Presentazione

Questo spazio, amici lettori, è dedicato a voi.


Nato inizialmente per presentare al pubblico il mio primo romanzo, La signora del borgo
, il blog ha registrato subito le prime recensioni dei lettori e si è arricchito successivamente di molti altri argomenti che non erano soltanto quelli relativi ai temi trattati nel romanzo. Col trascorrere del tempo il blog si è caratterizzato sempre più come uno spazio multitematico, riempito soprattutto dai tantissimi commenti dei frequantatori, alcuni dei quali veri e propri fedelissimi, presenti sin dalla nascita del blog e tutt'ora attivi.

La pubblicazione del secondo romanzo, La fucina del diavolo, anch'esso edito per i tipi di Bastogi, insieme con le immancabili recensioni, ha ulteriormente alimentato i temi di discussione, accentuando il carattere del blog di volersi presentarsi come spazio aperto ma anche con uno stile proprio. Uno stile che lo ha contraddistinto sin dall'inizio e che, per certi versi, lo ha reso unico fra i tanti spazi interattivi presenti nel web: moderazione negli interventi e mantenimento del confronto sul piano delle opinioni.

Tutti coloro che vogliono far sentire la propria voce sono dunque i benvenuti e tutti devono sentirsi liberi di trattare gli argomenti che ritengono possano essere di interesse degli altri partecipanti alla vita del blog. Riservo a me stesso il ruolo di moderatore, ruolo che, per altro e fino a ora, non ha mai avuto motivo di andare oltre l'invito a tenersi nei limiti tracciati dagli stessi frequentatori.

Bene arrivati a tutti, dunque, e fatevi sentire.

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Spizzicando nella quotidianità

9 Settembre 2011 - Pensiero del giorno

La vita è come un aquilone, legato a un filo tenuto dalla mano infantile del fato.


17 febbraio 2012

Il pensiero va a Giordano Bruno, arso in Campo dei Fiori. Da allora si sono spente le fiamme del rogo, ma non quella della libera investigazione sulla natura dell'universo e dell'uomo.


14 marzo 2012

All'essere umano non è dato scegliere se essere o no intelligente, in compenso gli è dato scegliere se comportarsi da stupido.


7 Aprile 2012

Agli amici del blog i miei auguri per un rinnovamento radicale del loro Essere e che questa luna piena di Primavera faccia risorgere in loro, risplendente di nuova luce, la gioia per la Vita nel e per il Bene.

Le interviste a Ennio Valtergano

La Signora del borgo è stata ospite di Container, il programma culturale di Radiogoccioline, la radio web a diffusione globale.

Per riascoltare l'intervista trasmessa da Radiogoccioline clicca qui


Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Per gli amici che lo desiderino, è possibile guardare il servizio sulla presentazione del 28.12.2010 a Reggio Calabria.

Il servizio, completo di intervista, è stato trasmesso da ReggioTV nel corso del Telegiornale del 29-12-2010 ore 14.

Per guardare il servizio, entrare nella Home Page di RTV e cercare, dopo aver cliccato nel riquadro "Guarda il telegiornale", il tg del 29-12-2010 ore 14. Servizio TV sulla presentazione di Reggio Calabria del 28.12.2010

Leggi l'intervista all'autore e la recensione al romanzo pubblicate l'8 marzo 2011 sulla rivista on-line Mondo Rosa Shokking , a cura di Carlotta Pistone

http://www.mondorosashokking.com/Morsi-Dal-Talento/Intervista-a-Ennio-Valtergano/


http://www.mondorosashokking.com/Dalla-Libreria-Rosa-Shokking/La-Signora-del-borgo-di-Ennio-Valtergano/


Una nuova intervista è stata pubblicata al link sottostante

http://www.ilpiacerediscrivere.it/intervista-ad-ennio-valtergano/



venerdì 29 ottobre 2010

Presentazione di Maria De Carlo all'evento di Potenza del 15 ottobre 2010

Cari amici,
propongo alla vostra attenzione la nota introduttiva alla presentazione de "La Signora del borgo", scritta da Maria De Carlo in occasione dell'evento di Potenza del 15-10 u.s.
Buona lettura!

“Quando in un libro una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro, scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell'immediato, ma ti muta nell'essenza”. Faccio mie queste parole di Giulio Einaudi per descrivere il romanzo di Ennio Valtergano “La Signora del borgo”.
Per essere questo il suo primo romanzo Valtergano ha raggiunto le vette più alte della narrazione poiché ha fatto sì che il lettore - e porto la mia testimonianza - quasi per magia (quella stessa semmai che aleggia nel romanzo) è entrato in quella storia come personaggio invisibile che attraversa i luoghi dei protagonisti e con loro vive le vicende e la stessa ansia o attesa del nuovo!
Grazie a Ennio Valtergano e alla sua “...Signora del borgo” ho fatto un viaggio e come tutti i viaggi si ritorna a casa arricchiti e per la conoscenza, e per la bellezza dei luoghi ma soprattutto si torna cambiati poiché lo spirito si apre a nuove dimensioni lasciando che avvenga un mutamento. Forse perché insieme ai personaggi assistiamo alla loro inquietudine e al percorso che li porta al cambiamento.
Il luogo dove è ambientato il racconto non è di fantasia. E anche i personaggi citati rimandano a una storia e a un passato. Ennio Valtergano ha respirato la storia e la terra dove vive. E' parte integrante. Si è lasciato emozionare da quei posti al punto da farsi assorbire!
Romanzo variopinto, dalle mille sfaccettature, una trama nella trama con ordite trame....e non è il mio solo un gioco di parole! Vedrete dalla lettura!!!
Richiamo solo alcune suggestioni.
Il romanzo di Ennio Valtergano è “magico” per le sue pagine di poesia o di descrizione suggestiva come si legge a pag. 195: “L'abbondante nevicata aveva disteso con equanime uniformità il manto soffice e ovattato, il cui bianco abbacinante si diffondeva a perdita d'occhio. Soltanto all'estremo limite dell'orizzonte il candore si trasformava nel grigio perlaceo di una tenue foschia, raccordandosi a quello più intenso e compatto del cielo ancora carico di neve”. Una descrizione che alimenta l'immaginazione con la percezione di colori o profumi. E’ un romanzo che invita alla meditazione attraverso l'introspezione psicologica dei personaggi, e anche della storia - se si pensano alle pagine dell'Inquisizione e ad alcuni personaggi del periodo rinascimentale -.
Il romanzo “La Signora del borgo” appassiona, crea una suspence non inferiore a un giallo. Uccisioni....avvelenamento....enigmi da risolvere......, personaggi che si aggirano nella notte incappucciati....: ribadisco il mio invito alla lettura.
Ma c'è anche tanta dolcezza nella vita quotidiana di alcuni personaggi, dolcezza nei volti (suggestione visiva data dalla bravura dell'autore) e nelle parole.
Come pure la tenerezza che aleggia invisibile quale bene trasmesso da alcuni dei personaggi attraverso le parole e le azioni di Eliside, di Isabella e Lucrezia e poi anche dalla stessa Corinda e Claretta.
C'è la bassezza umana nel magistrato don Costanzo, ma c'è anche la speranza perchè su tutto avrà vittoria la giustizia, sorella della bontà personificata da Sua Grazia.
E' un romanzo che io proporrei a tutti – nessuno escluso, e magari anche a un regista per un bel film - con un’attenzione particolare semmai alle scuole: perchè il romanzo aiuta a rilegge alcuni periodi della storia, delle tradizioni e del pensiero umano: dal Rinascimento (è l'età del cambiamento, un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi. E' l'epoca in cui si sviluppano le idee di umanesimo, si afferma la dignità degli esseri umani), alla tradizione locale sulle leggende legate al Monte Sibilla.,....e il pensiero va a Antoine de la Sale (scrittore francese del '400 che perlustrò quei luoghi e ne realizzò una mappa). Ma il nome Sibilla è quello di una fata buona, veggente e incantatrice....può essere la signora del borgo. E Eliside (personaggio centrale dopo Giselle del romanzo), parlo del nome, richiama quello di Elisena nell'opera del trovatore toscano Andrea da Barberino: “Il Guerrin Meschino”.
E per il nome della protagonista Giselle, l'autore sembra aver giocato con il noto balletto tratto dal romanzo “De l'Allemagne” di Heinrich Heine, attratto dalla leggenda delle Villi (spiriti della tradizione slava) termine che ha radice slava, vila e che significa fata. Nulla è lasciato al caso dall’autore!!!
Il romanzo attraverso i personaggi diventa possibilità di riflessione sul percorso di crescita e di ricerca di senso, così come accade a Cecco, il fidanzato di Giselle (pag. 115): chi vogliamo essere? “...l'uomo in grado di determinare autonomamente le proprie scelte e forgiare così il proprio destino, oppure la copia sbiadita della personalità del padre e della madre insieme, perennemente e inconsapevolmente dipendente dagli schemi ereditati da loro”.
C'è l'animo umano messo a nudo - nel bene e nel male delle sue intenzioni -. C'è la malvagità dell'uomo (data dall'avidità, dal possesso, fino a spingerlo alla calunnia o all'istinto animalesco della violenza), mentre la malvagità della donna è descritta in termini di invidia o la gelosia verso la rivale, penso alla Gorgona.
Molto magnanime l'autore, molto buono, MOLTO dalla parte della donna!!! Quasi a descriverla vittima dei soprusi di un maschilismo che si è istituzionalizzato.
Gli uomini che incontrano Giselle, e non solo anche le donne, vengono trasformati. E' un incontro che segna. La donna può cambiare la vita di un uomo e lo fa nel bene.
E' il bene ricevuto che ci trasforma. Giselle afferma: “Talvolta la sofferenza è la via che la legge divina ci obbliga a percorrere per accelerare la nostra crescita, per il bene nostro e pro salute populi”. Un'affermazione che risuona in fra Anselmo da Sassoferrato come una vertigine: “D'un tratto tuto gli fu chiaro: il bene non era un concetto astratto e soprattutto non era fine a sé stesso. Il bene individuale acquistava un senso solo se posto al servizio di quello altrui...”.
Sullo sfondo anche Ficino e l'amore inteso come movimento circolare attraverso il quale Dio si disperde nel mondo a causa della sua bontà infinita, per poi produrre nuovamente negli uomini il desiderio di ricongiungersi a Lui.
Ma si può anche essere ciechi e ostinati, come don Costanzo...
Giselle dice a don Costanzo: “Tu, piuttosto, pensa a quanto miserabile è diventata la tua di vita! Ottenebrato dalla lussuria, ti sei ficcato in una strada miseranda e senza uscita...”.
Gli uomini del romanzo hanno imparato da una donna, hanno imparato a guardarsi dentro, a ritrovarsi, ad accogliersi. E' avvenuto un cambiamento.
                                           
                                              Maria De Carlo
                           giornalista de “Il Quotidiano della Basilicata”

140 commenti:

Rosa Pepe ha detto...

Mi viene da chiedere, non senza essermi complimentata con la sig.ra De Carlo per le bellissime parole e citazioni, in cosa una donna si sente cambiata dopo aver letto "La Signora del borgo". Per quello che mi riguarda penso che Ennio, in quanto uomo intelligente e aperto mentalmente, è stato molto generoso con noi donne. Ci ha descritte nella completezza, attraverso personaggi femminili che rappresentano, ognuna, un modo diverso di essere donna. Credo che abbia onorato il nostro dono che è allo stesso tempo una responsabilità.
Lo ha fatto trasportandoci prima in un luogo magico e poi facendoci poggiare i piedi a terra senza dolore, incontrando le varie facce della natura umana: l'invidia, la lussuria,.....
Quello su cui ho riflettuto è che a volte siamo noi donne che, intrise dei pregiudizi che negli anni abbiamo assorbito, non onoriamo la nostra femminilità come dovremmo. Rosa Pepe

Savio ha detto...

Se gli uomini non riescono a guardarsi dentro c'è un motivo. Anatomico direi...

prof ha detto...

È probabile che quando Einaudi scelse il cartiglio con su scritto “Spiritus durissima coquit” non avesse in mente il libro di Valtergano. Nondimeno il motto pare particolarmente adatto alla tenacia con cui l’autore porta avanti un messaggio votato alla Dama celata: quella stessa che Orfeo poteva trarre dall’Inferno e non riuscì perché si volse a guardare. La Donna può cambiare la vita di un uomo e dell’Uomo: non per nulla lo spirito cuoce le cose più dure, ivi compreso il ferro che lo struzzo ingoia (risaputa la sua abitudine di trangugiare di tutto). Nel motto di chi fu antifascista e imprenditore pulito ben più del fermo invito a tutto comprendere e tutto editare… Ma Ennio che vuole rilanciare il messaggio di un femminile da riscoprire per chi ha sesso maschile, anche l’arduo compito di spiegare che non sempre il maschio è quello che si pensa: da qui l’attesa per il prossimo libro … dopo che “La Signora del borgo” gli avrà aperto la strada. E che sia Maestra è ormai certo.

prof ha detto...

Non credo che Giulio Einaudi, uomo libero, avesse scelto a caso il motto del suo cartiglio: se è vero che lo spirito cuoce anche le cose più dure è altrettanto vero che lo struzzo ingoia quello che trova e se riesce a digerire è solo merito del fuoco suo gastrico che consente di cangiare il ferro in nutrimento (vedi logo della casa editrice). La Donna può cambiare l'uomo con la parola ed è la Dama celata che Ennio intende ed è La Signora del borgo che indica la strada... Leggendo Ennio sono certo che sia stata Maestra.
Quando ai mercuri minuscoli è di mercoledì che il nativo di Dogliani aveva l'abitudine di ricevere gli amici per decidere come combattere con le parole le costrizioni del pensiero. In questo senso è buon auspicio che la dannunziana giornalista potentina l'abbia scelto a patrono ideale di quest'opera colma di maschi sessuati e solo indicatrice di maschi dell'anima. Ma attendiamo il secondo per vedere come continua l'avventura dopo che il primo avrà compiuto la sua opera di sensibilizzazione.

milascolano ha detto...

Auguri al Blog!!! Domani a Genova, al Festival della Scienza di parlerà di umanesimo scientifico… Ennio, perché non partecipi anche tu?

Ennio Valtergano ha detto...

Sarà stato forse per ovviare alla ...frustrazione introspettiva di Savio che è stata inventata l'ecografia?

Caro Prof se non è il tratto di strada sinora compiuto a rendere la via "maestra", di certo Maestra deve essere la "Signora del borgo", che tale via ha voluto indicare dischiudendo l'anima all'ispirazione, oltre che all'inspirazione dell'ineffabile profumo emanante dai suoi petali.

E, per passare da fiore a fiore (in questo caso da rosa a Rosa), mi tocca di nuovo ringraziare il nostro fiore piccante (per ricorrere a un'immagine alla Savio), chiarendo tuttavia che più che questo non posso fare e sembrandomi opportuno che siano le gentili frequentatrici del blog a far sentire la loro.

A Milascolano chiedo: in quale veste dovrei recarmi a Genova? Per parlare o sentir parlare di un umanesimo scientifico che è ancora tutto da venire e che si può appena intravedere in pochi arditi e pionieristici esponenti di una scienza ancora di fontiera, per lo più derisi ed emarginati proprio in virtù delle idee coraggiose delle quali si fanno portatori?

mariangela ha detto...

A Savio Boccarosa sarebbe piaciuta forse più di Giselle che aveva il fiore immacolato: spesso gli uomini sono così…

yang ha detto...

Halloween si avvicina. Ciao Ennio: niente zucca per te?

Ennio Valtergano ha detto...

Cara Mariangela - intanto bentornata! - come recita il vecchio adagio latino "de gustibus..."

Yang, da quanto tempo non ti facevi sentire!
La zucca, come puoi vedere da te, ce l'ho sul collo... e anche sufficientemente lucida. Per Halloween mi risulta che ci vogliano quelle vuote e io presumo - bada bene, presumo soltanto - che la mia non lo sia poi tanto... ma non si può mai dire.
Fatti risentire presto!

il rosso ha detto...

La sera in cui tutto è possibile (All allows even) è divenuta la vigilia di ognissanti (All Hallows'Eve day). Se ne deduce quindi che ai santi tutto è possibile… o che ai santi tutto è permesso. Ma avere la zucca accesa è più di quanto accade a molti… Auguri Ennio perché ti duri il lume.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie per l'augurio, Rosso. Tutto è permesso ai santi purché siano sante le intenzioni e, si sa, le intenzioni non sempre sono intelligilbili a noi esseri comuni, dotati di una zucca con un lume, quando va bene, e un po' di sale quando va ancora meglio.
Auguri anche per il tuo di lume e che duri il più a lungo possibile.

madame ha detto...

Primo novembre, Samhain da sam-fuin cioè fine dell’estate: era il capodanno celtico, momento di passaggio nel calendario agricolo e pastorale quando, nel prepararsi all’inverno, si festeggiava la vita dalla morte del seme. Dunque notte delle calende d’inverno in cui i Puca, folletti dispettosi, si appropriavano dei prodotti della terra che non erano stati raccolti in tempo, in particolare delle mele, ultimo raccolto della stagione estiva.
La mela nasconde un simbolo sacro perché se la si taglia orizzontalmente si vedrà una stella a cinque punte, figura della vita che rifiorisce trasmigrata alla tradizione cristiana che l’ha posta a guida dei pastori. Ma il Dio del Sole diventa Dio dell’Agrifoglio e la Dea piange sulle spoglie dell’amante che per mano sua verrà resuscitato: in quel calderone che i cattolici, a dispetto del nome, dissero di strega, la Fata rimescola il tutto creando dalla ricostituita unità la multiforme vita.
Come dal calderone annuale emerge la semenza destinata a portare maggior frutto (usanza mutuata dagli Etruschi) dal calderone della sfera celeste si dice emerga la razza destinata a essere lievito della specie umana. Edward Bulwer Lytton aveva ipotizzato fossero le donne a rappresentare la razza ventura, ma le donne non sono una razza a sé: nella normalità sono un sesso della specie, nell’ipotesi evolutiva sono le Madri delle generazioni future.
Rinascite solari nella rivoluzione planetaria e rinascite sistemiche nella precessione equinoziale… I Celti le conoscevano entrambe e il tasso, albero che vive circa 2000-2200 anni, esprimeva il ciclo maggiore: le pire funerarie lo elessero a carro della rinascita non solo del singolo ma della progenie.
(A seguir la tradizione, Samhain si sarebbe celebrato la notte della passata luna piena, spechio del sole nella notte infera quando la nuova vita deve trovare la propria direzione…)
Aristarco di Samo, Ipparco di Nicea, e lo stesso padre della martoriata (dalla società dell’epoca e dalle pellicole di oggi) Ipazia conobbero le precessioni, ma nulla sappiamo delle umanità succedutesi sull’uovo cosmico da cui proveniamo:… a ogni giro dei poli, quando avviene il riallineamento del sistema alla stella fissa che gli è Dea.
Sole, ci restano, le memorie mitologiche: come una spezia sconosciuta che insaporisce la bocca uscendo dal calderone. E si fa eco degli Elisi… o delle Elisidi mutuate da Ennio Valtergano.

prof ha detto...

L’Era astrologica o Eone cambia ogni 2150 anni circa. La stella fissa (o il gruppo di stelle fisse) cui ci si allinea non è però quello tipico della costellazione in cui si entra ma quello che appare – visibile – di fronte (basti pensare alla nostra estate in cui il sole è tanto più potente quanto più distante da noi proprio perché maggiormente perpendicolare). Per esser più chiari, “oggi” il piano orbitale della terra, cioè il piano dell’eclittica, presenta una forte inclinazione rispetto al piano equatoriale della Galassia. Nel suo momento di minore inclinazione, cioè quando il sistema solare si trovava nella costellazione del Leone, la forza della galassia era tale da… potere presumibilmente rovesciare la clessidra della polarità dell’asse terrestre: come indicherebbero alcuni calcoli antichi. Attualmente, in base a tale postulato, ci troviamo a circa ore sei rispetto a quel momento cosmico e davanti a noi appare il cielo profondo esterno alla nostra galassia. Una sorta di… cosmica Luna Nuova che trova al suo centro La falce… tipica della costellazione del Leone. Falce che sta procedendo a mietere i resti di una civiltà al tramonto mentre già si annuncia l’alba di quella nuova. Quale poi sia la razza ventura, tutto fa pensare che dopo l’argento ci sia l’oro (dopo la razza bianca quella gialla ?).

cristina ha detto...

Qualcuno ha le previsioni astrologiche per il Leone? Io sono nata a fine agosto…

Boiardo ha detto...

Vita zoiosa, e non finisca mai, a voi (che giungete al blog) ben se augura in suo core esser gigante per poter via di quel portare assai.

sciacca ha detto...

Inzaghi, Balotelli, De Rossi, Materazzi sono del Leone solo per gli oroscopi. Dei leoni veri invece sono i giocatori del Messina che non si sono presentati per scioperare contro il fatto che non gli pagano lo stipendio. QUESTA E’ DIGNITA’!!!!! (Ma c’era il calcio nel Rinascimento?!?)

Anonimo ha detto...

mi domando perché su questo blog tutti quelli colti vengono dal nord e quelli ignoranti vengono dal sud…

savio ha detto...

Il fatto è periodico. Eccone n’altre che tene 'a capa sulo pe spartere 'e rrecchje. L’avesse almeno letto l’articolo che sta ’n coppa a dove posta: da dove viene…???? L’ignorante chi è???? (In senso italiano: IGNORAAAA…)!!!!

sciacca ha detto...

Doveroso rispondere all’idiota che ha scritto - Dal latino idiota(m) 'ignorante', che è dal greco idiótìs, derivato di ídios, nel significato di '(uomo) privato' del senno (si intende)-
Mi piace il calcio, ma ho fatto il liceo classico…

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi a voi... comincio dal fondo, per tradurre Savio ai... non addetti ai lavori (partenopei).
La traduzione letterale suona così: "... eccone un altro che ha la testa solo per separare le orecchie. Se almeno avesse letto l'articolo che sta in alto (sopra a dove lui stesso [l'anonimo] posta...)".
Il riferimento all'articolo di Maria De Carlo (di Potenza, perciò del sud) è evidente. Tutto il resto è chiaro e non ha bisogno di traduzione.
Invece vorrei rivolgermi all'anonimo ultimo arrivato nel blog (in ordine cronologico, si intende, ed evidentemente troppo impegnato nell'arbitraria discriminazione di latitudine culturale per trovare tempo e fantasia per un nick name) e fargli notare che è azzardato stabilire delle coordinate geografiche sulla base di un semplice pseudonimo oppure su valutazioni affrettate, condotte su interventi dal tono scherzoso e magari postati proprio per alleggerire il tono complessivo del blog. D'altra parte, se lo stesso nostro amico ultimo, cui per altro rivolgo un caloroso benvenuto, avesse avuto la pazienza di scorrere tutti i commenti, si sarebbe accorto dell'inconsistenza della propria chiosa, a meno che questa non voglia porsi come voluta provocazione, gettata nel blog apposta per sucitare reazioni vivaci, piccanti e magari "piccate" come quelle di Savio. Diversamente, la stessa suonerebbe offensiva per l'intelligenza soprattutto di chi l'ha scritta. Ma io, ottimista come sono (con riserva, aggiungo), voglio pensare che così non sia e che si tratti invece di una pura e semplice boutade, tanto per movimentare le acque... come se non bastassero quelle che ci stanno cadendo sulla testa in queste ore!

Per Sciacca devo confermare l'esistenza del giuoco del calcio, ovviamente non con le regole attuali, già nei secoli XV e XVI, con il nome di "palla fiorentina" che discendeva da un gioco mutuato dai latini e, prima di loro, dai greci.

A Boiardo dobbiamo essere riconoscenti per l'augurio e sperare che il cuore nostro diventi grande come egli augura e per lo scopo che ci addita.

Di Prof e Madame condivido la visione ciclica delle umanità legate ai respiri cosmici e apprezzo grandemente gli approfondimenti che, grazie a loro, vengono ad arricchire il blog.
Forse da Prof non ci si poteva attendere di meno, mentre costituisce motivo di enorme gratificazione apprendere che anche Madame continua a seguirci con interesse e partecipazione.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Prof, nell'eliminare la duplicazione del mio ultimo commento ho scoperto che tra quelli calssificati come spam dai controlli intrinseci del blog era finito un tuo scritto di un'ora antecedente quello da te postato il 29 u.s.
Ho ritenuto perciò doveroso inserirlo a pieno titolo fre i commenti postati. Per altro, non è la prima volta che mi capita di trovare un tuo intervento nella cartella Spam e francamente non me ne spiego la ragione, a meno che non debba pensare che quelli postati dall'estero siano automaticamente considerate inserzioni spam. Controllerò con maggiore frequenza tale cartella onde evitare che l'inconveniente si ripeta. Purtroppo il controllo spam non rientra fra le opzioni concesse al titolare del blog.
Un caro saluto.

prof ha detto...

Grazie Ennio. E... a proposito degli ultimi interventi: la civiltà è venuta dal Mediterraneo. Più che la storia, l'archeologia insegna.

cico883 ha detto...

Ho dovuto ricredermi: la Signora del borgo è diventato il più letto fra le donne della mia famiglia, sorelle comprese. E mia madre è giornalista, la sorella grande avvocato e la piccola fa anche lei il classico.
E siamo di Foggia.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuto Cico883... ricrederti rispetto a cosa?
Sono lieto che il romanzo piaccia alle donne della tua famiglia, ma considera che i "maschietti" non sono esclusi dalla lettura, anzi.
Fatti risentire e un caro saluto.

Rosa Pepe ha detto...

Dal libro "Sangue Solo" di Francesco Romano (lucano):"La cultura è una condizione dell'anima, nasce da una predisposizione innata che va certamente disciplinata, calibrata ed alimentata con lo studio e con le esperienze di vita, ma non si può esaurire banalmente nella conoscenza fredda e puramente libresca di un argomento. L'uomo di cultura ha in genere un approccio diverso ed esclusivo verso le cose, le persone, la natura, i sentimenti ed a volte anche verso le emozioni; ha un'anima delicata, sensibile, nobile. Per questa ragione un uomo senza un briciolo di umanità, seppur infarcita di nozioni, non potrà mai diventare un uomo di cultura."



Io avrei semplicemente detto che non esiste cultura senza apertura mentale, se così fosse sarebbe una cultura fatta di cartone.
Ho preferito usare le sue parole perchè esprimono meglio ciò che penso. Un caro saluto agli amici del blog in particolare al padrone di casa. Rosa Pepe

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Rosa
Per essere sinceri, devo dire che non condivido l'affermazione di Francesco Romano secondo la quale "la cultura è una condizione dell'anima (che) nasce da una predisposizione innata..."
Al di là del fatto che la definizione poggia su un'entità e un termine rispettivamente di natura e significato incerti (l'anima), essa è ancor meno condivisibile - dal mio punto di vista, ovviamente - là dove pretende che nasca da una predisposizione innata.
Nell'accezione antropologica il termine cultura include l'insieme dei valori, delle credenze, dei miti, delle tradizioni, dei costumi, in una parola: l'universo simbolico, oltre che il sapere di una determinata collettività. Tutto questo non è innato ma acquisito (a parte il sapere in senso stretto) durante quella fase che è detta "di socializzazione primaria", attraverso la quale il bambino interiorizza e fa propri i riferimenti che poi adotterà come scala di valori e canoni di comportamento (devianze a parte) nel corso della propria esistenza.
Esistono culture, antropologicamente intese, anche profonde e vaste ma fortemente autoreferenziali, chiuse cioè su sé stesse e refrattarie a entrare in contatto con universi simbolici (culture) differenti.
Dunque, non può neppure accettarsi che l'uomo di cultura debba necessariamente essere "aperto". Semmai - e su questo sono in pieno accordo con te - l'apertura mentale diventa requisito essenziale per allargare il proprio orizzonte fino al punto di "comprendere", senza per questo condividere, culture "altre". Non so, francamente, se in questo aiuti una certa dose di "sensibilità"; forse questa caratteristica favorisce un certo grado di apertura ma, giunti a questo punto, di quale cultura parliamo? Di quella antropologicamente intesa oppure di quella frazionabile nelle sue diverse componenti, come cultura scientifica, cultura artistica, letteraria e via dicendo?
Io mi fermerei qui, aspettando, se il tema solletica i nostri amici, eventuali ulteriori contributi.
Grazie intanto per il tuo e a risentirci.

prof ha detto...

C’è un senso importante connaturato alla dichiarazione universale dei diritti umani che sostiene la necessità di rapportare sempre i diritti culturali all’inviolabilità di quelli civili, ciò che porta a considerare come l’essere umano in sé stesso sia il valore di riferimento: assoluto quanto relativo. Così, ogni idea assunta a matrice dei valori di un popolo non può trovare sostanza di diritto nel momento in cui non tiene in conto la dignità di ciascuno dei suoi componenti. Resta evidente che questo principio, la cui verità appare evidente a ogni singolo, è puntualmente disatteso nella pratica quotidiana con il risultato che l’essere umano, anche su sé stesso, arriva a utilizzare farmaci che distruggono una parte nella presunzione di salvare l’altra… dal male inteso come agente esterno.
In ambito macro le culture, per salvare sé stesse, distruggono quanto ritengono essere una contaminazione e non esitano ad annientare altri uomini e donne nella convinzione che questi siano i portatori del male: tale distorta visione conduce in parallelo a tras-curare le pecche nel proprio sistema. In una prospettiva di verità, non c’è quindi una cultura ‘altra’ ma solo la CULTURA che, proprio in quanto antropologicamente intesa, prescinde dagli aspetti marginali delle tradizioni e ne recupera i criteri nodali ascrivendoli a un paradigma tanto più saldo quanto più semplice e oggettivo per la dimensione umana non più vista sul piano della storia ma nella multidimensionalità del divenire eterno.
Si potrebbe perciò concludere che il Dio globale sia Legge da intelligere, fonte di culto e cultura unica poiché l’universo simbolico non è che riflesso di un universo concreto:accessibile a tutti gli umani: allo stesso modo per la struttura che li affratella; in diversa misura rispetto alla predisposizione innata; senza distinzione finale nella sintesi di una congettura cui l’uomo acceda con tutto sé stesso.

Ennio Valtergano ha detto...

Una precisazione per Cico883 che ritorna a farsi vivo esattamente a 13 mesi di distanza dall'altro intervento (1° ottobre 2009).
Ho capito il senso del tuo "Ho dovuto ricredermi" rileggendo appunto il commento passato, nel quale definivi stile "Harmony" La Signora del borgo. Ma non ho compreso se il ricredersi sia dovuto a una rilettura del romanzo oppure al fatto che sia stato letto (e forse apprezzato?) dalla madre giornalista, dalla sorella grande che fa l'avvocato e da quella piccola che studia al liceo classico.
Non intenderai lasciarmi nel dubbio, vero Cico?

Caro Prof, a questo punto temo i fulmini di Cristina, di Sciacca, Yang e dei nostri giovani amici. Senza dimenticare Cristina Soraggi e l'impertinente Savio. Tuttavia, nonostante le probabili saette in arrivo, devo dire che la meta che lasci intravedere mi pare collocata molto lontano sulla traiettoria del possibile divenire umano. Ma tanto, ha qualche importanza il tempo nel continuo ritorno delle esistenze?

savio ha detto...

La semplicità è l'essenza dell'universalità (Gandhi).

milascolano ha detto...

Questa volta mi associo a Savio: dopo mezz'ora col dizionario ancora non ho capito... E dire che un po' ho studiato nella mia vita!
"È semplice rendere le cose complicate, ma è complicato renderle semplici" (Arthur Bloch, Legge di Mayer in Il secondo libro di Murphy, 1980)

madame ha detto...

Esprimo piena simpatia al concetto espresso da Rosa forse frainteso dagli esponenti del sesso meno ‘gentile’ (etimologicamente inteso) intervenuti sul blog e appunto ‘uomini’ di cultura. Apertura mentale è quella per cui si cerca di imparare, sempre e continuamente, da tutti e da tutto ciò che si incontra. Ammesso che Prof intendesse all’incirca la stessa cosa, dissento sul voler ricondurre a un modello, sebbene altissimo. La Natura già riconduce tutto all’uno (che siamo) per ogni cosa che viviamo: e diventa IO, principio degli atti successivi. La Legge di cui si parla è l’acronimo del Dio ebreo, la figliolanza al quale è non a caso trasmessa dalla madre. La difficoltà consiste, come dicono Milascolano e Savio, nel ritrovarne la semplicità implicita all’universalità.

Cristina ha detto...

Grazie Savio...

sciacca ha detto...

Cioè perché l’uomo di cultura… cioè nella propaggine della sua eclettica parafrasi dissenziendo dalle argomentazioni postulate altrimenti mette all’indice (e anche al medio) tutto il sapere che… cioè… è stato patrimonio dell’apprendimento analfabetizzato implicito alla globalità dell’io… cioè….

Ennio Valtergano ha detto...

Con simpatia registro la significativa impennata dell'indice di gradimento di Savio, così come annoto - e faccio mio - l'aforisma di Milascolano.
Resisto invece alla tentazione di spezzare una lancia in favore di Prof: immagino che ne abbia a sufficienza da spezzarne lui stesso senza per questo depauperare l'armamentario di cui sicuramente è dotato.
E come sempre resto incantato dalla delicatezza squisita di Madame della quale condivido senza riserve il pensiero secondo il quale l'apertura mentale consista nella disposizione a imparare da tutto e da tutti. La difficoltà sta semmai nell'elaborare ciò che si incamera, la quale elaborazione troppo spesso è viziata dalle sovrastrutture che si sono stratificate nel corso del tempo e per effetto in parte anche di quel processo di socializzazione primaria cui accennavo in due interventi precedenti.
Ricondurre il proprio modo di osservare alla essenzialità del semplice non è facile soprattutto per chi, come me, è meno 'gentile' (nel senso indicato da Madame), vuoi anche per un condizionamento di genere che parrebbe riflettersi sul modo di funzionare del cervello (uso prevalente del cervello sinistro a scapito di quello destro e diversa consistenza del corpo calloso che nel gentil sesso sembra essere assai più evidente, segno di una maggiore densità di connessioni tra l'uno e l'altro emisfero e perciò indicativo di un'altrettanta maggiore capacità "integrante").
Tuttavia, lo sforzo di andare incontro al diverso credo che valga sempre e comunque la pena di essere attuato, anche perché, a volersi muovere in analogia a quanto la Natura fa, non possiamo sapere a priori quale sia la sintesi derivante dal gioco delle possibilità.
Ma è meglio che mi fermi, se no finisce che Milascolano va a scomodare anche per me qualche enunciato ad hoc.
Buona serata!

Ennio Valtergano ha detto...

Sciacca, Sciacca... e provare a rileggere cercando di superare le prime difficoltà e senza anteporre pregiudizi (nel senso etimologico del termine)?

Ennio Valtergano ha detto...

Mio figlio ha letto gli ultimi interventi del blog (compresi i miei) e ha commentato lapidario: "si capisce meglio Ugo Foscolo"...
E con questo vi auguro la buona notte, io ho da pensare alla mia.

sciacca ha detto...

Ennio, Ennio: e provare a rileggere cercando di superare le prime difficoltà di alfabeto farfallino e senza anteporre pregiudizi(nel senso etimologico del termine)?

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Sciacca, sembrandomi giusto applicare innanzi tutto a me stesso ciò che avevo detto a te, ho infatti provato a rileggere (senza pregiudizi) appena dopo aver postato il commento al tuo scritto precedente: nulla da eccepire. Ero stato fuorviato ( e faccio ammenda) dai puntini sospensivi e dall'intercalare. Cose che succedono...
Grazie comunque per avermelo fatto notare e, in ossequio alle esortazioni di Madame, ripeto una volta di più a me stesso: vi è da imparare da tutto e da tutti.
Un cordiale buona notte.

Rosa Pepe ha detto...

Ennio concordo con tuo figlio!! Il paragone l'avrei fatto con qualcun altro, ma va bene così! Grazie a Madame (ricambio la simpatia) e a Savio per la bella citazione di Gandhi: Evviva la semplicità!!!

prof ha detto...

“La libertà regna soltanto in grembo alla semplice e solitaria natura” (da Le ultime lettere di Jacopo Ortis, di Ugo Foscolo).
Anziché sforzarsi di comprendere, l’essere umano (specie l’uomo data la struttura fisica che è specchio di quella psichica) è portato a distruggere ciò che non riesce immediatamente a sintetizzare. Come fa con le altre culture, così fa con il proprio corpo dove quando è malato interviene assumendo farmaci che per riparare distruggono.
Se l’essere umano si sforzasse di guardare all’umanità come UNA probabilmente guarderebbe anche al suo corpo come UNO e guarendo sé stesso guarirebbe la società.
Ossequi alle Signore, ai giovani, a tutti i frequentatori del blog e, last but not least, a Ennio, diplomatico anfitrione.

Ennio Valtergano ha detto...

Prof, quanto è semplicemente vero e semplicemente grande nella sua essenzialità ciò che hai appena detto.
L'educazione (etimologicamente intesa) a guardare alla Unità inscindibile di sé come riflesso dell'Unità della specie umana e dell'Universo Uno è cosa non facile e richiede tempo, tanto tempo. E così l'inimmaginabile orizzonte terapeutico che si spalancherebbe agli occhi degli scettici resta una chimera, da relegare, per ora, nei sogni dei pochi che ne hanno fatto disciplina e "regola" di esistenza e perseguono con tenacia la loro "salus".
Che sta per salute e salvezza allo stesso tempo.
Ricambio gli ossequi, facendomi interprete di Signore, giovani e frequentatori tutti oltre che di me stesso, diplomatico anfitrione.

Rosa Pepe ha detto...

Gentile prof,
Io credo che chi sperimenta farmaci su esseri umani ritenuti inferiori, (come popoli africani) non è dotato di apertura mentale, bensì di nozioni puramente mediche.
Non credo che a farlo siano gli stessi scienziati che hanno dato vita al farmaco, bensì qualcuno, dotato delle nozioni adatte in medicina, che lavora per le grandi ditte farmaceutiche o meglio si è prostituito a loro. Se parli del vaccino contro l'influenza A (scusami se ti do del tu), sei sconfinato nella politica che non ha niente a che vedere con la conoscenza o qualcosa che gli si avvicini, quella è stata un'offesa all'intelligenza umana e non solo. Io non ho fatto quel vaccino nè altri perchè diffido totalmente.
Per quanto riguarda il nostro autolesionismo, per me quello è la conseguenza di una società che non regge più i ritmi!
La curiosità il più delle volte è associata alle persone intelligenti e porta l'individuo verso la conoscenza.

sirio ha detto...

Bel romanzo Valtergano. Le storie, quando sono belle fanno sempre pensare.
Se posso permettermi ve ne racconto una anch’io, e fingete pensate che magari provenga da un’Eliside un po’ più loquace di quella di Ennio.
Moltissimo tempo fa la terra emersa era diversa da oggi: nel Pacifico vivevano i pacifici agricoltori e coltivatori Lemuri, legati a pastorizia e ritmi naturali; nell’Atlantico viveva un popolo al culmine dell’evoluzione tecnologica, i cosiddetti Atlantidi che alla fine ebbero la meglio sui Lemuri riducendoli in schiavitù. Entrambi i popoli però, dopo circa duecentomila anni di evoluzione, erano abili nella telepatia e muovevano un corpo fisicamente solido ma di fatto ologramma di quello da cui scaturiva: un po’ come la luce delle stelle che giunge fino a noi serbando fonte lontanissima. La schiavitù dunque non fu di catene ma di forza psichica. Caino uccise Abele… (il primo ha l’etimologia di QANA, sopravvissuto, il secondo di HEBEL, svanito) o se preferite Romolo uccise Remo. Bisogna studiare l’ebraico antico per capire cosa sono le nozze di QANA e via dicendo… Ma andiamo avanti.
L’onda d’urto di un popolo dal doppio corpo che svanisce è un elemento di cui non si tenne conto: Atlantide morì due volte e non rimasero che i migliori d’una razza e dell’altra, facce di una medesima medaglia. Da una parte i Sumeri, dall’altra i popoli dell’Africa e dell’America antica: che fare quando non rimane più nulla? Scrissero la pietra vivente, il corpo umano, trasferendo quei geni che un giorno avrebbero portato l’uomo a interrogarsi sulle parti inutilizzate del suo cervello e sulla loro formazione (ecco è divenuto come uno di noi…); e scrissero la pietra visibile, piramidi a doppio tetraedro, per indicare che il mondo creatore è quello all’interno di ciò che si vede.
Il mondo dimenticò… ma rimasero le favole, i miti e le leggende. E le religioni che attribuirono a un unico Dio ciò che un tempo fu dei terrestri dominatori del sistema solare, molto prima che la memoria riproponesse Star Trek e la televisione imitasse pallidamente le capacità di coloro che furono.
Ai posteri l’ardita scienza.

Sibilla ha detto...

Ipotesi intrigante quella di Sirio... Se non sono indiscreta, potrei sapere da quale fonte giungono queste ologrammatiche conoscenze? Sarebbe di grande stimolo a molti studiosi e seri scienziati dell'attuale pianeta terra nonché, a seguir le tue parole, alla parte più profonda di ciascuno di noi.

prof ha detto...

A Rosa Pepe, piccata e piccante nel profumo dei suoi petali di lettere: la medicina che distrugge è quella che usiamo su noi stessi, che siamo o meno africani e anche senza vaccini. Esiste invece una medicina più alta, diversa nel principio ma che si dice integrale o olistica.
A Sirio... L'ebraico antico mi torna; le ultime ipotesi scientifiche anche; ma, come dice la gentile Sibilla, esistono evidenze scientifiche al tuo leggendario racconto?
Al nostro: il salotto stasera è stellare.

Ennio Valtergano ha detto...

Scusate il ritardo, come disse un mio grande conterraneo...

Mi è d'obbligo dare il benvenuto a Sirio. Condivido il fascino del racconto mitico: il mito è rappresentazione di realtà tradotta in linguaggio simbolico. Il punto sta nel decifrare il tratto di separazione-congiunzione (ciò che è appunto indicato dalla parola 'simbolo'), ossia il codice che permetta di risalire dal rappresentato al reale. Per questo le evidenze scientifiche reclamate da Sibilla e da Prof sono irrinunciabili, altrimenti si è condannati a restare nella dimensione mitica, per quanto affascinante sia, senza poter transitare in quella del reale.
A parte questo, il fascino resta. E tutto, anche.

Di Rosa condivido l’idea della curiosità come molla verso la conoscenza, quando però sia sospinta da genuina tensione verso il sapere e non dalla volgare tendenza a svelare per profanare.

Resta il fatto che, almeno questa sera, il blog pare avere aperto una finestra sull’universo stellato. Milascolano dovrebbe perciò sentirsi a suo agio.
Serena notte.

Rosa Pepe ha detto...

Caro Prof,
grazie per le parole con gli effetti speciali, un toccasana per chi ha un linguaggio diretto e pragmatico come il mio!
Come diceva, il caro vecchio Freud, le parole possono guarire.
Carissimo Ennio proponi uno dei tuoi interessanti temi di cui poter parlare, ad esempio l'omosessualità (no lasciamo stare la politica). Possiamo parlare delle parole che curano, dei libri che aprono la mente, del rapporto di coppia, dei single. Tutto ciò senza allontanarci troppo da Eliside e da Giselle! Che pensi? Un affettuoso saluto a tutti Rosa Pepe

Ennio Valtergano ha detto...

Perché no, Rosa? Potremmo parlare anche di arte in genere, di musica, di poesia (epica?). Oppure seguire e sviluppare uno dei tanti spunti lanciati da Madame e dalle altre gentili frequentatrici del blog.
Il blog vive di vita propria grazie ai contributi di chi vi partecipa. Francamente non mi piacerebbe vederlo alimentato con flebo; vorrebbe dire che non si è...in vena (scusa il gioco di parole contraddittorio).
Lasciamo perciò che le cose vengano spontaneamente, anche perché fino a che ci sarà qualcuno che troverà piacevole leggere, vi sarà sempre qualcuno che troverà piacevole scrivere.
Un buon fine settimana a tutti voi.

sibilla ha detto...

Spero che il padrone di casa non me ne voglia se mi permetto di cogliere lo spunto fornito da Rosa Pepe per riportare all’attenzione attuale dei frequentatori di questo blog la scoperta di alcuni biologi molecolari russi (Dott. Gariaev & Poponin) che 5 anni fa giunsero a modificare modelli di informazione nel DNA con luce laser e convertire così un embrione di rana in un embrione di …salamandra! Sull’argomento gli scrittori tedeschi Fosar & Bludorf scrissero un libro dal titolo Vernetzte Intelligenz e sostennero che vi è una rete di intelligenza (a livello del DNA) tale da consentire l’percomunicazione di informazioni tra tutti gli esseri senzienti. Più ancora venne postulato che la PAROLA, in quanto vibrazione capace di agire sulla rete nervosa, possa essere terapeutica perché capace di indurre modifiche nel DNA… Ciò che spiegherebbe la guarigione ‘miracolosa’ ad opera di certi esseri straordinari, santi o mistici delle varie religioni.
O dei Magi antichi…(?!?)
Resta comunque confortante avere dalla scienza il riscontro che il cuore aveva ragione e che una parola buona possa curare a volte più di mille medicine. Ma, forse, Eliside già lo sapeva quando, assunto lo sguardo particolare che la faceva apparire lontana dal luogo e dal momento, contemplava un mondo a venire in cui la terapeutica sarebbe stata patrimonio delle persone di buona volontà.
Che ne dici Ennio? Erano così le sorelle di Diana?

Ennio Valtergano ha detto...

Splendido stimolo, Sibilla! Conosco lo studio cui ti riferisci (credo che vi feci cenno proprio qui tempo addietro). La parte del DNA interessata a tali ricerche è quella che viene definita dalla scienza ortodossa come 'junk DNA', ossia DNA spazzatura. Sembrerebbe che la struttura del DNA sia in qualche modo corrispondente alla struttura linguistica fondamentale, forse quella struttura sottostante tutte le lingue del pianeta e che occupò per lungo tempo gli studi di Noam Chomsky.
Non dovrebbe perciò meravigliare se un giorno si scoprisse (o si riscoprisse, per il piacere di Sirio) che la parola, il Verbum, è in grado di restituire la salute e l'equilibrio agli organismi che ne difettano.
Vediamo se qualcun altro vuole raccogliere l'invito?

prof ha detto...

Quella che viene chiamata parola o non è – penso – da concepirsi nel senso corrente del termine. Gli sciamani, i santi della mistica, i lama e i magi d’altri tempi ottengono effetti materiali, concreti e misurabili che non sono neppure lontanamente paragonabili a quelli di un qualunque umano intento a parlare. Quindi il Verbum – per sua stessa etimologia semplice enunciatore – non è che l’atto ultimo di un essere speciale che dà manifestazione fonetica (ma può anche non darla) alla sua intenzione.
Di risonanza parlava già Huygens nel XVII secolo e se un pendolo ne coinvolge un altro può ben succedere la stessa cosa al cuore delle persone come ai loro atomi: si tratta solo di vedere chi riesce a imporre il ritmo. Il verbum, in ipotesi, è solo la realizzazione di una proprietà fisica il cui nodo non sta nella risonanza che induce ma nella capacità di autodeterminazione di chi fa da induttore.
E prima che mi si dica che non sono semplice sintetizzo: per ottenere l’effetto del Verbum bisogna essere Dio: nella sostanza, nella struttura, per imitazione o per volontà. Ma bisogna essere Dio.

Ennio Valtergano ha detto...

Prof, una domanda: bisogna essere Dio o un dio?

Rosa Pepe ha detto...

Non sono d'accordo con prof,
se una parola può farci ammalare può anche avere l'effetto opposto.
Non alludo a santoni o altro, quello a cui mi sto riferendo è a ciò che una parola può scaturire nella nostra mente ( si sa che poi buona parte viene trasferito al corpo).
pensate ad un complimento che può farci arrossire, quello è l'effetto di una parola che la mente trasferisce al corpo. Pensate ai problemi gastrointestinali il più delle volte associati a problemi di origine nervosa.
Il senso di colpa che una parola o una frase può scaturire può essere somatizzato e portarci a seri rpoblemi.
Se esistono le parole che ci fanno ammalare esistono anche quelle che ci fanno guarire, dette forse da persone che per noi sono dei, ma non hanno poteri paranormali.
Un cast di psichiatri americani, concordando con alcune religioni, ha avanzato l'ipotesi che se stessimo bene con noi stessi saremmo in grado di produrre da soli gli anticorpi contro alcune malattie.
Mi viene anche da aggiungere l'effetto placebo di alcuni farmaci.
Pensiamo a Giselle e ad Eliside che, in un clima di solidarietà e con parole d'amore hanno sconfitto a loro modo una sorta di cancro.
Questo è il mio modesto parere.
Vi saluto con affetto Rosa Pepe.
P.S. Vorrei aggiungere , rivolgendomi a prof, che le sue parole (con gli effetti speciali) mi sono realmente piaciute.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Rosa, non intendo sostituirmi a Prof nell'eventuale risposta, ma credo che stiate parlando di due dimensioni diverse pur se con un fattore in comune, la parola, e in particolare la 'parola come atto creativo'. Devo dire che non mi pare affatto che quanto tu dici sia poi tanto in disaccordo con quel che afferma Prof, fatte le debite proporzioni. Sono convinto, come te, della forza della parola e degli effetti che ne possono scaturire quando associata a una volontà diretta al bene. Ciò per altro che è vero anche nel senso opposto. Tuttavia, come Prof, sono altrettanto convinto che la parola con la potestà di 'Verbum' non sia neppure nell'ordine di idee degli uomini qualunque "intenti a parlare", sempre per dirla alla Prof, e che tale potestà sia invece appannaggio di uno stato non comune all'"uomo comune".
Eliside rappresenta il tipo ideale, non a caso ho scelto che fosse una Donna, incarnante tale potestà. In lei la parola è atto di creazione, atto sorretto dall'amore e agente in forza dell'amore. Che poi tale potestà fosse implicita alla condizione di 'sorelle di Diana', come sottilmente insinua Sibilla, non posso saperlo.
Forse bisognerebbe chiederlo alle sibille del nostro blog.
A presto.

prof ha detto...

Un vecchio assioma recitava che dio (con la minuscola Ennio, se preferisci l'etimologia che lo vuole essere figlio dell'IO...Di antica nomea)e il diavolo sono una sola cosa. Démoni e dèmoni della Grecia antica (vi risparmio ancora le etimologie)sono quindi le forze che i progenitori mediterranei videro come veicoli della potestà della psiche, invi incluse le prese carismatiche per attrazione comunemente chiamate incanti.
Resta però il fatto che l'incanto non può prescindere, come l'ipnosi, dalla complicità dell'incantato come dell'ipnotizzato, dal che consegue che se la parola buona trova alleanza nel profondo di chi vi si apre, la parola malvagia, o fatta per ferire, è destinata comunque a perdere di forza per contrasto della volontà profonda dell'interlocutore (anche qui le esperienze cliniche debitamente divulgate insegnano).
Parole e nomi sono patrimonio dei filosofi antichi (e moderni?) che le sanno rivalutare. Come l'amore per la Donna da cui i sibillini boccioli di rosa, certo, non possono prescindere essendone formale manifestazione.
Buona sera a tutti e un grazie all'anfitrione cortese.

Rosa Pepe ha detto...

Cario Ennio,
per me la proporzione è 1:1, non so cosa volessi dire.
Mi rifaccio alle parole di un Maestro il quale afferma che non hai capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarla a tua nonna.
Sicuramente non si riferiva alla Montalcini.
Posso metterlo sotto forma di teorema, con un ipotesi, una tesi, possiamo dimostrare per induzione, partendo da un assurdo, come volete!
Il risultato: non capirebbe nessuno ma io...... HO FATTO LA MIA BELLA FIGURA.

Con affetto Rosa.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Rosa,
premetto che non ho una nonna cui ricorrere per i test di semplicità e quindi può capitare che a volte risulti incomprensibile, rimediando la "mia magra figura" pur non avendo alcuna intenzione di farne una bella. Provo tuttavia a spiegarmi meglio.
Con "fatte le debite proporzioni" intendevo riferirmi alla differenza tra il valore di una parola pronunciata da un essere umano qualunque, pur se fatto con volontà di bene, e quello di una parola pronunciata da chi abbia la potestà di usarla con infallibile efficacia di effetto. Tale potestà non è all'ordine del giorno e sarebbe (il condizionale è d'obbligo) conseguente allo sviluppo di facoltà non comuni. I magi della tradizione, l'antico sacerdozio templare, ma anche alcune figure di "mistici" di tutte le epoche, si riteneva fossero in possesso di tale potestà, ossia della scienza della parola e dei suoi effetti, scienza spesso impiegata per scopi terapeutici e per "sanare". La figura di Eliside si collega idealmente a questo mito, se così preferisci chiamarlo, che proprio perché tale non è suscettibile di assumere una veste diversa da quella che ha e perciò meno che mai quella logico-matematica.

Ricambio con identico affetto.

IL Rosso ha detto...

A proposito di VERBUM….
INVISIBILE VERBUM PALPABITUR GERMINABIT… Queste parole sono fra le mani della Sibilla Agrippa del Ghirlandaio nella Cappella Sassetti entro la chiesa di Santa Trinità a Firenze.
Guardate… Guardate… E ammirate.

savio ha detto...

Stavit a meditare
quantum si scocciavit
al sabato
di stare at laborare...
Ciao Ennio. Benvenuto al Sud!!! (Per Natale intendo
:)

Ennio Valtergano ha detto...

Ringrazio l'amico Il Rosso per la preziosa segnalazione che, ovviamente, non mi sono lasciato sfuggire.
Le Sibille sono in numero di quattro, ciascuna mostrante un cartiglio con una profezia in latino, ad eccezione della Sibilla Cimmeira (forse). Ed è semmai proprio quest'ultima che ha attirato la mia attenzione e proprio per la sua peculiarità di "Sibilla muta". In realtà parrebbe che il cartiglio esista, ma è poggiato sulle gambe e perciò non visibile: profezia in gestazione oppure profezia da non rivelare?
Cosa pensa in proposito l'amico Il Rosso? (e non solo lui, si intende)

Savio, il tuo simpatico latino va giusto bene come ingrediente base per un ottimo sugo, talmente è "maccheronico". E comunque ti comprendo e hai tutta la mia solidarietà.
Grazie per il benvenuto a sud, dove tornerò assai presto.

Eleonora ha detto...

Sei un grande Ennio! Il tuo libro è una bomba!!! Ti aiuterò a raffica. Promesso.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Eleonora, ma sei la stessa dell'intervento del 2 luglio scorso? La Eleonora del romanzo "vintage", per intendersi.
Se non sei la stessa devo darti il più caloroso "benvenuta nel blog" e, se invece sei proprio quella, un altrettanto caloroso bentornata.

Eleonora ha detto...

No, non sono io e non amo il vintage. Io viaggio nel futuro...

Ennio Valtergano ha detto...

Mi ero già accorto che eri una diversa Eleonora. Dunque, un caloroso benvenuto a te e spero, insieme agli altri amici del blog, di leggerti spesso.

Sirio ha detto...

Nel tuo libro Valtergano conta la tradizione orale ma la cosa davvero innovativa è che Giselle impara GUARDANDO.
L’umanità procede a cicli spiraliformi e così era nell’antichità: si imparava GUARDANDO.
Poi sono venute le pitture, e le sculture, e le scritture geroglifiche.
Infine, al calare della storia, la scrittura diventa arbitraria.
Ma, contemporaneamente, si riaccende il GUARDARE.
Noi siamo in questo ciclo.
E il tuo libro, il tuo libro E’ LI’.

savio ha detto...

Una diversa? Così giovane? I diversi, semmai, siamo noi: quelli dell’età di mezzo.
Per questo, con le donne, io voglio stare sempre in mezzo: per imparare la normalità.

Ennio Valtergano ha detto...

Bentornato Sirio.
Sposo appieno la tua idea del procedere per cicli spiraliformi dell'umanità e anche ciò che dici riguardo alla scrittura. Osservare è la prima via di apprendimento: non per nulla i bambini imparano guardando e interiorizzando. Giselle impara guardando perché rispetto alla grandezza di Eliside è una bambina e, a conti fatti, lo siamo tutti di fronte alla maestosa grandezza della Natura.
Sono lieto che il mio romanzo aiuti a "osservare" con diversa capacità di mettere a fuoco.

Savio, non dubito affatto che tu voglia stare in mezzo ma, per rifarsi a quel che dice Sirio, immagino che tu vi stia per guardare. Tuttavia mi spiace che tu debba ancora "imparare la normalità"... Strano, di te m'ero fatto un'idea diversa!

Buonanotte amici.

Rosa Pepe ha detto...

Mi piace l'idea dell'imparare guardando ma l'esperienza dove si colloca? Giselle ad un certo punto viene lasciata sola, non so dirvi degli antichi ma, per quello che mi riguarda, vivere sulla propria pelle le proprie esperienze, senza l'aiuto degli adulti, è tutto un altro pianeta. Sono quei momenti che forgiano l'individuo.
I libri sono belli perchè non si è condizionati, ognuno usa la propria chiave di lettura. Io, ad esempio, ho letto nella partenza di Eliside, un qualcosa fatto apposta affinchè Giselle acquistasse una certa autonomia.
Con affetto Rosa Pepe.
Un saluto particolare al padrone di casa.

prof ha detto...

Il cuore dell’essere umano emerge quando questi si trova solo: è lì che tira fuori le sue radici e, con quelle, il suo sapore. È lì che svela donde trae il nutrimento e la terra di cui si ciba. Οἶος = solo in greco antico suonava molto affine all’uovo che al neutro dell’aggettivo suona óion. Aveva dunque analoga grafia e analoga pronuncia. E, forse, analogo stato.

eleonora ha detto...

Savio...Publio Fiori lo definirebbe l'utile idiota... per il dichiarto bisogno di stare in mezzo; prof..., invece, è l'utile idioma.
Per Ennio i due volti del salotto buono.
Per noi il gusto di parteciparvi.
Ad maiora.

Ennio Valtergano ha detto...

Quando Lenin fece ricorso per la prima volta alla locuzione "utile idiota" lo fece per indicare l'occasionale alleato politico da utilizzare alla bisogna; Publio Fiori indicava invece con lo stesso termine i "cattolici di sinistra" per via della contraddittorietà - e forse ambiguità - della loro posizione politica. Dunque non pare, ma è mia interpretazione, che l'espressione sia riferibile a colui che voglia stare in mezzo a ogni costo, come pare invece significare Eleonora.
Ora, a onor del vero, a me sembra che Savio si presti assai poco alle alleanze occasionali e neppure si può dire che sia ambiguo nelle sue uscite. Che poi voglia stare in mezzo, credo che la stessa cosa possa dirsi di me, innanzi tutto, e dei più assidui frequentatori del blog a seguire.
Sono invece d'accordo che Prof sia l'utile idioma - e non solo questo - e condivido senza riserva alcuna che per tutti noi vi sia il gusto di partecipare.
Sei sempre la seconda Eleonora, vero? Quella del futuro...

Ennio Valtergano ha detto...

Per Sirio,
credo forse sia più opportuno dire "benvenuta" anziché "benvenuto". Non è così?

eleonora ha detto...

... anteriore.

savio ha detto...

Sono contento di essere utile… anche senza idioma.
C’è chi è solo idiota.
E le stelle stanno a guardare…
Benvenuta Sirio.

Ennio Valtergano ha detto...

Vorrei chiedere agli amici del blog di lasciar stare il protagonista del celeberrimo romanzo di Dostoevskij, che da qualche tempo a questa parte ricorre un po' troppo spesso, utile o inutile che sia, coniugato o meno con altre qualità.
Il problema della comunicazione virtuale resta sempre lo stesso: mancando l'interazione faccia-a-faccia si rischia di perdere una componente non trascurabile del messaggio e il pericolo che l'effettivo significato ne venga distorto (tanto in trasmissione quanto in ricezione) è assai più concreto di quanto non si pensi. Effetto, questo, che diventa tanto più critico quanto meno si resta adesi al terreno del confronto fra opinioni e idee e quanto più si sconfina su quello instabile - e per altro totalmente irrilevante ai fini della contrapposizione dialettica - delle valutazioni riferite alla persona.
Per questa precisa ragione ho sempre chiesto di restare nei limiti di una logologia che si tenesse rigorosamente avulsa dai riferimenti alle persone, anche se a costo di sacrificare talvolta un po' di sana ironia. E devo dire che in linea di massima tutti si sono attenuti a questa regola e forse sarà anche per questo che il blog conserva a tutt'oggi quella caratteristica di "oasi relazionale" che lo differenzia dai tanti altri, impraticabili, che imperversano in rete.
Ciò detto, comprendo che spesso vi sia la necessità di prendere le misure e qualche volta può anche succedere che il metro faccia brutti scherzi. Nulla di grave e nulla di irreparabile, sempre che a una misura tarata su campioni non riconducibili immediatamente al sistema metrico in uso in questo blog sia dato tempo e modo di verificare - e semmai - riallineare - i riferimenti propri.

prof ha detto...

Con il Sofismo greco si ebbe l'inizio di un'epoca nella quale la parola divenne relativa e lo stesso concetto di verità e di scienza opinabile.Il passaggio coincise con il tentativo di volgarizzare il sapere e di renderlo fruibile ai giovani e a chi non ne avrebbe avuto diritto per casta. Resta il fatto che il sapere non sempre è per tutti. E con esso il fatto che i tipi di sapere sono tanti quante le vie della volta celeste.
Ciò premesso comunicare è un'azione che deve essere intelligentemente suscettibile di rettifica perché la comunicazione si completa e si formalizza quando il mesaggio è stato recepito dal destinatario. In breve, se il destinatario si offende, dare dell'idiota è offensivo. Se questi non si offende, evidentemente offensivo non lo è più.
Resta però aperto il discorso su altri due aspetti della comunicazione: 1 - chi formula il pensiero di fatto sta forgiando il proprio essere per renderlo atto a partorire il concetto: questa la divina capacità insita nell'uomo e il dono biblico di poter battezzare ogni cosa anche vivente.
2 - chi ascolta la comunicazione a sua volta ne partecipa e può avere risultati diversi dall'emittente e dal ricevente essendo il testimone ricevente esso stesso.
Comunicare dunque è un atto prezioso al quale bisognerebbe essere educati non per propugnare scopi di autogratificazione (come si fa oggi coi fanciulli) ma per ottenere l'armonizzazione (come si educava nelle scuole antiche).
Ed in un'epoca di globalizzazione è una necessità, specie considerando che se la glaciazione ci coglierà di qui a due secoli (come pare ai meteorologi) sarà meglio che si impari a capirsi senza fraintendimenti né dissapori...

Rosa Pepe ha detto...

Prof,
complimenti di cuore!

Ennio Valtergano ha detto...

Ottime considerazioni, Prof.
In attesa della glaciazione nel frattempo ci prepariamo, provando a raffreddare i bollenti spiriti.
Buonanotte e serena domenica agli amici del blog.

Ennio Valtergano ha detto...

Ho una domanda leggera leggera per gli amici del blog.
Non trovate che la foto a fianco dell'uomo pensoso sia un tantino troppo impegnativa e forse un poco ovvia? Stavo quasi per dire "e anche vintage", ma poi ho pensato ai fulmini della prima Eleonora e mi sono astenuto.
Comincio a pensare che l'immagine dell'uomo verde fosse più adatta, se non altro per il raccordo cromatico col resto del blog; ma su questo potrebbe valutare meglio Il Rosso.
Chiusa la parentesi frivola, annuncio che stavo pensando a un post con qualche piccola, ma proprio piccola, anticipazione sul secondo romanzo...

Manuela Marchese ha detto...

Per me l'omino verde può stare a riposo,
Salve a tutti mi chiamo Manuela.
Non ho letto il libro ma credo che inizierò presto e riuscirò finalmente ad inserirmi in questo blog di intellettuali, sembrano una montagna da scalare ma sono stimolanti. Un saluto a Rosa e forse le devo anche delle scuse.
Buona notte a tutti e un saluto a Ennio, il super uomo.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta, Manuela.
Super uomo? Ma così mi vieni a provocare il Savio che di sicuro se ne sta in agguato dietro qualche angolo.
Un super uomo dovrebbe essere dotato (accidenti, di nuovo il fianco a Savio!) di superpoteri, almeno così insegnano i fumetti. Purtroppo, la criptonite cui faceva riferimento Prof qualche tempo addietro ha avuto la meglio e, assieme alla tinta verde, credo di avere perso anche l'alone di esoticità che caratterizzava l'immagine.
A parte tutto questo, un'osservazione è invece d'obbligo.
Premetto che non voglio entrare nel merito della questione con Rosa - e questo blog certamente non è il luogo più indicato - tuttavia bisogna dire che una richiesta di scuse è in generale un atto che già di per sé richiede coraggio; a maggior ragione lo è quando la richiesta diventa pubblica.
Ripeto, non entro nel merito e credo che nessuno del blog intenda farlo, ma sicuramente il tuo è un gesto che merita stima e rispetto.
Perciò, ancora una volta, benvenuta Manuela!

savio ha detto...

Superuomo… dotato… fumetto…
Ennio, condivido il fatto di mettere insieme queste tre parole….

sciacca ha detto...

Excusatio non petita, accusatio manifesta.
(Siamo colti da far rabbrividire...UH UH UH!!!)

savio ha detto...

Al nord invece sono colti da brivido...

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, mi hai bruciato la battuta sul tempo!

Rosa Pepe ha detto...

Ciao a tutti i frequentatori del blog, in primis il padrone di casa d'Annunziano.
Manuela scuse accettate, figurati un gesto d'umiltà è sempre apprezzabile....ma che mi hai fatto?
Perdonami ma non me lo ricordo o forse si, non sono però sicura che sei la stessa persona.
Ritornando al super uomo (forte Manuela!) l'omino verde un pò mi manca, questo è sicuramente più affascinante però.....
Basta chiudere gli occhi e pensare alla mano che ha scritto quel libro, nessuna immagine potrà cancellare quello che ha inciso nel cuore di chi lo ha letto e lo ha apprezzato.
Ennio, un'anticipazione del tuo prossimo capolavoro va bene, non toglierci la sorpresa però, anche perchè le chiavi di lettura sono sempre differenti ed è bello cnfrontarle dopo.
Vi abbraccio tutti Rosa Pepe

Manuela Marchese ha detto...

SAlve, vedo che il mio post ha riscosso interesse, sono felice, ho iniziato a leggere il libro, devo dire che si presenta bene, non credo che è il primo libro che scrivi. Secondo me hai già scritto qulcos'altro.
Rosa ti ho chiesto l'amicizia perchè non l'accetti? Sei incoerente, parli di umiltà e poi non ti comporti da umile.
Meglio non coinvolgere troppo il blog.
Perchè usate questo linguaggio non sempre comprensibile?
Mi chiedo se nel quotidiano parlate così. Immagino il vostro povero salumiere! Prima di capire che volete un etto di prosciutto bestemmierà in turco! (Giusto per ridere un pò).
Vi saluto tutti!

Ennio Valtergano ha detto...

Manuela, non è raro che i nuovi arrivati non trovino subito la giusta misura per confrontarsi nello spazio di questo blog (in proposito ti invito a leggere il mio intervento del 26/11, appena sopra gli ultimi commenti), tuttavia ho chiesto sempre - e lo faccio anche con te al solo scopo di salvaguardare il tenore di reciproco rispetto che accomuna tutti gli ospiti del blog - di non entrare sul terreno dei giudizi rivolti alla persona e men che mai se il giudizio discende da questioni pregresse, magari attinenti ad altri spazi virtuali, e estranee al blog stesso che, come giustamente osservi, è meglio "non coinvolgere troppo". Io direi: meglio non coinvolgerlo per nulla. Che ne dici?
La tua osservazione (critica) sul linguaggio è comprensibile, anche se è giusto che, turpiloquio a parte, ciascuno si esprima nel modo col quale si sente maggiormente in sintonia.
Col salumiere in generale credo che tutti noi si parli di salumi e prosciutti. Se poi un giorno verrà a trovarci anche un salumiere, sempre che non sia già arrivato, vedremo allora come e cosa dirà lui e ciascuno di noi deciderà di conseguenza. Personalmente, quando ho chiesto un etto di prosciutto il mio salumiere ha capito immediatamente e non l'ho mai sentito bestemmiare in turco. Giuro!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti,
Omino verde o uomo pensante?.....Dunque.....di omini ce ne sono tanti, quelli che pensano sono pochissimi, per deduzione direi l'uomo che pensa.
Sono nuova del blog ma tra gli amici virtuali di Ennio, ho letto il suo libro e onestamente non ho parole!
Non sono una femminista, odio gli estremismi ma Ennio ha dipinto le donne in maniera divina...
Mi chiedo chi è stata la musa ispiratrice?
Scusate ma per me è una fatcaccia leggere tutti i post precedenti, ho letto l'ultimo e mi viene spontaneo chiedere i salumi e i salumieri cosa c'entrano.
L'altro giorno il mio salumiere è stato scortese perchè stava leggendo qualcosa su Kafka.... o era Goethe,... non ricordo bene. Vi saluto tutti. Marisa

Anonimo ha detto...

Aggiungo: è stato scortese perchè ho interrotto la sua lettura!
Marisa

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta Marisa
Ho appena letto il tuo commento e mi pare di dover arguire che il romanzo ti sia piaciuto. Se così è, ne sono contento.
Per la Musa ispiratrice dovrei rinviare a Qualcosa, o forse una IDEA, che io stesso non conosco ma che sento viva e palpitante dentro di me. E ciò che ne è scaturito vuole essere un omaggio alla Donna e al Femminile. Un omaggio doveroso, che mi spinge a desiderare che l'umanità apra finalmente gli occhi sul dono prezioso che è la donna e impari a rispettarla per ciò che è: matrice di vita e nutrimento dell'anima. Io ho avuto il privilegio di capirlo in questa vita e spero di non dimenticarlo più per l'eternità.
Ti saluto con affetto.

Anonimo ha detto...

Grazie per il benvenuto,
si confermo mi è molto piaciuto!
Leggendo qualche post sopra concordo che non sembra l'opera di un esordiente.
Hai parlato di donne di ogni provenienza sociale, hai creato personaggi meravigliosi.
Ti faccio davvero i miei complimenti.
Marisa

Il Rosso ha detto...

Ragusa? Amico Ennio vai nel cuore del Barocco siciliano nel bel mezzo del Festival Organistico Internazionale che vede protagonista anche l’Organum maximum!!! Questa volta non potrai esimerti dal visitare il Duomo di San Giorgio e quante ne vorrai delle sue 50 chiese… L’antica Hibla Hereia ti attende: dedicale almeno un giorno.

Ennio Valtergano ha detto...

Duomo di San Giorgio? Memorizzato caro amico, e spero di avere il tempo di visitare anche qualcos'altro. La prima mezza giornata del 30 dovrei riuscire a dedicarla alle visite, per la gioia mia e della mia famiglia che mi accompagna. Ti farò sapere... e spero prima o poi di capitare anche nella tua città, benché non sappia quale sia.

prof ha detto...

Hybla Heraia è il nome del luogo sacro inespugnabile per i greci anche se gli antichi iblei ne condivisero l’etnia, come dimostra il nome voto a Ἥρη - padrona - evoluzione della Grande Madre neolitica. Velata o con la testa bovina il suo culto era legato ai defunti i quali, per suo tramite, rinascevano a vita eterna (o nascevano alla Vita divinamente intesa).
Ragusa deriva infatti da Ρογος cioè granaio, e il frumento nonché la sua coltivazione ispirarono i misteri religiosi di tutte le epoche conosciute a noi moderni …
Visita di rito dunque quella che si può consigliare a Ennio intento a diffondere l’eco della sua Signora… del borgo.

Sibilla ha detto...

Molto molto interessante l'intervento di Prof... Specialmente queste notizie sulla Madre del Grano che portano la storia dell'Italia a innestarsi sulla storia della Grande Madre e di una tradizione ellenico-egizia. Non sarà infatti a caso che la dea Hathor egizia ha emblema di toro?!?...

Prof ha detto...

Dal sangue del toro il mito vuole derivi la coltivazione della vite; dal suo midollo la coltivazione del grano. Di fatto il mito greco modificò in coppia divina quello che precedentemente era mito di un’unica Dea, così da Hera venne la generazione senza concorso di maschio (focosa vite e marziale spirito Quirino. Regimentatore dell’agricoltura) mentre da Jupiter si ebbe la generazione senza concorso di sposa che originò la coltivazione del frumento e la saggezza cerebrale.
Resta però il fatto che la Dea originaria era UNA, e se UNA era Hera unica deve tornare a essere in quanto sangue e midollo non possono prescindere l’uno dall’altro nel ridare corpo alla perduta divinità.
Fu così che l’esoterismo trovò la traccia per l’interpretazione del passo biblico “Adamo era uno di noi”.

savio ha detto...

Modestia a parte io del toro ho tutto (a parte le corna).
Se poi qualche dea vuole dare corpo a me, in attesa della divinità perduta, mi dichiaro a disposizione.

Ennio Valtergano ha detto...

Affermazione un tantino azzardata la tua, Savio, soprattutto se fai entrare nel tutto anche il cervello... a meno che tu non ti riferissi ai soli attributi... insomma, ci siamo capiti. Che poi una dea ti dia corpo (o il corpo, come forse intendevi?), avrei una domanda: non ti è già sufficiente quello di toro? Sempre le corna a parte, ovviamente.

Ennio Valtergano ha detto...

Rientrato da un concerto di musica tardo-rinascimentale, espressione degli albori musicali del barocco tedesco, conservo ancora l'eco armoniosa delle note scaturite dalla magistrale esecuzione dell'Accademia del Ricercare.
Domani, 8 dicembre, è la ricorrenza dell'Immacolata Concezione, "Sine macula concepta". Che ha concepito senza macchia, oppure "concepita senza macchia?"
Un'altra icona di più arcaica concezione, mutuata forse anch'essa dal mito della Grande Madre?

prof ha detto...

Straziata dal dolore per la lontananza di Joachim-Gioacchino tanto pregò e fece Ana che rimase incinta nonostante l’assenza del marito… Così nacque Maharaja-Maria: principessa o principio di una tradizione che senza macchia riesce a concepire?

biba ha detto...

Sono curiosa Ennio... Chi è questo "Prof" che scrive sul tuo blog? Qual è la formazione in virtù della quale enuncia riferimenti dottrinali e snocciola verità che - mi pare - non si legano molto al romanzo che hai scritto?
Grazie per una risposta.

Ennio Valtergano ha detto...

Ciao Biba,
evidentemente, non posso risponderti io per Prof che, come te, conosco solo per quel che scrive sul blog: l'unica opportunità che ebbi - a mia insaputa - di conoscerlo di persona fu in occasione di una presentazione a Chieti, occasione che di fatto e per un insieme di circostanze non si concretizzò in un incontro faccia a faccia.
In relazione, poi, alla sua formazione e alle verità "snocciolate" non credo di poter dire più di quanto segue.
Per ciò che scrive e per come scrive, direi che Prof sia in possesso di una formazione classica e umanistica, accompagnata da una solida cultura storica e scientifica. Talvolta può anche apparire dogmatico e dogmatizzante e tuttavia devo dire che quelle che vengono enunciate sotto l'apparente veste di verità categoriche a me parrebbero, in fondo, delle proposte atte a interpretare aspetti mitico-simbolici spesso poco usuali perché fuori dai canoni culturali correnti.
Considera anche che alcuni di tali aspetti, diversamente da quel che potrebbe apparire in prima battuta, non sono invece estranei al romanzo: l'epoca della vicenda è quella di inizio Rinascimento, un'epoca, cioè, nella quale l'influenza del pensiero ermetico-magico non era affatto trascurabile e anzi era ben vivo. Basti pensare che lo stesso pensiero aveva avuto, già ben qualche secolo prima, un ruolo niente affatto secondario nella formazione di Alberto Magno e del suo discepolo Tommaso d'Aquino. Rendo perciò atto a Prof di aver colto tali risvolti e di portarli all'attenzione degli amici del blog.
Per il resto, conto che sia lo stesso Prof a rispondere in modo esauriente, così da soddisfare la tua di cuirosità, oltre che la mia e, penso, quella degli altri amici del blog.
Grazie per esserti fatta risentire.

Rosa Pepe ha detto...

Salve,
volevo porre un quesito agli eruditi del blog.
Tutto trae spunto da una mia esperienza personale ma porrò la domanda mantenendomi nel generico e attenendomi al romanzo "La Signora del Borgo".
Prenderò come esempio un personaggio, la madre di Cecco, viene a conoscenza che suo marito non è in realtà quello che lei credeva o meglio prende consapevolezza di una realtà che aveva rimosso e l'accetta con dignità.
Io ringranzio Ennio, che per me è un grande uomo e scrittore, per come ha dipinto le donne però , secondo me, come personaggio, è piuttosto singolare, voglio dire: è difficile nella vita trovare donne così.
La ricerca dell'uomo ideale, che per qualcuno SEMBRA andare a buon fine, spesso porta le donne a negare l'evidenza su chi si trovano davanti, porta inoltre a far mancare un elemento essenziale in una donna, che è la solidarietà tra quelle dello stesso sesso.
Solidarietà tra quelle dello stesso sess, non vuol dire (è meglio precisare) lasciare quell'uomo perchè ha sbagliato, bensì portarlo verso la verità. In particolare se l'errore è commeso ai danni di un'altra donna, che a causa della forza fisica del maschio, non è riuscita a difendersi.Scusa Ennio, il tuo romanzo è un capolavoro ma continuo a pensare che sei stato fin troppo generoso con noi donne.
Discostandomi di qualche anno dal mio quotidiano potrei, sempre prendendo come esempio Clorinda, considerare quelle madri che, nei confronti dei figli maschi, esercitano una tale pressione da non permettere quella cosa tanto difficile che si chiama crescita. Tante volte un figlio maschio sostituisce un marito assente (o forse la spiegazione è un'altra), in ogni caso la conseguenza è spesso l'acerrima gelosia contro la nuora. Ce ne sono troppi di questi casi, mentre un padre spinge un figlio verso le proprie esperienze.
Capisco che il romanzo, in realtà ha messo in evidenza dei pregi di noi donne, che usando un linguaggio femminile, non semre riusciamo a partorire pur essendo dentro di noi.
Vi saluto, sperando che mi aiutate a riflettere e vi abbraccio tutti, soprattutto il padrone di casa.

Sibilla ha detto...

Buonasera (anzi buonanotte) a tutti… Prima di andare a dormire mi permetto di intervenire a proposito del post di Rosa Pepe, anche se non mi ritengo fra gli eruditi del blog.
Condivido in parte la fotografia di Rosa di un certo atteggiamento femminile che tende a negare ostinatamente la realtà per coltivarsi il fantoccio di carne reso protagonista del suo sogno, che sia figlio o marito o amante non importa. Tuttavia…
Personalmente frequento parecchio – per lavoro – il mondo femminile e vivo in un’atmosfera di grande collaborazione e solidarietà di cui mi chiedo ogni tanto le ragioni in quanto mi rendo conto che è una situazione ancora piuttosto rara.
Dalle mie analisi sono pertanto giunta alla conclusione che è la paura il motore di certa rivalità femminile e non il desiderio di competizione. Le donne che spingono gli uomini come pedine su una scacchiera sono in realtà convinte della propria impossibilità a muoversi esse stesse, vuoi per tradizione sociale, vuoi per coltivata debolezza. Questo impedisce loro di vivere un’esperienza diretta proprio come accade oggigiorno nel mondo virtuale così esaltante e deleterio al tempo stesso per i giovani che se ne nutrono.
Però, quando l’età, la cultura, l’esperienza, hanno convinto la donna della propria forza, nessuno come lei riesce ad amalgamare valori ed obiettivi, posizioni contrastanti e bene comune. E la ragione è che LA DONNA RIESCE A SPERSONALIZZARSI, per natura e per struttura, mentre l’uomo, per quanto faccia, è sempre polarizzato sulla propria specificità che, nel migliore dei casi, è tacitata, ma mai assente.
Inoltre, nella donna è implicita la facoltà di nutrire, facoltà la quale – prima che viscerale – è strutturale, potenziale, cellulare e, logicamente, cerebrale. La donna comune legge fra le righe, dà suono ai silenzi, percepisce istintivamente lo spazio fra le cose prima che le cose stesse. Se sa come ferire sa anche – come nessun uomo comune – guarire, consolare, sostenere.
Ma la donna si comporta ancora come una prigioniera: forse perché E’ ancora una prigioniera. Basta guardare le statistiche della violenza: più di sei milioni solo nella democratica Italia sono le donne oltraggiate, perseguitate e violate. Il delitto d’onore ha costituito un’attenuante per il maschio fino a trent’anni fa e, fuori la legge, ancora oggi lo è fra parecchie comunità ‘civili’ italiane.
E che dire dei lavori domestici? Le italiane – parlando della realtà del nostro paese – sono le responsabili del servizio quotidiano a prezzo continuo e costante del tempo e delle energie della LORO VITA, assistite talvolta da bravi mariti che ‘le aiutano’ …come si conviene a datori di lavoro moderni e democratici.
E che dire del velo che molte donne accettano di portare liberamente in quanto il marito ‘permette’ loro di scegliere…?
Come stupirsi allora se la parte animale si conserva l’astuzia sotto il manto della debolezza e cerca di costruirsi una difesa, magari anche entro le mura domestiche?
Come non notare che figli bamboccioni sono come evirati psicologici così da spengere in loro quel germe di prepotenza che – magari – la femmina impaurita ha conosciuto in un marito padrone, in un padre-padrone, in un modello-padrone?
La strada indicata da Ennio è una strada riconosciuta, prima che indicata, nella forza di quelle femmine che hanno avuto il coraggio di uscire dalla casa della loro memoria storica e fare un nuovo quadro per i ventunesimo secolo: non la libertà che guida il popolo ma la mente che riprende corpo proprio.
Ed è di Donna.
Non tratta dall’uomo, serva dell’uomo, figlia dell’uomo…
Donna.
E basta.

prof ha detto...

L'uomo, anche il migliore, non è mai generoso con le donne... Al più giunge a riconoscerne l'insondabile potere.
E allora le fa cadere in ammirazione di sé stesse per difendersene come Perseo con le Gorgoni ed Ennio con la Gorgona...

savio ha detto...

L'avevo detto io...: ognuno per sé!!! Ma se le donne mi vogliono io sono tutto per loro.

Ennio Valtergano ha detto...

Eccomi a voi.
Non ho voluto, con "La Signora del borgo" gratificare di generosità gratuita la donna in generale. La realtà della donna in quanto componente sociale, nelle sue tante sfaccettature, non mi è ignota o, per lo meno, non mi è ignota del tutto.
Ho inteso esaltare, rendendole visibili attraverso le metafore espresse dai diversi personaggi del romanzo, alcune qualità del Femminile tutte riconducibili a un elemento centrale: la consapevolezza della naturale "dignità" della Donna quale manifestazione umana, immediata e diretta, di Madre Natura che è matrice, alimento e causa efficiente di sviluppo di quello straordinario ed eterno processo che si chiama Vita.
Dunque, nel concepire la tessitura di ordito e trama, lo sguardo dell'autore non si è soffermato sul fascino dell'analisi, bensì è stato agganciato dalla forza della IDEA di sintesi.
Che in tale IDEA la donna di oggi si riconosca in tutto o in parte, che dalla stessa IDEA l'uomo di oggi si lasci incantare per suggestione dell'intelletto o dei sensi, appartiene al contingente. Ciò che dal mio punto di vista è importante - ed è ciò che ha ispirato "La Signora" - è che l'IDEA percorra lo spazio e il tempo, generando altre idee, altre riflessioni e altri spunti per una consapevolezza nuova.
Buon fine settimana agli amici tutti del blog.

Adele ha detto...

Mi è piaciuto tanto il libro “La Signora del borgo”. Seguendo l’invito fatto su Facebook l’ho anche comprato per regalarlo a Natale a mia nipote: anche se è molto giovane sono sicura che saprà apprezzarlo.
I giovani di oggi conoscono i valori ma hanno bisogno di un buon motivo per coltivarli: mi pare che questo romanzo ne offra più di uno… Di buoni motivi, intendo.
Sono invece un po’ stufa dell’eterna diatriba uomo-donna perché non porta da nessuna parte anche se riempie i libri di psicologia ed è sempre un ottimo spunto per le barzellette. Non è fossilizzandosi sui due sessi che si riuscirà ad uscire dalla stagnazione culturale in cui siamo immersi.
Il futuro è nascosto nelle pieghe del presente – diceva qualcuno di cui non ricordo il nome, e io sono d’accordo: bisogna guardare avanti.
Eliside, la semidea che c’è nel libro, non si perde mai in vuote chiacchiere da trasmissione televisiva di bassa lega e non solo perché all’epoca non c’era: lo voglia di andare oltre è la base del progresso e alla fine l’intelligenza non ha sesso... Forse solo modi diversi. Anche quelli mica così catalogabili a seconda dei gameti.
Sono una biologa e i confini fra le forme viventi sono molto meno netti di quanto non piaccia confessare a chi ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo: invece la vita dimostra sempre più, inequivocabilmente, l’unicità spazio-temporale delle singole forme che sono magari simili, ma mai identiche. Per contro, la riproduzione è legata a sequenze, codici e ritmi che nulla hanno a che vedere con la mera specificazione sessuale.
Mi è piaciuta anche Lucrezia: non bisogna avere timore di raccontare di donne “gioviali, piacevoli e naturalmente simpatiche”: l’intelligenza è anche e soprattutto una questione di equilibrio.
I migliori auguri per un crescente successo ad un autore così sensibile come Ennio Valtergano.
Grazie dell’ospitalità.

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuta Adele e grazie per gli auguri che prendo come auspicio a che le idee diffuse nel romanzo circolino sempre più, specialmente fra i giovani. Non so quanto "giovane" sia tua nipote, ma pensa che la mia più giovane lettrice ha ora undici anni e una anno fa, proprio di questi tempi, chiese con forza alla madre di comperarle il libro che aveva visto esposto nella vetrinetta della stessa scuola di danza che frequenta anche mio figlio. Ti garantisco che scrivere la dedica sulla copia di una così giovane e appassionata lettrice fu un momento colmo di una dolcezza inimmaginabile.
Sono d'accordo con te su quanto asserisci a proposito dei valori dei quali i giovani sono portatori e sono d'accordo sul fatto che gli stessi abbiano bisogno di un buon motivo per coltivarli. Sono altresì convinto che non vi sia motivo più efficace dell'esempio che noi, espressione di un'altra generazione, possiamo indicare grazie a quegli stessi valori dei quali ci siamo fatti a nostra volta tramiti.
Intrigante e stimolante anche il tuo punto di vista di biologa. Sono convinto che i tuoi contributi, là dove tu non voglia privarcene in futuro, alimenteranno ulteriormente la discussione in questo spazio.
Ancora grazie e a presto, Ennio.

Rosa Pepe ha detto...

Salve Adele,
anch'io la penso come te, l'intelligenza non ha sesso.
Nella mia vita ho incontrato tante donne intelligenti ma anche donne stupide.
Ho visto donne astute manipolare uomini e, come dice Prof, qualcuno le fa cadere nell'ammirazione di sè perchè è spaventato dall'insondabile potere.
Ho conosciuto madri che hanno sedotto i loro figli per non lasciarli andare tra le braccia di un'altra donna.
L'amore non è egoismo, la paura non può giustificare chi, come Giocasta, seduce il proprio figlio con il risultato di togliere la capacità di guardare oltre. E' come il cane che si morde la coda, Edipo non riuscirà ad amare nesun'altra, anzi coverà odio nei confronti del gentil sesso. Anche se nella leggenda si acceca, nella vita reale è quasi sempre un mostro di cui donne, per una sorta di vendetta trasversale, devono aver paura.
Alcune volte non è l'ignoranza che ci relega a ruoli preconfezionati è la pigrizia a farceli accettare.

Ennio Valtergano ha detto...

Tema insidioso quello introdotto da Rosa Pepe: il rapporto madre-figlio - e, per speculare riflesso, figlio-madre - al limite dell'incesto.
Al riguardo, sarà interessante conoscere le opinioni delle altre frequentatrici, salvo che Prof non voglia invece intrattenerci sulla valenza allegorica del mito. Mi risulta, ad esempio, che il tema dell'incesto ricorra di frequente nella simbologia alchemica. O no?
A presto risentirvi.

prof ha detto...

Nella simbologia alchemica è il figlio che ha bisogno della madre di cui si crea un simulacro in attesa di concretizzare il contatto con un essere conpatibile che lo renda Uomo di fattto, oltre che di nome. Non è vero invece il contrario in quanto la madre contiene il figlio: anzi, contiene tutti i figli fin dalle proprie origini che diventano le origini dell'umanità ed il suo percorso non è altro che una lenta e successiva reintegrazione della prole che, come quella di Urano e Gea - prima - e saturno e Rea - poi, ritorna al genitore per naturale circolazione...
Nella società invece le donne cercano nel figlio maschio quel maschile che hanno dimenticato di possedere mentre i figli maschi hanno bisogno di un cammino che faccia looro conquistare il diritto - e l'attitudine conseguente - a fondare un nucleo proprio, costruito su solide basi e, soprattutto, in termini di saggezza.
Domani scappo da New York prima che arrivi la musica elettronica: torno al paese del Sole... O dovrei dire della neve?

Manuela Marchese ha detto...

Che tragedia!
(Quella di Sofocle).
Ci sono alcune donne che mangiano i propri figli, per paura di crescere, il risultato è un uomo che ha paura, è inevitabile che diventi un mostro.
Su questo concordo con Rosa.
L'intelligenza non ha sesso ma la forza si, su questo possiamo dire che siamo naturalmente dotate.
Superiamo i traumi con più facilità degli uomini perchè non allontaniamo la sofferenza, bensì la facciamo passare attraverso per poi liberarcene.

prof ha detto...

La donna è abbastanza vuota per poter partorire... L'uomo no.
Ma quel vuoto è una volta celeste.

savio ha detto...

L'uomo invece è spesso pieno... A causa delle donne - dice. A causa della sua testa - dico...

Sibilla ha detto...

In riferimento a quanto scritto da Prof... Non ho capito se "Urano e Gea" e "saturno e Rea" sono due miti diversi o fanno parte dello stesso mito...
Buon ritorno in Italia!!!

prof ha detto...

Sono due miti diversi... O meglio: due madri diverse. Ma è il figlio dell'una che diventa Genitore nell'altra...
Buonanotte a voi.

Ennio Valtergano ha detto...

Un saluto a Prof che forse a quest'ora è in volo per l'Italia e, per forza di cose, ci starà guardando dall'alto in basso.

Un saluto anche a Manuela (l'idea che le donne si facciano attraversare dalla sofferenza per liberarsene è originale e interessante) e a Savio, cui vorrei dire pieno della propria pienezza, ma vi è il rischio che invece di intendere fraintenda, perciò non lo dico.

E un saluto a Sibilla, persa fra divinità e miti, in un percorso nel quale districarsi non è facile e soprattutto non è facile l'assimilazione dell'essenziale, dato che gli intoppi alla circolazione, anche se naturale, sono frequenti.

milascolano ha detto...

Quest’anno, quasi in coincidenza con il solstizio invernale che avverrà il 22 dicembre a mezzanotte e 38 minuti, ci sarà un’eclisse totale di Luna, l’unica del 2010. Purtroppo, dato che la totalità avverrà alle 8,40, dall’Italia se ne potrà osservare solo una fase parziale: infatti ci sarà la Luna molto bassa sull’orizzonte, eclissata per una parte. Ipparco di Nicea, nel II secolo a.C., grazie a un fenomeno come questo, riuscì a determinare distanza e dimensioni della Luna avendo a disposizione le sole dimensioni della Terra già calcolate da Eratostene: infatti, Ipparco valutò l’ombra della Luna sulla terra e la grandezza angolare del Sole, poi, mediante un procedimento geometrico, riuscì a trovare valori di poco distanti dalla verità, tanto che la rettifica a favore di una maggior precisione avverrà solo nel XVII secolo…
Noi invece, in questo 2010 a termine, spereremo di avere l’orizzonte a nord-ovest sgombro, così da seguire il disco lunare che diventa pian piano più grigio e poi scompare...
A tutti Buona osservazione e Buone Feste!!!

Il Rosso ha detto...

In questo periodo il colore da cui prendo il nome inonda l'immaginario collettivo... Eppure c'è soavità come in nessun altro periodo.
Il verde, colore complementare, è il presepe dell'anima.
A tutti Buon Natale...
A Ennio Buon Viaggio.

sciacca ha detto...

A Ragusa? Arriverai dal mare del Sud o da quello del Nord? Perché da queste parti la cultura è sempre arrivata da Sud e gli scafisti a cavallo da Nord... Scherzi a parte, spero di esserci.
Auguri comunque.

prof ha detto...

Tempo di Presepe (cioè di siepe-fatta-per…) e tempo di cammino. Dunque Buone Feste a tutti ma specialmente a chi ama questa Terra figlia di Roma (con buona pace di chi non capisce il simbolo dell’Urbe). Nel mentre colgo l’occasione per annotare che una Stella (caudata) riunisce la regalità dei colori (c’è il Rosso ma anche il Giallo e il Nero) in risposta alla nascita del Solvitore.
A tutti i migliori auguri.

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie a Milascolano, "cronista celeste", che ci tiene informati sugli eventi osservabili del cosmo. Grazie anche al Rosso, interprete della poesia del colore, e a Sciacca (spero anch'io che tu ci sia), isolano non isolato nella separazione orgogliosa delle genti insulari.
A Prof, enigmatico ed ermetico, un caloroso bentornato. "Solve et coagula", recita un noto aforisma. Dunque, a un Solvitore (apprezzabile il gioco con le vocali) dovrebbe seguire un "Coagulatore".

A tutti, amiche e amici di antica data, a quelli meno remoti e ai nuovi e nuovissimi frequentatori del blog rivolgo i miei auguri più cari, auspicando per voi e per le vostre famiglie delle Festività all'insegna di serenità, gioia e prosperità.

Prof ha detto...

Il caleidoscopio era un gioco in cui mi dilettavo da bambino: i pezzetti colorati si combinavano in forme differenti ad ogni giro del tubo magico e l'occhio coglieva di volta in volta la forma che si coagulava dopo essersi dissolta. La trinità è un simbolo arcano quanto arcaico ma va intesa come banco di prova di uno stato particolare del Figlio dell'Uomo... che dimostra così di esssere Figlio di Dio.
E con ciò BUON NATALE a ennio, alla sua famiglia e ai frequentatori di questo blog che ha la pazienza di leggere l'eloquio di un Joker giramondo e la cortesia di ascoltarlo... se può e vuole.

savio ha detto...

La Matta dei Tarocchi è una bella carta da giocare a fine anno... : ma io preferisco giocare a scopa... Hehehe!!! AUGURI a tutti!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Savio, Savio... attento a che non ti arrivi un asso di bastone! E non dirmi che ce l'hai già nel mazzo... di carte, ovviamente.

Ennio Valtergano ha detto...

Caro Prof, la corrispondenza suggerita da Savio (che mi perdonerà l'impertinente gioco di parole) è degna di nota. Il Joker può ben assimilarsi infatti al "Matto" dei Tarocchi - lama numero zero, secondo alcuni - cui corrisponde la lettera Shin dell'alfabeto ebraico, simbolo di fuoco "filosofico". Quello stesso fuoco che il filosofo arabo Artefio afferma debba essere sapientemente governato secondo accorti regimi. Per altri, come il mitico Fulcanelli, il Matto rappresenta il mercurio dei filosofi, perennemente in movimento. Un po' come te, che non a caso ti definisci "giramondo", oltre che Joker, appunto.
Rinnovo gli auguri di Buone Feste.

savio ha detto...

Ennio, Ennio... a Natale bisogna stare buoni e quindi auguri. Auguri tanti. Ma io l'asso preferisco metterlo giù e quando mi arriva, se mi arriva in mano, lo gioco. Buone Feste!!!

Ennio Valtergano ha detto...

Un saluto a tutti da Cosenza.

Ennio Valtergano ha detto...

Auguri di Buon Anno a tutti gli amici del blog. Che il 2011 sia foriero di salute, armonia e luce.

il figlio del prof ha detto...

La Signora del Borgo è come una bambola di Zvezdochkin: non solo perché il libro è fatto di tante matrioske di riflessione innestate una sull'altra ma per il mondo che lascia intravedere e quell'idea della donna totale: intrigante prospettiva avere a che fare con un'intera e non una metà! Buon anno e tanti Auguri!

Ennio Valtergano ha detto...

Benvenuto al Figlio del Prof (Proffiglio come abbreviazione sarebbe brutto, vero?).
Ricambio gli auguri e grazie anche per la essenziale recensione... Tante diverse prospettive di lettura per lo stesso romanzo, provenienti da lettori differenti, sono oltremodo lusinghiere.
A presto, dunque... Già intravedo il dialogo a distanza padre-figlio, e gli stimoli che ne seguiranno.

Il Rosso ha detto...

Buon Anno a Ennio e famiglia e, ovviamente, a tutti coloro che si ritrovano qui nel salotto. Al nostro scrittore ricordo di non mancare di visitare Santa Maria Alemanna, simbolica chiesa dal taglio pitagorico nella bella Messina da cui partirà nuovamente per noi del continente.
Auguri!

Ennio Valtergano ha detto...

Grazie amico mio, anche a nome della mia famiglia. Sono rientrato ieri e purtroppo a Messina sono stato soltanto di passaggio. Ma mi sono ripromesso, insieme con i miei cari, di tornare in Sicilia abbastanza presto e questa volta non pressato da impegni di promozione, così da visitare con calma le incredibili bellezze di una terra generosa e le innumerevoli opere artistiche che ne costellano le contrade. Ho ancora negli occhi il colore bianco-rosato della pietra calcarea delle chiese e delle case di Ragusa... e nel cuore il calore di una gente straordinaria... Sì, credo davvero che vi tornerò assai presto.
Rinnovo gli auguri di buon anno agli amici tutti del blog, in attesa dell'Epifania che, stando al vecchi adagio, le feste porta via.

prof ha detto...

È il sole che dà la misura della luna o la Luna che dà la misura del Sole com’è avvenuto stamane? Dalla terra egizia, densa di storia, di mito e sapere un saluto quasi epifanico.

Ennio Valtergano ha detto...

A dare la misura del Sole, caro Prof, è la Luna, come ben sai.
Sei in terra egizia alla ricerca delle radici oppure per confermarne la profondità?
Un caro saluto a te, viaggiatore instancabile.

prof ha detto...

Accade alle piante che le radici si sviluppino prima nell’acqua e poi, quando sono abbastanza forti, vengano accostate alla terra entro cui dovranno, appunto radicarsi in amoroso abbraccio. Motore eterno è, secondo gli Egizi, il Dio Ra la cui barca, in forma di falce, naviga sulla linea dell’orizzonte celeste: da cui si evince che senza la sovrapposizione della luna il sole non potrebbe farsi falce e navigare ma, anche, che senza la sovrapposizione della terra, il sole non potrebbe divenire falce nella luna…
Come si dice ora in queste terre quindi إن شاء الله - cioè Deo volente - il mondo si rinnova.

cristina ha detto...

Auguri di Buon Anno!!! Al nostro scrittore preferito in attesa che il secondo libro rallegri la nostra primavera… o la nostra estate… Facci sapere.

Ennio Valtergano ha detto...

Ed eccoci a navigare con Prof sulle acque ataviche del simbolismo, cullati dal dolce rollio impresso dalle onde della vita...

Auguri anche a te, Cristina. Ritrovarti con la tua immutata freschezza è sempre un gran piacere. Per il secondo romanzo vi sarà da attendere qualche tempo... estate, forse? Chissà.