Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



domenica 3 gennaio 2010

Agorà 2010

A tre mesi dalla nascita del blog vale forse la pena sostare un attimo per un rapido bilancio.

Il blog era partito con l’obiettivo assai modesto di presentare un romanzo in via di pubblicazione e predisporre uno spazio aperto ove i lettori potessero confrontarsi con l’autore – ed eventualmente fra loro stessi – sui temi attinenti alla narrazione. Un obiettivo modesto, si diceva, che evidentemente non aveva tenuto in conto un elemento inaspettato: la spumeggiante propensione dei visitatori a muoversi in ossequio alla più ampia libertà di manifestare le proprie idee. E difatti ciascuno si è mosso nella direzione maggiormente consona alle personali inclinazioni e al taglio degli interessi culturali prevalenti.
Devo per altro constatare che ai rari vincoli indicati come condizione necessaria alla partecipazione attiva alla discussione, ossia confronto sereno sulle opinioni, rispetto e tolleranza reciproci, pacatezza nei toni e nelle valutazioni, ci si è adattati con sorprendente (dati i tempi) e immediata disponibilità. In questo senso, qualche intemperanza nello stile – raramente verbale – ha rappresentato per lo più un’eccezione isolata e circoscritta. Immagino che in uno spazio aperto e in assenza voluta di qualsivoglia controllo o filtro preventivo, qualche intervento un po’ fuori dalle righe sia da considerarsi fisiologico e dunque non faccia testo più di tanto.
È invece balzata evidente – quella sì che è stata una sorpresa – la voglia di comunicare a tutto campo, di intrecciare rapporti che si consolidassero rapidamente oltre l’effimero. Tale richiesta di 'socializzare', sebbene non espressa in via esplicita, credo sia stata favorita dall’impronta data da subito al blog e tutta condensata nei requisiti minimi cui si faceva cenno prima. Questo fa pensare – e sperare – che sia tuttora intatto il bisogno di luoghi e modi di espressione nei quali il confronto non si risolva sempre in scontro e lo scambio di opinioni venga considerato reciproco arricchimento e non occasione per far prevalere il proprio punto di vista.
Così, da blog potenzialmente monotematico o al più a contenuti omogenei, questo spazio virtuale si è trasformato in un luogo aperto al libero confronto sugli argomenti più disparati. Se il termine non suonasse eccessivamente presuntuoso, direi una sorta di ‘Agorà’ frequentata in prima istanza dagli interlocutori più assidui e appassionati. Non per questo, però, mi sento di considerare da meno quei visitatori che, sebbene non ugualmente costanti, hanno comunque assicurato il loro prezioso contributo. Al riguardo, onestà vuole che la minor frequenza sia da limitarsi ai soli interventi, dato che il numero di visite giornaliere si è mantenuto pressoché costantemente elevato.
Tuttavia, forse un motivo per qualche rimpianto sussiste: avrei sperato che il blog diventasse un punto di attrazione anche e soprattutto per i giovani. Non è stato così, fatta salva, anche qui, qualche rara eccezione. E questo è di certo un argomento sul quale riflettere e le domande sulle cause possibili sono tante: il livello degli interventi? il tono? gli argomenti? l’eventuale mancanza di immediatezza? il linguaggio? la distanza concettuale oltre che generazionale?
Diagnosi e proposte su tale argomento, che ritengo cruciale oltre che rilevante, saranno le benvenute e accolte con la massima attenzione.
Quali, allora, le linee per il prossimo futuro?
Nessuna in particolare, se non un auspicio e un impegno. L’auspicio è che il blog mantenga lo stile che lo contraddistingue, stile che forse lo rende raro, se non unico, nel bailamme volgare e superficiale della rete. L’impegno è quello di preservarne l’atmosfera da ogni intrusione inquinante e di tenerlo, come è stato fatto fino a ora, al riparo dai virus devastanti delle ideologie.

A tutti, buona permanenza nell’Agorà.

118 commenti:

Ennio Valtergano ha detto...

"365 pagine da riempire" è l'etichetta, o se volete, il tema che contrassegna Agorà 2010, ossia il primo Post del nuovo anno. Le 365 pagine da riempire corrispondono ai giorni dell'anno. Due giorni sono già trascorsi e ne restano 'solo' 363: dunque, diamoci da fare.
Da bravo e solerte ospite ho fatto il primo passo e mi sono rimesso in cammino, fiducioso che sarete voi a farne seguire presto molti altri.

Anonimo ha detto...

Complimenti Ennio, le tue parole sono belle e colpiscono il lettore per la loro franchezza e genuinità. Vorrei credere in un anno per noi miglior dal punto di vista politico innanzitutto, poi ad ognuno le proprie speranze e i propri desideri. Un buon inizio anno a te, un augurio si per il tuo libro, ma un augurio speciale perchè sotto il profilo umano sei unico. Giusy F.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie Giusy "l'anonima", per il calore dell'augurio. Ciascuno di noi è unico sotto il profilo umano e per fortuna questa unicità vale in senso positivo come nell'altro, e resto nella convinzione che l'altro sia transitorio, in attesa che il processo di autoconsapevolezza che ci dà la coscienza di essere inseriti nell'armonia del Tutto si faccia strada e illumini il cammino della vita.

savio ha detto...

Ah, la solitudine dei numeri uni...!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Hai ragione, Savio, sono soli anche quando gli uni sono con gli altri.

savio ha detto...

Fino a quando arriva qualc-un-altro...

Ennio Valtergano ha detto...

Sempre che non si tratti di "uno" qualunque.
Che ne diresti di fare "un" passettino in più?

Savio ha detto...

Ecco come si arriva al du(e)-nque!

Ennio Valtergano ha detto...

Adesso mi fermerei, perché sul "que" finale Prof potrebbe impartirci lezioni di latino.

prof ha detto...

Se volete... Que è una particella usata in modo proclitico ovvero si attacca alla fine della parola che lo precede in veste di congiunzione con significato di "e"; in altri vocaboli ha la funzione di completamento del tutto, ad esempio "tu quoque Bruto" ovvero "anche tu Bruto...
Read you later.

il cavaliere ha detto...

Savio ed Ennio sembrano la sonata Licori di Aurelio Bonelli(musica rinascimentale): la parte del soprano parte con un motivo che viene subito ripreso dalla voce del tenore. Alcune volte le due parti s'incontrano ma poi ricominciano a giocare a botta e risposta. La parte del contralo la fanno prof e boiardo con i loro commenti impostati un po' meno sui giochi di parole ma altrettanto brillanti. Infine, il basso lo fa il rosso, che porta la musica su una base che rende stabile la discussione.

savio ha detto...

Per la nuova arrivata: speriamo che di iella non ne faccia troppa…!

il cavaliere ha detto...

La terza fantasia di Telemann è suonata straordinariamente bene da Brugen: un flautista che potrebbe essere paragonato a Bolle nella danza e anche più. In tale fantasia Telemann appunto si sbizzarisce, inserendo nella melodia una parte per basso ritmata, a differenza della prima in cui ci sono quasi sempre gli stessi valori musicali. In più scrive solo uno o al massimo due pentagrammi di Largo per poi partire con un Allegro. Conclude con un altro Allegro a tempo di giga: un 6/8 particolarmente vivace.
L'autore sembra così voler rappresentare un dialogo con l'ascoltatore o il musicista che le ridà vita.

prof ha detto...

Capitato per caso sull'anno scorso ho trovato l'intervento del Cavaliere su Purcell, mio antico amore. Il soave spirito dei suoi larghi a 3/2, le fughe in forma di canone, e quella canzona tanto difficile a eseguirsi nei gruppi meno tecnicamente preparati... Chiederei al Cavaliere di continuare a trasferirci le sue emozioni, come per Telemann così da far rivivere non solo le fantasie ma, anche e soprattutto, i ricordi dell'anima che solo la musica riesce a restituire.
Spesso l'artista trascende la persona e dalla biografia non si comprende il genio: così era già nell'antichità, quando pazzia e sacralità, spesso, erano uno.

Ennio Valtergano ha detto...

La risonanza è un effetto ben noto in fisica, soprattutto nel campo dell'acustica, ma anche dell'elettromagnetismo e in quello ben più ostico degli oscillatori quantistici. Devo dire che tale effetto estende le sue propaggini, non del tutto inattese, anche su questo blog, nel senso che i vari interventi paiono entrare "in risonanza" con gli stimoli maggiormente affini. Così accade che un argomento che pure non ho esitato a definire "cruciale" e "rilevante", quello dei giovani, parrebbe non suscitare eguale interesse rispetto agli altri spunti di discussione. Devo, per questo, pensare che le domande da me poste in apertura siano destinate a cadere nel vuoto? Al contrario, spero vivamente che qualcuno tra i molti frequentatori di questo spazio aperto abbia delle analisi da sottoporre all'attenzione di tutti e, auspicabilmetne, anche delle indicazioni concrete per riagganciare un contatto che parrebbe altrimenti irrimediabilmente perduto. Grazie.

savio ha detto...

Dove è sparito il post della mia lontana parente? Faiella è originario del Sannio, da dove viene il cognome della mia mamma…. Che iellata lo è sempre stata assai. (Giusti, non è che tuo figlio si chiama Costantino?)

Ennio Valtergano ha detto...

Il post è stato eliminato su richiesta dell'interessata. Non escludo, né tuttavia lo dò per certo, che, laddove la stessa decida di intervenire nuovamente, lo faccia utilizzando, come è d'uso nei blog, un nome di fantasia fra i tanti possibili i quali, proprio perché tali, potrebbero anche prestarsi a rilievi ironici e scherzosi.
Prendo spunto perciò da quest'ultima eventualità per ribadire, in via del tutto generale, il mio apprezzamento a che siano riservati a chi entri per la prima volta in questa casa l'ospitalità e il rispetto che sono garantiti a tutti coloro che già la frequentano da tempo. Credo sia questo il modo migliore per propiziare sin dall'inizio l'instaurarsi di rapporti stabili, duraturi e garanti del reciproco fair play.

Cristina ha detto...

Ho finalmente il tuo libro come regalo per la Befana. Adesso vado a conoscere Giselle.

Milascolano ha detto...

Volevo raccontarvi la mia notte. E prima che giunga Savio con qualche battutaccia e per chi se l’è persa, vi annuncio che la notte scorsa era la notte delle Quadrantidi, uno sciame di stelle cadenti così chiamato perché ha il radiante nella ex costellazione del Quadrante Murale, che oggi non esiste più. Ideata da Jerome de Lalande in onore appunto del quadrante murale, la costellazione si trovava tra la costellazione di Boote e quella dell’Orsa Maggiore. Si ipotizza che la cometa all'origine di questo sciame abbia subito una correzione di orbita a causa dell’impatto con Giove (o comunque con la sua forza di gravità).
Ieri sera a oriente abbiamo ammirato il sorgere della bella Luna, ancora abbastanza piena, e anche del pianeta rosso tra le costellazioni del Cancro e del Leone. A mezzanotte si vedeva anche Saturno
nella Vergine.
Poi la luna ha cominciato ad abbagliare e con quel faro celeste negli occhi le stelle cadenti si vedevano meno.
Siamo andati a dormire alle tre!!!Ma che notte…!

Ennio Valtergano ha detto...

Buona lettura Cristina. Aspetto i tuoi commenti che spero non farai mancare.

Per Milascolano.
Congratulazioni per l'inaspettata competenza in astronomia (per un laureando in lettere moderne non è da poco). Però avresti anche potuto avvisarci del magnifico spettacolo di ieri notte: ne avremmo goduto anche noi!
Ciao e fatti sentire.

Il Russante ha detto...

C'ero anch'io a cercare le auadrantidi ieri sera: ma dalla terrazza di casa della mia ragazza si vedeva molto molto poco. Comunque abbastanza per esprimere i desideri (chissà se valgono anche a gennaio?)

Ennio Valtergano ha detto...

I desideri valgono sempre, è la realizzazione che può avere qualche incertezza.

Il Rosso ha detto...

Anche Van Gogh guardava le stelle sul Rodano…

Ennio Valtergano ha detto...

Per A.J.Cronin la situazione era invertita: a guardare erano le stelle.

Savio ha detto...

C’è un modo facile facile per vedere le stelle: provarci con una tipa molto carina che non ti vuole per niente…

Ennio Valtergano ha detto...

Scusa, Savio, ma più che vedere le stelle, vedresti una notte innevata: in bianco.

Tigre ha detto...

Caro Savio, tu parli così perchè vuoi fare il simpatico e forse lo sei. Il mio cognome è salernitano. Ed io ne sono orgogliosa, porto fortuna anche perchè sono bellissima dentro. Con affetto (forse)......Tigre

Ennio Valtergano ha detto...

Dopo la sequenza scoppiettante degli interventi di ieri noto che v'è bisogno di una pausa di riflessione.
Auguro agli amici del blog una notte serena (per prof la notte è ancora un po' lontana, ma anche gli auguri devono fare un lungo viaggio).

il cavaliere ha detto...

Mi viene in mente un brano di musica rinascimentale francese: Turdion, ovvero stordimento. Il suo nome è dovuto alla danza continua e particolarmente vivace data dalla natura del pezzo che trovo simile al blog. Non perchè esso stordisca ma per come ho in memoria questo brano. Quando l'ho sentito per la prima volta e poi in seguito suonato assieme ad altri, il motivo partiva sempre con una voce grave che poi diventava trionfante nella parte successiva. Alla prima esecuzione il brano è interpretato da un flauto tenore. Di seguito si aggiunge un cornamuto o cromorno( uno strumento che ha il suono simile a quello di una cornamusa anche se meno pieno), poi i flauti: contralto, soprano e ancora altri strumenti in un crescendo incredibile di intensità. Il tutto accompagnato da dei legnetti. Questo blog(gestito da un direttore d'orchestra ammirevole sostenuto da musicisti formidabili) è analogo: tutto parte da un commento importante ma discreto, al quale si aggiungono altre voci, di natura diversa ma che si legano molto bene insieme in una piacevole sintesi di armonia.

Ennio Valtergano ha detto...

Trovo deliziosa l'idea del Cavaliere di descrivere il blog e i suoi partecipanti con una metafora musicale, anche perché il brano, che conosco e amo in modo particolare, si presta bene all'analogia. Il Tourdion, pubblicato nel 1530 da Pierre Attaignant, si sviluppa con una progressione ciclica che pare avvolgere nelle proprie spire.
Ma più che parlarne, cosa che il Cavaliere ha fatto egregiamente, è opportuno ascoltarla questa spumeggiante testimonianza di musica rinascimentale. Perciò propongo agli amici del blog di andare nella colonna di destra, sotto la nuova voce "brani musicali" che troverete immediatamente sopra "il tema dei post".
Cliccate e entrerete nel sito dell'Accademia del Ricercare. Qui cliccherete quindi su "Pierre Attaignant" e partirà la riproduzione sonora; il Tourdion è il quarto brano in ordine di tempo. I tre che precedono sono egualmente pregevoli e vale la pena ascoltarli. Vi consiglio di approfittare e di ascoltare anche i brani degli autori che seguono: avrete a disposizione un repertorio di musica rinascimentale del tutto apprezzabile.
Il problema è che dal quel sito non si riesce a tornare al blog se non ripristinando nella barra indirizzi quello che già conoscete, e cioè http://enniovaltergano.blogspot.com
Buon ascolto, dunque e a risentirci.

sibilla ha detto...

Caro Ennio, da brava Sibilla ho pensato di venirti a trovare nel giorno magico della Befana, in cui le genti pagane di un tempo che fu festeggiavano la Grande Madre come distruggitrice dei residui del passato (carbone) e rigeneratrice della vita (dolciumi).
Alla tua Signora del Borgo, che tramanda il femminino eterno, va dunque il pensiero di questo 6 gennaio... insieme a quello per l'autore che Vi ha dato voce. Ciao!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie Sibilla, anche se devo ammettere che non avevo ancora pensato alla Signora del Borgo in veste di... Befana. Ma c'è sempre tempo per tutto.
Con simpatia.
Ennio

prof ha detto...

Auguri di Buona Festa a tutti i passanti dalla piazza centrale. Benché nella Grecia classica solo gli uomini liberi e benestanti vi si recassero e per discutere problemi e non piacevolezze, l’Agorà ha lasciato comunque alla storia i suoi lunghi porticati e un’ampia mostra di monumenti che parlano ancora di come fossero le città. Molto importante l'agorà di Atene... dove mi recherò nei prossimi giorni dopo essermi a malapena ripreso dal jet lag in una baraonda familiare tutta italiana dove sono atterrato in veste di epifanio. Sul divano. (Επιφάνια sarebbe maccaronicamente la ‘manifestazione sopra’). Tuttavia in Grecia è Θεοφάνια in quanto nella chiesa ortodossa si celebra il battesimo di Gesù nel Giordano: per cui il toccato dal genio non è chi trova la fava ma chi ripesca dall’acqua la croce lanciata da un sacerdote.
Duole invece sfatare l’idea che i magi fossero tre: nessuno menziona questo numero e in sovrappiù “magos reges habuit fere ori” cioè l’Oriente fu sempre governato dai magi, re che univano potere temporale e religioso.
Nel lasciarvi, sebbene a malincuore data la gradita compagnia, mi permetto di esprimere il più vivo apprezzamento per l’inserimento del graditissimo brano musicale: davvero ben commentato dal Cavaliere e fisicamente (in ogni senso) introdotto da Ennio per la gioia di questo nevoso ed uggioso gennaio.

Il Rosso ha detto...

Battuto sul tempo da prof che per primo ha impugnato il mouse e la scopa, dedico a Ennio e ai suoi ospiti il quadro “Il re beve” di Jakob Jordaens (XVII secolo) in cui si celebra la Festa dei Re nelle Fiandre. Nonostante un sederino di fanciullo in primo piano (in questo periodo mi è ben presente il modello) le linee tendono verso l’alto grazie alle quattro braccia tese che incorniciano il calice del re incoronato e seduto a tavola. Grande pittore del barocco fiammingo, Jordaens insieme a Rubens e van Dyck diede grande prestigio alla scuola di pittura di Antwerp.
E come biglietto d’auguri, invece, scelgo una produzione catalana del XIV secoo in cui i re, tre e trini come raccontano le corone, nei colori del blu, del rosso e del verde che parlano dei tre regni diurni (celeste, umano - al centro - e vegetale) salutano la trinità infera di cui si nota solo la corona in terra. In testa il re della vegetazione indica la strada della Natura con il dito della mano destra. Medita l'umano e benedice - come logico - lo spirituale in groppa a un animale con una rosa a sei petali.
A memoria dei dodici mesi, le zampe dei tre cavalli...

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornato Prof. Duole però apprendere che tu sia di nuovo sul piede di partenza. Dal Nuovo Mondo a quello antichissimo e classico, culla del pensiero occidentale. D'altra parte riesce difficile immaginarti attorniato in permanenza dalla baraonda familiare e per di più sprofondato in un divano. A proposito, sei stato fortunato a trovarlo libero: come avrai avuto modo di notare, quello del blog era stato occupato da simpatici e pelosi amici a quattro zampe sapientemente pilotati da un giovane frequentatore di queste pagine.
Che dire: speriamo di riaverti presto dalle nostre parti, confidando che non ci farai mancare qualche tuo commento concepito in quel di Atene.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Il Rosso.
Il biglietto d'auguri è pregevole, anche se di difficile lettura data la qualità della riproduzione disponibile (o almeno reperibile) in rete. A restare insoddisfatta è soprattutto la curiosità accesa dal riferimento alla rosa a sei petali che non è stato possibile decifrare nell'insieme della raffigurazione. Ma non demordo, proverò a cercare ancora e se troverò una riproduzione sufficientemente leggibile la proporrò a beneficio degli amici del blog.
Diversa chiosa merita "Il re beve", eloquente esempio della forza espressiva dell'arte fiamminga. Il sederino in primo piano parrebbe contrastare con l'apparente prosaicità e grossolanità dei personaggi e invece contribuisce a rendere la scena piena di quotidiano realismo.
Non si smentisce, specie in relazione al "biglietto d'auguri", l'attitudine a penetrare il simbolismo anche meno evidente con sapiente acume (l'associazione con i dodici mesi dell'anno delle zampe dei tre cavalli è davvero notevole).
A presto.

savio ha detto...

Anch'io trovo tutto delizioso... La fava di prof che si leva (leggi RIZZA)a oriente, il re che se la gode fra belle cortigiane e un bicchierino e, perché no?, anche la mamma col pupetto che sono la conseguenza della fava e il bicchierino.
E se Ennio e gli altri compagni di pizzata pensano ch'io guardi il mondo sempre dallo stesso lato non capiscono che la vita è sempre fra le braccia della donna, dove dimentichi i problemi della piazza. (E se è Befana, possibilmente solo di nome, grazie).
Omaggi savii e Notte Bona.

Ennio Valtergano ha detto...

Avevo scommesso con la famiglia che, in un modo o nell'altro, Savio non si sarebbe lasciato sfuggire la fava di Prof., che infatti ha agguantato con disinvolta sicurezza.
Facile profezia, anche se, occorre ammetterlo, stavolta il gioco di parole è ben congegnato (l'associazione "si leva" e "RIZZA" - immagino sia il nome dell'antica pasticceria - ne è eloquente dimostrazione). Il problema, sempre che sia un problema, non è da quale lato si guarda il mondo, ma con quale occhio lo si guarda e pare proprio che l'occhio - o meglio l'occhiello - sia sempre il medesimo.
Far scorrere la vita fra le braccia di una donna, dopo esserle stato in braccio per l'infanzia, fa parte delle infinite scelte cui è chiamato l'uomo, compresa quella di dedicare la vita alla Vita e di amare la donna per la Donna, pur lasciando fava e bicchierino all'uso che loro è proprio, anche se non sempre è quello più immediato.
A proposito di Befana: la calza potrebbe non essere agganciata alla giarrettiera.

Savio ha detto...

Dopo la levata di teta (di prof), la lavata di testa (per me) e il suggerimento di levarla dalla testa (mia). Levare cosa? Ma la giarrettiera, naturalmente.

Ennio Valtergano ha detto...

Credo di aver già detto qualcosa sul prestigio derivante dall'appartenenza all'Ordine della Giarrettiera e perciò non vi ritorno. Dunque, se l'amico Savio si riferisce a quella la tenga pure con legittimo orgoglio: nessuno avrà da ridire. E poi, tra lavate e levate presunte, meglio soprassedere: arrivassero mai anche le... levate di scudi, la serenità del blog ne soffrirebbe.
Un caro saluto a tutti e spero che tra non molto arrivino anche le prime recensioni dai lettori pionieri della Befana... pardon... della Signora del Borgo.

il cavaliere ha detto...

Soffro un po' di solitudine: il blog sembra il Deserto del Sahara adesso.

Ennio Valtergano ha detto...

Ehilà Cavaliere! Hai lasciato il cavallo per il cammello?

sibilla ha detto...

A proposito di Agorà... Ti riporto l'articolo uscito ieri su La Stampa a cura di Flavia Amabile e titolato: "Il film che l'Italia non vedrà"

La storia di Ipazia, prima martire della scienza, uccisa per ordine di un vescovo cattolico, uscirà dopodomani in Spagna ma in Italia nessuno ha acquistato i diritti
Il 26 novembre la pellicola sarà nelle sale israeliane, il 18 dicembre dovrebbe arrivare anche negli Stati Uniti e, probabilmente, a gennaio prossimo in Francia. Accompagnato da polemiche, destinato a far discutere, è il film «Agorà», del regista Alejandro Amenabar, un ritratto di Ipazia, matematica alessandrina, inventrice del planisfero e dell’astrolabio. Ma soprattutto un duro atto d’accusa contro tutti i fondamentalismi religiosi.
Hanno acquistato i diritti per farlo arrivare sul grande schermo anche a Taiwan, in Thailandia e in Grecia. In Italia per il momento tutto tace. I produttori l’hanno guardato con attenzione al Festival di Cannes a maggio, quando era stato presentato fuori concorso. Poi una lunga pausa di riflessione. Così lunga e così silenziosa da aver fatto pensare a molti a qualcosa di più di una semplice valutazione dal sapore economico-aziendale. Sulla rete hanno incominciato a circolare voci sempre più insistenti di pressioni per evitare che il film venisse proiettato nelle sale italiane.
Ad un certo punto, dalle voci si è passati ad una petizione rivolta ai produttori e distributori del film «per provare a voi e ai media che esiste un gran numero di persone» che invece aspettano di vedere il film. La petizione è passata di sito in sito e di gruppo in gruppo su Facebook. In pochi giorni ha superato le settecento firme aiutata anche dall’uscita in questi giorni di un libro su Ipazia. '
'Non voglio parlare di censura - aggiunge Jan Klaus Di Blasio, l'autore della petizione - ma deve far riflettere la mancanza di testi sul Neoplatonismo e su Ipazia. Ad esempio, il volume 8 della serie Storia della Filosofia Greca e Romana di Giovanni Reale, Bompiani, l'unico volume non disponibile e dal titolo "Plotino e il Neoplatonismo Pagano".
Ha firmato anche Piergiorgio Odifreddi, matematico, saggista, e soprattutto fiero anticlericale. «La figura di Ipazia è esemplare. Era una matematica, donna di grande cultura, la sua fu la prima battaglia tra scienza e fede. La perse, divenne prima martire della scienza per mano di uomini mandati dal vescovo di Alessandria, Cirillo. Sono trascorsi milleseicento anni ma siamo ancora allo stesso punto».
Il film, infatti, racconta la storia di Ipazia, (Rachel Weisz, l'attrice inglese Oscar per The Constant Gardener), in una Alessandria d'Egitto del IV secolo d.C., provincia remota di un Impero Romano in disfacimento, dove si scontrano tre gruppi religiosi. Cristiani, ebrei e seguaci del culto pagano di Serapide si massacrano a colpi di pietre e coltelli. A nulla vale la giovane saggezza di questa donna filosofa, matematica, astronoma, che vorrebbe fermarli. Cristiani cattivissimi, giudei sanguinari, pagani studenti di astronomia trasformati in soldati, si rivoltano l'uno contro l'altro mentre i romani stanno a guardare. «Le similitudini tra quei tempi lontani e oggi sono molte», aveva ammesso Amenabar alla presentazione a Cannes. «Questo film non è certo contro una o l'altra delle religioni ma contro ogni eccesso e ogni fondamentalismo».

savio ha detto...

Ehhh... La religione è il pioppo dei popoli...Con la differenza che il pioppo vive fino a 400 anni e le religioni anche 4000.

francesco ha detto...

Dopo aver setacciato la nascita del Cristianesimo e aver raggiunto lo scopo di trovare i personaggi storici e il movente che diede origine a questa nuova religione, dobbiamo volgerci indietro e analizzare quello che abbiamo trovato. Il problema, lo sappiamo, è legato all'oggetto di studio, costituito nel nostro caso da un insieme di informazioni contenute in alcuni scritti vecchi di millenni. Una volta che ci rendiamo conto di quanto sia delicato approcciarsi a delle informazioni ricevute indirettamente, solo allora possiamo avviarci con cura e pazienza ad analizzare qualsiasi dato. Gli dèi altro non erano stati che i signori-padroni dell'antichità, che si contrapponevano agli "adamo", gli uomini loro servi. La cosiddetta "religione" altro non fu che un sistema di regole sociali che permettevano di mantenere per un certo lasso di tempo la struttura sociale così intatta da preservare il benessere dei "signori-padroni" senza che gli "adamo" anelassero a salire la gerarchia sociale. In vetta non c'era posto per tutti. La moltitudine che abitava l'Olimpo era un'immagine della frammentazione delle comunità dell'epoca: ognuna aveva il suo signore da adorare. La religione nasce quindi come "scienza" del convincimento attraverso le armi del linguaggio invece che della forza, finalizzata al mantenimento della piramide sociale in cui gli strati inferiori rispettano il proprio stato, ma soprattutto evitano di insidiare la superiorità degli strati più benestanti…

tigre ha detto...

Il problema infatti non è l'esistenza delle svariate religioni o uomini che credono in esse, ma come un tempo nulla è cambiato........ogni eccesso e ogni fondamentalismo va abbattuto, compreso quello Cristiano - Ipazia, una martire, come tutte le donne che hanno combattuto e combattono tuttora per un ideale e per la pace. Savio, vero, le religioni esisteranno sempre perchè la gente (non io)ha bisogno di credere e di ricevere calore (che non trova da nessuna parte. Il guaio è che la forza del gruppo e delle menti deboli enfatizza ogni pensiero e gli estremisti aumentano.

emma09 ha detto...

Ricevere calore: cioè energia. Il problema dell’energia nn c’è solo a livello dei mezzi di trasporto. In un mondo globale energia è energia anche di digestione globale. Come era nel globale mondo romano d’un tempo.
Poi, l’uomo la gestisce meglio o perché senz’altro più individualista o perché più abituato ai massimi sistemi. Ma la donna, quando ci riesce senza lagne personali, è una mente grande che porta nel massimo sistema la generosità che la contraddistingue nel minimo (=famiglia).

Ennio Valtergano ha detto...

Ritenere che siano da abbattere questo o quel sistema significa entrare nella stessa logica del pensiero fondamentalista: la diversità è considerata inammissibile e incompatibile col proprio universo culturale, che di solito è un universo autoreferenziale. In questo senso, la diversità è percepita anche come minaccia, non potenziale ma reale e che, proprio perché tale, va eliminata, annullata senza ripensamenti e senza scrupoli.
Al contrario, lo sforzo dell'intelligenza sta nel tentare di comprendere innanzi tutto le ragioni storiche della diversità e poi di promuovere la consapevolezza che nessuna diversità è eterna. Universi culturali che imparino, passo dopo passo, a non entrare in conflitto e a non cercare lo scontro come unica possibile modalità di interazione troveranno, gradatamente, il modo per dialogare, per conoscersi, per tollerarsi e per modificarsi reciprocamente.
Al di là di questo vi è una sola strada possibile: la violenza e il sangue. Come dimostra la storia di Ipazia, appunto.
Ben vengano allora i tentativi di analisi di Francesco e la forza integrativa di Emma09. Ben vengano anche gli spunti fulminei di Savio e la partecipazione appassionata di Tigre, quando favoriscono approfondimenti e confronto ulteriore.

Il Rosso ha detto...

In una mostra intitolata “Roma” organizzata nella capitale presso le Scuderie del Quirinale, sono state disposte cento opere che coprono quattro secoli di storia dal I d.C. al V d.C. Fra queste, ad opera degli artisti Damophilos e Gorgasos originari della Magna Grecia la decorazione del Tempio di Cerere. E poi i ritratti, di altissimo livello, con esemplari pompeiani ed anche volti su legno o lino del Fayyum. Tutto da vedere… Per riscoprire in quegli occhi un mondo perduto: più delle parole, può l’immagine.

Ennio Valtergano ha detto...

Buona sera agli amici del blog dopo una domenica piuttosto densa di cose da fare. Spero che la vostra sia stata serena, trascorsa magari, per chi ha la ventura di averlo fra le mani, sfogliando qualche pagina de La Signora del Borgo. A proposito, ricordo al manipolo di lettori che resto in attesa di impressioni, anche se parziali e con riserva.
A coloro che ancora si collegheranno per curiosare fra post e commenti auguro la buona notte.
Ennio

Prof ha detto...

Caro Ennio, due righe veloci per la tua abilità di scrittore e per dirti che ho avuto modo di leggere con vivo apprezzamento la tua opera (prima?) nel settore della letteratura d’evasione.
Si potrebbe dire che il romanzo ha una scrittura di tipo visivo, quasi cinematografico, in quanto è questo senza dubbio il dato che maggiormente emerge dai colpi di spatola - mi perdoni il Rosso l’espressione mutuata dalla sua sfera di artistica esperienza – che lo caratterizzano. Capitoli brevi, senza titolo, in una scrittura americana che del modello retorico conserva la logica ma non l’ordito. E poi il realismo, quello tipicamente italiano, con una vena di malinconia subito fugata dalla curiosità psicologica tipica del contemporaneo.
La tua “Signora del borgo” è una fusione di stili, ben più operosa e chimica della miscellanea in cui si cimentano parecchi autori della nostra epoca. La dimensione temporale, evidenziata solo per immediatamente trascenderla, già dalle prime pagine assume un doppio percorso ritmico – interno ed esterno – che segna tutti e per tutto il libro.
Il tocco di giallo, più poliziesco che thriller, spezia ma non copre la ricerca dello scrittore che sperimenta un genere che non esiterei a definire NUOVO nella sua classicità linguistica. Ho trovato poi un che di allegorico che mi ha rievocato alcune intuizioni dantesche: il fuoco interiore, la marea della vita con le onde sessuali e frangenti, la policromia vaga dei pensieri fugaci e la chiusura su una Provvidenza in chiave scientifica di divina Legge che muove…il senso della vita umana e del sacrificio.
Una bella lettura, da gustare piacevolmente e non solo una volta; una proficua esperienza in una prospettiva probabilmente troppo precoce per essere intesa appieno nella società di questo momento passaggio storico, ma che non tarderà ad affermarsi e trovare interlocutori più simili e preparati ad intendere il viaggiare umano entro stringhe di percezione che presuppongono livelli futuribili dell'evoluzione della specie.
Grazie per l’ottimo intrattenimento…
Ellenicamente tuo… Prof

Ennio Valtergano ha detto...

Carissimo Prof, che dire?
Tornando dall'incontro con una collega di studi universitari, teso a mettere a punto alcuni aspetti della imminente presentazione che si terrà a Torino, ho trovato la sorpresa del tuo graditissimo post vergato (no, digitato)all'ombra del Partenone. Sorpresa doppiamente piacevole, per il fatto di rileggerti e per quanto mi hai fatto leggere:
una vera e propria recensione della mia opera prima (ma non ultima). In più, bisogna dire oltremodo lusinghiera. Hai voluto toccare - ed esplicitare - le tante dimensioni della narrazione, senza trascurare stile e struttura dello scritto. Ti sono grato per averlo fatto con dedizione attenta e competente.
Al di là della pur genuina soddisfazione accesa dalle tue parole, resta l'altra sensazione, quella cui forse tengo di più: la sensazione di gioia intima e personale, derivante dalla consapevolezza di averti donato qualche ora libera da cure di ogni tipo.
Adelficamente tuo, Ennio

Ennio Valtergano ha detto...

Da oltre dieci giorni, ormai, tacciono le gesta dell'Orlando, ai versi del quale si era diventati familiari grazie alla voce prestatagli dall'aedo Boiardo. Così pure parrebbero rinfoderati gli strali acuminati dell'implacabile Savio il quale, forse, data la perdurante assenza di fieri avversari, vede venir meno ogni spirito pugnace.
Posso mai pensare che Emma09, Milascolano, il Cavaliere, Cristina, Marsilda e poi ancora Sciacca, Carlomagno, Yang, Russante, Jungle man, Francesco, Porzia e tutti gli altri antichi e nuovi frequentatori del blog, complici anche le più che generose parole di Prof, siano stati rapiti dalla Signora del borgo e da questa costretti a non divagare sino a lettura terminata?
Francamente preferirei perdere dei lettori pur di conservare degli amici. Una lettura può sempre sostituirsi, mentre gli amici, anche se solo di uno spazio virtuale, non sono rimpiazzabili.
A parte ogni frivolezza, vi immagino restituiti agli innumerevoli impegni che le festività natalizie avevano appena racchiuso entro parentesi e che il sopraggiungere del nuovo anno ha visto riaffacciarsi pressanti e tirannici come sempre.
Un cordiale e caro saluto a tutti.
Ennio

il cavaliere ha detto...

Ennio non ti preoccupare, non siamo stati rapiti dagli alieni. A distrarmi è stato il tuo romanzo, che è davvero bello. Le parole di Prof non potrebbero spiegare in maniera migliore il capolavoro da te originato.
Il blog invece sembra l'ottava fantasia di Telemann: triste e in attesa di un po'di allegria. Spero che possa rivivere al più presto della freschezza di cui è animato solitamente.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Cavaliere, forse anche Telemann dopo le prime sette fantasie aveva perso un po' di smalto ed era in attesa di riprendere "tono" - è il caso di dirlo. Non pare che il blog sia triste come tu dici, piuttosto è quiescente. Ma non si può neppure pretendere che conservi, giorno dopo giorno, l'effervescenza spumeggiante dei momenti migliori. Forse anche i blog sono soggetti ai flussi e riflussi, come le maree. E noi restiamo in attesa che la marea torni favorevole e cessi la bonaccia per gonfiare le vele e rimetterci in navigazione. L'anno è lungo e di acque da esplorare ve ne sono.
Vento in poppa, allora, e pronti a salpare con l'occhio puntato alla stella del nord che, dato il tempo ormai andato, non può più essere quella dei magi.
Buona notte a tutti i naviganti del mare virtuale.

savio ha detto...

Caro Ennio, come disse il bravo De André (e Dante prima di lui) “… più dell'onor, poté il digiuno”. Con il mese di gennaio ho ripreso a lavorare e lo spirito pugnace alla sera è completamente analcolico. Ma debbo confessarti che sto leggendo il tuo romanzo e sono arrivato a quando Don Costanzo si fa bracco… e anche baldo e sono in attesa di vedere lo show. Ti farò sapere anche se già penso che tu sia uno scrittore fantastico. (Mi rendo conto di usare meno attributi di prof ma io li debbo conservare anche per altre… descrizioni). A presto.

Ennio Valtergano ha detto...

A distanza di sei giorni ho finalmente trovato la condizione necessaria per apprezzare alcune delle immagini cui faceva riferimento Il Rosso nell'ultimo suo intervento. Purtroppo devo parlare delle sole immagini che mi è riuscito di rapire alla scarna disponibilità del web, ma credo sufficienti per condividere pienamente ciò che il nostro amico ha inteso dire e per avvertire tutto il rammarico per non aver potuto gustare dal vivo un evento culturale di tale portata.
La penetrante espressività dei volti è davvero impressionante, così come lo è la cura dei particolari e dell'armonia delle forme. Gli azzurri, poi, nella loro intensa tenuità - mi si perdoni il paradosso - rendono bene la delicatezza e l'intimità delle scene di interni.
Un vero peccato non avere avuto la possibilità di esserci.

porzia ha detto...

Ho finito ora di leggere il tuo romanzo e se non ti scrivo subito poi non ho più il coraggio di farlo... Ho fatto una tirata unica (tanto oggi ero da sola) e sono giunta al sospirato finale proprio mentre addentavo l’ultimo pezzo di panino al prosciutto col lardo. E il tuo finale (che non dico) è proprio a due: due mondi e due idee difficili da conciliare e non solo perché sono un uomo e una donna o un maschile e un femminile come probabilmente diresti tu.
Bisogna davvero essere bravi per dire tutte le cose che hai detto con le persone che hai inventato e mi sembra quasi impossibile che chi ha scritto tutto questo libro sia anche dall’altra parte del blog… a leggere proprio me.
Bravissimo, sei proprio grande Ennio!

Boiardo ha detto...

E le prodezze de' toi paladini,
Che sono in terra tanto cognosciute,
Quanto distende il mare e soi confini,
Mi dan speranza che non sian perdute
Le gran fatiche de duo peregrini,
Che son venuti dalla fin del mondo
Per onorare il tuo stato giocondo.
Bravo Ennio...! Anch'io l'ho letta la tua opera prima e devo farti i complimenti. Bella. Quasi epica... E con ciò ho detto tutto.

il re ha detto...

Detto da Boiardo è un complimento... epico.

Ennio Valtergano ha detto...

E ribadito dal Re diventa a dir poco... regale.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie per le parole di apprezzamento. Spero davvero che Boiardo non abbia detto proprio tutto e che voglia ancora intervenire sul blog che, per fortuna, è andato ben oltre il semplice rapporto fra l'autore e i suoi allora improbabili lettori.
No Porzia, sono io a chiedermi se sia proprio vero che voi mi leggete dalla parte opposta del blog e delle pagine del romanzo.
Devo a voi tutti l'entusiasmo che ha animato e anima questo spazio.
E a voi va la mia gratitudine.
Vostro Ennio

Emma09 ha detto...

Caro Ennio, ieri ho finito di leggere il tuo romanzo e devo dire che sono rimasta molto colpita: pensavo a una storia introspettiva in termini di persone e non addirittura di movimenti storici o istituzioni... Invece, la lieta sorpresa: ci sono vari livelli di lettura possibili, da quello più scanzonato che si ferma al poliziesco (e magari resta stupito che tu abbia scelto un genere-alla-tenente-Colombo)fino a quello che ricerca con acuteza rara i prodromi di una mentalità libera e scientificamente laica proprio nella categoria meno socialmente emancipata che si possa immaginare, e cioè il proletariato femminile. Anche se è un proletariato che ha studiato.
Bello tanto da lasciare con un vago senso di vuoto quando si giunge all'ultima riga e viene da dire: "E poi?".
Quindi non mi resta ora che attendere quel 'poi' cui mi pare tu abbia già accennato.
Una curiosità: essere scrittori è davvero genio e sregolatezza (scrivo ogni volta che sono ispirato) oppure quotidiana disciplina?
Complimenti.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Emma09
...e così anche tu sei giunta al termine della lettura e, con quello, allo stesso vago senso di vuoto che ho provato anch'io a suo tempo, dopo aver vergato l'ultima frase e tanto da venir preso da una inaspettata nostalgia per i personaggi, l'ambiente, il contesto. Nostalgia intensa, trasformatasi ben presto in un impulso prepotente che mi ha obbligato a prestar nuova attenzione alla voce di Giselle, Eliside, Sua Grazia e agli altri che mi avevano fatto da fedeli compagni per tanti mesi.
Dunque ci sarà un poi; anzi, c'è già un poi... ma non anticipo altro.
Grazie per le belle cose che dici e grazie per ciò che hai provato scorrendo le pagine del romanzo: chi scrive lo fa in prima istanza per sé stesso, è vero, tuttavia lo fa sapendo - e sperando - nel profondo di sé che altri, leggendo, proveranno le medesime sensazioni e quando ciò avviene il ponte tra scrittore e lettore si fa realtà. E, credimi, quello che si prova diventa indescrivibile.
Un'ultima cosa: sregolatezza? No; no almeno per quel che mi riguarda; disciplina sì, invece, e tanta. L'ispirazione non è un fatto di un momento, ma una condizione permanente alla quale è d'obbligo sottostare. Chi dirige la mente e il cuore dello scrittore pretende obbedienza e dedizione.
La Musa? Chissà...! Certo è che Qualcosa di Bello, di Grande e di Bene deve presiedere a ogni forma di creatività quando questa è posta al servizio del Bello e del Bene.
Un ciao carissimo.
Ennio

cristina ha detto...

Anch’io ho finito il libro, anche se all’inizio avevo un po’ lasciato perché il linguaggio era difficile… Ma è bello, soprattutto l’incontro con Cecco e come Giselle vive l’amore. E poi anche come si difende da… Ma bisogna leggerlo. Grazie Ennio per la bella storia.

marsilda ha detto...

Bucolico più che difficile, ma va giù come il rosolio… Davvero bravo. Mi associo e pubblicizzo in sede.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina, sono lieto di ritrovarti fra i lettori ai quali son piaciuti la storia e i personaggi. Vale anche per te quanto ho detto per Emma09 e mi rendo conto che per chi abbia da poco superato l'adolescenza (immagino che tu sia fra questi)la lettura può non apparire immediata, soprattutto all'inizio del racconto, e richieda un po' di attenzione in più.
L'amore che vive Giselle è l'amore di una ragazza prima, per diventare poi l'amore di una donna consapevole della propria dignità e del proprio ruolo. Anche a te posso anticipare che la storia non finisce e che ci saranno delle sorprese... ma bisogna avere un po' di pazienza.
Un caro saluto e grazie. Ritorna su questo blog tutte le volte che vorrai: sarai sempre la benvenuta e la gradita voce di un mondo giovane e, per sua fortuna, ancora lontano dalla muffa.
Ennio

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Marsilda, allora sei riuscita a trovarlo, alla fine!
Il rosolio mi mancava nella collezione dei complimenti e devo dire che non mi dispiace affatto (il complimento... ma anche il rosolio, a pensarci bene).
Ti sono grato per l'intenzione di pubblicizzarlo "in sede", anche se ignoro di quale sede tu parli, ma va ugualmente bene se lo pubblicizzi "fuori sede".
Grazie per la ventata di simpatia e spero di risentire anche te.
Un saluto caloroso (col freddo che fa non è controindicato).
Ennio

Anonimo ha detto...

Valtergano… scrivi bene, sei misterioso, ami le donne… Ma cosa si può volere di più da un uomo? Che non sia sposato…

Ennio Valtergano ha detto...

Caro anonimo - anzi anonima - di mezzanotte e dintorni (un nome di fantasia sarebbe stato troppo?), da ciò che scrivi devo immaginare che anche tu abbia letto il romanzo, dalle cui pagine traspare in effetti l'amore che provo per il Femminile, quel femminile che le donne - non tutte consapevolmente, purtroppo - incarnano per dono di Natura e per Legge di adattamento di quell'Amor che move il sole e l'altre stelle di dantesca memoria.
Chi scrive, chi è misterioso, chi ama attraverso la narrazione é Valtergano, lo "scrittore". L'uomo, del quale Valtergano è il riflesso per necessità sociale di identità, è altra cosa... ed è sposato. Felicemente anche.
Fatti risentire, possibilmente con un nome, uno qualunque: tutti abbiamo bisogno di un elemento distintivo.
Un ciao cordiale.

il cavaliere ha detto...

Delle musiche particolari sono quelle di Giacomo Ferronati, nella Sinfonia a flauto solo basso. I pezzi in Re minore seguono il classico schema composto da un tempo lento e uno di Allegro. Gi Adagi sono spesso musiche malinconiche e introduttive all'Allegro che segue. Il tempo vivace è ricco di virtuosismi che ricordano lo stile di Vivaldi. L'autore è di classico stile barocco e predilige particolari duetti con un basso interamente costruito sulla voce del canto. Nella parte di accompagnamento sono rari i virtuosismi. L'accordo perfetto e reso un po' insolito dall'armonia del duetto rende questa sinfonia semplicemente unica... come la presentazione alla quale ho partecipato.

Prof ha detto...

Di Ferronati attivo nella zona di Bergamo a inizio ’700 si conosce una sola raccolta di sonate per violino nel ruolo di basso continuo per il cembalo. Queste sonate, adattate al flauto dolce con lievi modifiche (ad esempio cambi di ottava) conservano però un’estensione e delle caratteristiche tecniche che rendono la musica del padovano gradevolissima e pregevole seppure insolita per il tipo di accordo strumentale.
Spiace dunque non aver potuto presenziare ad una presentazione che, a detta de Il Cavaliere, è stata altrettanto perfetta nella sua eccezionalità. Del resto, come avevo già avevo scritto, anche il romanzo di Ennio sposa il volo ideale a quello temporale in un accostamento ardito ma del tutto piacevole che associa la fluidità alla tecnica linguistica raffinata.
Insomma καλὸς (bello)...
Ancora ellenicamente PROF

Ennio Valtergano ha detto...

Il rimpianto è tutto mio, caro Prof: incontrarti sarebbe stato un evento memorabile, ancor più straordinario se vissuto insieme agli altri "fedelissimi" del blog. Ma non è detto che un giorno non accada e che l'intreccio non sia stato già predisposto nella trama pazientemente intessuta dal fato, per dirla alla Eliside.
Ricambio il saluto, cui aggiungo l'augurio di un piacevole soggiorno nella terra di Delfi e del Parnaso.

Tigre ha detto...

Io sono ancora alle prime pagine del libro, perchè la pigrizia invade spesso tutto il mio essere. Splendido inizio. Mi soffermo su questa frase: "La donna è lo specchio della natura. Riflette anche l'immagine di ciò che l'uomo è e di quello che egli fa." Un libro che sembra una poesia......la poesia è la mia vita. Ennio, saluti e a presto

Ennio Valtergano ha detto...

Annoto con piacere il duetto tra Prof e Il Cavaliere in tema di competenze musicali. Devo ammettere che mi fa rimpiangere il coro a più voci, bello perché improvvisato, cui partecipavano lo stesso Prof, il Rosso, Boiardo, Savio e nel quale si inserivano i visitatori che via via si succedevano negli interventi. Spero che quel coro ritorni presto a riproporre la vivacità del fraseggio.
Grazie a Il Cavaliere per gli apprezzamenti sulla presentazione e grazie a Tigre per la citazione: ha enucleato il concetto centrale della visione del Femminile che informa parte della narrazione. Non a caso lo stesso concetto è stato ripreso nel corso della presentazione e su di esso ci si è soffermati per approfondimenti coinvolgenti.
A presto risentirvi.

savio ha detto...

Prof ha un profilo greco, la tigre un profilo stanco, io ripreso il lavoro sto andando in bianco: ma lavorare è meglio che cassintegrare e presentare è meglio che postsentare.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Savio, felice di ritrovarti... un po' appannato, devo dire. Ma comprendo che il lavoro tolga lo smalto (come diceva la manicure). Ma hai ragione da vendere: lavorare è decisamente meglio. Ti auguro di cuore ogni bene e a risentirci.
Ennio

Emma09 ha detto...

Ma tu come fai a conservare intatto il tuo smalto anche a quest'ora? sei unico Ennio!

Ennio Valtergano ha detto...

Uso un fissante particolare, lo stesso che mi rende unico.
Ciao Emma, sempre un piacere leggerti.

Il Rosso ha detto...

Dunque, la mia signora ha finito di leggere il tuo libro (che mi sono procurato dopo molti sforzi) e da stasera comincio a leggerlo anch’io (tanto per due giorni sono di riposo nei turni di veglia alla bambina: è molto notturna ed io che lo sono sempre stato comincio a invidiare le galline).
Ho vietato alla signora di rivelarmi anche il minimo particolare del romanzo, benché lei mi abbia detto che è molto bello e che avrei tutto da imparare da te (?!?). Dunque mi accingo a leggerlo e poi ti dirò cosa ne penso e cosa ho imparato (se ho capito cosa devo imparare…).
Niente arte figurativa stasera: mi figuro solo il letto ed è troppo personale per darne accurata descrizione, ma sul comodino c’è già “La Signora del borgo”. Ciao Ennio (Il Rosso, un po’ meno rosso e un po’ più cencio)

Savio ha detto...

Stante alle tue dichiarazioni, forse dovresti imparare a rifare il gallo. Naturalmente con le opportune precauzioni figurative: un cappello, un cambio automatico, anche un nodo volendo. Ma leggendo il commento del Rosso mi sono convinto che il colore bianco, in questo gennaio, non appartiene più solo alla neve ma si è esteso a tutti gli uomini… di buona volontà

il Rosso ha detto...

Savio Savio, appannato si, ma sempre pronto a drizzare le antenne…

Ennio Valtergano ha detto...

Cominciavo a chiedermi, non senza qualche preoccupazione devo dire, quando si sarebbe fatto risentire l'amico Il Rosso, pur immaginando l'impegno, sebbene equamente diviso, richiesto per far fronte alle legittime necessità della piccola. Sono davvero dispiaciuto che il nostro amico si ritrovi a dover invidiare le galline e, checché ne dica Savio, credo che a parità di condizioni anche il gallo non potrebbe stare meglio di un cencio.
Questa sera, è vero, abbiamo dovuto rinunciare all'arte figurativa ma, in compenso, ci si trova a condividere un'attitudine insospettabile e insospettata all'autoironia tanto penetrante quanto gustosa.
Quanto al dover imparare qualcosa, caro amico, non resta che aspettare. Sono anch'io curioso di sapere... chissà che non si sia in due a imparare.
Buona lettura.
Solidalmente tuo, Ennio.

smach ha detto...

A te, prof tra i prof, le tue parole e un caldo, affettuoso augurio: “questa volta la natura ebbe il sopravvento e reclamò la parte che le spettava. Gli abiti scivolarono silenziosamente sul pavimento e fecero da giaciglio ai corpi frementi dei due amanti avvinghiati nello spasmo”

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuto (benvenuta?) Smach e grazie per l'augurio che tuttavia, per come è sintetico, mi riesce difficile immaginare a cosa riferire. Purtroppo la frase che riporti, così come la riporti, non rende giustizia a Giselle e al suo modo di sentire. In effetti, è monca della parte più significativa che la completa e le dà senso "...della reciproca donazione di sé".
Sì, perché per Giselle l'amore non è mai uso del corpo fine a sé stesso, che così visto non sarebbe amore, ma piuttosto copula e basta. Per Giselle l'amore è sempre e soltanto atto di fusione completo e compiuto nella totalità della propria dimensione e dignità di donna, dimensione alla quale non è estranea la sacralità della natura in ogni sua manifestazione, amplesso compreso.
Un cordiale saluto e fatti risentire.

Tigre ha detto...

Perfettamente in accordo con Ennio, sento questo trasporto emozionale. Giselle si identifica un pò in tutte quelle donne che fanno del loro corpo giaciglio per gli amanti, l'atto d'amore come fusione completo...il sesso senza amore porta l'amaro in bocca che rimane asciutta come una pozza senza acqua. Bravo Ennio che parli della dignità di Giselle (io mi identifico perfettamente). Tuttavia la frase riportata da Smack, non offende, secondo me, la figura di Giselle, perchè amore vuol dire anche spisimo, amplesso appasionato e corpi avvinghiati.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Tigre, ti ringrazio per il commento che mi dà modo di chiarire meglio la risposta a Smach.
Non ho inteso dire che la frase così come riportata fosse offensiva per Giselle, ma semplicemente che, essendo incompleta, non rendeva appieno la concezione dell'amore di Giselle e il modo di viverlo suo, che è sempre con l'intero suo essere e non solo col corpo.
Al di là di questo, mi offri anche lo spunto per precisare che qualsiasi intervento, anche se critico rispetto a quanto scrivo, lo considero come un'opportunità di approfondimento e di chiarezza ulteriori. Sempre che la critica non sia fine a sé stessa, e cioè come il sesso da te descritto e che, per riprendere le tue parole, "porta l'amaro in bocca che rimane asciutta come una pozza senza acqua".
In ogni caso, resta diritto di Smach quello di chirarire meglio, sempre che lo ritenga opportuno, il senso di quanto ha detto.
Un ciao cordiale.

Gina ha detto...

Caro Ennio, sono una nonna che ha letto il libro della tua Giselle e anche se volevo vivere come lei ho vissuto da Claretta, ma il libro mi è piaciuto proprio tanto. Voglio farti un regalo anch’io e ti do una ricetta, che puoi farti cucinare da tua moglie pensando a me e che piacerà anche a tuo figlio e alla sua fidanzata se c’è là. È un tacchino con le erbe della nostra terra sibillina che devono bollire nel vino bianco e sono il rosmarino la salvia il timo e il basilico. Quando il brodo è diventato la metà si passa nel colino e si mette dentro a marinare per tutta la mattina la fesa di tacchino arrotolata con dentro le bacche di ginepro schiacciate le olive nere tritate i fegati di pollo il sale e il pepe. Verso l’ora di pranzo si prende la fesa e si unge tutta di olio e si mette a cuocere nella padella o sulla griglia bagnandola sempre, con il brodo della marinata finché è cotta e buon appetito.

Ennio Valtergano ha detto...

Carissima Gina, suppongo che tu sia la stessa Nonna Gina che scrisse nel mese di ottobre. Se così è, sono davvero contento di risentirti e, se non lo è, sono contento di ospitarti per la prima volta.
Felice che il romanzo ti sia piaciuto, ti sono grato per la ricetta che sperimenterò senz'altro. Mi serve solo sapere qual è la dose di vino di partenza: immagino che sia una bottiglia e senza aggiungere acqua; è così?
Ti metterò al corrente del risultato, ma già penso che il tacchino, preparato come tu suggerisci, debba essere davvero buono.
Un caro saluto a te e alle terre della Regina Sibilla.
Ennio

boiardo ha detto...

“Una istoria nobile e distinta…donzelle e cavalieri eran coloro…”
Terminato che fu il bel romanzo
vo senz’altro a narrarne la beltade
a chiunque mi presenti invito a pranzo
e per chi veggio in mie contrade.
Di più ancora avanzo
ad autor si ferrato nelle spade
come all’amore da romanzo
ogni laude et anco ogni onore.
Complimenti davvero Ennio. Grande opera prima. Ma se la si volesse trovare
in quel di Arezzo ove si potrebbe andare?

Ennio Valtergano ha detto...

Boiardo caro, in stile anche nei complimenti!
Ti sono grato per le lodi in versi e davvero felice che il romanzo ti sia piaciuto.
Per quanto riguarda la reperibilità del libro ad Arezzo, se non riesco domani, di certo lunedì contatterò il distributore di Bastogi per la Toscana e mi farò indicare le librerie che riforniscono di solito, chiedendogli anche di fare in modo che presso le stesse siano disponibili alcune copie del volume. Quindi sarà mia cura indicarti le librerie alle quali rivolgersi.
Ancora grazie e un caro saluto.
Ennio

prof ha detto...

Lasciata l’Ellade del cuore, la patria sembra sempre più lontana e a volte davvero prende la nostalgia della bella peninsula madre di tanti santi, navigatori, poeti e …valtergani. Caro Ennio ti scrivo da Warnemünde che davvero non può essere correlata ai luoghi della tua Giselle sia per il clima sia per le case, più da pescatori che da cestai o palafrenieri. Tuttavia, anche da queste parti (poco più in là)si vanta un orgoglio tardo medievale con una università che è la più antica di questa parte d’Europa.
Ieri passeggiavo nella piazza Neuer Markt con un amico cui poi ho prestato il tuo libro per intrattenersi nella gelida serata che non invitava al prosieguo del giro turistico. Con lui consideravo che il meccanismo dell’orologio (qui ce n’è uno astronomico, del 1472, nella chiesa Marienkirche) ha cambiato via via la percezione del tempo e del ritmo rendendo tutto più artificiale, anche la divinità che era Cronos e che ora è mero numero, segno senza più cifra.
A te e alla tua bella fiducia nella verità e nella giustizia capaci di coagulare la sostanza delle cose sperate (come già Dante asseriva) porgo il saluto di un viaggiatore già stanco ma sempre ... germano.

savio ha detto...

Devo chiedere a prof se non ha per caso bisogno di un portaborse… Penso che potrei sacrificare qualche ora di fabbrica per le gelide serate del nordeuropea o quelle senz’altro impegnative della vecchia Ellade… Se sapeste che Pallade ne ho io di questa pen-in-su…che va sempre là dove mi chino! E comunque buona serata a tutti, dal Rinascimento al ventunesimo secolo, da nord a… sud.

Il Rosso ha detto...

Ero stato (e avevo immortalato a olio) la penisola di Fischland-Darss-Zingst che da dove è prof si raggiunge con un’oretta di macchina. È un posto naturale bellissimo con abitudini spartane (cui però prof dovrebbe essere avvezzo, stante la provenienza recente). Il mondo dei viaggi è tuttavia molto lontano dalla mia attuale dimensione e i turni di veglia simili a quelli di fabbrica di Savio. Suvvia…! Non lacrimiamo e meditiamo sulla bellezza della peninsula e i frutti suoi. Omaggi sempre meno dipinti ma ancora memori…

savio ha detto...

Ecco Il Rosso che degli effetti peninsu…lari gode la realtà quotidiana e notturna, pare. Dunque si gioisca, o fratres, perché in germania come in italia un blog ci accomuna e ci rallegra et ci conforta nelle notti gelide et solitarie... Ciao Ennio e grazie.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Prof, un po' devo dare ragione a Savio che farebbe volentieri il portaborse per andarsene a bighellonare per il mondo e l'Europa (anche se penso che, data la durata del viaggio, ci sia in verità bisogno di un porta-baule). Ti sono grato per avermi accomunato a santi, poeti e navigatori, anche se sono convinto che il genere dei... valtergani sia di là da venire.
Tra un'incursione all'Heimat Museum e qualche scorribanda fra le antiche vestigia cittadine il tempo dev'essere scandito piacevolmente dal ticchettio prodotto dagli ingranaggi medievali dell'orologio astronomico di Marienkirche, anche se accompagnati dal ricordo nel cuore dell'Ellade di altri tempi (voglio sperare che Pallade non se ne abbia per gli accostamenti irriverenti ma efficaci di Savio).
Quando deciderai di tornarvi, ritroverai le terre italiche con molte immagini in più negli occhi, sebbene un po' più stanco nelle membra.
Un saluto anche al tuo amico e a te, germano soprattutto ora, un cordiale a presto.
Brüderlich, Ennio.

Ennio Valtergano ha detto...

Insomma, amici, non si fa a tempo a rispondere che già si accavallano altri interventi.
Sapere che Il Rosso abbia immortalato su tela sensazioni e ricordi non stupisce e prenderne visione sarebbe davvero bello. Tuttavia è comprensibile, considerando la novella attività di padre, che per Il Rosso il tempo per tradurre su tela nuove emozioni sia introvabile. E questo pur affidandosi ai Lari protettori, che certo non possono che rallegrarsi dell'effetto prodotto dall'altra parte del termine che l'acume malizioso di Savio ha voluto accomunare loro e che della penisola richiama ben poco, a parte la forma.
In ogni caso, Savio, sono davvero lieto per aver definito questo spazio come un luogo in grado di accomunare inclinazioni tanto diverse in un rapporto densamente umano.

Emma09 ha detto...

Domenica è sempre domenica... da Nord a Sud anche se non conosco il nord così ...nord. Ennio, la tua signora sta viaggiando per l'Europa prima ancora di viaggiare per le librerie dei nostri borghi (che la tirano per le lunghe anche quando devi fare un regalo...) Anch'io ho prestato il libro a un amico che si chiama Efrem (ma è un po' più giovane del tuo personaggio). Ti farò sapere anche la sua opinione. Caramente...

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Emma09, sono spiaciuto per la lentezza con la quale il volume è distribuito e per i disagi che questo sta creando. Siccome è mia intenzione contattarli tutti lunedì regione per regione, onde sollecitarli a una più rapida diffusione, ti sarei grata se volessi indicarmi la regione nella quale vivi, anche servendoti, se lo ritieni opportuno, dell'indirizzo di e-mail che trovi subito sotto l'immagine a destra, oppuro cliccando sulla parola "contattami" alla sezione "partecipa al blog anche tu", nella colonna di destra in alto.
Grazie per la collaborazione.
Ennio

savio ha detto...

Caro Ennio… leggendo il tuo ultimo post mi sono reso conto di quanto tu ti sia immedesimato nella condizione femminile... E sono giunto a siffatta conclusione dopo aver ricordato che comunque una moglie e un figlio li hai. Perciò, se vuoi esser grata pure a me (e se ti può aiutare) da noi il libro tuo si trova perfino dal giornalaio! Ce verimm'!

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, la tua malignità non ha limiti. Persino a una grata ti afferri pur di sfrugoliare il prossimo (nel tuo caso, quello che viene dopo: ossia, io). Ebbene, grata non era aggettivo, bensì sostantivo e il senso della frase era:la mia discrezione sarà come la finestra di una prigione (dotata di grata o inferriata), appunto, attraverso la quale si può guardare ma dalla quale non si esce.
Tutto codesto panegirico - te ne sarai accorto - è un maldestro tentativo, per altro inutile, di recuperare una madornale svista e non la mascolinità la quale, come per fortuna tu osservi, ha avuto già modo di attestarsi in modo inconfutabile.
Tuttavia, la valenza del tuo ultimo commento sta in ben altro: date per scontate le tue origini vesuviane, ho il forte sospetto di averti localizzato assai meglio di quanto saprebbe fare un tom-tom.

Emma09 ha detto...

Lucchesia... Buonanotte.

savio ha detto...

E dopo aver letto il post di Emma, modestamente disse Ennio: "Luce... che sia!

Cristina ha detto...

anch'io ogni giorno incontro dei personaggi che3 sembrano vivi... Sembrano.

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, mi hai in eccessiva considerazione. Al più riesco a farlo con gli interruttori di casa...

Cristina, sei un tantino sibillina: un po' di luce in più? Anche per accontentare Savio...

Cristina ha detto...

Rispondevo a Luigi...

Ennio Valtergano ha detto...

Luigi? Dove ha postato Luigi?

Madame ha detto...

In questo periodo ho avuto modo di sperimentare la visione di un film a 3D e anche quella di un libro, altrettanto tridimensionale, ideato e scritto dall’ospite di questo Blog: Ennio Valtergano.
Credo di non sbagliare nel ritenere che stia inaugurando un nuovo genere di letteratura multisensoriale che dall’interno – e non dall’esterno come tentato dai libri per bambini – saprà sollecitare profumi e sapori, colori e calori di un tempo altro in tempi talmente altri da porgersi come passato nel futuro più che come futuro nel passato.
Un grazie per i bei momenti forgiati alla luce dell’umana androginia.

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Madame, un sentito grazie per la recensione davvero lusinghiera.
L'idea della visione tridimensionale riferita al romanzo mi offre la misura di quanto sia riuscito a trasferire al lettore. Non so se, come tu dici, si tratta di un nuovo genere di letteratura, so però che quando mi accostavo alla tastiera del pc, più che scrivere di stati d'animo e situazioni, descrivevo emozioni appositamente suscitate in me e contesti strutturati preventivamente nella visione dell'immaginazione. Da qui, forse, l'effetto da te colto e che hai voluto illustrare con precisione di ricamatrice.
Con affetto, tuo Ennio

Savio ha detto...

Le donne che erano imprigionate dalle tre kappa sono ora liberate da un libro in 3D: potenza delle lettere (e dei valtergani)!

tigre ha detto...

Il libro di Valtergano è un romanzo molto suggestivo, scritto con vera passione e amore per le donne e la giustizia. Un libro che ho amato molto e che non dimenticherò. E poi non manca il noir...

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, potessero i valtergani (specie ormai in estinzione) vantare un simile potere! E anche fosse, non penso proprio che le donne abbiano bisogno di paladini verdognoli per reclamare la propria definitiva emancipazione dalla tirannia plurimillenaria esercitata dalla maschia progenie. Più che idee, in verità, non posso liberare, e anche quelle vengono fuori facendosi largo nella melma vischiosa di pregiudizi e condizionamenti atavici il cui abbandono definitivo, quello sì, sarebbe una conquista epocale per l'umana specie.

A Tigre dico semplicemente grazie: amare un romanzo per il suo contenuto significa condividere le idee che l'autore veicola attraverso i personaggi..., i quali avranno ancora delle cose da dire.

prof ha detto...

L’argomento “tre K” è un argomento scottante perché va a toccare una pagina ancora molto difficile della storia dell’uomo segnata dal nazismo. Fu il kaiser Guglielmo II nel XIX secolo a definire il ruolo della donna come legato alla Chiesa, la Cucina e il Bambino (tutti inizianti per K) ma il nazismo la riprese per segnare pesantemente uno stato dove la debolezza della condizione femminile certamente favorì l’avvento di un’aberrazione imperdonata e imperdonabile. Che poi la tridimensionalità della visione possa restituire all’uomo (e alla donna) la capacità di concepire livelli diversi per sé e per la donna, è un auspicio di lenta realizzazione. Ma non impossibile, purché se ne parli…

Ennio Valtergano ha detto...

Già..., Kirche, Küche, Kind(er), i confini angusti entro i quali si è preteso e purtroppo si pretende ancora oggi di circoscrivere l'azione della donna e la dimensione del suo ruolo nell'umana società. Non ho idea, caro Prof, se la tridimensionalità della visione cui alludi possa per davvero restituire la capacità da te auspicata e da me reclamata attraverso la voce dei miei personaggi e tuttavia condivido pienamente il tuo pensiero: la realizzazione potrà essere lenta ma non impossibile, purché se ne parli...

Pigi92 ha detto...

“Aveva smesso di nevicare e così dal tetto malandato era anche cessato il fasti¬dioso sgocciolamento che, alimentando larghe pozze d’acqua sul pavi¬mento, aveva ridotto di molto la disponibilità di spazi asciutti ove siste¬marsi per la notte” Come si può notare ho letto il libro che ho finalmente trovato dopo le feste di Natale e l’ho già anche prestato due volte: la prima alla mia ragazza e la seconda a uno degli ‘scojonati’ che ho conosciuto facendo volontariato. (E non me l’ha ancora restituito). Ma è un libro bello da leggere e anche da immaginare. E sono contento di averlo trovato, comprato e prestato (magari tu preferivi venderne una copia in più ma a volte… va così). Se diventerai ricco non dimenticarti di come scrivevi quando non lo eri.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Pigi92 non sai quanto piacere mi faccia ritrovarti, e questo al di là dell'altro motivo di soddisfazione che mi procura il sapere che hai voluto leggere e far leggere "La Signora del borgo".
Una copia in più letta vale molto di più di quanto possa rendere all'autore in fatto di diritti. Aver prestato il libro significa che ti è piaciuto e questo ha un valore enorme, per te che lo hai comprato e per me che l'ho scritto perché fosse letto, appunto, in un modo o nell'altro. Non so se diventerò ricco e francamente non mi interessa: lo sono già, interiormente e perché circondato da una famiglia che mi ama e che amo. Dunque non vi è motivo perchè io cambi modo di scrivere; d'altra parte non saprei neppure scrivere diversamente da come faccio. Il giorno che scoprissi che il mio modo di scrivere sta cambiando, probabilmente smetterei di farlo.
Tu invece, non abbandonare il blog solo perché hai letto il romanzo. Il blog l'ho creato per incontrare voi e non perché voi incontraste il romanzo. O almeno non solo per questo.
Un carissimo ciao.
Ennio

Cristina ha detto...

Ciao. Ci sono sempre. Ti sentirò in radio.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie.