Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



martedì 3 novembre 2009

Il treno

Cari amici, vi sottopongo una riflessione serale.
Non pare anche a voi che il blog (non necessariamente questo) sia come un treno?
Mi spiego.
Immaginate per un momento di essere un viaggiatore su un treno a lunga percorrenza e voi state appunto facendo un viaggio lungo.
Alcuni dei passeggeri fanno lo stesso vostro viaggio; qualcun altro sale alla stazione dopo la vostra per coprire anch'egli una lunga tratta; molti, invece, montano sul treno a una stazione per scendere a quella successiva o a quella dopo ancora. Con quelli che, come accade per alcuni di voi, stanno facendo un viaggio lungo, si può anche instaurare una discussione articolata che va a toccare più punti. Con gli altri, quelli che scendono subito dopo o quasi, ci si scambia appena qualche battuta. Tuttavia, la maggior parte dei viaggiatori se ne sta per i fatti suoi, anche se il viaggio è lungo come il vostro. Spesso li vedete girarsi dalla vostra parte, vi guardano, ascoltano quello che state dicendo con i compagni di viaggio che vi stanno nelle immediate vicinanze ma non accennano a parlare.
Ecco, per il numero di visitatori che frequentano il blog, provo a volte la sensazione di essere su un treno: molti salgono, scambiano qualche parola, poi scendono e non si sentono più, lasciando quella strana sensazione che è propria degli incontri incompiuti: avrebbero potuto essere e non sono stati. Così mi vengono in mente i tanti che hanno compiuto un'apparizione fugace: penso, ad esempio, a Sal, a Milascolano, a Nonna Gina, a Erika, a Rosaria, a Giulia, a Yang e ai tantissimi altri che si sono avvicendati o che magari continuano ad avvicendarsi, ma in silenzio.
Allora mi stava venendo in mente di rivolgervi una domanda: non sarebbe bello se, indipendentemente dalla distanza che dobbiamo coprire insieme, provassimo a socializzare un po’ di più? Ma poi mi sono ricordato che non di rado, proprio come accade su un treno, i tentativi volti ad “attaccare bottoni” generano un senso di fastidio. Forse perché siamo ormai abituati a stare ogni giorno immersi in una folla di indifferenti e ogni timido approccio volto a stabilire un contatto viene interpretato come un tentativo indebito di violare il proprio sacrosanto diritto a starsene per i fatti propri.
O no?

124 commenti:

sibilla ha detto...

Bella l'immagine del treno...! Infatti a me i treni sono sempre piaciuti, anche se ammetto che è molto bello stare in un angolo, quasi indifferente all'apparenza, ad ascoltare i mille discorsi che si intrecciano, ora intimi, ora fugaci, mentre scorre il paesaggio fuori dal finestrino come la vita che ci porta tutti quanti avanti.
Non credo sia un'occasione perduta: solo la voglia, magari il bisogno, di rilassarsi nel chiacchiericcio dalle sonorità alterne che ricostruisce una sorta di atavica memoria di comunità.
Tutto qui.
Ma credo sia più bello partecipare attivamente così come "esserci" è sempre più bello che presenziare.
Almeno per me è così.

Il Rosso ha detto...

Così, viaggiando...:nel Rinascimento meno pubblicizzate forse, ma non meno brave: Caterina de Vigri, anche santa oltre che pittrice, Sofonisba Anguissola, Barbara Longhi, Lavinia Fontana, Marietta Robusti Tintoretto pittrici fra loro contemporanee, più avanti la celeberrima Artemisia Gentileschi, pittrice, per non parlare delle musiciste come Maddalena Casulana, Vittoria Aleotti, Francesca Caccini… e molte altre. Molte altre davvero.

Ennio Valtergano ha detto...

Congratulazioni, rosso.
Per ciò che attiene alla storia dell'arte ti stai rivelando una miniera. Guardare l'arte con i tuoi occhi, come fai tu, ripercorrendola nei suoi protagonisti, uomini o donne che siano, significa travalicare i confini del tempo e dello spazio. L'arte rappresenta la linea di continuità nell'efflato creativo dell'essere umano e ne testimonia la grandezza: attraverso l'arte la materia prende forma e l'idea si fa viva.
Potessimo plasmare la nostra vita, la nostra personalità, il nostro carattere come l'artista sa fare con la materia che utilizza per le proprie creazioni...

Savio ha detto...

Quando taci ascolti gli altri, quando parli ascolti te stesso. Resta da vedere se uno scrittore scrive per ascoltare o essere ascoltato.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Savio, sempre in vena di aforismi...
Talvolta si tace anche per ascoltare sé stessi.
Uno scrittore, per scrivere, innanzi tutto deve ascoltare per potersi far ascoltare da chi legge. Ma anche chi legge, lo fa per ascoltare o per ascoltare sé stesso?

savio ha detto...

Lo studio della filosofia spesso è per il laico ciò che lo studio della religione è per il mistico: un modo per riaprire il dialogo con la nostra dimensione profonda interrottosi con la pubertà e riaffacciarla al quotidiano. Lo scrittore, da sempre, è scrittore di un polo o dell'altro, della vita dell'anima nella dimensione dell'eterno presente o della vita di ciò che la relativizza, individua pesante di emozioni.
Più spesso, tuttavia, si scrive dei propri fantasmi per i fantasmi: e se i fantasmi sono simpatici (in senso greco)lo scrittore ha successo.

il re ha detto...

Savio,scrivi solo per Ennio oppure anche per gli altri? Perché io non ho capito molto di quello che hai scritto; forse un pochino della storia dei fantasmi... ma non tutti nel blog credo abbiano afferrato a cosa alludi. Potresti spiegarti meglio?

Ennio Valtergano ha detto...

Vita dell'anima e vita di "ciò che la relativizza" non sono separabili e tanto meno partecipi di poli contrapposti: senza la prima alla seconda verrebbe meno la stessa ragion d'essere e senza la seconda la prima non avrebbe modo di manifestarsi. Lo scrittore che abbia integrato in sé questo fondamentale senso di unità - ma ciò varrebbe per chiunque, anche non scrittore - non è più soggetto alla costrizione del bipolarismo e anche i fantasmi cessano di essere tali, specialmente quello del successo.

cristina ha detto...

Mamma mia!!!!!!!! Sembra di leggere gli atti di un convegno e non un blog! Ma svecchiatevi tutti che anche Valtergano non se lo merita di avere ‘sta muffa di saputi. Scusate l,o sfogo ma ho letto almeno quattro volte il post di savio e come il re anch’io non ci ho capito un bel niente. (Anche la risposta di Ennio non è da meno sinceramente). Spero che Giselle non parli così altrimenti credo cherimarrò con le ragazze di oggi. A vollte sono oche e non cercano di dare un senso alla laoro vita ma quando mettono insieme parole si capisce che volgiono dire.
Il guaio è … che spesso non vogliono dire un bel niente. E qui, che mi pare che ci sia qualcosa e che si dica qualcosa, niente è quello che ci capisco!
Forse è meglio chiudere e andare a nanna. Magari dopo il test di fisica domani andrà meglio.

il rosso ha detto...

Stasera il criptico lo faccio io (non è difficile, basta usare parole lunghe e un po’ greche senza dettagliare). L’unità, così difficile da esprimere a parole, nel colore è spontanea perché i colori si amalgamano, si sfumano, si completano anche quando si staccano.
Un quadro può non essere inteso ma non “non capito”…: sono i limiti dell’arbitrarietà del segno.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Cristina, stai tranquilla, Giselle non parla così e scusa per lo scambio un po' troppo sofisticato che è intercorso tra Savio e me. Se Savio farà lo sforzo, come ha già chiesto il re, di ripetere con maggiore semplicità quello che ha voluto dire, anche io farò lo stesso. Anzi, avrei dovuto farlo comunque. Tu dici bene: a te pare che ci sia qualcosa da dire. Sì, è così; allora tocca a noi fare di tutto perché proprio le ragazze come te e della tua età non si allontanino. Il mondo di domani è vostro e non della "muffa di saputi" come dici tu. Però da certe muffe si ricava la penicillina, che serve a combattere molte malattie, solo che non bisogna esagerare con le dosi.
Ciao e in bocca al lupo per il test di fisica. Fammi sapere come è andato e di cosa trattava: lo sai che la fisica è stata la mia passione da giovane?

savio ha detto...

Eh si, il re ha ragione: ho scritto per Ennio perché lo sapevo che si sarebbe scatenato! Tipo brillante Valtergano, che deve aver scoperto la dimensione femminile mica da tanto perché reagisce come uno cresciuto e vissuto fra i maschi (sei mica un militare?).
Dai, scherzavo, e mi scuso anche con Cristina. Volevo solo dire che se la parola è d’argento il silenzio è d’oro, ma a volte il cuore ha bisogno di arte per uscire. E non è facile.

yang ha detto...

Anche le parola dei giovani sono tante, sono diverse e sono strane. Tra il linguaggio degli adulti e quello dei giovani si creano degli scontri che sono dovuti a differenze sia nel modo di apprendere le cose sia nel giudicare alcuni avvenimenti.
Anche in treno i giovani stanno insieme sui sedili, senza curarsi dei braccioli che li stringono mentre gli adulti vogliono il bracciolo per stare comodamente distanti dal vicino.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie, Savio, per aver accettato l'invito ancor prima che tu lo leggessi. Non intendevo "scatenarmi" ma puntualizzare, e quello sì che lo volevo proprio. No, non sono un militare, anche se sono dotato di tendenze diciamo così marziali e sono cresciuto, come te credo, più che in un mondo di maschi, in un mondo oppresso dalla spocchia maschilista. Per certi versi, mi verrebbe da invidiare, ammesso che sia capace di invidia, il distacco serafico del Rosso. L'arte sa fare anche questo: la sintesi dei colori, efficace e immediata, il senso di unità lo fa sentire più che descriverlo.
Comunque vi stimo entrambi.
A proposito, avete qualche idea di dove sia finito Prof?

prof ha detto...

Stasera invertiamo le parti: c’è un quadro che io amo moltissimo ed è la stazione di Saint Lazare dipinto da Monet. Mi sembra dipinga il blog oggi. È’ sempre un bel leggere

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornato Yang! Stupenda l'immagine dei sedili e dei braccioli. Sono d'accordo con Prof: è sempre un bel leggere e grazie a voi.

sibilla ha detto...

A me è capitato spesso di viaggiare in treno con i giovani. Il treno non era così pieno di vapore come quello della Gare dipinta da Monet, ma i giovani erano come quelli dipinti da Yang: seduti vicini e carichi di promesse. Ed è bello che qui viaggino insieme a chi è carico di esperienza ma con poche promesse ancora in tasca.
E'un bel leggere ma è anche un bell'amalgama in questo quadro: o no?

yang ha detto...

Mika dice che una vera donna ha bisogno di un vero uomo. per te cos'è un vero uomo Ennio?

prof ha detto...

L’altro nome della costellazione dello Scorpione è l’Aquila. Quello che oggi è un cuore ferito dell’Italia, diede i natali a Gaio Sallustio Crispo, avversatore di Pompeo e grande storiografo con la nostalgia per le antiche virtù…

il rosso ha detto...

L’arrivo del treno dalla Normandia alla Gare St. Lazare è una delle dodici tele che nell’inverno 1876-77 Monet dedicò al terminale parigino della ferrovia che serviva la valle della Loira, primo approccio all’idea delle ‘serie’. Era il periodo di Argenteuil, gli anni in cui il suo interesse per i temi del ‘progresso’ si spense progressivamente. Dopo, non sarebbe esistito che il puro paesaggio. St. Lazare rappresenta dunque un ultimo confronto con il soggetto che più di altri stava cambiando una campagna la cui vita si era basata fin lì sui soli ritmi di natura.

Cristina ha detto...

ciao muffa! Sempre a parlar strano state. Fisica forse è andato bene ma non ho voglia di pensare ancora.
A domani.

Lella Padovani ha detto...

In un mondo globale, ha ancora senso la ricerca nel mondo rinascimentale? Quali gli eventuali paralleli con la condizione della donna odierna?

Savio ha detto...

Quel quadro è impressionismo a tutto vapore...

Ennio Valtergano ha detto...

Buona sera, amici e... scusate il ritardo, per parafrasare un mio grande conterraneo (o dovrei dire conterrone?)
Comincio col rispondere a Yang.
Un vero uomo per me è quello che sa mettersi sempre in discussione e che fa del dubbio la ragione della propria esistenza. Il dubbio porta a formulare domande e le domande spingono a cercare risposte... che non saranno mai assolute e infallibili. L'evoluzione dell'essere umano procede di pari passo con la conoscenza e la conoscenza per non rinsecchire non può porre la parola fine, né dogmatizzare.
Scusa yang, mi sono lasciato prendere la mano e se Cristina è in linea mi rifila un'altra risciacquata...
A sibilla posso dire che è un'ottima compagna di viaggio, mentre Prof, sensibile nel rammentarci le tragedie recenti del Centro Italia, apre per noi una pagina poco nota. Grazie, anche da un blog si impara.
Per il Rosso: l'impressionismo in pittura è uno degli stili che preferisco in assoluto e Monet dell'impressionismo è stato uno dei maestri più grandi. In lui colore e poesia si fondono in uno staordinario gioco di luminosità, e la luce è vita.

Emma2009 ha detto...

Si, ma luce interiore...

caterina ha detto...

Caro ennio, tu ce l'hai il crocifisso in camera?

Ennio Valtergano ha detto...

A Lella Padovani: ben tornata!
Forse ha senso più che mai in un mondo globale. Sono convinto che vi sia bisogno di un nuovo rinascimento per raddrizzare un mondo che si allontana sempre più dall'etica. E come proporne uno nuovo se non si conosce a fondo quello che vi è già stato?
La donna nel rinascimento non era quella subordinata e di contorno dei secoli immediatamente antecedenti e di quelli successivi e forse la sua collocazione culturale e sociale è assai più vicina alla donna di oggi di quanto si immagini. Del resto, proprio il Rosso due sere fa ci indicava un eloquente esempio di quante e soprattutto quali donne abbiano dato alla cultura del tempo uno straordinario contributo. E l'elenco non si fermerebbe certo a quello...
Fatti risentire.

Ennio Valtergano ha detto...

Per emma2009
La luce è luce: fuori e dentro di noi.

Per Caterina: e tu?
Per cortesia, faresti capire a me e agli altri il nesso tra il dipinto di Monet e gli emblemi di questa o quella religione?

il cavaliere ha detto...

Accidenti quanta gente. Ennio, la tua idea del treno è stata di estremo successo: non è mai capitato in tutta la storia del blog che ci fosse un tale raduno! E' incredibile, mi sento quasi in un torneo... amichevole.
A parte gli scherzi, stare su questo Enniostar mi piace veramente. Proprio mi complimento con te per il viaggio che ci fai fare con sempre più stimoli per il dialogo.
Grazie... spero a nome di tutti

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie a te Cavaliere a cavallo di... un treno.
Speriamo che per il troppo movimento il treno non deragli!

savio ha detto...

Appunto: cerchiamo di non finire su un binario morto.

cristina ha detto...

Risalgo sull’Enniostar (ma non sarà un po’ troppo per l’autore di un libro che ancora non c’è?) e non risciacquo nessuno perché ho appena finito di farlo con i capelli. Ciao a Savio che ama le vignette con le parole. Lascio stare Caterina (ma tu ce l’hai degli amici in parrocchia?), lascio stare Emma che prende lucciole, sono contenta che Il Rosso mi presenti Monet perché anch’io penso che il progresso comincia dal paesaggio. A prof vorrei chiedere quali sono le antiche virtù e come fa a sapere che questo Crispo ce l’aveva: magari aveva solo dei giornalisti amici. Invece a te, Ennio, che metto per ultimo ma sei il primo (a proposito, quanti anni ha tuo figlio? Non si sa mai… Uno suocero così può fare comodo), mi sono persa… Dunque, si, a te Ennio voglio chiedere come fa un uomo vero a fare del dubbio la ragione della propria esistenza: tanto vale dubitare di questa affermazione, no?
Basta, ho dato il massimo e vado a finire la toeletta. Questa volta mi sa che la risciacquata la prendo io…

yang ha detto...

Non sapevo di essere già un vero uomo! Io dubito di tutto e di tutti ma soprattutto di me.

il figlio di Ennio ha detto...

Per Cristina
Troppo giovane mi sa (non posso dire purtroppo o per fortuna... non ti conosco)

cristina ha detto...

Sono pronta per uscire ma non ho potuto resistere a un saluto. Mi dicono che ciatti su FB e da te non me lo aspettavo.
Per il figlio di Ennio.
Senza falsa modestia posso dirti purtroppo. E che sei troppo giovane si vede da come parli a una ragazza.
Buona serata.

Ennio Valtergano ha detto...

Adesso sì che tiro il freno di emergenza, perciò tenetevi forte!
Sono d'accordo con Cristina: trasformare un treno a vapore (vedi Monet) in un Enniostar è davvero troppo. Ma veniamo alla domanda cruciale, cercando di non smuovere troppa muffa.
Quando parlo del dubbio come ragione di esistenza non intendo il dubbio fine a sé stesso. Ci manca solo che tutti gli incerti diventino il modello dell'umana realizzazione. Intendo il dubbio quale motore di ulteriore ricerca; ossia quella condizione dell'intelletto e della coscienza che non ammette il definitivo e l'assoluto e che spinge a porsi in discussione e a rinnovarsi. Se guardiamo alla storia delle idee umane, e in particolare della conoscenza scientifica, scopriamo che ogni rivoluzione del sapere, ogni cambiamento paradigmatico (per dirla alla Kuhn), ha preso le mosse dal momento in cui sono state messe in dubbio le verità scientifiche ritenute acquisite in via definitiva. Ora, se questo è vero per il mondo delle idee, non vedo perché non debba essere vero per la nostra piccola persona. Dubitare della stabilità delle nostre certezze non significa dubitare di noi stessi in toto, ma può propiziare la condizione che consente di aprirsi a nuove prospettive (è più chiaro, Yang?)
Non ci sono risciacqui, Cristina: quelli lasciamoli alle lavatrici e al dopo shampoo. Invece apprezzo la piccola trappola dialettica che hai saputo predisporre... E poi dici di muffa a me, al Rosso e a Prof!
Siamo pronti per riprendere il viaggio?

il figlio di Ennio ha detto...

Senti bella (ih ih ih: e anche questo sarebbe da vedere) con tutto il rispetto ci so fare con le ragazze della mia età. Certo che se ho a che fare con delle donne non sono Napoleone. A parte gli scherzi, questo blog lo seguo e devo dire che sei simpatica.
Un caloroso ciao a tutti

Ennio Valtergano ha detto...

Per Cristina.
Ho letto l'ultimo tuo intervento dopo aver risposto al primo.
Utilizzo FB come mezzo moderno, efficace e soprattutto strumentale alla conoscenza del blog. Questo non deve suonare come una giustificazione (excusatio non petita... dicevano i latini), anche perché non credo che chattare, come tu dici, sia di per sé riprovevole. E poi dipende da chi e su che si "chatta".
A proposito, sarei curioso di conoscere la fonte: quello che tu dici mi fa pensare a qualcuno che sia in contatto con me su FB e ti garantisco che in pochi lo sono.
Buon sabato sera, anche se credo che l'augurio ti giungerà a sabato già consumato.

Lella Padovani ha detto...

Certo, certo... bisogna conoscere il proprio passato. Ma il mondo attuale è globale, veloce e sempre più teso verso il futuro. In questo mondo la donna si deve inserire e in questo mondo la donna lotta per affermarsi. Quali chiavi (se ci sono) potrà mai darle il Rinascimento? Non riesco a vedere il paragone.
Detto questo comunque i migliori auguri per la prossima pubblicazione.

Ennio Valtergano ha detto...

Sono d'accordo, la condizione della donna oggi non è paragonabile in senso stretto a quella della donna nel rinascimento, tuttavia vi è analogia: la donna, allora, si proponeva in autonomia di ruolo e di consapevolezza, così come oggi tendono a fare quelle donne che decidono di uscire dalle griglie della subalternità e che non intendono, nel puntare alla propria affermazione, proporsi a imitazione del modello maschile. Modello, per altro, sul quale ci sarebbe molto da discutere - considerati i guasti prodotti alla natura e al sistema delle idee - e tutto incentrato su una concezione del potere aggressivo, miope e ottuso quanto prevaricante.
Detto questo, grazie per gli auguri.

Savio ha detto...

Dalla padella alla brace la condizione della donna non è molto cambiata nei secoli considerata l'abitudine di usare la griglia per il pesce...

prof ha detto...

Nel Rinascimento, la diffusione dei libri fece temere la dissociazione dalla realtà. Oggi il timore si è spostato sulla diffusione del mezzo informatico e l'accesso alla rete.
Il fatto è che si ha sempre paura di ciò che non si conosce e l'uomo non conosce la donna.

Emma09 ha detto...

L'eterno femminino... Ah! L'eterno femminino...

yang ha detto...

ma allora quale può essere il ruolo del maschio oggi se non ce niente che va bene a a dirlo è pure un maschio?

savio ha detto...

A trattare la donna come una regina va a finire che si diventa fuchi. D'altra parte a trattarla come operaia non è che vada tanto meglio: ti fanno fuori. Per non parlare della mantide che ti divora partendo dalla testa anche mentre sei lì che ce la metti tutta (anche se sarebbe più esatto il maschile per il pronome)...

emma09 ha detto...

Siamo ancora alla paura della vagina dentata?!?!?

Ennio Valtergano ha detto...

Per Savio, che ti ritorna a fare l'impertinente, ma in modo sagace e con buon gusto.
Fuchi si nasce, non si diventa. I fuchi nascono da uova della regina non fecondate, quindi la riproduzione avviene per partenogenesi. D'altra parte, non è il caso di essere pessimisti e Yang può rassicurarsi: per fortuna le cose vanno diversamente per i maschietti della specie umana e non sono io di certo a dire che non c'è nulla che vada bene: basta lasciarsi abbracciare dalla musa ispiratrice per fare cose grandi, così come dimostra l'arte, quella vera, in tutte le epoche.

Per Prof
è vero, l'uomo non conosce la donna; ma può forse dire di conoscere almeno sé stesso in profondità?
A proposito di libri, da un po' penso di portare qualche notizia sui libri nel Rinascimento e nel tempo immediatamente antecedente.

Per Emma09
L'Eterno Femminino è il mistero che affascina e disorienta, per non dire spaventa. Ma da qui alla vagina dentata credo che ne passi. Quando si sarà in grado di abbandonare anche il più piccolo rigurgito di sospetto reciproco credo che le due dimensioni, quella maschile e femminile, faranno un passo in più l'una verso l'altra, senza che la direzione sia necessariamente quella del letto. E neppure quella che porta verso il pesce alla griglia...

Cristina ha detto...

Altro che ombrello, oggi si sono aperte le gabbie! Sono contenta che ti piaccia Sal e anche la canzone che è un po’ la mia. Ma toglimi una curiosità, anche se non sono una delfina: tua moglie, non è un po’ gelosa o è abituata? Ok per il treno. Ci salgo domani anch’io

savio ha detto...

Cristina, hai fatto il fiasco d'inizio. Siamo già andati e tornati.

yang ha detto...

Vedi che non sai ascoltare… Non mi hai neppure chiesto chi è Mika.

Savio ha detto...

Mika si può sempre dar retta a tutti…

Ennio Valtergano ha detto...

Per Yang.
Memoria da elefante... dopo tre giorni!
Per indole non sono portato ad attribuire eccessiva importanza al "chi", visto che ogni "chi" è transitorio; sono invece portato a considerare il "cosa", ossia ciò che i vari "chi" determinano come fatti. In particolare sono attratto dalla sostanza di ciò che mi si chiede. Così, adesso posso dirti che il tuo cantante libanese fa un'affermazione che credo sia condivisibile, fatta salva la risposta preventiva alla domanda: che cos'è una vera donna?

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, sai essere lapidario anche nell'ironia.
Bella mente, non c'è che dire...!

emma09 ha detto...

A me non piace mika tanto… E poi chi ha detto che una vera donna ha bisogno di un vero uomo?

Ennio Valtergano ha detto...

... anche perché dove lo trova?

savio ha detto...

per emma
Le donne hanno smesso di abbassare pudicamente gli occhi…: così addio veri uomini! Non li vedono più.

Emma09 ha detto...

Alla faccia dei veri uomini! Solo in basso siete…

Ennio Valtergano ha detto...

Nella Tavola di Smeraldo, attribuita alla figura mitica di Ermete Trismegisto, è detto che ciò che è in alto è come ciò che è in basso e che ciò che è in basso è come ciò che è in alto... Ora, se questo aforisma dovesse venire applicato per valutare i veri uomini, beh, allora staremmo freschi!

Savio ha detto...

Guarda Ennio che rizzare le antenne è importante: sennò come ti colleghi al mondo?

Ennio Valtergano ha detto...

Sono d'accordo, ma non si può restare perennemente connessi.

Savio ha detto...

Allora è vero che non ci sono più i veri uomini che dice Emma…

Cristina ha detto...

Che discorsi del c... Meglio andare a nanna.

Ennio Valtergano ha detto...

Avviso ai viaggiatori: ci scusiamo per gli scambi improvvisi e per gli scossoni che ne sono derivati. Ma da questo punto in poi il viaggio proseguirà con la regolarità prevista.

prof ha detto...

Del Corpus Hermeticum attribuito a Ερμης ο Τρισμεγιστος si conosce la preghiera a Dio Padre "itoumenô to mê sphalênai tês gnôseôs tês kat'ousian êmôn epineuson moi kai endunamôson me" = Ti chiedo di non (farmi) errare nella conoscenza della nostra essenza. Ascolta la mia preghiera e dammi forza.
Secondo altri Ermete Trismegisto e i suoi scriti sono da ascrivere al filone dell'evemerismo, di ben diversa tendenza.

Ennio Valtergano ha detto...

Divinità umanizzate o esseri umani divinizzati?
Il nodo gordiano è tutto qui, caro Prof. Ed è lo stesso nodo che si intravede appena nell'ordito della tua tela greca. Nè credo che basti la spada del grande Alessandro per risolvere il dilemma: un nodo tranciato è ben diversa cosa che un nodo sciolto.
Chissà che sulla tela da te predisposta il Rosso non voglia far emergere, come per incanto, una stimolante allegoria cromatica...

il figlio di ennio ha detto...

Ma che razza di blog sta diventando
oramai questo... pure in greco si scrive. Già era difficile capirlo prima, figuriamoci adesso. Ma non mi arrendo... finché me lo si traduce riesco ancora a venirne a capo (e neanche totalmente); comunque anche in italiano era una roba strana e complicata.
Un saluto ai filosofi

Il Rosso ha detto...

Divinità umanizzate o esseri umani divinizzati? Tempo fa avevo parlato della prospettiva, oggi potrei parlare del fattore tempo. La pittura antica era fatta per durare nel tempo e per questo lo sfondo aveva grande importanza: era infatti l’umidità dell’intonaco a rendere stabili i colori sulla parete. La reazione chimica, chiamata ‘carbonatazione’ assicurava la durata.
Millenni più tardi, lo stesso Leonardo da Vinci non si curerà dello sfondo che conferisce durata e dà ragione del termine stesso di a-fresco.
Cosa vuoi, caro Ennio, sfondo e raffigurazione sono tutt’uno ma non si potrebbe dire quale dei due abbia più importanza. Soolo, si può notare il variare dei rapporti nella storia dell’arte.

cristina ha detto...

Che ne pensate fra tutti, prof greci, rossi rupestri e scrittori moderni (si fa per dire) sulla scommessa di Pascal: “si può scommettere che dio ci sia o non ci sia... ma cmq non ci è dato saperlo perchè il bicchiere non può contenere il mare”.
Io la devo commentare per domani…

Ennio Valtergano ha detto...

Immagino che cmq non stia per centimetri quadrati ma per "comunque" (scusa, ma come tu hai detto non sono abituato alle modernità e poi mi risulta che le vocali siano ancora gratis). Ma veniamo alla parte seria della questione, che prendo non come una provocazione ma come una richiesta di aiuto (se ho inteso male avremo perso tempo in due).
Il filosofo Karl Popper offre un'efficace modalità per distinguere tra affermazioni scientifiche e affermazioni non scientifiche (in senso lato tra teorie scientifiche e quelle che non lo sono). Le affermazioni scientifiche sono quelle che si prestano a essere invalidate, per esempio attraverso la dimostrazione della loro insostenibilità. L'affermazione "Il bicchiere non può contenere il mare" è scientifica; basta recarsi sulla spiaggia con un bicchiere e riempirlo di acqua di mare: quella che ne resta fuori è tanta di più di quella che vi è contenuta.
La scommessa (o l'affermazione) sull'esistenza di Dio, ma anche la sua negazione, non sono scientifiche; infatti non vi è alcun modo per dimostrarne la validità o, al contrario, per invalidarle.
Mi fai sapere cosa ne pensi tu, invece?

Ennio Valtergano ha detto...

Sempre per Cristina.
Ho dimenticato un pezzo e devo ritornare a Pascal.
Al di là della spiegazione che ne dà lui (non si può sapere se Dio esiste o non esiste perché il bicchiere...), spiegazione che personalmente trovo un salto logico enorme, nel suo modo di pensare sono impliciti i concetti di "contenente" e "contenuto": Dio è il contenente e l'universo, incluso l'uomo, è il contenuto. Dunque al contenuto non è data la possibilità di farsi un'idea del contenente.
Così ti piace di più?

Cristina ha detto...

Grazie. Alla fine ho messo qualcosa sul tipo: “non potendo definire l’unità di misura di dio, perché non si conosce dio, non vale l’assioma del bicchiere”. E poi anche: “se l’uomo non può misurare dio perché la sua mente concepisce la misura?”.
A questo punto sono cotta e spero solo che dio me la mandi buona.
Ancora grazie.

Savio ha detto...

Anch’io spero sempre che Dio me la mandi bona...

Ennio Valtergano ha detto...

Chi si contenta gode.

Savio ha detto...

Dai Ennio… Non ti far dire che tu per godere ti sei contentato! È nella natura dell’uomo cercare oltre, che sia vero o no: sia l’oltre che l’uomo.

Ennio Valtergano ha detto...

Per guardare oltre, direbbe il Rosso, bisogna innanzi tutto definire la linea dell'orizzonte. Ciascuno, scegliendo il proprio orizzonte, traccia anche la linea dei limiti e delle possibilità.
In un treno si può scegliere di guardare il proprio dirimpettaio, di guardarsi l'un l'altro, oppure di spaziare entrambi con lo sguardo al di là del finestrino...
Sempre che non si sia finiti in una galleria, ovviamente.

Il Rosso ha detto...

Savio è come De Chirico: ripete le stesse immagini. Anche questa è arte. In quello che Savio prende da De Chirico c’è un po’ di Nietzsche e molto di Pinocchio, nel senso che l’eterno ritorno dello stesso diventa in lui la contiguità infinita dello stesso …

emma09 ha detto...

L'eterno ritorno è un mito mai obsoleto. Bello parlarne di notte in una galleria...

il rosso ha detto...

Essendo in tema di treni, il ritorno è legato imprescindibilmente all'andata e entrambi all'idea dello spazio nel tempo.
Questa quarta dimensione, com'è ovvio, introduce all'idea che la sostanza di cui sono fatti i sogni abbia più attinenza con la realtà di quanto non l'abbiano le rappresentazioni geometriche quotidiane entro cui ci muoviamo.
Nella rappresentazione grafica la quarta dimensione è introdotta dallo spazio 'fuori' dal quadro evocato dallo sguardo dei soggetti non più concentrati sull'osservatore-pittore ma su 'altro': tutto da scoprire.

Ennio Valtergano ha detto...

Siamo usciti dalla galleria mentre ancora l'eco della voce di Emma09 non si era spenta e ci si ritrova nel paesaggio onirico del Rosso, dove ogni rappresentazione ha diritto di cittadinanza. L'evocazione della dimensione dei sogni da parte del nostro mentore artistico apre la strada al tarlo insidioso del sospetto: che l'amico Il Rosso sia dotato del potere della preveggenza?
E sì, perché proprio la dimensione dei sogni ricorre più di una volta nello sviluppo della narrazione. Alcuni dei personaggi del romanzo hanno modo di incappare in questa bolla senza spazio e senza tempo per cavarne spesso avvertimenti sugli eventi riguardanti il futuro immediato o, in qualche altro caso, significati attinenti a un passato remoto.
Certo, quello dei sogni è un mondo tutto da scoprire: rappresentano, i sogni, la parte non digesta del quotidiano, come qualcuno sostiene in modo troppo semplicistico, oppure sono anche connessioni istantanee con una realtà il cui linguaggio è prevalentemente simbolico?
E questo ci riporta di nuovo all'arte, che del simbolismo fa spesso il proprio veicolo d'elezione per comunicare l'inespresso o l'inesprimibile.
Come l'eterno ritorno, appunto.

sibilla ha detto...

Caro Ennio, giornata pesante e - davvero! - a quest'ora il mondo dei sogni acquista un fascino attrattivo doppiamente particolare. Però tengo a dirti che ho trovato particolarmente bella la tua post-risposta al Rosso. E comincio a essere un po' impaziente di vedere questo romanzo pubblicato...
Sai niente sulla esatta data di uscita?

Ennio Valtergano ha detto...

Per Sibilla.
Ho parlato con l'editore soltanto una settimana fa e ho saputo che il libro è in stampa. Le previsioni sono di due, massimo tre settimane.
Ciao

Ennio Valtergano ha detto...

Rivolto ai giovani frequentatori del blog (se ve ne sono rimasti)

Nel frattempo che il treno andava e assentatisi momentaneamente e per ragioni varie i miei compagni di viaggio, ho lasciato andare la mente libera di vagare senza meta. E così mi è frullata un'idea per la testa che vi sottopongo così, su due piedi e col treno in corsa:
creare uno spazio dedicato esclusivamente ai giovani.
L'idea nasce dal sospetto che il tenore degli interventi possa scoraggiare gli amici più giovani, quelli che pur avendo molte cose da dire non trovano lo spazio per inserirsi e perciò lasciano perdere.
Qualche tentativo di partecipare al dialogo, è vero, vi è stato, ma si è sempre trattato di tentativi isolati che non hanno avuto seguito, se si fa eccezione per Cristina. Ma si può chiedere a tutti di avere il suo stesso spirito eroico e la sua pazienza? Non mi pare.
Allora, invito tutti quelli che sono ancora lontani dallo stato di formazione della ‘muffa’ a dare riscontro a questa iniziativa esprimendo il proprio parere, favorevole o no , nella sezione di nuova creazione che figura sotto l'etichetta "sulla zattera del futuro".
Dalle risposte che arriveranno si deciderà se proseguire e come articolare lo spazio di dialogo.
Che ne dite?

boiardo ha detto...

Caro ennio, avevo perso... il treno che dalla prima pagina non si vede più. Ora che l'ho ritrovato eccoti il commento sui sogni che, a dispetto del mio nome, è dovuto all'Ariosto.
" É questo quel che l'osservate stelle,
Le sacre fibre e gli accoppiati punti ,
Responsi , augurj , sogni , e tutte quelle
Sorti ove ho troppo i miei studj consunti ,
Di te promesso sin dalle mammelle
M' avean , come quest' anni fosser giunti ,
Ch'in arme l'opre tue così preclare
Esser dovean, che sarian senza pare?"

Ennio Valtergano ha detto...

Lieto di risentirti,o meglio, di ritrovarti sul treno, caro Boiardo.
Ti ringrazio per avermi fatto notare la difficoltà di rimettersi... in treno, dovuta all'inserimento del nuovo post dedicato ai più giovani e che ha determinato l'espulsione di quello precedente dalla prima pagina. Ho rimediato spostando il treno dal tema "Parliamo e basta" e collocandolo su un binario preferenziale, il nuovo tema intitolato "Parlando sul treno", che così è di nuovo visibile in prima pagina.
Ma veniamo a noi.
Dai versi dell'Ariosto parrebbe che più che di sogni si trati in questo caso di una vera e propria anticipazione sul destino, che forse è preferibile non conoscere, almeno non del tutto, così da conservare la speranza (o l'illusione?) di poterlo determinare con le nostre mani.

Il rosso ha detto...

Intorno al 1540 Nicolò dell’Abate, già a capo di una bottega, decora con le Storie dell’Orlando e dell’Eneide la rocca di Scandiano (Modena, Galleria Estense) e anche quella di Sassuolo benché nulla di quest’ultimo ciclo sia giunto fino a noi. L’ambiente artistico in cui si forma e si trova ad operare Nicolò farà da cerniera tra la cultura del Rinascimento maturo e la Maniera. Le Scene dell’Orlando Furioso sono opera della sua attività come decoratore privato di Palazzo Forlanini e, come tutte le opere dell’epoca di Gian Gherardo dalle Catene, Garofalo, Dosso Dossi, Antonio Begarelli, andrebbero riscoperte per la capacità di essere realistici e magici insieme.

Ennio Valtergano ha detto...

Chiedo scusa al Rosso se non ho dato immediato riscontro al suo commento, ma ero impegnato altrove nel tentativo di non far colare a picco una zattera che non ha ancora mollato gli ormeggi.
Mi solletica particolarmente la possibile fusione tra realismo e magia, evidentemente possibile nell'arte, ma solo in questa? Sul tema intenderei tornare con un po' di tranquillità e magari con l'aiuto di qualche ulteriore intervento. Tanto, il treno non ha problemi di ritardo, per fortuna.

Ennio Valtergano ha detto...

E' dall'uscita della galleria che, guardandomi intorno, non vedo più Savio...
Sarà per caso saltato giù dal treno in corsa?

Savio ha detto...

Sei rinsavito…

Ennio Valtergano ha detto...

Tu, invece,sei sempre il solito... ma è un piacere ritrovarti.

Prof ha detto...

Dal cuore del blog alle zattere proprio come le fondamenta che dalla punta della Dogana raggiungono San Basegio costeggiando l'ampio canale della Giudecca: già pavimentate nel ’500 sono una magnifica passeggiata al riparo dalla bora. Il luogo trae il nome dalle zattere che nel Rinascimento trasportavano il legname e vi approdavano. Lungo il canale si snodavano fornaci, ospedali, ospizi e squeri (cioè cantieri navali) ma soprattutto gli importanti magazzini per la conservazione del sale, costruiti a batteria.
Meritano una visita, proprio come questo blog.

Il Rosso ha detto...

I grandi magazzini di sale si chiamano saloni, sono nove e vennero costruiti nel XIV secolo. Nel 1830 Alvise Pigazzi li ristrutturò con l’attuale facciata neoclassica ad arconi. Bella per quanto semplice la facciata rinascimentale della chiesa dello Spirito Santo: è da lì che parte il ponte per l’isola della Giudecca. Ospitta i dipinti e gli affreschi del Tiepolo. Un po’ più triste la lunga facciata dell’ex ospedale degli Incurabili dove ci furono prima i malati di lue e poi i bambini abbandonati. Anche il monastero dei Gesuati, a fianco della chiesa, ha una parte rinascimentale. L’altra è invece del XVIII secolo.
Sono senz’altro d’accordo con prof: come questo blog, valgono una visita.

Boiardo ha detto...

Speriamo che si faccia qualcosa per salvare Venezia: nel ’700 ci avevano pensato le confraternite. Dovrebbero ritornare…O riattivarsi in questo senso.

Ennio Valtergano ha detto...

Capita talvolta che la penna sappia offrire le stesse emozioni di uno scorcio fissato sulla tela. Questa sera, senza alcun dubbio, c'è di che restare ammutoliti - e compiaciuti - per la superba capacità di sintesi pittorica che avete entrambi dimostrato di possedere.
Se questo blog vale una visita lo deve in primo luogo a frequentatori come voi.
Grazie.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Boiardo.
Speriamolo davvero: Venezia è un valore culturale inestimabile per l'umanità intera.

Savio ha detto...

Ma i saloni, si chiamavano così perché c’era il sale?

Prof ha detto...

In antico tedesco SAL significava la casa, la dimora. Anche del sale quindi che dà sapore al cibo e ai pensieri tanto che nel detto popolare di Lazio e Toscana è ‘sciocco’ che non ne ha: nel piatto come nei pensieri appunto.

Savio. ha detto...

Fortunatamente ho il nome che mi annovera nella categoria dei sagaci, per quanto la mia cultura non possa eguagliare quella degli artistici frequentatori di questo blog da cui c’è tutto da imparare come dalla squisita (perché ben con-dita) ospitalità di Ennio… (che invece ha teso la mano ai giovani).

Ennio Valtergano ha detto...

L'espressione "cum grano salis" è attribuita a Plinio il Vecchio il quale lo indicava come elemento additivo indispensabile all'azione di un contravveleno. Più tardi, la stessa espressione ha assunto il significato di "con un pizzico di saggezza", che credo non manchi a Savio assieme alla sagacia.
In realtà, la domanda da lui posta era parsa anche a me per nulla ovvia, al punto da farmi chiedere se il termine "salone" invece che dall'ovvio accrescitivo non potesse avere appunto qualcosa in comune con i locali adibiti alla conservazione del sale.
Esiste una risposta a tale dubbio?

Boiardo ha detto...

Salace il commento di Prof e salace anche quello di Savio: sarà dovuto senza dubbio alle acque della città per eccellenza. Ma è pur vero che troppo sale nuoce alla circolazione, mentre poco lasica i cibi senza sapore. Un grano occorre, due secondo il gusto. E Ennio ai fornelli… Da buon partenopeo saprà pur cucinare!

prof ha detto...

SAL, come già detto, è la stanza o la dimora. La radice della radice in sanscrito indica lo scorrimento: come le acque del mare. Già che ci sono vorrei ricordare che la vita non viene dal sale, ma dall’acqua. Come diceva Shakespeare: “La vita è una favola, narrata da uno sciocco”.

Ennio Valtergano ha detto...

"Il cappello sulle ventitré" era un programma televisivo degli anni Ottanta, piuttosto spregiudicato per i tempi e soprattutto per la rete nazionale che lo mandava in onda. Si spingeva infatti sino al nudo integrale, per quanto il nudo fosse presentato con buon gusto e mai con volgarità.
Il titolo mi è venuto in mente osservando che buona parte dei frequentatori arriva al blog a partire dalla ventitré, appunto. Più o meno quando sono terminati i programmi televisivi (a proposito, questa sera vi era qualche programma che valesse la pena di essere guardato?).
Come ogni ospite che si rispetti, sono qui a curare che ogni cosa sia in ordine, in attesa delle prime visite.
Accomodatevi, la porta è aperta...

Il Rosso ha detto...

Una donna alata e biancovestita procede su un cocchio recando nella mano destra una spada e nella sinistra una stella: questo è il Trionfo della Fama dipinto da un fratello… Non grande, ma comunque fratello di un fratello più grande… in ogni senso: era infatti (il fratello) quel Masaccio innovatore del Rinascimento fiorentino. Il nostro cadetto, soprannominato lo Scheggia, per la corporatura esile ma forse anche per la specializzazione che assunse il suo lavoro sempre in contatto con i manufatti del legno; si chiamava in effetti Giovanni e realizzò i suoi pannelli curvi (i Trionfi) a circa 50anni per Lorenzo il Magnifico. Il tratto, geometrico in gioventù, si espresse anche in pitture murali di ampie proporzioni…così che colui che era stato soldato di ventura oggi è ricordato per quel che fece da quando uscì dalla “Casa” di Via de Servi in poi…

Ennio Valtergano ha detto...

Trarre spunto da un programma televisivo per cesellare, ancora una volta e con la maestria consueta, la deliziosa miniatura di storia dell'arte che porgi ai buongustai del blog è davvero cosa rimarchevole. Il Boiardo mi vorrebbe ai fornelli, intento a preparare qualcosa di gustoso per i miei ospiti. Ma temo che, nel tentativo di preparare il meglio, tra rumor di tegami e sfrigolar di pietanze, sarei io a perdere il meglio.

Boiardo ha detto...

Per te che sei di certo anche una buona forchetta… questa nasce nel Rinascimento. E a proposito di cucina con camera e soggiorno… Prima che giunga qualche altro esperto a ricordarlo, l’idea di ‘casa’ moderna nasce proprio in questo periodo, quando si arriva a costruire le abitazioni con la sala, la camera e lo studio del piano nobile. ..

Prof ha detto...

Lorenzo de Medici aveva la camera al pianterreno, onde essere più libero di entrare e uscire…dalla casa. E la forchetta in veneto diventò PIRON mutuato dal turco PIRONA. A proposito di buona forchetta, appunto.

Ennio Valtergano ha detto...

Chissà se nello studio c'era già Prof...

Ennio Valtergano ha detto...

... sì, c'era.

Savio ha detto...

...e non dormiva.

Prof ha detto...

Poco in effetti.

il rosso ha detto...

La luce, la sua qualità cromatica, la sua modalità di espansione e di incidenza sulle cose, riflette il modo di essere di un pittore, esprime la musica della sua anima, di cui i colori e il chiaroscuro sono le note.

Una bella città - era il comune sentire del Quattrocento - doveva avere una piazza principale connotata dal palazzo municipale con la sua loggia, ed una piazza del mercato, circondata da case porticate con le loro botteghe. Nella piazza principale erano ammesse le corporazioni di maggior prestigio e i commercianti più nobili (notai, banchieri, grandi mercanti, cambiavalute, orafi, speziali, merciai, sarti, commercianti di cereali, solo qualche volta le pescherie). I beccai, pur essendo una categoria ricca e prestigiosa, vengono in un primo momento dislocati accanto ai corsi d’acqua per motivi di igiene, poi relegati ai margini della città o fuori le mura all’interno di un vero e proprio “macello”. Nella piazza del mercato trovano, infine, posto i venditori di stoffe, calzature, vino, olio e tutti gli altri alimenti quotidiani come i “frutti”. Occorre arrivare al tardo Rinascimento per ritrovare la concezione del mercato come edificio tipicamente organizzato o almeno come grande loggia a destinazione fissa.

prof ha detto...

Il metodo analitico, ideato da Cartesio per raggiungere la verità semplice ed universale di una cosa, verità certa in quanto evidente intuitivamente, perciò non necessitante di dimostrazione, procede per spoglio, per sottrazione da una cosa complessa, di tutto ciò che è indimostrabile.

La camera ottica, conosciuta anche nel Cinquecento, è uno strumento costituito da un cubo nella cui faccia anteriore c’è un foro corredato di lente.
I raggi luminosi entrano dal foro proiettando (secondo le leggi della rifrazione della luce) l’immagine rovesciata, di ciò che è antistante alla camera, sulla faccia interna opposta al foro d’entrata.
Con un sistema di specchi, l’immagine viene raddrizzata sullo schermo.
La sua utilità consiste nel poter vedere, riportata sulla superficie dello schermo, l’immagine della realtà tridimensionale, evitando le complesse regole della prospettiva e i segni grafici che disturbano la chiarezza del disegno.
Essendo proiettata su una superficie, l’immagine si può facilmente ingrandire e riportare in qualunque dimensione, perciò è stata molto usata particolarmente dagli scenografi.

il rosso ha detto...

Le tinte, che ricoprono ogni cosa che vediamo, sono infinitamente varie per gradualità cromatica obiettiva, per la luce che le avvolge, per la distanza da cui le vediamo.
Le nostre percezioni sono perciò infinite.

Ennio Valtergano ha detto...

La verità apodittica, non necessitante di dimostrazione, è ormai lontana da ciò che si intende per verità scientifica. Tuttavia l'idea di Ockham, di sfrondare ciò che è superfluo nella spiegazione dei fenomeni, resta ancora oggi condivisibile sotto l'aspetto metodologico. Anche l'idea cartesiana - e la visione meccanicistica del mondo a essa conseguente - che ha preteso di ridurre l'osservabile nelle sue componenti minime trova il proprio superamento nella necesssità della sintesi. Oggi la visione olistica ci riporta all'indivisibilità del tutto e anche noi umani, esseri effimeri rispetto all'eternità dell'universo, siamo inseparabili dal tutto.

Ennio Valtergano ha detto...

Il grigiore delle foschie autunnali rende uniforme e monotono il paesaggio che scorre fuori dal finestrino e lo sguardo del viaggiatore se ne sente poco attratto. Mancando così gli stimoli provenienti dall'esterno, si presta maggiore attenzione a quelli che emergono dall'interno. Allora rivolgo ai miei compagni di viaggio adulti la stessa domanda che ho posto a quelli più giovani: quali possono essere le ragioni che spingono così tanta gente verso la rete e, in particolare, verso i cosiddetti "social networks", come è appunto Facebook?
Alla discussione sono invitati anche i viaggiatori di passaggio: una breve sosta per esprimere la propria opinione non comprometterà i tempi di viaggio né metterà a repentaglio il raggiungimento della destinazione.
A chi la prima mossa?

Il Rosso ha detto...

Un pittore mio coetaneo che si chiama Berlingeri (Cesare) fa una sorta di pittura piegata chiamata appunto ‘pilage’ che associa pittura e scultura con delle tele che si rifanno alla teoria cosmologica di Leibniz (che come saprai paragonava l’universo a una tunica piegata) per lasciar intendere e cercare con la fantasia il mistero di una realtà altra da cercarsi fuori o dentro l’artista. Ecco, la tua copertina ha un po’ dello spirito di Berlingeri e un po’ della bravura di Tuveri (Igor) fumettista questo con dieci anni meno del sottoscritto, che però dipinge in modo stupendo tanto da esporre alla biennale.
Detto questo scuserai la mia assenza degli ultimi giorni ma sono diventato padre e a cinquant’anni è qualcosa di magico che, forse, è difficile da capire per chi ha già figli adolescenti grandi avuti in età molto più giovane.
Comunque i migliori auguri e, stai pur certo, non mancherò di regalare alla mia signora la tua Signora del borgo: da donna a donna la vita parla direttamente (anche se la mia, al momento, è un tantino più in carne di quella della tua copertina...).

Il Rosso ha detto...

Correggo il lapsus… Diventare padre a sessant’anni: ma me ne sento cinquanta. Ancora auguri.

Savio ha detto...

Dalla donna di carta a quella di carne… da chi si incarna a quel che si incarta: ma sempre bei regali sono...

Sibilla ha detto...

Auguri al Rosso per la creatura appena nata e trovo di buon auspicio per il nostro Ennio che questa copertina sia associata alla venuta al mondo di un nuovo essere.
La vita è davvero sempre un bel regalo: sia quando è partorita da una mente fervida che quando è generata dall'amore di una coppia.

Ennio Valtergano ha detto...

Per il Rosso
Felicitazioni vivissime e sincere. Capisco appieno la tua gioia e confermo: avere un figlio in età "matura" è qualcosa di magico e so, per esperienza diretta, che lo è ancor di più per il figlio: quando le ambizioni, le vanità, i miraggi dei falsi valori si sono dissolti sotto l'azione implacabile del tempo e quella maieutica della vita, allora si ha da donare il meglio di sé. Anzi si ha da donare il Sé.
Adesso non è tempo di parlare nè di romanzo né di arte e neppure di "monade"; è tempo di godere di un altro miracolo della natura.
Un abbraccio "virtuale" ma non meno reale nello slancio di condivisione della tua felicità. Alla tua Signora, strumento nelle mani della Vita e del suo eterno riprodursi, gli auguri più sinceri, sperando che la Signora del borgo allieti qualcuna delle sue ore dense e amorevoli.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Savio
Anche quello di scoprire il bello che emerge, seppure dalla fulmineità della sintesi, è un regalo.

il cavaliere ha detto...

Auguri a Ennio per il suo libro oramai nascituro e auguri sinceri e gioiosi al rosso. Il padre di questo miracolo della natura madre ha sempre manifestato una cultura di valore e di grande portata, sull'arte ma anche sui più disparati argomenti. Questo dono incarnato credo che abbia scelto un genitore che gli saprà dare nell'esistenza le chiavi della conoscenza e dell'arte... di vivere.

prof ha detto...

Sebbene da oltre l’oceano, a te Ennio e al rosso auguri vivissimi per il felice evento. La tua copertina mi ricorda una delle più belle dimore feudali d’Europa: Castello Odescalchi a sud di Bracciano, caratterizzato dalle torri merlate e costruito nel Quattrocento, splendido esempio di architettura fortificata rinascimentale. E mi ricorda anche una donna come quella ritratta… sullo sfondo di quel castello. Comunque bella.

Savio ha detto...

E per prof... un mare di ricordi.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Prof, per quanto la tecnologia ci abbia abituati alla soppressione delle distanze, nondimeno resta sorprendente, se non altro sotto il profilo emotivo, il ritrovarsi in uno spazio che del virtuale ha sempre meno e sempre più diventa denso e consistente di manifestazioni reali.
Grazie e auguri di serena permanenza nelle terre d'oltreoceano.