come quell’altra, ma certo tutti abbiamo capito com’era tuo padre… quando poteva…

Adriana ha detto...

Eheheh Ennio!!! Modera ,modera,è vero mi sto guardando intorno,non sono avvezza a partecipare ai blog ,di solito quando non lavoro non faccio la paciosa casalinga che sforna torte,ma,assolti i miei doveri,chatto,quindi sono più portata al rapporto diretto con i miei interlocutori.Poi ho sempre considerato Peter Pan uno che sarebbe ora crescesse,preferisco di gran lunga il conte Dracula......

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Partenopeo, rispondo dopo, in ordine di tempo, perché il tuo post è giunto mentre commentavo quelli che hanno preceduto il tuo.
Ciò che dici dell'uomo è drammaticamente vero, anche perché è l'immagine che lo specchio riflette ogni mattina alla grande maggioranza dei campioni della fierezza virile. Quella stessa immagine che nessuno riconosce essere la propria perché pensa sia soltanto l'effetto di un'incomprensibile aberrazione ottica. E in effetti aberrazione è, ma come conseguenza di un modo di pensare, di vedere e di fare che inchioda ogni uomo (a me piacerebbe dire ogni aspirante alla condizione di uomo) nella miseria della propria pochezza e della propria incapacità di vedere oltre l'opacità dell'immagine riflessa. Tuttavia non è legittimo generalizzare: se la tipologia di uomo che conosci è quella che tu descrivi, vuol dire che tu quella hai visto - e senza eccezioni nelle immagini riflesse - ma non è detto che tutto stia come tu dici e che tutti siano come tu affermi.
E poi: perché contar balle? Non basta agli uomini - sempre quelli di cui sopra - sapere quante ne hanno per ristagnare nella convinzione - o nella speranza - che non cambierà mai nulla?

Adriana ha detto...

Caro Partenopeo ,essere moglie non significa avere le vie olfattive inesistenti,o essere cerebrolese.........

Ennio Valtergano ha detto...

Ritengo doveroso intervenire nuovamente a salvaguardia della regola non scritta, ma fino a questo momento universalmente accettata, del blog: il confronto sulle idee va bene ma mai deve diventare scontro fra persone. Men che mai si può accettare che si arrivi ad apprezzamenti personali o ad altri indirizzati.
Dunque, chiedo un momento di serena pausa... Chissà che Milascolano non ci illumini sugli effetti infausti di sgradevoli passaggi planetari (Marte in primis), sempre che si voglia dare credito alle influenze celesti.

Adriana ha detto...

Auguro a tutto il blog un sonno ristoratore,e visto che non sappiamo nulla dei passaggi planetari posso dirvi come va nell'Olimpo;Giove ha richiamato all'ordine,Marte persosi in pesanti commenti,Urano non ha raccolto l'invito di Giove,forse da bravo giovane riposava già,Diana sempre a caccia di pettegolezzi è ancora lì che gira,Vesta ha dimostrato di aver letto e conferma,Apollo(solo xchè irradia di sapere)non è presente........sì è proprio un bel caos ora tutti tra le braccia di Somnus(potevano almeno presentarmelo prima) a domani....

Cristina ha detto...

Senza andare sull'Olimpo anche fra i mortali ci sono quelli che guardano nel fango e quelli che guardano nel cielo: ovvio che si vedono cose diverse.

Ennio Valtergano ha detto...

Pienamente d'accordo Cristina, ma il punto sta in ben altro: non ha senso guardare in alto restando con i piedi immersi nel fango... e prima o poi lo sforzo di tirarsi via dalla melma bisogna pur farlo. Soltanto quando se ne è fuori si ha la certezza che non è preclusa all'essere umano, uomo o donna che sia, la possibilità di sperimentare una condizione di sè che non sia sempre e soltanto quella di chi, non potendo vedere altro, pensa che tutto abbia lo stesso olezzo di quel che è sotto il proprio naso.
Una buona giornata a te... ed è stato un piacere risentirti.

Anonimo ha detto...

Baglioni ha scritto, saggiamente: "Più su vai e più sarai piccolo, per chi non sta in alto"
Mi sembrava appropriato come ulteriore commento a quanto egregiamente espresso da Ennio e Cristina.

Luna

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Luna e benvenuta. Alto e basso sono punti di vista e grande e piccolo perdono di significato quando pretendono di misurare la dimensione umana rapportandola alla maestosità perpetua della vita. Personalmente preferisco parlare di convergenza verso un centro di consapevolezza rispetto al quale si può essere più o meno distanti. Osservati secondo questa angolatura gli esseri umani non sono né grandi né piccoli, ma soltanto più o meno consapevoli della loro condizione. Il cambio di prospettiva può solo avvenire per mutamento radicale del grado di consapevolezza, senza il quale trova indubbio fondamento lo scetticismo di Partenopeo che, per altro, ha dipinto un quadro realistico, anche se usando colori forse un po' troppo forti e di impatto non propriamente morbido.
Fatti risentire presto: ti aspettiamo.

Adriana ha detto...

Ciao a tutti ,volevo precisare che non sono andata sull'Olimpo,ma ho rapportato il blog all'Olimpo ,per chi non l'ha saputo interpretare darò una spiegazione più semplificata:nella parte di Giove il nostro Ennio,Marte alias SAvio,Urano alias milascolano,Diana me medesima,Apollo ovvero il prof. a presto .....in quanto alla melma ....è pur vero che io scherzo sempre,ma ditemi una cosa....se si ha un problema che non si può risolvere arrabbiarsi è perfettamente inutile,com'è inutile arrabbiarsi se si ha un problema che si può risolvere!!!!Io problemi ne ho avuti e ne ho ancora ,ma fanno parte della vita,e di questa teoria ne ho fatto il mio credo,al mattino mi alzo e cerco di sorridere al nuovo giorno,perchè ogni giorno che possiamo veder nascere è un giorno regalato..............

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Adriana, i ruoli... olimpici erano stati tutti decodificati con assoluta corrispondenza e il tuo, poi (Diana sempre a caccia), era del tutto evidente, dato che la sola nottambula del blog eri appunto tu. E chi altri se non Prof-Apollo, l'assente che "irradia di sapere" ? Sono tue parole, a parte la diversa ortografia di 'perché' che scrivo per intero, dato che non vi sono costi aggiuntivi nello scrivere facendo a meno delle abbreviazioni.
Quanto alla melma, hai ragione tu (gli unici fanghi che gradirei sarebbero quelli termali): a che vale prendersela? Quella del sorriso è un'ottima filosofia e tanto di guadagnato se corrisponde anche a una pratica di vita.
Ciao.

Anonimo ha detto...

Fantastico scambio di idee ..pensieri e percezioni....spero che qualcuno (non proprio fantastico nei suoi commenti ;-(...).....capisca che crogiolarsi nel detto...gli uomini siam fatti così.....oggi non paga .... e non è vero che agli uomini la donna piaccia casalinga ...ma poi cos'è...la casalinga è una donna che rinnega sè stessa ??...le ...poche..casalinghe che conosco ....si occupano di tantissime altre cose ....e non certo si accontentano di sentirsi dire ...ma come cucini bene amore mio ;-)))).....adoro Giselle ....e adoro le tante Giselle che lottano ancora oggi perchè nessuno dica loro..tu sei nata solo x fare la moglie la madre la casalinga....e molto più drammaticamente .....perchè nessuno si permetta di usarle violenza ...Un abbraccio forte a tutte le donne ed agli uomini di buona volontà :-)))))))).....Ennio..sei adorabile♥...ed il Tuo romanzo lo riflette appieno♥...non sò selezionare il profilo ;-)...Ciao lucia la sicula

prof ha detto...

Forse non tutti sanno che il progetto spaziale Apollo deve il suo nome al dio greco protettore degli scopritori e di tutto ciò che è all’avanguardia… E a questo proposito, una ventina di anni fa uscì in America un libro intitolato Ishmael che reinterpretava i Caino e Abele delle Sacre Scritture rispettivamente come metafore dei coltivatori mesopotamici del Nord e dei pacifici pastori Semiti del Sud. Sarebbe ora lungo ricordare qui come molti altri testi si rifacciano all’idea che l’evoluzione umana non abbia seguito una sola linea ma due, tra loro diverse. Penso però che sia interessante ricordare la posizione dell’autore del suddetto libro, tale Daniel Quinn, che con parole diverse diceva quello che Ennio oggi fa dire alla sua Eliside. Cito uno stralcio di Quinn e starà poi ai lettori de La Signora del Borgo trovarvi le tante e più attuali corrispondenze. Nel mentre colgo l’occasione per porgere i migliori saluti… essendo a breve nuovamente di partenza per gli U.S.
“La storia che i cacciatori-raccoglitori hanno recitato negli ultimi milioni di anni non è una storia di dominio e di conquista. Recitarla non li ha portati al potere, ma ha dato loro vite colme di umanità e di significato. Ecco che cosa scoprireste, se andaste tra loro: non vivono in preda a un perenne malcontento o a un desiderio di ribellione, non si azzuffano di continuo su cosa deve essere proibito o permesso, non si accusano a vicenda di non comportarsi nel modo giusto, non vivono nel terrore del prossimo, non impazziscono perché le loro vite sono vuote e senza scopo, non devono intontirsi con le droghe per avere la forza di arrivare al giorno dopo, non inventano una nuova religione ogni settimana per avere qualcosa a cui aggrapparsi, non sono eternamente alla ricerca di qualcosa da realizzare o in cui credere, che renda la vita degna di essere vissuta. E questo non succede perché vivono a contatto con la natura, o perché non hanno un governo organizzato oppure perché possiedono una bontà innata. Succede soltanto perché recitano una storia che è adatta alla gente, che ha funzionato per milioni di anni e che funziona ancora oggi, dove la “civiltà” non è riuscita ad annientarla” .
Buonanotte da Απόλλων

lucialasicula ha detto...

a presto Prof.:-)..e grazie x queste chicche ....:-)...sogni d'oro!

Adriana ha detto...

Ehehehehe ieri notte c'ero,ma ho riletto tutti gli interventi, mi sono messa al corrente,giudizio finale........ho le idee più aggrovigliate di prima.Voglio un divanetto e uno psicologo,vedo stelle cadenti,pesci volanti,Apollo che va e che viene,i cacciatori -raccoglitori lì tranquilli che mi guardano sorridendo,le casalinghe che quando passo scuotono la testa,prof.seduto in pol position che osserva ma non parla,Ennio con la bacchetta che dirige l'orchestra,Savio che appare e scompare,milascolano che vola .............aiuto.Uff.che spavento mi ero addormentata davanti al pc......

Ennio Valtergano ha detto...

E provare a leggere di giorno, magari quando non si casca dal sonno? Prendere il blog come surrogato di un locale notturno per trascorrervi ciondolando le notti inquiete forse non è la migliore fra le tante idee aggrovigliate... Cosa ne dici Adriana? Se poi le cose dovessero continuare a non funzionare, restano sempre, come tu dici, lo psicologo e il divanetto (che forse sarebbe meglio utilizzare per schiacciare un pisolo).
Con simpatia, Ennio.

Adriana ha detto...

Qual'è la verità? Quale la menzogna???Dove finisce una ed inzia l'altra chi può dirlo??Ti potrei mentire guardandoti dritto negli occhi,o dirti la verità sviando il tuo sguardo.......

Il Rosso ha detto...

L’Olimpo a me ricorda Venere e anche se tanti sono stati i grandi del Rinascimento ad averla ritratta – oltre al celebre quadro della nascita (un po’ stucchevole per la verità a gusto mio) del Botticelli che fece anche un annoiato VENERE E MARTE - vedi il Bronzino VENERE E CUPIDO, il Carracci VENERE E ADONE, il Padovanino VENERE E MARTE SORPRESI DA VULCANO, il Veronese MARTE CHE SPOGLIA VENERE CON AMORINO E CANE, IL Vecellio VENERE DEL PARDO (anche noto come Giove e Antiope) e pure VENERE ALLO SPECCHIO, il Lotto VENERE E CUPIDO, tutti del XVI secolo. Ma la più bella è la VENUS di Cranach! Perché? Per il velo… Impalpabile eppure così tangibile da far desiderare di toglierlo… per accedere al Monte Divino.
Si chiami Olimpo o no, sempre i monti dove abitano le dee sono caratterizzati dall’ambrosia. Stasera eroticamente vostro, Il ROSSO

Ennio Valtergano ha detto...

Questa sera, niente meno che... Il Rosso di passione.

savio ha detto...

Stasera siamo bollenti, eh? E allora vediamo come cucina il padrone di casa. Con il tuo permesso, Ennio, facciamo gustare una pagina erotica dalla Signora del Borgo:
“Quella donna l’aveva stregato: sarebbe stato mai capace di dirle di no? E per quale ragione avrebbe dovuto aiutarla nell’attuazione del piano che quella mente diabolica aveva partorito? Gelinda pareva avergli letto nel pensiero: con un sorriso invi¬tante gli aveva rivolto uno sguardo inequivocabile, poi, con gesto inaspettato, si era sollevata la gonna con tutte e due le mani.
- Per te c’è questa, tutte le volte che vorrai. E non mi dire che non te ne importa molto, perché non ti crederei…-
No, Sparviero proprio non sarebbe stato capace di dirle di no.”
Ma tu lo sai come mi sono sentito quando l’ho letta? Altro che Sparviero! Un cavallo!!! Facciamo rosso…

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, chissà perché avrei pensato a un asino...

savio ha detto...

Eh, caro Ennio, si vede che frequenti poco le campagne… L’asino ha fama di essere un grande amatore, ma di fatto ci mette tanto a trovare l’ispirazione giusta ed è un problema quando vede le cavalle. Invece al cavallo vanno bene sia le asine che le cavalle: è uno che ama conoscere lui, pur avendo la stessa grandezza…d’animo!!! Infatti il tuo Sparviero è uno che lascia a bocca aperta anche chi lavora con lui, tanto è d’animo grande. No?

Sibilla ha detto...

Ciao Ennio! Manco da un po' di tempo dal blog ma lo ritrovo stasera effervescente come non mai! E gli ultimi post si ricollegano proprio al libro che sto leggendo in questi giorni(non un romanzo) di Marija Gimbutas, sulle veneri protostoriche: e sapete cos'ho scoperto? Che quello di sollevare la veste per mostrare i propri attributi nel neolitico era un rito impersonato da una dea, Baubo, spesso rappresentata con le gambe a forma di rana. Curioso, no? Il nostro Ennio dimostra di saper sfruttare bene i suoi studi di antropologia culturale...

Doge ha detto...

No, ma vi rendete conto? Io il libro l'ho appena regalato alla MIA PROFESSORESSA DI ITALIANO!!! e non l'ho ancora letto!!!
Non è che mi avete fatto fare una figura ;-)...

boiardo ha detto...

(da l’Orlando Innamorato) “Quando il sol fia gionto a Venere, sarà d'ogni malizia il mondo privo; e quando a primavera l'erbe tenere seran fiorite nel tempo giolivo, alor (…) il re (…) stiasi queto e grattasi la panza”.

Ennio Valtergano ha detto...

Doge, che piacere ritrovarti! Come vedi, capiti in un momento un po'...caldo. Non credo proprio ci siano motivi di che preoccuparsi per la Professoressa di Italiano: quello riportato da Savio è l'unico passo diciamo osé dell'intero romanzo. E comunque sia, è legittimo presumere che la tua professoressa sia adulta e pertanto è anche verosimile credere che certe cose non le siano del tutto estranee. Vero che tutto può essere, ma fino a questo punto... o no?
Mi spiace che tu non abbia ancora letto La Signora del borgo: fallo presto, così ti metti al passo con gli indemoniati (nel senso di pervasi da satana) di questo blog.
A presto, allora.

Anonimo ha detto...

Caro amico, ora se non chiarisci le idee al povero Doge penserà che sei parte di una setta satanica: e non è un bel presentarsi prima di un’intervista importante!!! D’altra parte, con Sibilla che ci ricorda che le gonne le alziamo fin dal Neolitico, non c’è da stupirsi se poi Partenopeo si fa idee strane sul ruolo della donna…

Ennio Valtergano ha detto...

Amici, sto perdendo il conto degli interventi. Ma vi siete dati appuntamento tutti qui? Comunque, vediamo chi manca: non ho risposto a Sibilla e Boiardo.
Comincio da Sibilla: la precedenza è alle damigelle, nevvero, Boiardo?
L'organo di riproduzione femminile, avulso da ogni connotazione volgare, è stato sempre inteso come simbolo della fecondità e dell'eterno perpetuarsi della vita e perciò non deve stupire che a mostrarlo sia proprio una dea, a significare che la divinità presiede alla vita in ogni sua manifestazione o, viceversa, che la vita è divina in ogni sua modalità di essere, in primis nella potestà generativa.
Di Boiardo sorprende - pur se oramai dovremmo aspettarcelo - l'incredibile attitudine di trovare i versi adatti a ogni circostanza. Possibile che conosca a memoria l'intero Orlando Innamorato? Complimenti, complimenti davvero!

Mocio ha detto...

Oggi quando finalmente è arrivato l’autobus è salita una ragazza che aveva il tuo libro e lo stava leggendo alla fermata

Ennio Valtergano ha detto...

Cara anonima, benvenuta chiunque tu sia.
Fornisco i chiarimenti sollecitati, anche se non credo proprio che Doge possa equivocare.
'Pervasi da satana' sta per "assatanati": è più chiaro così?
Quanto poi al sollevar della gonna, potrei rispondere con il detto latino "omnia munda mundis", ossia "tutte le cose sono pure per il puro", a dire che non può bastare un gesto di per sé naturale, ma di grande valenza simbolica già nell'iconografia del passato, per giustificare le mistificazioni maschili e i giudizi di parte volti allo scopo esclusivo di creare fragili alibi alla propria incapacità di vivere la dimensione sessuale ed erotica con sano equilibrio.
A presto e, sperabilmente, con un nome, anche se di fantasia.

il cavaliere ha detto...

Così come ogni musica deve essere analizzata perchè sia compresa appieno, anche gli interventi del padrone di casa debbono ricevere lo stesso trattamento per la loro comprensione. Ennio si riferisce al satanico sotto forma di battuta, come già specificato da lui stesso. Sempre riferendomi alla musica, Sibilla va analizzata guardata e studiata più volte. Nel suo post credo si riferisse alla meraviglia di "alzare le gonne"; e non nel senso puramente sessuale, ma nel senso procreativo e miracoloso del donare la vita. Non penso che i neolitici adorassero una dea che faceva veder loro gli attributi per semplice passione. Ma questa è solo la mia interpretazione dei commenti di Ennio e Sibilla. Prego gli interessati di correggermi se sbaglio.

Punto ha detto...

Dice bene Luna che cita una canzone bellissima di Baglioni. Penso che ora si adatterebbe dire: « io violai le bugie dei codici del bene e del male». Punto.

Ennio Valtergano ha detto...

Mocio è un caso che il nome da te scelto sia assai simile a quello di uno dei personaggi del romanzo? Fa piacere sapere che il libro prenda a circolare... E tu lo hai letto?

Al Cavaliere chiedo di accontentarsi in questa occasione solo di poche parole: ha visto giusto e il paragone con la musica lo trovo calzante.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuto, Punto.
Dici bene: ciò che è naturale tale resta e non è suscettibile di giudizio di bene e male. Bravo!

lucialasicula ha detto...

è incredibile come cambi un passo di un fantastico romanzo..se letto da un uomo..che ami i cavalli e/o gli asini....ovvero da una donna....il brano testè riportato l'ho appena letto iersera guarda caso....e ben lungi dall'apparirmi osè (veramente leggendo non ho pensato a nulla di osè....intrigata soltanto semmai dal piano ordito dalla donna)..ho ammirato la maestria dell'autore nell' evidenziare le debolezze dell'uno e l'arte innata della donna di sfruttarle di conseguenza..ben venga in questo caso..x uno scopo positivo e generoso...rivalutando tra l'altro la figura della donna che si prostituisce non certo x piacere (come gran dame che nessuno chiama x ..nome ;-)...)....ma soltanto x poter sopravvivere in un mondo ..di ieri come di oggi..che a volte non le riserva altra via di scampo........peccato..perchè la donna ne sà sempre una più del diavolo....e meriterebbe ben altro....Un abbraccio♥

Ennio Valtergano ha detto...

Devo ammettere che quando ho scritto quel brano non pensavo affatto a una scena erotica. Osservando io stesso la scena, avevo davanti una donna e un uomo che avevano appena fatto l'amore; il comportamento disinibito di Gelinda mi appariva come parte del dialogo allargato comprendente la gestualità e rispondente allo scambio non verbale nel quale entravano senza dubbio la conoscenza di lei circa le attitudini focose dell'altro.
La discussione su questo particolare aspetto della narrazione mi permette per altro di precisare un punto importante che riguarda in generale il modo di guardare al sesso quando si descrivono circostanze come quelle delle quali si sta parlando.
Ebbene, penso che chi descrive una scena "erotica" abbia fondamentalmente due approcci possibili. Uno è quello del "guardone", secondo il quale lo scrittore cerca di suscitare nel lettore le stesse sensazioni che verosimilmente deve provare chi osservi la scena con intenzioni "partecipative". L'altro modo è quello di descrivere quello che si vede senza lasciarsi coinvolgere da "martellamenti ormonali". In questo caso si riesce secondo me a cogliere quell'aspetto se non proprio comico almeno ironico che in fondo ogni scena di sesso, anche quella in apparenza più scabrosa, finisce col possedere.
Io ho scelto per naturale propensione il secondo approccio: quando scrivevo mi sembrava quello più divertente, con buona pace dei quadrupedi, di qualunque specie siano.

savio ha detto...

Bella l’intervista: voce un po’ metallica e rapida ma per fortuna si può risentire e capire – credo. Una domanda però: a ben pensarci perché parlare dei monti Sibillini e non dei Campi Flegrei, di Pompei, di Cuma o degli altri territori che non hanno nulla da invidiare alle marche? Comunque bravo Ennio. (Ma tu… tripede… mai?!?!?)

riccardo ha detto...

Per Lucialasicula: le donne non sono tutte santarelline, pure a loro piace e anche alla Gelinda del romanzo…piace. E a Giselle. Fra l’altro non c’è niente di male. Anzi. Fa un gran bene ♥.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Riccardo.
Questo è uno dei modi sbagliati di affrontare la questione ed evoca una concezione della donna della quale ci si dovrebbe sbarazzare quanto prima. Il piacere rientra nella sfera della natura e, in quanto tale, non è catalogabile né nella categoria del bene né in quella del male, sempre che una tale categorizzazione abbia un senso quando ci si voglia sganciare dall'impostazione manichea del mondo ripresa poi da questa o quella religione. Il giudizio, invece, è tipicamente umano. Di norma, a una visione angusta fa capo un giudizio altrettanto angusto e non mi pare che il voler ridurre il tutto alla semplicistica visione del piace-non piace oppure della donna-santarellina-donna-prostituta, si ponga come una visione di ampio respiro.
Mi rendo conto che affrontare la questione del sesso da una prospettiva diversa da quella cui si è abituati da qualche millennio non sia cosa semplice, tuttavia sono convinto che uno sforzo occorra pur farlo e credo che il primo passo in questa direzione stia proprio nel cominciare ad abbandonare visioni stereotipe e grezze che non fanno onore a chi se ne fa portatore.

prof ha detto...

Tenevo a congratularmi con il nostro scrittore per i contenuti dell’intervista, davvero ben espressi e in forma accattivante. Anche la velocità non sempre regolare era indice di passione entusiastica, lontana dalla spocchia artificiosa che di solito condisce il colloquiare degli scrittori esordienti. Ho apprezzato la professionalità dell’intervistatore e della radio. Accade spesso infatti che la mentalità semplice venga attratta dalla parola singola e perda di vista il fluire della frase e siccome la musica è un forte magnete di attenzione (tanto che attrae gli animali e incanta perfino le bestie) l’uso sapiente del mezzo di comunicazione ha probabilmente permesso di non affaticare l’ascoltatore meno avvezzo ad astrarsi dal supporto visivo per concentrarsi sul discorso.
Come ennio ben sa, l’essere umano è spesso preda di correnti di cui non si fa capace. Fra queste, certo, la spinta alla rigenerazione è la più forte e, sebbene la natura ponga nel femminile di ogni livello animale la discrezionalità a valutare chi è degno di riprodursi sulla scena della vita e chi no, l’uomo da millenni combatte questa legge fino a convincersi, nei casi più gravi, che le donne siano serrature da far combaciare con la chiave di cui si sentono dotati. E non vedono, i miseri, che se la chiave esiste per la serratura la serratura esiste per la porta: oltre la quale l’universo è Donna.

Cristina ha detto...

Uaooohhh!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Carissimo Prof, sono convinto che più che le donne siano gli uomini a doverti essere grati: li restituisci alla loro dimensione ma aprendoli nel contempo a una prospettiva di grandezza inimmaginabile.

Ennio Valtergano ha detto...

Chiedo venia a Savio, cui sono in debito di una risposta.
Lasciamo pure il ...tripede ai tripodi e veniamo all'altra questione.
Vero è che le terre partenopee e le leggende e i miti che vi sono fioriti nel tempo nulla hanno da invidiare ai territori marchigiani, ma conoscendo i secondi assai meglio che primi - per via dell'imprevedibile tessitura della vita - mi è venuto naturale ambientare il romanzo nel regno della misteriosa Sibilla Appenninica.

Adriana ha detto...

prof.vengo meno al mio momento di pausa di riflessione,nel quale mi sono riproposta di non intervenire,ma devo dirti che sei un grande ............passo e chiudo

Ennio Valtergano ha detto...

Adriana carissima, mi incuneo come una zeppa nella fessura aperta per un attimo nella pausa di riflessione per chiederti: perché? All'effervescenza dei tuoi commenti ci si stava adattando con gusto e piacevolezza. Comincio perciò a sospettare che il mio commento al penultimo dei tuoi (no, terzultimo con questo) abbia perduto per strada la bonaria ironia dalla quale presumeva di farsi accompagnare... E' così?

lucialasicula ha detto...

lo scrittore e il Prof....che ne dite di scrivere insieme un romanzo sull'universo femminile ?...entrambi in sintonia come siete ..ne verrebe fuori un bestseller :-)))....non mi piace generalizzare...donne = meravigliose creature (la donna è brava a superare gli uomini anche negli aspetti negativi;-(((....) e ....uomini=..omissis...;-)))....facciamo parte insieme dell'universo...Ma quando leggo quello che avete scritto oggi ..mi sento nel giusto quando penso che la diversità è un arricchimento...x le une e x gli altri...vi è solo da distinguere tra uomini (nel senso di genere) evoluti...e purtroppo di esseri che son rimasti all'età della pietra ..(senza offesa x i cavernicoli ;-))).....)...Un abbraccio

il rosso ha detto...

Nel Duomo di Siena dieci sibille (numero della tetraktis pitagorica) figurano incantevolmente nel percorso iconografico denso di misteri: la Sibilla Eritrea, la Delfica, la Cumea, la Cumana,la Persica, la Libica, la Ellespontica, la Frigia, la Samia e la Tiburtina. Manca l’Appenninica: posso invitare il nostro Ennio a dircene la ragione (se ti è capitato di recepire l’informazione nei tuoi studi sul posto?)

Adriana ha detto...

Caro Ennio sei peggio della TAC,non ti si può nascondere niente,mentre io sono come le allodole,basta uno specchietto e arrivo di corsa.Ma è più forte di me.....mi lascio indurre in tentazione,mi metterò in ginocchio sui ceci(bolliti),ho sempre considerato l'uomo,un completamento,perchè nonostante tutto ho avuto amoree come dice la Mannoia,qualcuno l'ho conosciuto,qualcuno mi è solo sembrato.........domani???vedremo ,deve ancora sorgere...........

Ennio Valtergano ha detto...

Come il nostro amico il Rosso sa bene, le dieci sibille raffigurate nel Duomo di Siena sono le stesse risalenti all'epoca classica e riportate da Marco Terenzio Varrone, fra le quali manca in effetti la Sibilla Appenninica o Picena. Ignoro del tutto il motivo di tale esclusione, anche se i primi riferimenti storici riconducibili alla Sibilla Picena si hanno già nei primi secoli dopo Cristo.
Investigare sulle origini del mito correlato a questa isolata icona sarebbe di sicuro interessante e forse a questo avrebbe giovato la riapertura della grotta il cui accesso è impedito oltre che dal parziale cedimento della volta anche dall'inerzia di chi persiste in una incomprensibile quanto controproducente indifferenza.

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornata, Adriana: non era uno specchietto per le allodole ma una mano amichevolmente tesa a un'amica tanto cara quanto schietta.

Per Cristina, facendo un passo indietro: immagino che il suo Uaooohhh!!! fosse un entusiastico segnale di apprezzamento rivolto alle paroile del nostro Prof.

Anonimo ha detto...

Non ho letto il libro ma sono rimasta incuriosita dall'intervista. Perché - mi sono chiesta - collocare nel Rinascimento un impulso femminista? D'accordo sulla cesura tra un momento storico e l'altro ma anche oggi, a ben guardare, c'è un momento di passaggio e forse anche più importante di quello del XVI secolo. O forse il romanzo è un pretesto per lanciare un messaggio? Ciò spiegherebbe il perché rifarsi al lettore-prof per indicare l'auspicio di una nuova signoria. Ma anche qui, non è da sempre che l'uomko va cercando consapevolezza? Fatti non foste per viver come bruti... diceva Dante per il tramite di <ulisse ben prima che Valtergano parlasse per bocca dei suoi personaggi (la signora del borgo?). Con sincero interesse. Suni

pepper ha detto...

Con quale nome hai scritto i libri di sociologia? Sotto Valtergano non c'è niente.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Suni
Non si tratta di un impulso "femminista" quello che muove Giselle, la protagonista, ma un impulso verso la consapevolezza che, è vero, esiste da molto tempo, forse da che l'essere umano ha cominciato a porsi domande sulla propria condizione, quindi ben prima che i miei personaggi prestassero voce a tale esigenza che, per altro, non è avvertita da tutti e certamente non da tutti allo stesso modo.
Il mio romanzo riprende e ripropone l'aspirazione a una condizione di consapevolezza che passa innanzi tutto per la donna e, come ho detto nell'intervista, il periodo del Rinascimento mi è parso quello più idoneo per rispondere alle esigenze di una collocazione temporale coerente con le vicende da narrare. Un romanzo è fatto anche di queste e non solo di messaggi da lanciare al lettore. Semmai determinate vicende possono vestire meglio di altre il significato di quanto si va a dire.
Tutto qui e spero di aver soddisfatto anche solo in parte il tuo interesse.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Pepper
Questo è il blog di Ennio Valtergano, scrittore esordiente, e ciò che lo precede non toglie e non mette al romanzo, ai suoi contenuti e all'eventuale cammino che potrà fare.
Con simpatia, Ennio.

Mousenelgiorno ha detto...

Il modo migliore per interagire con la gente è quello di ascoltare e imparare ad ascoltare non è facile. Anche imparare ad osservare. Ti ho sentito nell’intervista Ennio e mi sei piaciuto. Non tanto per quello che dici delle donne ma per quello che non dici degli uomini. Non dici che sono dei grandi, dei potenti dei realizzati. Dici, e lo dice anche prof, che sono dei miseri per come si comportano. E rovineranno il pianeta andando avanti così.
E così come trattano le donne trattano la terra. Da padroni. E come gli ritorna addosso quello che fanno sulle donne gli ritornerà anche quello che fanno sulla terra. Ma non so quando lo capiranno e purtroppo la pagheranno tutti i giovani come me. Me che amo le donne e la terra. E ringrazio gli scrittori come te che cercano di salvare quello che di buono abbiamo. A partire da ieri.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuto Mousenelgiorno, benvenuto davvero.
Un giovane come te ha un solo dovere: non perdere la speranza. La protervia dell'uomo non può avere il potere di compromettere definitivamente l'azione incessante del pianeta che, come tutti gli organismi viventi, sa difendersi, anche se lo fa su tempi più lunghi rispetto a quelli ristretti cui si riferisce la mentalità umana, tutta presa e concentrata nello spazio egoistico - e spesso occluso - della vita individuale.
Amare la terra e le donne significa amare la stessa matrice che si manifesta sotto due forme diverse, ma entrambe datrici di vita.
Torna a trovarci e la voce di questo blog si arricchirà di un nuovo accordo perfettamente intonato, per dirla alla maniera del Cavaliere.
Ciao, Ennio.

Adriana ha detto...

Cucù,buongiorno....amore ,amore,non si parla d'altro,e poi non sai neanche chi ti abita a fianco.Le donne ,donne donne eterni dei,chi dice donna dice danno,da che parte starà la ragione???Di solito si tende a metterla al centro,donna in quanto essere femminile??? No ,sono donna quando sono conoscia di quel che valgo,di quel che sono in grado di dare e di pretendere,quando non pontifico,quando apprezzo chi mi stà vicino,quando non mi lascio trattare come uno zerbino,quando stanca ,la sera, faccio il punto della mia giornata e mi accorgo che sono felice di niente,ma che in fondo ho tutto e non considero l'uomo come un avversario,ma un essere da amare e dal quale essere riamata

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Adriana, ho letto il tuo intervento sin da questa mattina e volutamente non ho risposto e anche adesso evito di entrare nel merito.
Spiego subito la ragione.
Ho atteso - e attendo tuttora - che a commentare sia un'altra donna; le visitatrici in questo blog non mancano e non faranno certo venir meno il loro punto di vista su un tema che è stato toccato nell'intervista e che è centrale anche nella narrazione. Per altro aver letto La Signora del borgo non è di sicuro un prerequisito e immagino che in proposito vi sia molto da dire, soprattutto dalle esponenti dell'universo femminile.
Restiamo in attesa, dunque.

sibilla ha detto...

Non solo della donna è il diritto/dovere di conoscersi in un processo lungo, costante, incessante che porti passo dopo passo (infiniti passi) alla conoscenza del Maestro che è nell'anima (per dirla con Paolo Conte...).
E magari quando entrambi, donna e uomo, saranno più consapevoli della propria funzione in rapporto alla specie umana e alla Vita senza definizione di genere, una nuova meta si accenderà per questo essere intelligente dai due volti che oggi cammina rinnegando sé stesso...: a tratti nella matrice o nel frutto che l'addita.

pepper ha detto...

Per dirla con Verdone, invece, questo blog è quello del "lo scriviamo strano": possibile che solo qui mi capita di dover leggere i post dieci volte prima di intuire quello che forse volevano dire?!?!?!?!!!!!! Per fortuna il tuo romanzo non è così.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Pepper, fa' uno sforzo e soprattutto un po' di mente locale: se Sibilla scrivesse in modo immediatamente comprensibile, che sibilla sarebbe? Il guaio - tuo e mio - è che Sibilla ha sicuramente ben chiaro quel che vuol dire, ma siamo noi a non intendere. Tuttavia, alla seconda lettura (non è stato necessario arrivare alla decima) mi è parso di aver inteso che il processo che porta a una maggiore consapevolezza circa il ruolo da giocare, non solo nell'umana società ma nella Vita intesa nelle sue infinite modalità di manifestazione, sia pertinente tanto all'uomo che alla donna, ossia all'essere umano che oggi sembra dimenticarsene.
Forse è più chiaro così anche se mi resta ancora ostico - lo confesso - il passaggio finale: "...a tratti nella matrice o nel frutto che l'addita".
Speriamo che sia Sibilla stessa a chiarircelo e che stavolta non sia troppo ...sibillina.
Ciao e grazie per gli apprezzamenti sul romanzo.

sibilla ha detto...

Ad esempio, fra le piante l'albero è maschio e il suo frutto è femminile: la castagna indica un castagno. Diversamente dalla castagna il frutto umano può autodeterminarsi, ma solo in minima - benchè essenziale - parte.
Nondimeno questa capacità è legata alla capacità di riconoscere nel chi-siamo anche il da-dove-veniamo: senza rinnegarlo. E nel comprendere che chi siamo è ANCHE il frutto del da-dove-veniamo. Maschio e femmina sono dunque i due volti del divenire, attivo e passivo non necessariamente di genere.

Ennio Valtergano ha detto...

Pepper, mi dispiace... ci avevo provato.

Selene ha detto...

Il tempo passa… tra bassi… e medi…
Speriamo che anche a me succeda come a Giselle e arrivi un po’ di fortuna!!!
Ciao Ennio e buona primavera di successi.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta, Selene e grazie per l'augurio...di stagione. La fortuna perché arrivi non basta desiderarla, occorre volerla, e volerla nei limiti di quel che è giusto. Il segreto di Giselle sta nel sapersi muovere entro i limiti rigorosi della giustizia e di farlo al di là della propria persona.
Sii serena e fiduciosa e vedrai che dopo i bassi e i medi arriveranno anche gli alti.
Tornerai a farti sentire, non è vero? Io lo spero... Buona serata.

prof ha detto...

Dall’analisi del mignolo di un bambino ritrovato in una grotta delle montagne della Siberia del sud emerge che il suo DNA mitocondriale differisce dai due lignaggi finora conosciuti (Homo erectus e di Neanderthal). Il numerosi differenze emerse dal DNA di tale fanciullo/a secondo gli studiosi indica che i suoi avi lasciarono l’Africa circa un milione di anni fa. Ian Tattersall, paleoantropologo del Museo Americano di Storia Naturale di New York sostiene che le ricerche continueranno la prossima estate ma… la storia dell’uomo è vicina a una svolta, specie se, come si suppone, i resti di quel mignolo appartengono a una fanciulla (ritrovati braccialetti e ornamenti accanto al minuscolo dito). Potremmo intervistare Eliside, nevvero Ennio? Ma già: lei risponderebbe fuori dal tempo con lo sguardo assente su quando altre civiltà tramontarono senza lasciare al tra traccia che il mito.

Ennio Valtergano ha detto...

Quando il mito sarà finalmente guardato - e studiato - non più come il favoleggiare di una umanità infantile bensì come il veicolo attraverso il quale si sono tramandate conoscenze che la supponenza mistico-scientista ancora fatica a intravedere, allora, verosimilmente, la linearità della storia umana sarà abbandonata in favore di una ciclicità elicoidale, in virtù della quale le civiltà nascono e tramontano come ogni altra forma di vita, ogni volta muovendo da un livello più alto: occupando un'ottava superiore, direbbe il nosto amico Il Cavaliere. Purtroppo, bisogna dire che, come asseriva Max Planck, se il tempio della Scienza si svuotasse di tutti coloro che l'occupano senza averne vero titolo, esso rimarrebbe desolatamente vuoto. Perciò, temo che anche Eliside, laddove intervistata, non potrebbe fare altro che sorridere amorevolmente e maternamente di fronte alla banale ovvietà delle domande poste da chi è ancora pieno della sicumera postcartesiana.
Lasciamo tempo al tempo, caro Prof, nell'attesa che non sia proprio il mignolo di una fanciulla a sovvertire un sistema di idee traballante da tempo e che ormai si regge solo per l'ostinazione di chi, non avendo forza sufficiente per rinnovare sé stesso e il proprio modo di pensare, si abbarbica alla reputazione - spesso interessata - di una cattedra poggiante su un piedistallo che si fa sempre più fragile.

prof ha detto...

Discorso delicato quello delle ottave… Aristosseno di Taranto ci parla di un sistema musicale greco dove quattro suoni discendenti compresi nell’ambito di un intervallo di quarta giusta (chiamato tetracordo) in coppia con un altro tetracordo formava una ἁρμονία (=modo). I due tetracordi disgiunti abbracciavano i sette suoni dell' ottava ma la disgiunzione dei tetracordi nella musica antica non si verificava tranne che nel sistema massimo quando, senza mutare il modo, si voleva arrivare fino al tono più acuto della scala. E benché non possa che concordare con Mattei sulla nostra ignoranza di quella musica, pure è noto che nel periodo arcaico i Greci non parlavano: cantavano. La parola era sempre di tipo magico-incantatorio legata al controllo di forze naturali e la parola era musica in quanto di altezze diverse e precostituite secondo modelli naturali atti a incontrare il movimento del corpo con l’effetto desiderato. Da qui i racconti mitologici che riferiscono del potere psichico della musica. Pitagora la modernizzò, per così dire, indicando le relazioni esistenti tra il linguaggio musicale e gli stati dell’animo umano. Alla base, nondimeno, un sapere antico su come imprimere alla materia vivente la volontà nell’ambito di una legge naturale: appunto di ἁρμονία. A te Ennio e a tutti i figli di italia un buon proseguimento di questo giorno di etimologico riposo.

savio ha detto...

Pareva a me che il blog fosse da troppo tempo silenzioso: stasera prima lezione di cimitero e poi lezione di musica. E anche così, riusciamo a non capire niente. A me, che ascolto a Pino Daniele, tutte queste corde mi imbrogliano e mi mettono anche una certa apprensione, come la voglia di sistemarmi i pantaloni. Vabbé, buon sabato sera anche se non è etimologgico.

il cavaliere ha detto...

Altrettanto delicato è il discorso dei modi, ma soprattutto della scrittura della musica e della precisione derivata dal cambiamento avvenuto. La musica prima della nascita di Guido d'Arezzo, nato il 992 dopo Cristo, era scritta con un segno iniziale e una linea continua che saliva e scendeva a seconda di quanto si volesse far acuto o grave il suono. Solo con il musicista aretino la musica venne scritta in un tetragramma, che divenne poi esagramma e infine pentagramma. Da allora le melodie non furono più un insieme di salite o discese a seconda dell'interpretazione di ognuno, ma una scrittura ben codificata che non lasciava spazio a fraintendimenti. Per quanto riguarda i modi, nell'antichità c'erano parecchi modi in più. Adesso ci sono solo i due conosciuti: maggiori e minori e solo le scale minori hanno avuto un po' più di varianti, tra cui la melodica, l'armonica o la scala usata da Bach. Non è difficile immaginare d'altronde che i modi dovessero essere tantissimi, considerando che l'armonicità della scala della tonalità del pezzo è data dalla sistemazione dei due semitoni compresi nell'ottava. Ma tutta l'arte in genere, insegna che si sarà sempre nell'ignoranza, basta rendersene conto e cercare di migliorare all'infinito: in una spira elicoidale in continua evoluzione, come l'incessante e arcano movimento dell'Universo.

Lunetta ha detto...

Musica niente in questo libro dove si è concentrato tutto il sapere dell’universo?

savio ha detto...

Donna Lunetta parlate
donna Lunetta dicite
'o tiempo d'e cerase è già fernuto
dint'a stu tuppo niro
ci stanno tutt'e paure (...)
si te 'ncazze è tragica...
(By Pino Daniele)

Ennio Valtergano ha detto...

Povero Savio, errabondo da un cimitero all'altro con la musica che è sempre la stessa!
Non te la prendere, amico mio, se devi leggere una volta di più e pensa invece alla fortuna che abbiamo di spaziare almeno in questo blog su argomenti per affrontare i quali occorre superare i confini (e non solo quelli culturali)... basti pensare a quanti temi - vedi la storia di Ipazia - sono tabù per l'italico sapere, mentre sono coraggiosamente affrontati e discussi se solo si superano le Alpi.
Non per questo, però, ci farai mancare il tuo spirito mordace, non è vero?

Ennio Valtergano ha detto...

Nel romanzo, è vero, manca la musica benché - se devo stare a quanto mi è stato riferito - la musicalità sia tutta nel ritmo della narrazione. Tuttavia, chi lo ha letto sa bene che non contiene tutto il sapere dell'universo, anche perché - aggiungo io - il sapere dell'universo è ancora tutto da scoprire. Ci vorrà tempo, ma passo dopo passo le conoscenze umane si faranno strada fra gli ostacoli innumerevoli posti come barriere dall'ignoranza eretta a sistema e dai suoi figli prediletti: i pregiudizi. In fin dei conti il sapere è temuto solo da chi sull'ignoranza, appunto, ha fondato e poggia il proprio potere e, grazie a questo, alimenta i propri miseri interessi.

Ennio Valtergano ha detto...

"Vernetzte Intelligenz" è il libro sconcertante scritto da Grazyna Fosar e Franz Bludorf su alcune proprietà insospettate del DNA, o meglio di quella parte di DNA che la scienza ha sempre trascurato come materiale totalmente privo di importanza e utilità, al punto di indicarlo, con eccessiva superficialità, come "Junk DNA" e cioè DNA spazzatura. Tra le proprietà più insolite sembrerebbe emergere quella secondo la quale i suoni - e tra questi la parola - avrebbero addirittura il potere di riprogrammare la sequenza genetica. Se l'ipotesi dovesse trovare conferma, le parole di Prof circa un "sapere antico su come imprimere alla materia vivente la volontà nell’ambito di una legge naturale" aprirebbero su una prospettiva affascinante e dalle conseguenze non immediatamente valutabili alla luce dell'odierno sapere. Sotto questa particolare angolatura, dunque, anche la musica, sulla quale Il Cavaliere non manca di intrattenerci con retrospezioni storiche, giustificherebbe appieno il grande interesse esercitato sulle menti illuminate del passato.

Adriana ha detto...

toc toc è permesso,vagavo da queste parti......povera me ,ho dovuto, come Savio,rileggere i vostri commenti,che per me ,misera mortale sono di difficile comprensione.Sono sempre affascinata(forse perchè l'ignoto attrae)dai discorsi del proff.Sai Ennio che non sarebbe una cattiva idea,allegare un cd al libro,in modo da creare una colonna sonora mentre lo si legge.........
La musica ,descrivetela come volete,con i vostri paroloni,voi enciclopedie viventi tanto di cappello,mi inchino al vostro sapere,ma per me la musica è vita ,sentimento,colonna sonora dei miei momenti più intensi,quella che mi fa muovere mentre ballo,che solleva il velo dei ricordi,crome biscrome,esagrammi pentagrammi,ottave ,quarti,sincopate,trilli scale che salgono e che scendono,il metronomo che incessantemente ti detta il tempo,i tasti che scivolano sotto le dita,e il suono sale ti avvolge,ti isola,ti trafigge,ti coccola,ti accarezza l'anima,la musica grande compagna di vita!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Adriana, hai ascoltato la musica rinascimentale mediante il link presente sul blog?... Non solo parole, anche note... ascoltate dalle "enciclopedie viventi" con sensazioni simili alle tue e che non lasciano spazio alle razionalizzazioni analitiche. Quelle semmai vengono dopo, quando la musica è cessata e il cervello prende il sopravvento sul cuore. Cosa vuoi farci: anche lui vuole la sua parte.

Il Rosso ha detto...

Oggi una giornata come La Tempesta del Giorgione esposta a Castelfranco Veneto sua città natale: le malattie dei figli sono quasi uguali perché ti strappano le carni dallo strazio nel vedere la sofferenza innocente. Quelle causate dalla cattiva politica invece sono uguali perché ti strappano le parole di bocca… Ciao amico Ennio.

Ennio Valtergano ha detto...

So cosa vuoi dire: l'ho provato molte volte e ogni volta ad avere il sopravvento era il senso d'impotenza verso una sofferenza della quale, specie quando aggredisce i bambini, ti chiedi che senso abbia e speri che si allontani al più presto. Il che per fortuna accade, diversamente dalla cattiva politica che invece, con pervicacia irriducibile, resta dov'è.
Nulla di grave, voglio sperare, e che la serenità si riprenda lo spazio che le compete fra le pareti della vostra casa.
Ciao a te, amico mio.

prof ha detto...

Fra mezz'ora sarà giorno, quest'ultimo giorno di marzo che quest'anno è prossimo a Pasqua. Si avvicina attorno la voglia di festeggiare ciò che per i pagani era l'avvento della stagione della fioritura e del raccolto, il passaggio dal buio alla luce.
C'è qualcosa di sacro di eroico e di grande in questo passaggio che le popolazioni e le religioni hanno sancito con rituarie e marcato con immagini. Promessa antica di una ciclicità che nega l'annichilimento dei propri sforzi, atti e amori, è anche razionale speranza per tutti coloro che vedono nella notte presente la promessa di un giorno a venire e la certezza di un sorriso da ritrovare.
L'importante è farsi consapevoli che ogni atto è un segno nella propria stoffa e un pixel all'immagine dell'umanità.
Buone feste a te e famiglia.

Ennio Valtergano ha detto...

Mattiniero anche oltre oceano, caro Prof, se l'alba ti trova già sveglio da un pezzo... sempre che tu sappia ancora cosa sia il dormire che rigenera i comuni mortali.
Nei tempi che furono, quando ancora la vita individuale e collettiva aveva a riferimento i ritmi naturali, l'elemento del "sacro" impregnava di sé pressoché ogni atto del quotidiano e scandiva il tempo della vita di comunità in analogia alle cicilicità dell'universo visibile e osservabile. Accadeva che la partecipazione ai riti fosse un modo per testimoniare e condividere il sentirsi parte integrante di una natura considerata divina nel suo perenne agire e nell'incessante trasformazione di sé. Nascita, morte, semina, raccolta rappresentavano altrettanti momenti dell'unica, eterna legge: il divenire.
Solo più tardi, con l'avvento delle grandi religioni, il sacro fu distaccato dalla semplice concretezza del quotidiano per essere successivamente isolato nella dimensione astratta del metafisico e dell'incomunicabile: lo spirito separato dalla materia ma che tuttavia la informa e la sostanzia. Di qui la necessità dell'intermediazione, che di fatto si è costituita progressivamente come funzione autonoma ed esclusiva, indispensabile ponte di collegamento tra un mondo profano e un mondo del sacro ormai definitivamente e inesorabilmente disgiunti.
Reintegrare l'uno all'altra, in una visione non mistica e allo stesso tempo responsabile per l'orientamento dei propri destini, ecco, forse potrebbe essere questa la promessa del "giorno a venire", consapevoli, come tu suggerisci, che "ogni atto è un segno nella propria stoffa e un pixel all'immagine dell'umanità".
Buone feste a te, nell'augurio al quale si unisce volentieri e con sincera stima la mia famiglia.

savio ha detto...

Non tutte le notti sono uguali, non tutte le tempeste sono uguali cari Ennio, Rosso e Prof. Eduardo diceva “addà passà a nuttata” perchè la notte è quella che risolve tutte le malattie ma ogni malattia si risolve per come il malato la combatte. Stasera sono in tanti a ricordare la morte e io, che sono un povero cristo e non un Cristo, mi sento di dire che la Buona Pasqua arriva per chi è buono. Non avendo questa gran fede mi sembra più logico fare c ome Giselle e credere a quello che faccio. Tu che dici Ennio? Io a te dico Buona Pasqua e buona pastiera.

Boiardo ha detto...

Qualunche nel mondo è più orgoglioso,
È da Amor vinto, al tutto subiugato;
Né forte braccio, né ardire animoso,
Né scudo o maglia, né brando affilato,
Né altra possanza può mai far diffesa,
Che al fin non sia da Amor battuta e presa.
Buona Pasqua

Ennio Valtergano ha detto...

Mio caro Savio, anch'io, come te, preferisco fare come Giselle (oppure è Giselle a fare come me?) e credo in ciò che faccio, discriminando ciò che è buono da ciò che non lo è in base ai risultati prodotti. E a proposito di buono... la pastiera sì che lo è, ma purtroppo da queste parti quelle che trovi non sono le originali e lasciano molto a desiderare rispetto al ricordo che ne conservo. In ogni caso, grazie per gli auguri che ricambio con affetto.

E ricambio con identico sentimento gli auguri di Boiardo, il nostro amico che comunica in versi. Come si può non condividere questi dodecasillabi tutti incentrati sulla forza dell'Amore? Il punto è che dell'Amore conosciamo qualche riflesso e spesso neanche quello riusciamo ad apprezzare come meriterebbe.
Auguri anche a te, amico caro.

prof ha detto...

Cosa ci faccio a New York? È una domanda che sovente mi sento fare da chi non conosce la East Coast e non uscirebbe mai dal Mediterraneo.
Ebbene, qui si va a mangiare il pesce a City Island, dove tra una visita e l’altra al salone nautico si può ancora ammirare il mare sconfinato e pensare a com’era questo posto quando c’erano i native americans, ovvero le tribù pellerossa, veri eredi di queste terre le cui donne hanno impregnato del loro carisma ogni tratto e ogni anelito.
Poi, ad esempio, si può andare ad ascoltare Brahnms, come farò stasera, tanto per non rimpiangere troppo l’Europa e per sentire com’è la musica rivissuta da questa parte del mondo.
In America tutto è grande e tutto sembra possibile…
Questa è la forza dell’America.
Ma dall’altra parte del globo, stanno le radici.
Ciao Ennio: di ottava in ottava la Pasqua arriva alla Pentecoste e la stagione volge al culmine.
Un abbraccio.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Prof, ti muovi più tu, rimbalzando da una costa all'altra dell'Atlantico, che una pallina da ping-pong. Non ti chiederò cosa ci fai a New York, tanto so che non lo diresti. Tuttavia non credo che tu ci vada per gustare il pesce di City Island - se ne trova di buonissimo anche da queste parti - e neppure per ascoltare Brahms nell'intento di scoprire come la musica è rivissuta da quella parte del mondo, come dici tu. Devo pensare che i tuoi non siano tutti e soli viaggi di piacere, anche se immagino che la tua indole e la tua visione delle cose siano tali da indurti a cercare il bello e il piacevole ovunque e comunque.
Che dire? Attendere fiduciosi che l'avvvento pentecostale ci illumini dall'alto delle ottave superiori sino a farci comprendere e parlare tutte le lingue (ma parrebbe che riguardo a questo tu sia già a buon punto), oppure, più modestamente e umilmente, rimboccarsi le maniche per guadagnare quel tantino di consapevolezza in più che ci consenta almeno di scoprire il senso della vita?
Ricambio l'abbraccio.

il cavaliere ha detto...

Tanto per parlare un po' di musica... Frugando in uno dei miei cassetti ho trovato una suite del compositore inglese, che sembra apprezzato particolarmente da prof, Henry Purcell. La suite "The Fairy Queen" parte con un inizio che non lascia dubbi sulle emozioni che l'autore intende suscitare. Infatti, il primo brano comincia con una melodia dolce, ma che accompagnata dalle altre voci acquista una maestosità superba. Purcell decide anche di deliziare l'ascoltatore con delle variazioni che muovono dalla tonalità di si bemolle maggiore. La seconda sonata si svolge all'insegna di un Rondeau in sol maggiore che riprende il tema due volte. La terza sonata è una Fanfare in do maggiore con un inizio che ricorda le trombe cavalleresche, ma che nello svolgimento si sviluppa secondo una dolce melodia sostenuta da note ritmate che poco dopo si scambiano di ruolo con la sequenza melodica. Il finale è un giro di do comune a tutte le voci tranne al basso, che tiene il tema originale. L'ultima parte della suite è una chacconne scritta nella tonalità del primo pezzo. Il brano è diviso dall'autore in cinque parti ben distinte. La prima racconta di una nostalgia appena accennata da un inizio dettato da poche note che sembrano quasi trascinate dalla malinconia. La seconda parte è un evolversi della precedente con un ritmo all'insegna dell'inegalité . La terza cambia drasticamente in una melodia ferma ma comunque cantabile che risolve in un accenno in minore che torna subito in maggiore. La parte terminale apre con uno schema di tre note in forma di croma e due semicrome, seguite da altre quattro in inegalité per sfociare in un finale tonante ma un po' nostalgico in si bemolle maggiore.

Il Rosso ha detto...

Si disquisisce molto in questi giorni su un particolare tipo di opera considerata sacra reliquia da una moltitudine di fedeli: la Sindone. In effetti, nonostante le prove al carbonio 14 (per la verità non molto afffidabili dati i clamorosi errori avvenuti anche in altre occasioni) ancora oggi non si riesce a spiegare come l’immagine sul lenzuolo abbia potuto rimanere impressa senza alterazioni per un tempo così lungo (fossero anche solo otto secoli) e dopo tante traversie (il lenzuolo ha comunque viaggiato per parecchio tempo non solo nel triangolo Torino, Vercelli, Nizza ma anche dall’Oriente da cui arriverebbe).
Più interessante trovo però l’idea delle virtù attribuite alla reliquia: sarebbe capace di trattenere un ‘qualcosa’ di chi l’ha permeata di sé. Quel qualcosa, che la scienza d’avanguardia potrebbe spiegare con la sola idea di un’impronta magnetica, rivela contemporaneamente la possibilità di ideare e conservare una caratteristica sotto forma di sostanza attaccata agli oggetti, ciò che è sempre stato rivendicato come patrimonio della magia sacerdotale, anche antica (vedi Egizi ma anche Aztechi e tradizioni sciamaniche dell’america latina).
Sarebbe pertanto questa forte e insolubile coagulazione magnetica a trattenere la volontà e con la volontà anche l’impronta sul lenzuolo che un tempo sarebbe stato chiamato Mandylion (con curiose attinenze al termine ‘mandala’) .
Il Fiammenghino, che acutamente ce lo rappresenta dipinto (basta visitare la Galleria Sabauda per ammirarne l’opera) in modo da relazionare il lenzuolo alla letteratura esoterica illlustrata rinascimentale, colse forse la tradizione che vuole il telo custodito dai Templari fino al loro massacro (il che spiegherebbbe l’alone di mistero che contraddistingue la sua riapparizione per mano del cavaliere francese Geoffroy di Charny).
Dunque, l’immagine cifra e segno delle tradizioni magiche e religiose, anche se la religione oggi disdegna una tale associazione.
Auspico un futuro di ricerca in tal senso che vada al di là delle tecniche di impressione del colore e indaghi sulle possibilità ancora inesplorate dell’uomo di solvere e coagulare forze ed energie di cui il colore e il segno non sono che l’espressione più esterna e, in tale prospettiva, meno interessante per gli studiosi. E chissà cosa ne direbbe (o ne diceva) Anselmo da Sassoferrato…

Ennio Valtergano ha detto...

Cosa direbbe Anselmo da Sassoferrato lo so per certo: direbbe che Il Rosso ha evidenti, quanto inaspettate, propensioni ad argomentare sul filo dell'eresia. Tuttavia, interessato com'è a comprendere gli ascosi recessi della mente umana, il frate da Sassoferrato starebbe ad ascoltare e anzi a sollecitare il nostro amico, temporaneo transfuga del sapere storico-artistico, nell'intento di misurarne ardimento intellettuale e ampiezza di vedute circa le ipotesi eterodosse attinenti al misterioso lino.
Comunque non sei solo amico Rosso: sono più di tre lustri che ho la convinzione ferma che l'immagine sia il prodotto di una radiazione, come per altro attesterebbero sofisticate analisi computerizzate. Parrebbe, infatti, che solo l'impressione dovuta a una forte radiazione incidente si presti a una ricostruzione tridimensionale dell'immagine fissata sul drappo.
A questo punto i problemi sono più di uno:
- datare in via definitiva e in maniera attendibile il reperto;
- risalire, attraverso l'analisi comparata di eventuali sedimenti o elementi compresenti sul reperto stesso e per i quali vi sia la certezza che non siano dovuti ad apporti successivi, ai luoghi geografici ove il fenomeno si è verificato;
- infine, cosa ben più complessa,comprendere la natura della radiazione incidente e la sua origine.
In questa ottica, mi pare che la questione meramente religiosa passi del tutto in secondo piano in quanto si aprirebbero, come tu stesso auspichi, orizzonti inaspettati per l'umana ricerca, specialmente in relazione a quelle inesplorate possibilità dell'essere da te evocate e allo strettissimo legame che vi dev'essere tra Mente ed Energia. Le quali due, nel contesto di un Sapere arcaico e da sempre sotterraneo per verosimili ragioni di sospravvivenza, sono state sempre viste come modalità complementari di un binomio unitario e divino di per sé stesso.

prof ha detto...

Oggi qui c’è stata la parata di celebrazione per l’Indipendenza Greca… Indipendenza è una parola difficile e anche un po’ sciocca perché ben diversa dall’autonomia che non disconosce l’unità di tutto ciò che è vivente. Gli Elleni, nella remota antichità che ancora li vedeva reminescenti di una cultura più matristica ma non patriarcale, ben sapevano che il figlio indipendente non esiste in quanto il piccolo ombelico è motivo di vanto e tradizione di chi è venuto al mondo e aspira ad essere nuovamente Mondo.
Buonanotte Europa.

Sibilla ha detto...

Caro Ennio, ho letto che hai presentato il tuo libro in una scuola media e mi fa piacere che una prospettiva storicamente corretta entri nel campo percettivo dei nostri giovani. Meno piacere mi fa invece , l’aver appreso che Agorà, il film che racconta la storia di Ipazia di Alessandria, donna e scienziata straordinaria massacrata dai cristiani nel 415 su ordine del vescovo di Alessandria, sarà trasmesso nelle sale della mia città senza doppiaggio e con i soli sottotitoli...
Sono convinta si tratti di un ignobile tentativo, attuato fra l'altro nella sola "libera" Italia, di tenere la gente lontana dalle sale cinematografiche affinché una parte di storia, evidentemente troppo vera ed eloquente per essere accettata nella sua inappellabilità di giudizio, resti sconosciuta ai più.
Certo che, nel momento in cui si vede che alle propensioni verso la pedofilia si aggiunge ora anche quella mai dimenticata verso l'ostracismo culturale e la censura, non si può fare a meno di riflettere... Sempre che quella di riflettere sia una potestà ancora intatta dell'intelligenza, nonostante il bombardamento di certa informazione che pare preoccuparsi di diffondere soltanto mea culpa tardivi e poco credibili.

savio ha detto...

Forse qualche prete ha solo mal interpretato il celebre detto "lasciate che i fanciulli vengano a me"... E poi questa Ipazia sarà pure stata una scienziata ma non s'è accorta che cambiavano i tempi e lei non ci poteva fare nulla. (O' sazio nun crede o' riuno!) Fosse stata mia madre avrebbe detto aspiett a semmin ca ven a paglia nova e poi si sarebbe fatta i fatti suoi.

prof ha detto...

Non credo che Ipazia, nella sua verde età, si fosse resa conto di andare a toccare interessi politici che poco avevano a che spartire con la religione: i giovani sono sempre idealisti ma sull’impulso più della passione che dell’intelligenza. Oreste e Cirillo in una cosa sola potevano trovarsi d’accordo e cioè sull’inferiorità di un terzo, per giunta giovane e di chiara fama popolare. Le rivoluzioni non nascono mai in modo pacifico e l’impero aveva bisogno di una forza coagulante così come la Chiesa nascente. E il miglior coagulante è un nemico comune…
Quindi niente guerra di religione.
A quel tempo.
Oggi invece è difficile trovare il film fuori dalla Spagna e dall’Isola di Malta, non solo in Italia. Poco pubblicizzato e poco simpatico a tutti coloro che amano una religione, qualunque sia.
Il film di Amenábar, è infatti un film contro la religione come modus vivendi, opera in cui ancora una volta la figura di una donna viene usata come pietra dello scandalo per uscirne comunque indenni. (Un esempio? Ipazia passa per una che non ama il sesso perché è sporco come le mestruazioni e il regista, con un falso storico, la farà lapidare come le donne impure di oggi nelle società misogine e patristiche).
Nella realtà era stata scarnificata e fatta a pezzi: allora come oggi, sull’altare delle maschie ambizioni di politici, religiosi e presunti artisti, complici le solite femmine ignavie che si precipitano a lodare il coraggioso cineasta.

boiardo ha detto...

"Tutte le cose de che se ha scienzia,
O ver che son provate per ragione,
O per esempio, o per esperienzia..."
Tutto sta nell'osservare, confrontare, dedurre.
Ancora oggi, come sempre, la verità è eterna come la poesia.

Adriana ha detto...

Buongiorno,ho sentito la vostra mancanza,per entrare in argomento dovrei leggermi mezzo blog,e vi confesso un peccato,non ne ho voglia,la primavera mi impigrisce; ho letto gli ultimi due interventi,come sempre prof. mi incanti col tuo sapere,e parafrasando ti dico come non somiglia lo tuo costume al mio,mi perdoni Leopardi,poi se non mi perdona ,me ne farò una ragione,.......verità ,si disquisisce tanto su dove stà ,chi la dice ,chi la sà,ma in realtà,qual'è la verità? ogni cosa ha un lato oscuro,neanche chi la vive ,la racconta senza falsarla,aggiunge ,toglie,fantastica............verità, amore,odio,addio,tutte parole che fuori da un contesto ,non significano nulla,ma che pesano come macigni ,quando attraversano la tua vita

Ennio Valtergano ha detto...

Chiedo scusa agli amici per il protrarsi dell'assenza dal blog: impegni e un viaggio mi hanno impedito di trovare il tempo necessario per commentare i vostri interventi che tuttavia ho ugualmente avuto modo di leggere con viva attenzione.
Caro Prof, diventare Mondo nel mondo richiede uno sforzo titanico e l'impresa è condannata a diventare impossibile se non si è sorretti dalla tensione costante verso un ideale pragmaticamente configurabile e compatibile con l'umana natura. La quale natura umana, come la storia di Ipazia insegna - e che Sibilla ci ricorda -, ha a che fare con mille sfaccettature, compresa l'ipocrisia vestita di ragion di stato o ammantata di inflessibilità religiosa assai più simile al bieco fanatismo, a sua volta figlio della desolante e ottusa ignoranza che immancabilmente sta dietro all'uno e all'altra. Oppure, come tu rilevi, compresa la mera lotta di potere, traslazione a livello neocorticale dell'atavico istinto, tipico dell'animale da branco, a primeggiare fra gli individui della sua specie.
Piacerebbe anche a me che la verità, come la poesia - per dirla alla Boiardo - fosse eterna, ma soprattutto che si manifestasse eternamente come tale. Tuttavia non posso non condividere e far mia la domanda di Adriana, che riformulo in altro modo: esiste una verità immutabile quando ogni cosa nell'universo è in continuo divenire? E basta davvero tornar fanciulli - dando per scontato che ci si tenga lontani dagli adescamenti esecrandi cui fa riferimento Savio - per divenire nello stesso tempo capaci di percepirla e tradurla in concreto nell'esempio vivente della propria esistenza?
Divenir mondo equivarrebbe a divenir fanciullo, se non fosse che neppure i fanciulli sono esenti dalle sovrastrutture troppo presto mutuate dal bombardamento condizionante veicolato e legittimato attraverso le verità di ieri oppure giustificato con le surrettizie necessità di oggi.

adriana ha detto...

dove siete tutti??? mi giro e non trovo anima viva ,MI MANCATEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE,prof se ci sei manifestati,il rosso,savio,boiardo,milascolano ,il cavaliere con chi parlo io ,da sola???????????

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Adriana, non sei sola, ma solo nel post sbagliato. Prova ad andare ai commenti di "Un arazzo intrecciato sul filo del mito" e ritroverai gli amici che ti mancano tanto. Tieni però conto che siamo ancora in tempi di vacanza estiva e non è detto che tutti rispondano all'appello. Tu provaci lo stesso...
Un abbraccio