Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



lunedì 12 ottobre 2009

La signora del borgo: il contesto storico

Premessa
Un mio docente di università soleva dire che le idee di Platone stanno lì appese come i provoloni, nel senso che, secondo lui, non avrebbero una base di appoggio né una contiguità con quello che ne dovrebbe conseguire. Insomma, un modo pittoresco e gustoso per dire che sono campate in aria.
Io non mi permetto di entrare nel merito (non voglio far torto a Platone e nemmeno al mio salace docente), soltanto non vorrei che vicende e personaggi del romanzo diventassero anch’essi provoloni per andare a far compagnia a quelli già pendenti. Intendo dire che, come i personaggi e i fatti di una rappresentazione teatrale hanno bisogno di una scena sullo sfondo della quale proiettarsi, altrettanto accade per quelli di un romanzo: il lettore deve poterli collocare immediatamente e senza nebulosità in un contesto temporale ben delineato. Sennò come fa a immaginarseli vivi e concreti…
Per questo, ho deciso di arricchire il blog con qualche notizia storica attinente al periodo e ai luoghi per come essi erano al tempo cui si riferisce la narrazione, nella presunzione che il mio eroico visitatore non si scoraggi alle prime righe e abbia la pazienza di arrivare fino in fondo.

L’assetto politico in Italia alla fine del Quattrocento
Il periodo coperto dalla narrazione, che si estende tra il 1490 e il 1494, è segnato da alcuni importanti avvenimenti: primi fra tutti, la scoperta delle terre oltre oceano, la morte a Firenze di Lorenzo dei Medici e l’ascesa al soglio pontificio di papa Rodrigo Borgia col nome di Alessandro VI. A differenza delle altre nazioni europee, dove vanno consolidandosi stati centrali di grandi dimensioni, l’Italia resta frammentata in una pletora di staterelli fra cui i più importanti per estensione e influenza politica, sono:
il Regno di Napoli, che si estende dall’attuale Abruzzo fino alla Sicilia e alla Sardegna, espressione della monarchia aragonese;
lo Stato della Chiesa, comprendente approssimativamente il Lazio, le Marche e l’Emilia-Romagna;
la repubblica di Firenze, sottoposta alla signoria dei Medici;
il Ducato di Milano, governato dalla dinastia degli Sforza, che copre quasi tutta l’attuale Lombardia sino a toccare, nella parte più meridionale, la repubblica fiorentina;
la Repubblica di Venezia, che può vantare un assetto governativo stabile e perseguire in tal modo una politica di supremazia.
Altre entità sovrane sono il Ducato di Mantova, governato dai Gonzaga, il Ducato di Ferrara, sottomesso alla signoria degli Estensi, la Repubblica di Genova, la piccola Repubblica di Lucca e quella di Siena.
Per ciò che attiene alla narrazione, è opportuno puntare l’attenzione sullo Stato della Chiesa per il quale vige una condizione che lo differenzia ulteriormente dalle entità politiche citate prima. Il problema centrale è rappresentato dal fatto che a Roma non poteva esserci una dinastia e questo indeboliva indubbiamente il potere centrale. Di fatto, i singoli signori dello Stato della Chiesa, che detenevano il potere in questa o quella città, rappresentavano l’ultima propaggine del sistema feudale: in pratica si consideravano alla stregua di principi indipendenti e perciò poco inclini a sottomettersi a un’autorità centrale. Tale stato di cose era poi aggravato da un ulteriore elemento di debolezza: l’adozione da parte del pontefice di una politica nepotistica la quale, più che mirare a distribuire cariche e uffici ecclesiastici ai propri parenti, tendeva a costituire all’interno dello stesso stato dei domini indipendenti e personali da assegnare ai familiari del papa. A questo riguardo, resta emblematico il ruolo giocato da Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI) a favore del figlio Cesare Borgia (il duca Valentino). Val la pena ricordare che il papa in questione era già fortemente discusso perché accusato di aver guadagnato il soglio pontificio a seguito di pratiche di simonia.
L’instabilità endemica degli stati italiani è aggravata dalla morte di Lorenzo dei Medici, che va a rompere il delicato gioco di equilibri tutto incardinato sulla collaborazione tra Milano, Firenze e Napoli. La scomparsa del signore di Firenze rende più problematica un’intesa già precaria a causa del progressivo deteriorarsi dei rapporti tra gli Sforza e il Regno di Napoli. Tutto questo accade proprio alla vigilia dell’ingresso in Italia di Carlo VIII, il re francese forte di un esercito di circa quattromila uomini, il cui intervento è invocato dagli oppositori agli Sforza, alla famiglia medicea, agli stessi aragonesi e, infine, ai Borgia.

La Marca Anconetana al tramonto del XV secolo
Il territorio marchigiano rappresenta un’ulteriore frammentazione all’interno del già frammentato Stato Pontificio e le scaramucce tra le diverse famiglie che si contendono il predominio non sono rare. A garantire un minimo di stabilità, se non proprio di unità, provvedono le Costituzioni Egidiane, vigenti sin dal 1357 e promulgate a Fano a opera del cardinale Egidio Albornoz, vicario generale degli stati pontifici.
Le Costituzioni, rappresentano una raccolta di leggi suddivise in sei libri. Queste, oltre a elencare le disposizioni papali emanate nel tempo, tendono a disciplinare i rapporti tra i diversi signori e tra loro e il papato.
I territori della Marca sono smembrati in signorie che fanno capo alle famiglie più importanti dell’epoca, che sono:

i Malatesta a Rimini e a Pesaro. Ottennero la signoria nel 1295 e la mantennero fino al 1503,
quando cadde a opera di Cesare Borgia. Uno degli esponenti più importanti della famiglia, Roberto Malatesta, fu visto combattere in diverse occasioni a fianco di Federico da Montefeltro, del quale aveva sposato la figlia secondogenita Elisabetta rimasta poi vedova nel 1482. In seguito al lutto, Elisabetta si ritirò nel convento delle clarisse a Urbino.
Elisabetta da Montefeltro è uno dei personaggi secondari del romanzo: il periodo della sua permanenza nel convento di Urbino corrisponde agli anni della narrazione; coincidenti, e storicamente accertati, sono anche alcuni particolari ai quali si fa cenno nel romanzo;

Montefeltro a Urbino, ove la signoria si consolidò a partire dal 1234. Con Federico di Montefeltro la città di Urbino vive un periodo di grande splendore e il prestigio dei Montefeltro si accresce, tant’è che nel 1444 quella che in origine era una contea diventa un ducato. Nel 1472 a Federico succede il figlio Guidubaldo (anch’egli citato nel corso della narrazione), che resta al potere fino al 1502, quando le terre del ducato sono invase da Cesare Borgia;

da Varano, signori di Camerino sin dal 1259. Ottengono il massimo splendore alla fine del ‘400.
Camerino è un centro pieno di fermento culturale e può vantare una università di prestigio, la cui fama è dovuta soprattutto alla straordinaria fioritura degli studi giuridici. Testimoni del tempo, ad esempio Cino da Pistoia, riportano che non era raro trovare scuole giuridiche attive addirittura nei borghi.

L’economia della marca non è molto fiorente, anche perché il periodo è funestato dall’alternarsi delle pestilenze che vanno a impoverire progressivamente la forza lavoro. L’eccezione, all’interno di un contesto sociale ed economico se non depresso certamente neppure florido, è forse rappresentata da Macerata che, liberatasi a metà del secolo dal giogo degli Sforza, si sottomette di nuovo allo Stato della Chiesa ottenendo in cambio l’istituzione permanente della Corte Generale de lo Rectore de Sancta Chiesa e divenendo ufficialmente capoluogo della Marca Anconetana. Da allora viene dato il via alla trasformazione della città che, da centro prevalentemente agricolo, evolve in centro politico-burocratico della regione. È in quello stesso periodo che si assiste a un imponente flusso immigratorio che porta nei territori maceratesi una pletora di impiegati, notai, magistrati, soldati, ecclesiastici, ma anche spie e personaggi di dubbia reputazione.
In ogni caso, l’avvenimento provoca un forte impulso anche a livello economico ed urbanistico: l’afflusso di maestranze lombarde verificatosi nei primi anni del secolo trova l’ambiente adatto a uno stabile insediamento e all’avvio di importanti opere pubbliche e private.
In sintesi, se si eccettua un certo fermento dovuto all’edilizia e in particolare alla realizzazione dei nuovi sistemi di difesa delle città più importanti – le armi da fuoco (principalmente bombarde) avevano già fatto la loro comparsa –, se ne può concludere che l’economia dei territori marchigiani ruota sulle attività di sempre: agricoltura, artigianato e commercio.



Cultura e idee nella vita quotidiana tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento
Nel corso dell’intero medioevo l’unica istituzione che aveva garantito continuità culturale era stata la Chiesa. Ma, all’epoca dei fatti narrati nel romanzo, a partire da ormai circa tre secoli si è verificato un evento che ha rivoluzionato il sapere, in antecedenza basato tutto sulla visione del mondo dettata da Agostino di Ippona e dai Padri della Chiesa: si sono riscoperte le opere di Aristotele e, con esse, la sua “fisica”. La natura, cioè, è ritornata a essere quella entità nella quale accadono i fenomeni osservabili e anche la sperimentazione è diventata da qualche tempo uno strumento di conoscenza. Questo nuovo approccio ha portato però a separare irrimediabilmente il mondo naturale, quello dei fenomeni che cadono sotto i sensi, dal mondo divino e soprannaturale, che resta di esclusiva pertinenza di Dio e del suo unico Figlio. Di questo mondo, imperscrutabile e inaccessibile all’intelletto umano, i soli e legittimi intermediari sono la Chiesa con i suoi ministri. Sennonché, all’epoca dei fatti narrati nel romanzo e già da molti decenni, la corruzione della Chiesa e delle sue strutture di governo è sotto gli occhi di tutti: nepotismo, simonia, rapacità di un clero avido e insaziabile hanno alimentato la frattura creatasi sul piano filosofico, trasferendola di fatto nella dimensione del quotidiano. Se nel mondo dei dotti si fa sentire l’esigenza di ricomporre materia e spirito (il fiorire delle idee neoplatoniche e magiche dilaga fino a generare defezioni nello stesso corpo della Chiesa), nella mentalità della gente semplice l’inconoscibile apre ampi spazi alla rievocazione di credenze e pratiche di stampo pagano. E così, se non proprio la stregoneria, di sicuro la magia popolare, l’astrologia (che tra l’altro viene insegnata nelle università alla pari di altre discipline), l’alchimia e tutto un insieme di pratiche empiriche ataviche e arcaiche diventano patrimonio del vivere quotidiano.
In particolare sul territorio dell’Italia centrale e di quello umbro-marchigiano tali pratiche sono enormemente diffuse: nel 1452 l’intera popolazione di Montemonaco, un paese dei monti sibillini, a partire dai priori fino all’ultimo dei popolani, viene processata con l’accusa di aver dato ospitalità a frotte di negromanti e di aver partecipato essa stessa a pratiche stregoniche. Per fortuna della popolazione, il processo si conclude con un’assoluzione generale in quanto non si sono potute raccogliere ed esibire prove oggettive a sostegno dell’accusa.
Quello del rigore formale dei processi è un altro degli aspetti dei quali tener conto: le risultanze storiche mostrano senza ombra di dubbio che più che i tribunali dell’Inquisizione, furono quelli della giustizia secolare a produrre il numero maggiore di sentenze di condanna seguite dalla pena capitale. In generale, l’inquisitore era mosso da un interesse, diremmo così, antropologico: lo scopo era comprendere la natura della devianza e le cause che l’avevano prodotta, con l’obiettivo principale di verificare se vi fossero spazi per il recupero dell’accusato e la sua reintegrazione nel corpo della Chiesa. D’altra parte, è anche vero che la Chiesa avesse ben altro di cui preoccuparsi che non di pratiche giudicate per lo più retaggio di una mentalità superstiziosa e, in fin dei conti, innocua. Ciò nonostante, non va neppure dimenticato che proprio nella seconda metà del Quattrocento (tra il 1486 e il 1487, per la precisione) viene redatto da due domenicani il famigerato Malleus maleficarum, vero e proprio manuale che servirà da guida per il riconoscimento delle streghe, vere o presunte che fossero.

In estrema sintesi, e seppure con tutte le approssimazioni che solo la rapidità della ricognizione può forse giustificare, quello qui tracciato è lo sfondo sul quale si proiettano vita e vicende dei personaggi del romanzo e a questo punto la speranza è che il futuro lettore, leggendolo, non ne tragga la sensazione di avere a che fare con entità sospese a mezz’aria.
Come i provoloni, appunto.

28 commenti:

Prof ha detto...

Che bello tornare alla Storia con l'idea della storia! Un'iniziativa felicissima questo inquadramento storico che certamente potrà aiutare ragazzi e insegnanti a meglio comprendere un momento delicato e...'magico' del nostro passato. Bravo!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie. Sapere che c'è chi sa e vuole leggere oltre le parole ripaga ampiamente della fatica.
Spero di risentirti.

Boiardo ha detto...

Lo scrittore denuda la propria intima aspirazione mentre la rivela nel sociale. Anche l'uomo ha il suo mito d'amore: l'eterno femminino, che non può essere imprigionato entro le fattezze di una donna di carne, può prendere il volto di un personaggio di carta che abbia la leggerezza necessaria al sogno. Auguri a Ennio e alla sua 'giselle'.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Boiardo
Grazie per gli auguri e complimenti a te: acuto (o acuta?) oltre ogni dire...
Splendida l'immagine del femminile evocata dal trasporto lirico che l'accompagna. Tuttavia vorrei porgerti una domanda: non pensi che l'eterno femminino possa essere riconosciuto, e riscoperto, in ogni donna, purché lo si voglia e si sappia rispettarne la dignità?
Fatti risentire; ti aspetto.

sibilla ha detto...

A volte, guardando nel passato della storia, si può trovare l'indicazione per il proprio futuro; oppure, tuffando l'immaginazione nel futuro, vi si possono trovare le chiavi che riaprono le porte del passato, le stesse che si pensavano ormai chiuse. Questo accade... A volte.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta sibilla. Non c'è che dire, sei davvero... sibillina.
Passato, presente e futuro poggiano su una stessa linea e non è inverosimile che dai semi di ieri si possano intravedere i frutti di oggi e di domani. Così come l'immaginazione del futuro probabile può, come tu dici, offririci le chiavi per riaprire le porte del passato. Tuttavia vi è un però... raramente il futuro è come lo immaginiamo.
A meno di non essere delle "sibille", appunto.
Un cordiale ciao anche a te.

MouseNellaNotte ha detto...

La fortezza di Albornoz ancora visibile dalla sommità della città di Urbino è una delle tante bellezze d’Italia che (come diceva il post di Prof qualche giorno fa)costituiscono testimonianza di quella Storia che la tua storia porta a riscoprire. Bravo Ennio, continua a raccontarci il tuo mondo fantastico e, con la tela che tessi fingendoti la tessitrice Eliside, a farci riappropriare della nostra cultura e delle nostre radici: ce n’è un gran bisogno in questa nostra epoca travagliata e nuovamente barbara...

Ennio Valtergano ha detto...

A mousenellanotte
Mi spiace di non aver più sentito Prof, ma spero che continui a seguirci.
Una delle tante bellezze... Hai ragione: la zona compresa tra l'Umbria e le Marche è straordinaria per bellezze naturali e per ricchezza storica. Quando visiti quei luoghi incantati pare che il tempo si arresti e il passato torna a diffondersi nel presente con soavità, quasi con discrezione.
Suggerisco a tutti di trovare almeno una volta l'occasione per andare alla scoperta della nostra storia: in essa vi sono le nostre radici e la nostra identità vera.

Prof ha detto...

Caro Ennio, rispondo al tuo gentile invito e ringrazio anche MouseNellaNotte per la citazione. Anch’io - e sempre più con l’età - amo il silenzio di queste ore. Suggerisco agli appassionati di storia di indagare meglio la figura di Gentile da Mogliano, chiamato il tiranno di Fermo solo perché non stava dalla parte giusta, tradito dal Malatesta servo del cardinale cui consegnò il feudo che era stato di Gentile… Ma lascio agli altri frequentatori di questo blog, se non a Ennio che probabilmente già la conosce, la scoperta di cosa avvenne… E perché.

Il Rosso ha detto...

Perché non parlare anche del Rinascimento dal punto di vista artistico? In un'epoca di diffusa analfabetizzazione le immagini e il linguaggio pittorico-figurativo hanno costituito messaggi e testimonianze di forte rilevanza, tanto più vere in quanto comprensibili da tutti e rappresntative di tutti.

Erika ha detto...

Se vogliamo parlare di rinascita, perché non considerare quella spirituale? Allora come adesso. In America è stato trovato uno scheletro che, come già accaduto in Egitto, dimostra che un essere non umano è morto sulla terra: perché i giornali non ne parlano? Siamo alle soglie di un cambiamento epocale che cambierà la nostra prospettiva così come nel 1492 la scoperta del nuovo continente.

Ennio Valtergano ha detto...

Per Prof
Bentornato nel blog: appropriato lo stimolo su Gentile da Mogliano. In effeti lo conosco, ma lasciamo che siano gli amici nostri a cercare nei risvolti delle faccende italiche. Comunque è davvero bella l'idea di fare la storia attraverso personaggi poco noti. Da sempre, fra i banchi di scuola la storia è stata mostrata come una serie interminabile di guerre, di grandi personaggi e di paci effimere. Che la storia sia invece articolata sulla vita di tutti i giorni, sui vizi, sulle passioni e sugli slanci di gente "normale" è cosa poco nota. Il fatto è che la storia, più che farla gli uomini, è il tempo a farla: basta che ne passi a sufficienza sulle miserie umane e i fatti diventano storia, appunto.
Continua così, prof; mi piace che il blog diventi anche occasione di approfondimento.
A presto.

Per il rosso.
Certo che si può parlare anche dell'Arte nel rinascimento. La fioritura di idee che ha fatto seguito all'Umanesimo ed è esplosa nel Rinascimento ha investito la molteplicità della dimensione umana. Ne parleremo, ma puoi essere già tu a introdurre il primo tema, che te ne pare? Noi ti verremo dietro, stanne certo.
A risentirti, anzi, a rileggerti.

Per Erika.
Il tema è intrigante, ma ha bisogno di calma e di gradualità per essere affrontato. Sicuramente quello della rinascita spirituale non è argomento da liquidare in poche battute, perciò lo riprenderemo. D'altra parte, il personaggio centrale del mio romanzo è appunto un percorso di evoluzione che affronta. Dunque...

Il rosso ha detto...

(Come da invito...) L'arte, nel Rinascimento, non è più un mestiere da esercitare meccanicamente. Questo significa che l'anima dell'artista può esprimersi e influenzare la cultura tanto più che assume rilevanza lo studio della prospettiva. E la prospettiva - si sa - introduce la dimensione dello spazio là dove prima questa dimensione non c'era.
Spaziare con lo sguardo è spaziare con la mente e perfino una figlia di artigiani nel Rinascimento poteva pensare che ci fosse qualcosa... Oltre.
Nel mondo attuale la tivu ha reso nuovamente tutto piatto pur sembrando globale. Le persone sono di nuovo fissate a una sedia, una poltrona, uno studio. Le fiction non escono più dalle case e lo spettacolo dei reality addirittura porta in casa lo sguardo che era fuori...
Significa chiudersi il cervello.

Ennio Valtergano ha detto...

Ringrazio il rosso per aver accettato l'invito.

Trovo acute e pertinenti le considerazioni sviluppate sul filo della metafora geometrica: il confronto è, in effetti, tra presenza e assenza di prospettiva. Non credo di sbagliare se affermo che la prospettiva ha bisogno di uno sforzo immaginativo e questo non può che partire dal di dentro e proiettarsi verso l'esterno. Esattamente il contrario di quello che sta avvenendo. Nella protervia di "possedere", si sta portando ogni cosa da fuori a dentro, ma rendendo tutto piatto. Ossia sacrificando una dimensione, quella della prospettiva, appunto, che è anche quella della creatività.
La voglia di scrivere, che sia un romanzo o altro, diventa allora un modo per ricollocarsi in una dimensione prospettica, immaginativa e, allo stesso tempo, presuppone negli altri, nel lettore, uno sforzo analogo il cui risultato non è scontato come quello prodotto da una fiction o da un reality.
Grazie ancora, e a risentirti.

Boiardo ha detto...

Caro Valtergano, ti dirò che il femminino può essere riconosciuto e riscoperto anche in ogni uomo, purché lo voglia, senza che nulla della sua virilità venga compromesso. Ti pare strano? La forza dell’uomo sta nella sua capacità di astrazione che riesce a fargli concepire l’essenza muliebre più di quanto una donna possa immaginare mai. E, credimi, non è trasporto lirico ma, al contrario, raccoglimento essenziale.

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornato, Boiardo, ti ritrovo con piacere.
Nulla mi pare strano quando penso a un antico aforisma secondo il quale "Tutto è in Uno e Uno è in Tutto". Anch'io sono convinto che qualcosa dell'Eterno Femminino transiti nell'uomo, senza che, come tu dici, venga compromessa la sua virilità. D'altra parte, solo a voler restare sul piano biologico, tutti nasciamo da una donna e qualcosa della "matrice" deve pur restare, sebbene si esca fuori maschietti. Dunque, non escludo che si possa arrivare a concepire l'essenza muliebre; che poi sia più o meno di quanto una donna possa immaginare mi pare irrilevante,ma potrebbe anche essere azzardato, non trovi?
Concordo sulla parte finale, purché ci si intenda sulla reale portata del "raccoglimento essenziale".

Cristiana2009 ha detto...

Scusate per l'intrusione che forse apparirà dissonante tra tanti atei, eretici o simpatizzanti tali, ma voglio far notare al titolare come ai frequentatori di questo blog (che non appaiono molto riconoscenti al cristianesimo per quanto ha fatto nei millenni per preservare l'Europa dalla barbarie e per promuovere le arti e le lettere) che i tanti meriti della Chiesa sorpassano - e di molto - gli errori umani compiuti dai suoi appartenenti nel corso della storia. Ricordo a tutti che fu la Chiesa di Roma la prima a dare dignità alle donne e che l'enciclica di Papa Giovanni Paolo II sulla loro dignità è un vero gioiello nel panorama squallido della presunta letteratura filo-muliebre. Quanto al cercare la spiritualità fuori dalla terra sarebbe bene prima conoscere la tradizione che sul nostro pianeta insegna all'uomo a ritornare al progetto del suo Creatore.

il cavaliere ha detto...

Intanto vorrei sapere da cosa è derivato il giudizio di cristiana2009 sul blog eretico.
Vorrei ricordarti,secondo la storia, e senza andare molto lontano nel tempo, nel 1492 c'è stata la Cacciata degli Ebrei in Spagna. Migliaglia di persone come te sono state messe ad arrostire come polli negli autodafé che continuarono fino ai primi anni dell'800.
Non basta? Dal 1209 al 1229 c'è stata la crociata albigese nel corso della quale nella sola città di Pienne sono stati accesi 3600 roghi che non hanno fatto differenza fra uomini donne e bambini.A propositob di donne...ti sei chiesta quante ne sono state bruciate vive con l'accusa di stregoneria e questo nel nome della fede?!!Sempre a proposito di dignità della donna ,cioè quella che sei tu,ti ricordo che le battaglie per la conquista del diritto di voto in Inghiterra hanno preceduto di alcuni decenni l'enciclica della quale parli e che perciò apparirebbe piuttosto tardiva,non ti pare?!. Oggi in africa vige ancora l'infibulazione sotto gli occhi di tutta la cristianità!
Per quanto rigurda la cultura che tu pensi che la Chiesa abbia difeso tanto,ti voglio solo ricordare che agli eretici nel medioevo era stato ordinato di bruciare tutti i propri libri sotto il pontificato di Innocenzo III e Innocenzo IV autorizzò la TORTURA.
Allora, di quale cultra parli?

Savio ha detto...

Cara Cristiana, per contestare occorrono cultura e intelligenza. La prima vittima dell'intolleranza sulle idee fu proprio Gesù Cristo: non dimenticarlo!

Sibilla ha detto...

Bah! A volte ci sono dei post che davvero non capisco. Secondo me la storia, basata sui fatti e non sulle opinioni, dovrebbe lasciare poco spazio alle dispute ideologiche o ideologizzate. Sono andata a rileggere i temi e gli interventi precedenti per capire da dove derivi tanta facondia a proposito della religione: cosa c'entra? E su cosa poggia il giudizio di Cristiana sul titolare e sui frequentatori di questo blog? E ancora, come si ricollega l'enciclica del papa a un romanzo storico di cui qui vediamo solo le anticipazioni? Quale sarebbe questa squallida letteratura filomuliebre di cui si dà stigmatizzazione in casa di un autore ancora in fase di pubblicazione? Proprio vero, come dice Savio, che per contestare occorrono cultura e intelligenza!

il re ha detto...

Oooohh!

carlomagno ha detto...

non capisco perchè, quando si esprimono idee senza che queste sottendano una qualsivoglia velatura di "cristianità" paolotta(e dico paolotta perchè, molto verosimilmente, l'insegnamento del predicatore di Palestina niente aveva da spartire con quanto la "cristianità" ha inculcato nelle menti della povera gente prendendo a prestito le idee di Paolo o Saulo che dir si voglia, il quale, tra l'altro, doveva essere un misogino incallito); dicevo si e' subito tacciati di eresia, ateismo e chi piu' ne ha, più ne metta;io poi vorrei sapere da quelli che stanno "dalla parte del padreterno" come fanno a parlare di ateismo senza rendersi conto di denotare una profonda mancanza di estrinsecare una qualità che e' mancante a qualsiasi altra specie terrestre: l'intelletto, il quale dovrebbe permettere di rendersi ragione di tutto ciò che avviene in natura fuori e dentro l'uomo; cercare di comprendere, cioè, il senso della propria esistenza e cercarne i rapporti con tutto il creato. Che questo possa portare ad ipotizzare una possibilità di riabilitazione da tutte le false credenze e capire che ognuno può riconoscere la propria costituzione come parte del tutto e di tentare la scalata all'Olimpo senza bisogno di intermediari, questo puo' dare fastidio a qualcuno?O davvero bisogna per forza pensare che senza un Qualcuno (o qualche ente preposto)che possa garantire per noi ci sia impossibile l'ascesa verso la Causa Prima? E' proprio quello che ha fatto fin'ora la chiesa cristiana,negando ad ognuno la propria dignità umana facendolo crescere nel timore della punizione divina se non avesse seguito le sue leggi( da intendere mire di controllo delle menti umane).Giordano Bruno aveva capito che c'era una identita' fra uomo e cosmo, che davvero uno e' in tutto e tutto e' in uno, ma a qualcuno cio' dava fastidio: addio potere sugli imbecilli! Beh, fa freddo, mettiamo un po' di carne sul fuoco.Scusatemi, frequentatori del blog, ma non credo che l'intelligenza possa essere coercita da "solo quattro" comodi scritti, di cui e' addirittura dubbia l'autenticita'.Per Ennio Valtergano: vai avanti per la tua strada; da quello che anticipi, in alcuni dei tuoi personaggi e' molto evidente quella ricerca per cui si immolò il Nolano

Il rosso ha detto...

Che noia! Questo era uno dei pochi blog dove si respirava un clima di apertura mentale e anche qui è arrivata la solita aria malsana dell’intolleranza. Proprio non è possibile lasciar stare gli schieramenti e discutere se si vuole (e si può) sull’interpretazione dei fatti? La storia parla chiaro: ovunque e in ogni tempo vi sono stati martiri, non di questa o quella parte politica o religiosa ma della bestialità ego-referente. Purtroppo è l’essere umano che allo stato primitivo funziona così e si concentra sull’osso che gli hanno messo davanti anziché sull’affinità che lo legherebbe all’interlocutore. Perché non continuare a parlare della parte più alta dell’uomo (e della donna naturalmente): dell’arte, della materia, della ricerca della prospettiva…? Nelle parole alla fine ci si impiccia ma la pietra, il colore, la forma, la luce valgono spesso più di mille discorsi. E non si prestano a fraintendimenti.

Ennio Valtergano ha detto...

Per il rosso... e tutti gli altri.

Ti ringrazio per l'intervento equilibrato e pieno di buon senso. Mi trovi perfettamente in linea: come tu metti bene in evidenza, l'intendimento di questo blog era quello di offrire uno spazio per un confronto sereno e costruttivo e non certo per alimentare uno spirito polemico che qui, come in ogni altro luogo d'altronde, è fuori luogo.
Pertanto, devo rassicurare te e tutti gli altri visitatori animati da... buona volontà. Le porte di accesso a questo blog, e le finestre, saranno dotate di adeguate guarnizioni in maniera da tenere rigorosamente fuori gli spifferi di aria malsana e intollerante. A breve, manifesterò in un post la posizione di chi ospita, ossia la mia, così da ricondurre ogni cosa entro le linee di origine.
A presto.

prof ha detto...

Certe prese di posizione nuociono sia allo sforzo dello storico che al nuovo ecumenismo. La storia non è mai disgiunta dagli uomini che la fanno: un tempo come oggi.

Uno studente del liceo che preferisce non dire il nome ha detto...

ciao ennio, mi hanno detto che sul rinascimento ne sai una più del diavolo... (he, he, in questi giorni e visti gli interventi di ieri mi sa che la battuta ci sta tutta!). Aiutami, devo fare una ricerca su un tizio famoso di quel periodo che si chiamava 'Il Russante'e non trovo nulla. Grazie.

Ennio Valtergano ha detto...

Per lo studente di liceo.
Forse ti riferisci ad Angelo Beolco, detto Ruzzante o Ruzante(non Russante). Si tratta di un autore di teatro nato alla fine del Quattrocento. Comunque, potrai trovare diverse informazioni in rete (ad esempio su Wikipedia). Mi risulta che a Padova vi sia una statua raffigurante il personaggio in questione.
Spero di esserti stato utile e di averti motivato per dare l'avvio alle tue ricerche.
In bocca al lupo e riscrivimi, se dovessi avere difficoltà a trovare informazioni vedrò di darti una mano.
Ciao

studente ha detto...

ennio sei grande!